Il timbro della censura

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Da una settimana è stata imposta la censura sulla posta a due detenuti e redattori del giornalino QuartoInferiore266. La censura implica l’apertura di tutte le lettere in entrata e uscita, delle guardie saranno addette a sfogliarle e leggerle, poi timbrarle e infine consegnarle; nel procedimento le missive sospette vengono bloccate e consegnate al giudice esecutore del provvedimento e al detenuto verrà consegnata solo la notifica del trattenimento. La motivazione ufficiale dell’imposizione della censura è il fatto che, nonostante i due detenuti abbiano un divieto d’incontro, si scrivano e riescano a comunicare attraverso posta ordinaria. Dall’ultima settimana di Agosto circola nel carcere di Asti un giornale scritto dai detenuti che denuncia le condizioni nel carcere, le prepotenze delle guardie e pubblicizza episodi di protesta. Pare che sia questo che abbia generato l’allerta, del carcere di Asti se n’è  già sentito parecchio parlare e non bene: la denuncia di pestaggi violenti da parte delle guardie sui detenuti ha smosso l’opinione pubblica e varie associazioni che si occupano di carcere, spingendo all’apertura di un osservatorio costante di ciò che accade tra le mura.
La condizione essenziale perché un direttore di un penitenziario possa ambire ad un salto di carriera è che nel proprio curriculum personale non vi siano incidenti, un direttore viene giudicato sulla base del criterio del non aver mai fatto parlare di sé e del carcere gestito.
Viene quindi spiegata la solerzia nel disporre la misura della censura ai due detenuti che raccolgono gli articoli della sezione, li inviano fuori e poi ricevono il giornale stampato da distribuire tra i compagni e affiggere nelle bacheche.
L’intento è di mantenere muti i detenuti, con loro le rabbie , le lamentele e la possibilità di far superare a queste i muri di cinta, per la pace delle guardie, per la carriera del direttore.

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