Il nuovo amore del Vaticano? È per il nucleare

Da il Fatto Quotidiano del 13 giugno

La centrale di Flamanville, in costruzione sulla Manica, è un “modello per l’Italia” per l’Avvenire. San Pietro piena di pubblicità Enel

“Aò, co’ tutti ‘sti cartelloni pare de sta’ all’Olimpico”. L’impagabile sintesi è del taxista che vi scodella in Piazza San Pietro. Simpatico, esperto, aggiunge: “Ormai tra seggiole, sbarre, maxischermi e pubblicità è come annà allo stadio, ‘na caciara”. Effettivamente la piazza su cui si affaccia Papa Ratzinger per dare le sue benedizioni ha un aspetto assai poco spirituale, e su tutto campeggiano enormi cartelloni pubblicitari. Del resto i tempi sono duri e gli introiti degli inserzionisti una necessità. Di tutto si occupa la Mab.q, agenzia di comunicazione con sedi a Roma, Milano e Parigi, super specializzata nel promuovere enti ed eventi religiosi. Il presidente Egidio Maggioni si presenta così: “Esistono molte possibilità di collaborazione tra il ‘mondo Chiesa’ e le aziende, che possono esplicarsi su diversi fronti di comunicazione, relativi all’apertura di nuove opportunità e canali commerciali proficui per entrambe le parti”. Ecco quindi le gigantografie a San Pietro, gli spot su Radio Vaticana, l’organizzazione di simpatiche iniziative come la Clericus Cup, campionato di calcio per prelati. Poi naturalmente ci sono le operazioni speciali, su temi che la Chiesa ritiene particolarmente delicati per le anime dei fedeli. Come le centrali nucleari. Lo scorso 19 gennaio i lettori del quotidiano trentino l’Adige si sono trovati davanti uno strano annuncio a pagamento, firmato Mab.q: “La Chiesa e il nucleare”. Il testo riportava le dichiarazioni del Cardinale Renato Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: “L’energia nucleare non va guardata con gli occhi del pregiudizio ideologico, ma con quelli dell’intelligenza, della ragionevolezza umana e della scienza, accompagnate dall’esercizio sapiente della prudenza, nella prospettiva di realizzare uno sviluppo integrale e solidale dell’uomo e dei popoli”. L’annuncio è uscito su altre testate locali in giro per l’Italia e migliaia di famiglie hanno potuto leggere le stesse parole ricevendo a casa un opuscolo altrettanto favorevole all’atomo, 47 pagine dal profetico titolo “L’energia per il futuro”. All’interno, dieci domande e risposte per rassicurare i cattolici: il nucleare è cosa buona e giusta. Eppure le reazioni negative non sono mancate. Moltissimi fedeli hanno rivolto critiche feroci ai propri vescovi per l’insolita iniziativa. Anche perché alcune strane coincidenze inducono pericolosamente in tentazione. Chi è stato il primo sponsor a materializzarsi sulle onde di Radio Vaticana? Enel. Di chi sono i mega pannelli su San Pietro? Enel. Chi è cliente della Mab.q? Enel. Così, a pensar male, verrebbe da dire che gli interessi del Vaticano e quelli della società oggi impegnata nel rilancio del nucleare siano avviati da qualche tempo a vivere una solida armonia d’intenti. Ma il metodo va forse ammorbidito: basta opuscoli e inserzioni a pagamento, meglio affrontare il tema in modo più autorevole. Qualche giorno fa il quotidiano Avvenire ha deciso di lodare la centrale di Flamanville, in costruzione sulla Manica, indicandola come un “modello per l’Italia”. Il pezzo ha dimenticato qualche dettaglio, come i gravi problemi di costi, sicurezza e inquinamento che stanno rallentando di almeno un anno il termine dei lavori, con tanto di scioperi e proteste popolari . Ma l’impianto non è dell’Enel, è della francese Edf, quindi malfidato chi si mette a pensare alla pubblicità occulta. Solo chi è abituato a porgere l’altra guancia farebbe uno spot a un concorrente.

Chioggia – No al nucleare

Chioggia – No al nucleare
15 / 5 / 2010

Giovedì 6 maggio, con un’assemblea molto partecipata, si è costituita la “Rete contro il nucleare” di Chioggia.

L’ipotesi di Chioggia o del Polesine come sito possibile per la costruzione di una centrale nucleare in Veneto ci ha messi di fronte ad una responsabilità evidente ed ineludibile. In quanto persone che amano il proprio territorio abbiamo deciso di non rimanere indifferenti di fronte allo scempio che una tale scelta comporterebbe. I rischi per la salute, la possibile contaminazione della terra e dei fiumi con conseguenze disastrose per l’agricoltura e la pesca, l’impatto negativo sul turismo, disegnano un panorama possibile che non vogliamo per noi e non vorremmo per nessuno.

E proprio perchè non lo vorremmo per nessuno siamo consapevoli che la scelta del ritorno al nucleare in Italia non è solamente un problema dei territori che ospiteranno le centrali, ma un problema di tutti. Per questo come Rete desideriamo sin d’ora metterci in relazione con tutte quelle esperienze del Veneto che, ciascuna con la propria sensibilità e la propria storia, stanno portando avanti battaglie in difesa dell’ambiente e della salute.

Il governo Berlusconi, in occasione dell’ultimo incontro con Putin, ha indicato nel 2013 l’inizio dei lavori per la costruzione della prima centrale e ha contemporaneamente annunciato “un’opera di convincimento dell’opinione pubblica” sulle meraviglie del nucleare prima di rendere note le aree scelte per ospitare i reattori.

E dal canto loro, ovviamente, i settori industriali ed i potentati economici non stanno certo a guardare. La prossima settimana Confindustria di Venezia, in collaborazione con Enel, ha indetto un incontro sulle opportunità che la produzione di energia da fonte nucleare implicherà per tutti i settori che saranno maggiormente coinvolti nella filiera dell’atomo. Tale incontro fa seguito ad altri analoghi organizzati in altre province italiane. Segno evidente di quali siano i soggetti che hanno veramente interesse per il ritorno del nucleare in Italia.
Crediamo sia importante iniziare a contrastare pubblicamente ed in ogni occasione sia la propaganda governativa, sia il tentativo di chi tenta di trarre profitto a scapito dell’ambiente e della nostra salute.
Per questo proponiamo di organizzare un happening di protesta martedi 18 maggio dalle 14 alle 17 davanti alla sede che ospiterà l’incontro di Confindustria, in via delle Industrie 19 a Marghera.

Troviamoci in tanti.

Rete contro il nucleare – Chioggia

No al nucleare: l’esperienza di Avetrana

da: www.bloggersperlapace.net

L’illusione della scelta nucleare in Puglia durò meno di tre anni, dal 1980 al 20 marzo dell’82, quando circa 15mila persone scesero in piazza ad Avetrana, cambiando il corso degli eventi. A dar man forte ai manifestanti, tra i quali le donne e i bambini del paesino al confine delle province di Lecce e Taranto, intervenne anche l’arcivescovo di Oria, Armando Franco. «E’ un conflitto di opinioni – disse – tra il potere legale, significato dalle decisioni del governo regionale, e il potere reale, significato dal popolo che si esprime con l’opposizione e le manifestazioni di protesta». Monsignor Franco chiese un
referendum per far esprimere le comunità locali. Da quel momento cominciò la ritirata.
Eppure, quelli, furono anni di grande effervescenza progettuale. Al vertice della regione c’era un salentino, Nicola Quarta, un democristiano atipico, deciso a perseguire la modernizzazione della Puglia. A guidare il Pci regionale c’era Massimo D’Alema,  favorevole all’opzione nucleare e già impegnato nel dialogo con i democristiani. Il vice di Quarta era un socialista foggiano, Domenico Romano, favorevole anche lui. Erano gli anni della pianificazione e dell’entusiasmo regionalista. E la Puglia si pose alla guida del Mezzogiorno. Punto centrale di questa strategia il no alla centrale a carbone, l’opzione nucleare e un piano del governo tutto imperniato sulla sostituzione delle
industrie di vecchia generazione con iniziative a più alto contenuto tecnologico. Nella regione si erano insediati studiosi come il fisico Aldo Romano e Gigetto Ferrara Mirenzi, esperto di programmazione. Piano di sviluppo e piano energetico furono elaborati in base al sogno del «salto di modernizzazione». Le convenzioni con il Cnen (Comitato nazionale per l’energia nucleare) e con l’Enea (ente nazionale per le energie alternative)
fecero della Puglia il crocevia della politica economica. Una lettera ammirata di Ugo La Malfa incoraggiava le leadership. Ma la struttura sociale e culturale non era in linea con le scelte tecniche e industriali dei programmi. «Meglio attivi che radioattivi», si leggeva sullo striscione che apriva il corteo di Avetrana. La vecchia mappa dei siti del Cnen, poi resa più selettiva dall’Enea, oltre all’a re a costiera di Avetrana e Manduria, comprendeva Gallipoli Sud, Brindisi Sud, dove è stata poi costruita la centrale a carbone di Cerano, e Brindisi Nord, all’altezza di Carovigno e Ostuni. Avetrana diventò la cartina di tornasole  delle tensioni, quasi un anteprima del referendum del 1987. La gente più umile protestò insieme ai proprietari terrieri, molti con interessi edilizi sulla costa. I democristiani, in testa il sindaco di allora, Scarciglia, all’inizio d’accordo, cambiarono idea. D’Alema con coraggio andò ad Avetrana per un comizio e fu contestato. Il 20 marzo il fronte dell’opposizione dimostrò la sua grande forza. L’anno dopo i filo nucleari abbandonarono la regione e si presenterono alle elezioni politiche per sedersi a Montecitorio. Nessuno parlò più di nucleare.

NOVARA – 20/3 Presidio contro il nucleare e il mondo che lo produce

NOVARA – SAB 20 MARZO ORE 15,30, CORSO CAVOUR Presidio informativo contro il nucleare e il mondo che lo produce.
Diffusione di materiale informativo e libri a tema + proiezione video sui rischi e incidenti

Nucleare: un nuovo passo nella catastrofe

Una nuova avventura nel disastro del nucleare è alle porte.
L’illusione che la minaccia nucleare fosse stata scongiurata dalle lotte degli anni ’70/’80 si è infranta di fronte alle brame di profitto e di iperproduzione energetica che lo Stato italiano spaccia come necessità e interesse strategico per il rilancio dell’economia del Paese.

L’assurdità, la pericolosità, l’incremento di nocività che tale progetto comporta sono note a tutti: radiazioni, scorie, incidenti, inquinamento e ulteriore militarizzazione della società. E nessuna menzogna del potere e degli interessi industriali potranno nasconderlo.

Ci raccontano che il nucleare è il mezzo necessario per far fronte al fabbisogno energetico del Paese e che le tecnologie di nuova generazione sono economiche, ecologiche e sicure.

Sistematicamente nascondono che:

  • i costi per la costruzione delle centrali ricadrebbero ovviamente sulle spalle della popolazione (si parla di cifre intorno agli 80 miliardi di euro per sopperire a meno del 20% del fabbisogno energetico del Paese);

  • lÂ’enorme dispersione energetica dei reattori nucleari li rende sostanzialmente privi di convenienza (i costi energetici di mantenimento sarebbero maggiori dei benefici);

  • il loro funzionamento comporta un enorme dispendio di risorse idriche (e ciò proprio mentre si apprestano a privatizzare lÂ’acqua e allÂ’orizzonte ci attendono guerre per lÂ’oro blu);

  • il devastante impatto ecologico delle centrali riguarda la loro produzione, il reperimento dellÂ’uranio, il necessario rilascio periodico di radiazioni, lo smaltimento delle scorie (il cui tempo di decadimento raggiunge i 250 mila anni);

  • anche i reattori di ultima generazione sono ad alto rischio dÂ’incidente (lÂ’attività principale dei tecnici nelle centrali riguarda infatti lÂ’ordinaria gestione degli incidenti);

  • il nucleare è strettamente connesso alla tecnologia bellica (non si dimentichi che è stato inventato per fabbricare bombe e non per produrre energia);

  • il nucleare implica un modello di società sempre più militarizzata (infatti i siti, essendo dichiarati dÂ’interesse nazionale, saranno presidiati dallÂ’esercito);

  • la scelta del nucleare è irreversibile (non solo per il problema delle scorie e per la durata degli effetti delle radiazioni, ma anche perché un reattore, una volta attivato, non può più essere spento)

  • la segretezza dei siti da destinare alle centrali nucleari corrisponde alla classica imposizione dallÂ’alto che in nessun modo tiene conto della popolazione.


Altri contrapporranno le energie alternative al nucleare, senza mettere in questione le cause del continuo incremento delle richieste di energia.

A noi non interessa proporre alternative per il funzionamento di questo mondo.

Riteniamo piuttosto necessario immaginare unÂ’alternativa a questo mondo e alla sua immane produzione di nocività.

UNA VOLTA PER TUTTE
contro il nucleare e il mondo che lo produce

www.autistici.org/controilnucleare

Dansette