I loro profitti sono la nostra precarietà!

 

Altro che “volontariato”, questo è lavoro non pagato! Presidio oggi h.17 a Milano in via San Paolo 12

Questo pomeriggio anche noi ci uniremo al presidio di fronte alla sede del convegno “Volontariato post-moderno. Da Expo Milano 2015 alle nuove forme di impegno sociale” promosso da Ciessevi, la struttura che ha reclutato e formato i 6000 “volunteers” che hanno garantito, col loro lavoro gratis, lo svolgimento di Expo 2015.
Il convegno, che presenta una ricerca accademica che parte dai volontari di Expo, propone di interrogarsi sulle nuove forme di “volontariato”, non più mediato e organizzato in strutture associative ma bensì occasionale ed episodico, e per questo legato ai grandi eventi. Un volontariato “post-moderno”, informale, liquido e flessibile, che recepisce un cambiamento della disponibilità della persone a impegnarsi in attività a beneficio della collettività.

Peccato che, a beneficiare della dedizione spesa dai volontari durante l’Esposizione universale, non sia stata la collettività ma niente meno che un’azienda il cui unico scopo è il profitto, il tutto con la benedizione dei sindacati confederali.
Ecco allora che, dietro all’intento dichiarato di capire “l’evoluzione della figura del volontario” per “non disperdere l’impegno delle migliaia di persone che si erano impegnate” in Expo 2015,  scorgiamo allora – citiamo sempre dalla presentazione ufficiale del convegno – uno scopo ben più pregnante, e cioè: capire “come il mondo politico e il mondo profit possono facilitare o incentivare la partecipazione, anche se occasionale, dei cittadini ad esperienze di volontariato e cittadinanza attiva?”. Ci scuserete i corsivi, che sono nostri, e che del resto riecheggiano quell’“l’attivazione di nuove sinergie fra società civile, istituzioni, imprese e associazionismo” col quale veniva magnificato il programma Volontari per Expo 2015.

Ecco dunque che, dietro al “nuovo volontariato” di cui parla Ciessevi, non si mascherano nient’altro che forme di lavoro non retribuito, primo passo – e passaggio obbligato – nella precarietà a tempo indeterminato istituita dal Jobs Act.
Su tale forma di sfruttamento già si reggono interi comparti come le “professioni creative”, l’accademia, il giornalismo, l’editoria, tutto quello che concorre all’”economia dell’evento” e quant’altro. Ampi sono infatti i settori nei quali l’erogazione di lavoro è retribuita con la promessa di una futura retribuzione, o con una “visibilità” spendibile sul mercato del lavoro per scalare posizioni di ranking rispetto ad altri lavoratori-competitors e guadagnare infine il “jackpot” del salario. Allo stesso modo, forme di lavoro gratuito si sperimentano presto già in ambito scolastico, nel recinto di una “formazione” asservita a logiche aziendaliste che obbliga all’alternanza di scuola e lavoro sotto forma di  tirocini e stages coatti a esclusivo vantaggio delle aziende che così abbattono i costi delle mansioni più elementari.

Di certo, in questo convegno di Ciessevi, un surplus particolarmente odioso di  manipolazione ideologica la ravvisiamo proprio in questo travisamento che utilizza i panni di nobili tradizioni e buone pratiche come l’impegno volontario e gratuito per attività a esclusivo godimento della comunità. Insomma, come se stessimo descrivendo un’”economia del dono” a esclusivo vantaggio collettivo, e non un’economia predatoria e di rapina che espropria la ricchezza che produciamo e raccoglie materialmente i frutti del nostro lavoro. Ai loro profitti corrisponde infatti la nostra precarietà: il rapporto è causale. E siamo ben consapevoli che le forme di lavoro gratuito, compresa questa “torsione commerciale del volontariato”, vadano a deprezzare il lavoro dipendente costituendo pratiche di dumping che ricattano da vicino ogni forma di lavoro retribuito, arrivando addirittura a sostituirne alcune tipologie.

Del resto anche Expo 2015, come denunciammo proprio durante l’Esposizione, ha visto la sostituzione di personale stipendiato con figure – i volontari – non retribuiti impiegati per le stesse mansioni in un inedito scenario che vedeva Ciessevi ricoprire il ruolo di “caporale” nel procacciare illecitamente manodopera gratuita a favore di Expo 2015, una società per azioni il cui scopo è il mero perseguimento degli utili, e i cui profitti sono garantiti anche e soprattutto dai lauti risparmi derivanti dal poter impiegare gratuitamente la manodopera dei volontari per attività solitamente remunerate.

Oggi come allora, come precarie e precari della Città Vetrina, non lasceremo da soli accademici, imprenditori, politici e lacchè vari ad affinare nuovi strumenti per meglio sfruttarci.
L’invito che facciamo è quello di partecipare al presidio indetto di fronte al convegno “Volontariato post-moderno”: ci troviamo alle 17:00 a Milano in via San Paolo 12.

Mercoledì 26 ottobre – h. 16:50
Volontariato post-moderno? Sfruttamento medievale!
PRESIDIO all’ingresso del convegno di Ciessevi
Milano – via San Paolo 12

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1322181401127006/

Info sull’evento di Ciessevi: http://www.csvnet.it/notizie/le-notizie/notiziecsvnet/2246-volontariato-post-moderno-da-expo-milano-2015-alle-nuove-forme-di-impegno-sociale

 

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