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PALESTINA: RAFAH 21/05/2004
ALT

Stragi ad oltranza

Israele spara e quando lo fa, lo fa sul serio: dai 12 ai 23 morti e oltre 40 feriti durante una manifestazione pacifica. Si parla di missili, da apache o da carro armato non ci e' dato sapere. Di sicuro si vedono esplosioni, spari e morti.
"Dobbiamo liberare la zona", dichiara l'esercito israeliano, "e non ci fermeremo". A Rafah la distruzione delle case deve andare avanti. Non bastano le quasi 2000 case distrutte dal 1995 a oggi, quando e' iniziata la costruzione del primo Muro sul confine con l'Egitto. Non bastano i Muri alti otto metri, le reti elettriche e le continue incursioni dell'esercito... "ci vuole più spazio, per questioni di sicurezza".
E allora va bene anche sparare sulla folla. In tre giorni piu' di 40 morti. Non sono i primi e non saranno gli ultimi purtroppo. Da anni oramai Israele adotta la pratica di sparare prima di mirare e la scusa per l'informazione e' sempre la stessa "ci siamo sbagliati". Intanto i morti spesso e volentieri sono civili inermi: bambini, donne, uomini e anziani. E se non ci sono vittime ci sono umiliazioni di ogni tipo: demolizioni, arresti e violazioni di tutti i diritti umani internazionali.
E noi, paladini della liberta' mondiale, inermi, guardiamo da 50 anni e inermi restiamo anche davanti alla costruzione di un Muro dell'Apartheid lungo oltre 700 km. L'Onu, bloccata dai veti e dalle astensioni americane, sforna risoluzioni su risoluzioni senza poterle applicare, la corte internazionale di giustizia, le associazioni per i diriti umani e le molte organizzazioni pacifiche presenti in Palestina da anni denunciano le sistematiche violazioni da parte Israele... Ma si sa', quando c'e' di mezzo il "terrorismo" tutta fa brodo.

Aggiornamenti: Audio da Rafah 1 | 2|Aggiornamento 24 maggio

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IRAQ 20/05/2004
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Missione di guerra

40 civili uccisi durante una festa di matrimonio, Izzedin Salim, l'attuale capo del Consiglio governativo iracheno saltato in aria per una bomba, prigionieri torturati [2] oltre ogni limite e la popolazione che, molto peggio di prima, continua a morire.
Questa la cronaca degli ultimi giorni nell'inferno Iraq. Sono i risultati dell'aggressione angloamericana in Iraq, che nelle parole dei governi occidentali suona invece come una missione di pace per stroncare i barbari terroristi. Una missione tanto pacifica che è necessario un enorme schieramento di forze. Un numero sempre maggiore di soldati viene chiamato a frenare quella che le forze della coalizione chiamano ribellione armata: 3600 soldati americani verranno spostati dal sud corea, più di tremila inglesi sono stati richiamati per sopperire alla assenza degli spagnoli. Le guardie private sono diventate un elemento insostituibile. Per impedire che gli alleati, uno dopo l'altro abbandonino il campo, viene sventolato il fantasma della guerra civile, proprio mentre sono in corso tentativi di coalizione tra le forze di resistenza sunnite e sciite.
Una trappola nella quale è caduta anche l'Italia , dove il governo preferisce recitare la parte della colonia americana, la sinistra istituzionale non riesce ad accordarsi su posizioni comunque di compromesso, e nelle forze armate si cerca di mettere a tacere la ribellione alle morti più recenti e il dubbio che si possa dire di no. Tra meno di sei settimane gli occupanti americani e i loro alleati dovranno cedere il potere a un governo iracheno provvisorio comunque consizionato dalla colaizione, che dovrebbe siglare la pace definitiva. Ma nessuno ci crede. Blair e Bush sono sotto pressione perché sembra che abbiano sottostimato i rischi, stiano effettivamente perdendo terreno e abbiano provocato negative conseguenze economiche. Tra le varie promesse c'era quella della riduzione dei prezzi del petrolio , che ora è salito ai massimi livelli, raggiungendo i 42 dollari al barile. E il dollaro come valuta viene abbandonato dagli investitori, a favore dei bond europei.
Risoluzione USA : servizio di Free Speech Radio News (trad.italiano) network di radio indipendenti statunitensi
URANIO IMPOVERITO 14/05/2004

Distruzione ignorata

Il 10 settembre 2001, le Nazioni Unite hanno dichiarato le munizioni all’Uranio Impoverito (DU) armi di distruzione di massa. Nonostante questo tra l’esercito degli Stati Uniti, nelle prime operazioni militari contro l’Iraq di Saddam Hussein (accusato di avere in dotazione armi di distruzione di massa), impiega tra le 1200 e le 2200 tonnellate di uranio impoverito per i bombardamenti , smistato nelle munizioni dei carri armati M-1, aerei A-10 Warthog, elicotteri Apache, Missili Cruise Tomahawk e altri "prodotti" dell'arsenale americano. Tonnellate di DU che si aggiungono alle 375 utilizzate nella guerra del golfo del 1991 e le cui conseguenze vengono a galla con maggiore complessità di anno in anno.
Ad oggi, le autorità americane non ritengono necessario un piano di bonifica per rimuovere l’uranio disseminato sul suolo irakeno, derivato dalle armi da loro utilizzate, “in quanto le ricerche sul DU non hanno dimostrato che quest’ultimo abbia effetti a lungo termine”. Eppure in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, il DU viene trattato come sostanza ad altissimo rischio ed i governi cercano in ogni modo di proteggere i cittadini dai risultati dei test militari condotti nelle basi sul territorio nazionale mentre in Iraq al contrario, l’Uranio Impoverito si trova sparso sul deserto .
Ma a monte c’è una realtà ben diversa dal fattore “rischi” dovuto dall’utilizzo dell’Uranio Impoverito. Un progetto di bonifica del territorio iracheno, cosparso di DU, costerebbe agli americani oltre 20 miliardi di dollari, nonché un gran dispendio di uomini e di tempo nelle operazioni di raccolta, stoccaggio ed insabbiamento dei residui e delle carcasse di automezzi civili e militari colpiti dai proiettili al DU, ed altamente radioattivi. Ciononostante, il rischio di contaminazione per i soldati e per la popolazione irakena è preoccupante. L’inalazione della polvere di uranio che di disperde sul terreno dopo l’esplosione delle munizioni e dei missili, rappresenta un fattore di elevato rischio per quanti si trovano nelle aree infestate dal DU, di contrarre malattie mortali e disfunzioni dell’ organismo.
Il Pentagono, conscio di tutto ciò, rifiuta di individuare, rendere noti e delimitare i luoghi dove l’Uranio Impoverito è stato utilizzato. Il Ministero della Salute irakeno, a causa delle sanzioni USA ha deciso di sospendere ben due conferenze internazionali sulla relazione tra l’alta incidenza di cancro e l’uso di armi al DU. I dati mostravano un aumento di sei volte dei casi di cancro al seno, di cinque volte di casi di cancro ai polmoni e di sedici volte dei casi di cancro alle ovaie. Per non parlare del rifiuto di ospitare un team del Programma Ambientale dell’ONU , l' UNEP , impiegato nello studio degli effetti dell’Uranio Impoverito sull’ambiente in Iraq.
Il DU contamina la terra, causa malattie e tumori sia tra i soldati che usano queste armi, sia tra la popolazione civile, portando addirittura alla nascita di bambini malformati. L’uso di Uranio Impoverito va considerato un crimine di guerra, un crimine contro l'umanità!

Approfondimenti
[ il servizio di report | Nuclear Weapons Frequently Asked Questions ]
[ dossier di Indymedia | dossier di La leva di archimede | dossier peacelink ]

Il fronte antiChavez in azione 25/04/2004
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Venezuela nel mirino

In Venezuela prosegue l'offensiva dell'opposizione "democratica" che tende a far cadere la presidenza di Hugo Chavez Frias. Dopo il fallimento di precedenti tentativi di colpo di stato e di serrata padronale a cavallo tra il 2002 e il 2003, questa volta il fronte antiChavez che racchiude imprenditori, classe medio-alta e governo degli Stati Uniti a difesa degli interessi del capitale straniero in Venezuela - che recentemente ha bandito le coltivazioni OGM dal suolo nazionale - ha scelto la via del Referendum per colpire il potere di Chavez, sempre pubblicamente appoggiato da manifestazioni oceaniche nel paese. A bloccare però la via referendaria è stata la Commissione Elettorale Nazionale, che ha dichiarato non valide gran parte delle firme raccolte. L'opposizione per protestare è scesa in piazza, scontrandosi per giorni con gruppi di sostenitori del presidente e la polizia, scatenando una campagna di terrore nei confronti di lavoratori e giovani sostenitori di quello che autodefiniscono "il processo rivoluzionario bolivariano". Tutto questo mentre si fanno sempre piu' chiare e precise le informazioni di attivita' paramilitari in territorio venezuelano e dei piani attraverso i quali la Colombia, su pressioni degli Stati Uniti, starebbe per preparare un' aggressione militare al Venezuela.

Dal 29 aprile al 14 maggio sarà presente in Italia per una serie di assemblee Jorge Martin, corrispondente in Europa del periodico El topo obrero (“la talpa operaia”) e coordinatore internazionale della Campagna di solidarietà internazionale “Giù le mani dal Venezuela”.

[ Calendario delle assemblee con Jorge Martin ] - [Iniziativa il 24/04 a Roma ] - [ Testo della Campagna di Solidarietà ] - [Firmatari della Campagna ] - [ Links, siti di informazione venezuelani, documenti ]

VANUNU 23/04/2004
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La verità fa male

Gruppi di attivisti con le bocche imbavagliate hanno atteso davanti alla prigione Shikma di Ashkelon l'uscita di Mordechai Vanunu. Vanunu era un tecnico nucleare. Dal 1976 al 1985 aveva lavorato alla centrale nucleare di Dimona, Israele. L'impianto, oltre che energia, produceva armi nucleari. Israele continua a produrle. Allora però nessuno lo sapeva, nessun dibattito pubblico aveva approvato un programma bellico nucleare in Israele, incurante del trattato di non proliferazione nucleare, mai sottoscritto. Vanunu rivelò al Sunday Times di Londra che il suo Paese aveva un arsenale di oltre 200 testate nucleari: aveva prove, foto e mappe. Il 30 settembre 1986 venne rapito a Roma, con responsabilità italiane ancora tutte da accertare, e spedito di nuovo in Israele, e dopo un processo segreto venne condannato a 18 anni di prigione per tradimento e spionaggio.
Il 21 aprile 2004, Mordechai Vanunu è uscito di prigione ma il governo israeliano ha ancora paura che parli: non potrà lasciare il Paese, e sarà soggetto ad alcune restrizioni tra le quali quella di parlare con i media senza avvertire la polizia e di non poter uscire da Israele per un anno.

Approfondimenti:
-Chi ha paura di Mordechai Vanunu [eng]
-Vanunu esce dalla prigione

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