Category: Approfondimenti

Nucleare. Il baro (di Stato) è sempre seduto al tavolo da poker nel vecchio saloon

Riceviamo da un compagno anti-nucleare e pubblichiamo.

Nucleare. Il baro (di Stato) è sempre seduto al tavolo da poker nel vecchio saloon

E’ notizia recente.
C’è chi, a fronte di compensazioni il cui fine è di comprare il territorio e la vita altrui, resiste e chi, invece, non vede l’ora di intascarle.
Si chiamano ancora oggi “fondi Scanzano” e servono, mi scuso per la non troppo aulica semplificazione, per non avere troppe noie con i comuni sul cui territorio sono stoccate scorie nucleari o materiale fissile; per la verità anche qualche comune limitrofo qualcosa ha da intascare.
Non parliamo di spiccioli e questo, a mio modesto modo di vedere, aiuta a comprendere alcune dinamiche che ci hanno interessato anche quando ci sono stati i trasporti via ferrovia verso la Francia.
Al comune di Saluggia saranno versati, ad esempio, oltre 2 milioni di Euro, al comune di Trino oltre un milione di Euro, altri comuni limitrofi circa centomila Euro ciascuno, l’ente provincia di Vercelli (che della questione ha sempre preferito disinteressarsi) oltre 1 milione e seicentomila euro.

Questi fondi sono assegnati, ma sarà un caso ovviamente. Sogin, invece, la Società di Stato che, nonostante alcuni suoi massimi dirigenti siano stati indagati per corruzione (e qui ci sarebbe da scrivere delle pagine), attraverso una robusta campagna mediatica sta tentando di costruirsi un’immagine nuova e affidabile in funzione di alcuni obiettivi che, mi immagino, siano per lei prioritari:
- l’ampliamento (che in realtà è una nuova costruzione) dei depositi di stoccaggio siti nel comune di Saluggia; infatti, per il deposito D2 è chiesto il RADDOPPIO VOLUMETRICO della struttura. Si tratta per l’appunto, nella realtà delle cose, di aggiungere due nuove campate e non solo di recuperare un poco di spazio come dal punto di vista dell’informazione (scarsa) si vorrebbe far credere;
- la costruzione del deposito temporaneo a Trino in funzione dello smantellamento della Centrale Enrico Fermi;
- l’iter che dovrebbe portare alla costruzione del deposito unico nazionale delle scorie radioattive (che, già per come è progettato, è di per se una grossa fregatura visto che non è affatto idoneo per le scorie ad alta attività quali il plutonio o l’uranio 235).

Perché ostinarsi, tra l’altro, a smantellare ora la Centrale di Trino, creando un deposito adiacente contenente tutta la centrale smantellata se davvero si è prossimi al deposito unico nazionale?
Forse perché il primo che riesce a smantellare interamente una centrale nucleare (nocciolo attivo compreso) diventa padrone di una tecnologia che oggi non è ancora stata sperimentata e che permetterebbe di divenire primi attori nel mercato internazionale dello smantellamento, con prospettive di guadagno talmente elevate da essere difficilmente, realmente, quantificabili.
I rischi sono a carico dei trinesi (e di tutti noi) ma il soldo “compra” (per fortuna non tutti), si sa.

Il nucleare italiano è ben lontano dall’essere tema da oblio della memoria, anzi è più vivo che mai.
Stiamo attendendo ancora il ritorno in Italia delle scorie trattate in Inghilterra (potrà azzeccarci qualcosa la richiesta per il nuovo deposito a Saluggia?), dovranno prima o poi riprendere i trasferimenti verso la Francia anche per consentire lo smantellamento di Trino, e si avvicina già il tempo del rientro del materiale nucleare già trattato a Le Hague. Nel frattempo si hanno notizie (rubate) di trasporti su gomma di materiale fissile e radioattivo che interessano più regioni italiane. Destinazione il Centro Ricerche Casaccia di Roma? E con che scopo? Ovviamente non è dato sapere.

Alcune organizzazioni ambientaliste locali, che ben conoscono il quadro reale della situazione (a differenza degli altri), procedono con qualche riunione e qualche convegno pubblico che certo non sono di alcuno ostacolo ai progetti di Sogin, agli interessi del Governo e agli interessi di comuni i cui insignificanti bilanci sono stravolti dall’arrivo di milioni di Euro.
Sembra quasi che taluni siano per una protesta non troppo rumorosa; sembra quasi che, al di là delle posizioni mediatiche, si abbia paura di disturbare. Chissà…….
In fondo è già successo; c’era, infatti chi, tra gli oppositori al nucleare, era perfettamente a conoscenza di come e quando avrebbero avuto luogo i trasporti verso la Francia e ha fatto finto di niente (tranne poi organizzare qualche inutile rappresentazione mediatica).

A chi si preoccupava comunque di sostenere che i trasporti ferroviari di materiale nucleare erano il male minore, oggi si potrebbe chiedere conto delle balle che hanno raccontato e come giustificheranno gli ampliamenti chiesti da Sogin a Saluggia, la costruzione del deposito temporaneo a Trino e, non dimentichiamo, lo stallo in cui versa l’ex fabbrica nucleare di Bosco Marengo, dove, anche qui, un nuovo deposito temporaneo diventa “necessario”.
Ma, probabilmente sarebbe tempo perso, il soldo è soldo e tutto il resto (per i soliti noti) vale una conferenza stampa per propagandare se stessi.
Saluti


Fondi Scanzano: nel vercellese oltre 4 milioni di euro
La ripartizione fra Trino, Saluggia e i comuni limitrofi

Ammontano a 4 milioni 247mila 557,93 euro per l’impianto Eurex e il deposito Avogadro di Saluggia, e a 2 milioni 579mila 995,90 euro per la centrale “Enrico Fermi” i fondi Scanzano relativi al 2012. Vengono ripartiti fra Saluggia, Trino, Provincia di Vercelli e comuni limitrofi ai due centri sede degli impianti.

Ecco i dettagli: Saluggia riceve 2 milioni 123 mila 778,97 euro, mentre i comuni limitrofi ricevono 307mila 193,66 euro per Crescentino, 223mila 701,79 euro per Livorno Ferraris, 211mila 171,94 euro per Verolengo, 101mila 133,78 euro per Cigliano, 96mila 461,63 euro per Torrazza Piemonte, 77mila 333,13 euro per Rondissone, 44mila 885,98 euro per Lamporo. Per quanto riguarda la “Fermi”, Trino riceve 1 milione 289mila 997,95 euro, Fontanetto Po 117mila 349,77 euro, Morano sul Po 116mila 591,30 euro, Palazzolo 97mila 174,59 euro, Camino 85mila 994,81 euro, Costanzana 83mila 431,19 euro, Ronsecco 71mila 750,83 euro, Tricerro 65mila 410,06 euro, e Livorno Ferraris 7mila 296,44 euro.

La Provincia di Vercelli riceve 1 milione 061mila 897,07 euro per Eurex e Avogadro, e 644mila 998,98 euro per la Fermi. In totale, in Italia, vengono erogati 15milioni 169mila 308 euro di fondi Scanzano considerando tutti gli impianti italiani. A Trino e Saluggia sono da aggiungere Caorso, Latina, Garigliano, Itrec, Casaccia, Ispra, Bosco Marengo. I fondi Scanzano vengono così ripartiti per ciascun territorio: il 50 per cento in favore del comune sede del sito, il 25 per cento in favore della Provincia e il 25 per cento in favore dei comuni confinanti con quello in cui è ubicato il sito.

La Sesia, 17 marzo 2015
di Fabio Pellizzari

Acqua radioattiva sversata in mare a Pisa

Cisam, vertice sulla sicurezza e trasparenza delle procedure di smaltimento. Finora scaricati 150 metri cubi di acqua trattata
Ad oggi sono stati scaricati complessivamente 150 mc. di acqua trattata della piscina dell’ex Reattore di ricerca RTS-1 G. Galilei, del Centro Interforze di Studi ed Applicazioni Militari di San Piero a Grado, sotto attento e continuo monitoraggio da parte dell’ENEA e dell’ARPAT. Lo ha dichiarato l’Ammiraglio isp. Domenico De Bernardo, nel corso dell’incontro tenutosi questa mattina nell’Aula Magna del CISAM in presenza delle principali Istituzioni di Pisa e Livorno, dei rappresentanti dell’Università di Pisa, di ARPAT, ENEA, ISPRA, Asl 5 e Azienda Ospedaliera Pisana, dei vertici delle Forze e Corpi di polizia e della stampa. Il Prefetto di Pisa Francesco Tagliente e l’Ammiraglio De Bernardo hanno voluto l’incontro al fine di garantire la massima trasparenza delle operazioni di trattamento e smaltimento delle acque della piscina dell’ex Reattore nucleare per evitare il diffondersi di infondati allarmi tra la popolazione. Nel corso dell’incontro l’Ammiraglio ha aggiornato i presenti sull’evoluzione del progetto di smaltimento, redatto dal Centro Interforze con la collaborazione dei principali Enti Nazionali competenti in materia di radioprotezione, che si sta svolgendo regolarmente e sotto il controllo dell’ARPAT e dell’ENEA (le cui analisi vengono sistematicamente inoltrate a tutte le Istituzioni di Pisa e Livorno e pubblicate sul sito dell’ARPAT). L’Ammiraglio De Bernardo inoltre ha comunicato che, subito dopo l’incontro tenutosi sempre al CISAM il 16 ottobre, ha consentito di visitare gli impianti di trattamento e smaltimento a tutti gli organismi e i soggetti che ne hanno fatto richiesta, tra cui l’On. Artini del Movimento 5 stelle, il Coordinatore provinciale di Rifondazione Comunista, il Comitato livornese “Togliete questi bidoni” e vari giornalisti, ai quali ha illustrato il programma di decommissioning. I rappresentanti dell’ARPAT, dell’ENEA e dell’ISPRA hanno risposto a tutte le domande poste dai giornalisti presenti. Il Prefetto Francesco Tagliente, a conclusione dell’incontro, ha voluto esprimere tutta la gratitudine istituzionale all’Ammiraglio De Bernardo per l’impegno con il quale sta portando avanti il progetto e per il paziente raccordo con le istituzioni locali e gli organi di informazione, che chiedono di essere costantemente tenuti aggiornati. All’incontro hanno partecipato: il Prefetto di Livorno Tiziana Costantino, l’Assessore della Provincia di Livorno Nicola Nista, l’Assessore all’ambiente del Comune di Livorno Massimo Gulì, il dr. Marco Redini del Comune di Pisa, il Questore Gianfranco Bernabei, il Comandante Provinciale dei Carabinieri Andrea Brancadoro, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Marcello Montella, il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco Marco Frezza, il Vice Comandante del Corpo Forestale dello Stato Monica Flamini, i rappresentanti della Asl 5 Paolo Tognarelli e Dario Bitonti e dell’Azienda Ospedaliera Pisana Mauro Giraldi, il Prof. Donato Aquaro del Dipartimento Ingegneria Civile ed Industriale dell’Università di Pisa e per l’Ente Parco Migliarino San Rossore Antonio Perfetti e Francesca Logli. Per le Aziende interessate al progetto sono invece intervenuti: Laura Senatori e Michela Dell’Innocenti per l’ARPAT, Luciano Bologna per l’ISPRA, Paolo Battisti e Elena Fantuzzi per l’ENEA e Massimo Aiello, Nicola Conti e Lorenzo Fiordi per Acque industriali S.r.l.
Pisa, 18 dicembre 2013
Fonte: Prefettura di Pisa – Ufficio Stampa – Tratto da Gonews.it
Cisam, vertice sulla sicurezza e trasparenza delle procedure di smaltimento. Finora scaricati 150 metri cubi di acqua trattataLeggi questo articolo su: http://www.gonews.it/2013/cisam-vertice-sulla-sicurezza-e-trasparenza-delle-procedure-di-smaltimento-finora-scaricati-150-metri-cubi-di-acqua-trattata/#.Uv4to4UkQoj
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LUNEDI’ 10 MARZO: FERMIAMO IL TRENO NUCLEARE

Lunedì 11 marzo. Treno nucleare pronto a Vercelli

Lunedì 11 marzo. In nottata le barre di scorie nucleari sono state trasportate su camion dal deposito della Sogin a Saluggia allo stabilimento di smistamento a Vercelli.
Il treno destinato a trasportarle all’impianto di riprocessamento di La Hague in Francia è pronto e presidiato da un imponente schieramento di poliziotti.

È quindi confermato l’appuntamento di questa sera alle 21 alla stazione di Avigliana.

Altri appuntamenti sono fissati ad Asti alle 21 in prefettura e alle 23 in Stazione.

A Novara dalle 22 in poi in stazione

Restiamo comunque in ascolto di Radio Blackout – 105.250 FM – per gli aggiornamenti sul trasporto e sugli appuntamenti nel caso ci siano ulteriori modifiche dell’ultimo minuto.
Teniamo accesi i cellulari e facciamo girare le info.

Vogliono che cali il silenzio, diamoci da fare per romperlo.

Ancora una notte antinucleare per mettersi di mezzo, per informare la gente della bomba che passa in mezzo alle loro case, far sì che questi trasporti inutili e pericolosissimi vengano interrotti.

Oggi è anche l’anniversario del disastro di Fukushima un monito per tutti contro questa tecnologia dove militare e civile si mescolano.

Le scorie che dal deposito della Sogin a Saluggia vanno a quello dell’Areva a La Hague per il riprocessamento, torneranno radioattive come prima.

In Francia resterà solo il plutonio. Il plutonio serve solo a fare le bombe atomiche.

Le iniziative svoltesi in occasione dei precedenti trasporti hanno contribuito a rallentare questi trasporti pericolosi e inutili.
Dovevano essercene 12 entro lo scorso dicembre. A marzo 2013 ne hanno fatti passare, usando centinaia di uomini in armi, solo quattro.

Farli cessare è possibile.

Dipende da noi, dalla nostra capacità di allargare e rendere più incisiva la resistenza popolare.

Qui potete ascoltare l’intervista realizzata dall’informazione di radio Blackout

Coordinamento “Stop trasporti nucleari”

Per contatti telefonici: 338 6594361

Siti sui quali potete trovare informazioni:

http://anarresinfo.noblogs.org

www.radioblackout.org

LUN 10 MARZO: ALLERTA TRASPORTO SCORIE

Treno nucleare: Forse parte lunedì notte

Il tam tam antinuclearista riferisce che il treno nucleare non dovrebbe passare questa notte (domenica 10 marzo).

È quindi probabile che la partenza sia lunedì 11 marzo in tarda serata.

Il condizionale è d’obbligo perché notizie “ufficiali” non ne filtrano. Secondo gli antinuclearisti francesi il treno è comunque fissato in questi giorni.

Restiamo in ascolto di Radio Blackout – 105.250 FM – per gli aggiornamenti sul trasporto e sugli appuntamenti.

Teniamo accesi i cellulari e facciamo girare le info.

Vogliono che cali il silenzio, diamoci da fare per romperlo.

Se il treno verrà confermato per domani l’appuntamento è alla stazione di Avigliana alle 21 di lunedì 11 marzo.

Ancora una notte antinucleare per mettersi di mezzo, per informare la gente della bomba che passa in mezzo alle loro case, far sì che questi trasporti inutili e pericolosissimi vengano interrotti.

Domani è anche l’anniversario del disastro di Fukushima un monito per tutti contro questa tecnologia dove militare e civile si mescolano.

Le scorie che dal deposito della Sogin a Saluggia vanno a quello dell’Areva a La Hague per il riprocessamento, torneranno radioattive come prima.

In Francia resterà solo il plutonio. Il plutonio serve solo a fare le bombe atomiche.

Le iniziative svoltesi in occasione dei precedenti trasporti hanno contribuito a rallentare questi trasporti pericolosi e inutili.
Dovevano essercene 12 entro lo scorso dicembre. A marzo 2013 ne hanno fatti passare, usando centinaia di uomini in armi, solo quattro.

Farli cessare è possibile.
Dipende da noi, dalla nostra capacità di allargare e rendere più incisiva la resistenza popolare.

Qui potete ascoltare l’intervista realizzata dall’informazione di radio Blackout

Coordinamento “Stop trasporti nucleari”

Per contatti telefonici: 338 6594361

Siti sui quali potete trovare informazioni:

http://anarresinfo.noblogs.org

www.radioblackout.org

Nuovo trasporto di scorie!

Domenica 13 gennaio 2013, come sempre di notte, il quarto trasporto di scorie nucleari dall’Italia alla Francia.
Di seguito il testo dell’accordo intergovernativo Italia-Francia, dal quale si evince che le scorie adesso partono…ma poi ritorneranno..

(Pubblicato da Quotidiano Energia, 30 novembre 2006)

L’adozione dell’Accordo tra il governo italiano e il governo francese che oggi viene firmato dal Governo della Repubblica italiana, rappresentato dall’On. Pierluigi Bersani, Ministro dello Sviluppo Economico della Repubblica italiana, e dal Governo della Repubblica francese, rappresentato dall’On. François Loos, Ministro delegato all’Industria della Repubblica francese stabilisce quanto segue:

1) Il presente Accordo si riferisce al trattamento di 235 tonnellate di combustibili irraggiati italiani, come descritte nella lettera d’intenti del 13 gennaio 2006 [lettera nella quale Sogin ha annunciato la sua intenzione di affidare ad Areva Nc il contratto del trattamento di 235 tonnellate di combustibili irraggiati e per la quale la validità e l’esecuzione del contratto sono subordinate all’approvazione di un accordo intergovernativo fra le Autorità francesi e italiane competenti] e per il quale Areva Nc deve farsi attribuire un contratto di trattamento. Tale contratto di trattamento dovrà essere conforme alla regolamentazione sulla sicurezza nucleare e la radioprotezione. In conformità al codice dell’ambiente francese, l’ingresso sul territorio francese dei combustibili italiani è realizzato al solo fine del trattamento da parte di AREVA NC, e non darà luogo allo stoccaggio definitivo sul territorio francese.

2) Le consegne dei combustibili irraggiati è previsto inizino a partire dal 1 gennaio 2007 e si concludano prima del 31 dicembre 2015

3) Il trattamento dei combustibili irraggiati è previsto durante un periodo di 6 anni a seguito di ogni consegna dei combustibili irraggiati all’impianto di La Hague. Sempre tenendo presente che la data ultima per il rientro è compresa tra il 2020 e il 2025.

4) I rifiuti radioattivi derivanti dal trattamento dei combustibili riprocessati in Francia, saranno riportate in Italia, che s’impegna a riceverli sotto forma di contenitori di rifiuti condizionati (vale a dire inglobati in vetro per isolare i rifiuti dalla biosfera nel tempo). Le due Parti s’impegnano a stabilire prima del 31 dicembre 2015 il calendario previsionale ed entro il 31 dicembre 2018 il calendario definito del loro rientro, che dovrà avere luogo tra il 1 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2025. 5) I Governi francese e italiano s’impegnano a prendere tutte le misure necessarie e di loro competenza per permettere l’esecuzione del contratto di trattamento concesso ad Areva. In particolare il governo francese si impegna a prendere tutte le misure per permettere l’esecuzione del contratto. Mentre il governo italiano si impegna a prendere tutte le misure per attivare il procedimento di autorizzazione, costruzione e messa in opera di un sito di stoccaggio o di deposito conforme ad accogliere i rifiuti radioattivi. L’Italia, inoltre, si impegna ad informare annualmente il governo francese sull’avanzamento di queste attività. Il governo italiano s’impegna poi ad assicurare il rispetto dei termini stabiliti nel presente Accordo, delle procedure di autorizzazioni, dei permessi e delle licenze necessarie per la spedizione in Italia dei rifiuti radioattivi in un centro di stoccaggio o un deposito conforme alle regole di sicurezza in vigore.

6) Il trasporto dei rifiuti radioattivi sui territori della Repubblica Francese, di tutti gli Stati di transito e della Repubblica Italiana, sarà effettuato in conformità con la regolamentazione in vigore.

7) Le materie radioattive separate durante il trattamento (uranio e plutonio) saranno messe a disposizione di Sogin. Sogin e Areva Nc identificheranno le modalità per il riutilizzo, totale o parziale, delle materie come combustibili elettronucleari, direttamente o indirettamente con il coinvolgimento di un terzo soggetto. Qualsiasi quantità di materie che la Parte francese valuterà senza prospettiva di utilizzo al 31 dicembre 2021, sarà messa a disposizione di Sogin in vista del suo ritorno sul territorio italiano prima del 31 dicembre 2025.

8) L’applicazione di questo Accordo, e in particolare il rispetto del calendario di realizzazione del centro di stoccaggio o di deposito dei rifiuti radioattivi in Italia, sarà l’oggetto di un controllo annuale da parte dei Ministri competenti o di loro rappresentanti.

LA ROAD MAP ITALIANA

  • Dal primo semestre del 2007 al primo semestre del 2012 si completa, in diverse fasi, il trasferimento in Francia del combustibile irraggiato che inizierà ad essere inviato già a partire dal prossimo anno.

  • Il primo semestre del 2008 viene avviata la revisione della normativa sui rifiuti nucleari e sul riordino del settore energetico (leggi 368 del 2003; legge 239 del 2004).

  • Nel primo semestre 2009 saranno attribuiti i nuovi compiti all’Organizzazione che individua il sito e realizza il deposito di tipo superficiale e reversibile, nel senso che i rifiuti e gli altri materiali radioattivi stoccati nel deposito possono essere eventualmente trasferiti in un nuovo deposito al fine di consentire soluzioni alternative anche alla luce degli sviluppi scientifici e tecnologici o di accordi sovranazionali .

  • Nel primo semestre del 2012 viene indicato il sito definitivamente prescelto da parte del ministero dello Sviluppo economico, di concerto con la Conferenza Stato-Regioni. Nel secondo semestre dello stesso anno viene poi attivato l’Accordo di programma con la regione interessata.

  • Nel primo semestre del 2018 viene avviato l’esercizio del deposito.

  • Nel secondo semestre del 2018 viene stilato il calendario definitivo di rientro in Italia dei contenitori di rifiuti radioattivi di III categoria condizionati.

  • Dal 2020 inizia l’intervallo di possibile rientro dei contenitori e di possibile contemporaneo stoccaggio dei contenitori provenienti dalla Francia. Intervallo che termina nel secondo semestre del 2025. Il tempo complessivo di trasporto di tutti i rifiuti per il rientro in Italia è di circa un anno.

La lotta contro il nucleare nella Repubblica Federale Tedesca

1977 – 2011

Come fosse un’introduzione

Wendland o anche Lüchow-Dannenberg è il circondario collocato nell’estremo nord-est della Bassa Sassonia (Hannover), a un passo dal confine con la ddr (Deutsche Democratische Republik, repubblica democratica tedesca, RDT anche Germania dell’Est). Nel 1977 il governo decide di impiegare una miniera abbandonata di Gorleben, un villaggio del circondario, come sito in cui stoccare le scorie delle centrali nucleari della rft, a loro volta trattate prima in un impianto specializzato a La Hague (Normandia). Viene organizzata e realizzata una manifestazione di protesta, a cui prendono parte 20mila manifestanti: la prima di una storia di resistenza, che ancora nell’autunno 2011 rimane aperta più che mai.

Nel marzo 1979, in seguito alla decisione del governo di dare avvio ai lavori della costruzione del Nuklear Entsorgungszentrum (nez, Centro per lo smaltimento delle scorie nucleari), scendono in strada i contadini con i loro trattori e tanti manifestanti. La meta del corteo con alla testa lo striscione Bauern und Buerger (Contadini e Cittadini),seguito da altri quali Gorleben soll leben! (Gorleben deve vivere), Gorleben ist ueberall (Gorleben è ovunque), Kein Atommuell im Salz sonst knallt’s (Niente scorie nucleari nelle saline altrimenti guerra)… è la sede del governo del Land, che si trova a Hannover. Il corteo si ingrossa a ogni villaggio incontrato, nonostante il freddo acuto. Lo affollano anche i rappresentanti delle istituzioni locali. La diffusione in quei giorni delle notizie sull’incidente alla centrale nucleare di Three Miles Island a Harrisburg, negli Stati Uniti, lo rafforza. Quando dopo 6 giorni di marcia il corteo giunge adestinazione è già composto da oltre 100mila persone. Sei settimane dopo il governo del Land rinuncerà al nez.

Fra le creazioni di Bauern und Buerger , in quelle giornate di mobilitazione generale, c’è un villaggio di capanne a Trebel, nei pressi di Gorleben, e il Wendenpass, il passaporto della Republik Freies Wendland (Libera Repubblica del Wendland) su cui viene scritto:

Chi ha questo passaporto è cittadino/a della Republik Freies Wendland; lo abbiamo fatto per far capire a chi lo possiede che uno Stato che non garantisce l’incolumità fisica, intima e spirituale delle sue genti, che non mantiene le armonie naturali fra persone, piante animali e minerali, che pratica lo sfruttamento di tutti, infine, a favore di nessuno, che si regge sull’equivoco assassino secondo cui la sicurezza interna e estera può essere costruita con le armi e le uniformi, che quindi un simile Stato non gli appartiene per molto tempo ancora! Rilasciato dall’ambasciata della Republik Freies Wendland”.

 

Il villaggio di capanne, questo sogno di una società autonoma, autogestita, per gli oltre mille abitanti del villaggio, non era soltanto una lotta contro l’energia e lo Stato nucleare, ma anche l’utopia vissuta di un’altra forma di società. Questa creatura della lotta proletaria che nella storia ritorna più volte, ma sempre con vita breve, anche a Gorleben nel nord della BRD (Bundes Republik Deutschland, repubblica federale tedesca, RFT anche Germania Ovest) non riesce ad andare oltre 33 giorni di vita. Il 3 giugno 1980 10mila sbirri armati, sostenuti da panzer, elicotteri, irrompono nel villaggio, lo sgomberano e infine lo distruggono; di sicuro il governo, guidato allora da Helmuth Schmidt, il boia della “notte di Stammheim”, di appena otto mesi prima, è cosciente, come i suoi predecessori, di uccidere una creatura letale alla continuità della società capitalistica.

Su uno striscione donne, uomini, ragazzi, ragazze, che hanno vissuto quelle giornate: scrivono: Turm und Dorf könnt Ihr zerstören, aber nicht unsere Kraft, die es schuf! (Potete distruggere la torre e il villaggio, ma non la nostra forza che li ha creati).

Nel luglio 1980 riprendono i lavori di trivellazione, per valutare le possibilità e anche le conseguenze dello “stoccaggio”. L’ordine di avviare i lavori viene riaffermato dal governo centrale. Oltre 5mila manifestanti invadono l’area delle trivellazioni. Nello scontro violentissimo e prolungato, la polizia riesce a sgomberare il cantiere.

Nel 1984, concluse le prime trivellazioni il governo di Bonn ordina l’avvio del trasporto delle scorie. In pochissimi giorni le strade attorno a Gorleben, e molte oltre, si riempiono di manifestanti, di contadini con trattori, vengono innalzate barricate con auto, tronchi d’albero. In settembre la gente scende di nuovo in strada con i trattori, stavolta per dirigersi a Berlino e unirsi là a una grande manifestazione nazionale, il cui motto è: “Spegnere! – Energia nucleare, No Grazie!” La ricostruita resistenza del movimento antinucleare riesce a fermare i trasporti e a imporre un approfondimento degli studi sull’interramento delle scorie nucleari.

Nel 1995 il nuovo governo centrale, dopo aver cancellato una legge del proprio predecessore, relativa alla chiusura delle 19 centrali nucleari entro il 2020, dichiara conclusi studi, lavori e altro. Anche nella RFT lo stoccaggio delle scorie nucleari può avere inizio. Le scorie vengono stoccate non tanto nella vecchia miniera, piuttosto in nuovi scavi compiuti in profondità, cunicoli ricavati nel sale, a oltre 800 metri di profondità. Questo si vorrebbe fosse l’ambiente più sicuro a contenere la certissima emissione di radioattività delle scorie.

Dal 1995, ogni anno, in autunno avanzato, viene compiuto il trasporto su rotaia delle scorie in container, chiamati Castor (cask for storage and transport, vagoni per l’immagazzinamento e il trasporto). I dubbi rimangono tutti, anzi. È verificato e assunto da diversi esperti che la radioattività emessa dalle scorie di Gorleben, in proporzione, è 10 volte superiore a quella di Chernobyl. Come lo è il dato che le 140 centrali nucleari sparse in Europa producono ogni anno, fra l’altro, migliaia di tonnellate di scorie. Dove metterle con la sicurezza necessaria?

A metà degli anni Novanta nella RFT i manifestanti antinucleari sono ridotti a poche migliaia, ma anno dopo anno tornano a crescere assieme alla determinazione. Negli ultimi 15 anni per raggiungere Gorleben al treno “nucleare” occorrono più di 4 giorni. Ogni anno le forme di resistenza, nonostante le decine di arresti per “resistenza”, “violenza”, nonostante il tentativo di aprire un’inchiesta contro duemila persone accusate di “associazione criminale”, si moltiplicano assieme alla crescita del suo movimento, al quale negli ultimi anni aderisce, oltre ai Verdi, persino la socialdemocrazia. Esse si perfezionano; per esempi, rispetto al blocco dei binari con veri e propri attendamenti sulle rotaie, a gettate di cemento riversate sugli stessi. Così i Castor per arrivare al sito dello stoccaggio devono essere trasportati su strada per circa 20 chilometri. E’ questo il tratto di strada su cui si concentra la resistenza con massicciateate, tronchi, cemento, trattori, persone incatenate…

(fonte: http://gorleben-archiv.de/Huettendorf-1004.htm)

 

Castor in numeri

(Dati diffusi dal ministero dell’interno della Bassa Sassonia-Hannover, inizio dicembre 2011)

 

1.400 sono i km che deve percorrere il treno-Castor dalla Vallonia francese fino a Dannenberg.
125 sono state le ore di viaggio necessarie al treno-Castor per compiere questo percorso.
2.500 tonnellate pesano treno e carico.
600 metri è la lunghezza del treno.
4 sono le locomotive che trainano il carico.
11 sono i vagoni contenenti le scorie nucleari.
6 sono i vagoni su cui viaggia la polizia di scorta.
20.415 sono stati i poliziotti impiegati nell’operazione.
133 poliziotti sono rimasti feriti.
21 sono, insieme compresi, le auto e i furgoni della polizia danneggiati.
1.553 sono le/i manifestanti fermate/i.
43 sono i/le manifestanti arrestati/e.

5.080 sono state le espulsioni applicate.
27 sono i trattori sequestrati.
33,5 sono i milioni di euro spesi per il trasporto-Castor.

 

fonte: http://www.ndr.de/regional/niedersachsen/heide/castortransport/castor561.html

Castor 2011? Segare tronchi, costruire massicciate, scavare sotto le strade e le rotaie, spalare terra, neve…!

(((A))) 30 settembre 2011

Probabilmente fra il 25 e il 28 novembre 2011 rullerà di nuovo un trasporto Castor dalla città francese di La Hague (Normandia) verso il campo di stoccaggio intermedio per le scorie radioattive ricavato a Gorleben. Dopo il disastro di Fukushima (Giappone) il governo federale si dà un gran da fare, a cominciare dal prolungamento della decorrenza per tenere accese le centrali nucleari, per pacificare il movimento antinucleare. La RFT, si legge nei notiziari e nella propaganda, si trova “davanti a una svolta energetica”.

Se a fine novembre il trasporto Castor rulla verso Gorleben, tantissime persone lo contrasteranno. Negli ultimi decenni questi trasporti nel Wendland sono divenuti fra i maggiori punti di cristallizzazione del movimento anti-nucleare del mondo. Queste località sono divenute il luogo dove la politica nucleare è più facimente attaccabile, dato il profondo radicamento del movimento di protesta. Quasi tutta la popolazione, persone anziane e giovani, lo sostiene praticamente. L’assenza del dogmatismo dà una grossa forza alla resistenza; ed è anche una buona possibilità per mettere a fuoco la politica anti-nucleare su aspetti non direttamente collegati a Gorleben e difficilmente attaccabili, come i trasporti delle scorie. (…)

fonte: http://de.indymedia.org/2011/09/317239.shtml

Estrazione dell’uranio, centrali nucleari e “rigenerazione”

 

Quel che l’energia e le scorie delle centrali nucleari riescono a produrre è, in primo luogo, una materia prima necessaria – l’uranio. Canada e Australia estraggono le maggiori quantità di questo minerale, seguite da Kazachistan, Russia, Nigeria e Namibia. L’estrazione dell’uranio rappresenta per davvero un rilevante problema sociale, sanitario e ecologico. In questa primafase della lavorazione si formano cumuli di detriti, da cui fuoriescono, fra l’altro, Radon (*) e CO2 (anidride carbonica). L’acqua d’infiltrazione e quindi l’ambiente circostante vengono contaminati, resi radioattivi. In parte la popolazione locale viene cacciata dal territorio interessato all’estrazione. Fra l’estrazione dell’uranio e il suo impiego nelle centrali nucleari sono necessari molti processi, che portano con sé altri grossi pericoli. Ci riferiamo all’arricchimento dell’uranio (un simile impianto è attivo in WestFalia, a Gronau), al suo trasporto e alla produzione dgli elementi combustibili. Soltanto una piccola parte del minerale entra nella produzione e viene successivamente impiegata nelle centrali nucleari come combustibile. Le restanti quantità di scorie radioattive e tossiche, rimangono in gran parte nel territorio di estrazione, dove estendono la contaminazione.

Adesso le centrali nucleari possono essere rifornite con barre di combustibile. In ogni centrale sono necessarie delle scorte di combustibile, che, per parte loro, sono sufficienti a rendere inabitabile per un tempo infinito, alle persone e agli animali, grosse parti di territorio come è accaduto a Chernobyl (**) e recentemente a Fukushima. Il rischio di un incidente con conseguenze appena prevedibili, adesso e in seguito, dunque esiste a partire dall’insediamento e attivazione di ciascuna centrale nucleare.

Al rischio dell’incidente bisogna aggiungere la quantità di scorie prodotte. Una volta bruciati gli elementi combustibili altamente radioattivi, i loro residui e le barre a cui erano applicati, vengono trapostati in impianti di rigenerazione, o anche “fabbriche di plutonio”, come quella di La Hague. Qui, da quel materiale viene infatti estratto il plutonio. Quello che a prima vista appare un riciclaggio, in pratica invece è un’ulteriore produzione di scorie gettata semplicemente in mare. Il plutonio estratto viene impiegato soprattutto nell’armamento nucleare e meno come combustibile, data la sua pericolosità nei confronti degli stessi impianti. Le scorie rimaste sono infine trasportate nei luoghi che dovrebbero essere i siti dello stoccaggio finale, come quello di Gorleben. Qui vengono sepolte nelle saline sottoterranee dove, dicono certi “scienziati”, le eventuali emissioni non raggiungeranno la superficie. Un luogo simile oggi non c’è. Un sito simile non esisterà mai. Ma intanto continuano a essere prodotte quantità gigantesche di scorie di cui nessuno sa che farsene.

 

 

(*) Il radon è un elemento chimico naturale, radioattivo, appartenente alla famiglia dei cosiddetti gas nobili o inerti. È incolore, inodore e insapore, quindi non può essere avvertito dai sensi. Vieneprodotto per “decadimento nucleare” dal radio che a sua volta proviene dall’uranio.

 

(**) Chernobyl, in Ucraina, qui nell’aprile 1986 nella centrale nucleare costruita anni prima, esplose un reattore con conseguenze mortali immediate e tuttora presenti. Uno studio pubblicato nel 2006 indica che sulla base delle statistiche oncologiche nazionali della Bielorussia, i casi di cancro dovuti alla contaminazione di Chernobyl sono stimati in 270mila di cui 93mila letali nei settant’anni successivi all’esplosione.

fonti: Sull’estrazione dell’uranio:   http://www.umweltinstitut.org/download/flyer/Themenflyer_Uranabbau_download.pdf
sulla sua “rigenerazione”:  
http://www.greenpeace.de/themen/atomkraft/atommuell wiederaufarbeitung/artikel/wiederaufarbeitung_die_wichtigsten_fakten/

 

 

Gorleben: la problematica del sito finale

Nel mondo non esiste alcun stoccaggio finale per le scorie altamente radioattive; questo è un dato grave ma irrevocabile. La carica radioattiva si dimezza nell’arco di 24mila anni; la restante carica si dimezzerà nei successivi 24mila anni e così via. Ciò vuol dire che il plutonio divenuto scoria deve essere isolato dall’ambiente per milioni di anni. Uno spazio di tempo non rappresentabile nella lingua come nei simboli; un arco di tempo in cui le generazioni che si succedono devono stare in guardia contro le radiazioni del plutonio stoccato. E per tacere del fatto che in un simile spazio di tempo, quand’anche le scorie radioattive siano state sotterrate, non è affatto sicuro che da queste non si sprigioni nulla. Dati questi presupposti, produrre scorie radioattive è irresponsabile anche solo nei confronti delle generazioni future.

Gorleben è un simbolo della problematica secondo cui nel mondo non esiste nessun stoccaggio finale sicuro. Le saline locali non sono state scelte perché sono le più adatte, ma piuttosto “per motivi geopolitici”. Nel documento che spiega la scelta di questa località è detto chiaro e tondo che: Gorleben è stata scelta perché si trovava nei pressi del confine con la DDR. Inoltre, ha giocato un ruolo favorevole anche il fatto che il circondario era relativamente poco popolato assieme alla presunzione che i contadini conservatori sarebbero rimasti tali. Entrambi quei presupposti sono caduti: i contadini sono insorti e la DDR non c’è più. E che le saline sotterranee siano una sicurezza non è provato da nessuna perizia, anzi esistono pareri scientifici contrari. Così è rimasto sulla bocca dei governi, della polizia, che “le scorie in qualche parte devono finire”; ritornello ripetuto in occasione di tutti i trasporti Castor. (…)

fonte:  http://www.online.uni marburg.de/isem/WS00_01/docs/endlager.pdf

“Consenso sul nucleare”, “prolungamento del tempo di funzionamento delle centrali nucleari”e “svolta emergetica”

 

L’ “uscita dal nucleare”, come viene fatto credere, esisteva già nel 2000 al tempo del governo rosso-verde (partito socialdemocratico + verdi) e veniva chiamata “consenso riguardo al nucleare”. Esso garantiva le centrali nucleari tedesche ad andare avanti indisturbate fino a quando non fossero ridotte a rottame. Una dopo l’altra, molto lentamente, le centrali dovevano venir spente, a cominciare da quelle entrate in funzione per prime. Secondo questo accordo, l’ultima centrale nucleare doveva venir spenta soltanto dopo il 2030. Questa, ad ogni modo, dalla lobby del nucleare non sarebbe stata considerata una concessione sufficiente; alle aziende del nucleare il governo rosso-verde ha anche dato la possibilità di far conto, nel tempo di decorrenza di singole centrali, su altre centrali.

E’ comprensibile che il movimento in Wendland non si senta tranquillo. Continuare a produrre scorie nucleari, nonostante i problemi irrisolti relativi allo stoccaggio finale, per il Wendland non è affatto una risoluzione. Per il movimento la soluzione sta nell’immediata uscita dall’energia nucleare. La finta uscita dal nucleare del governo rosso-verde sia stata ripresa nel 2010 dal nuovo governo nero-giallo (partito cristiano-democratico + partito liberale), ha spinto soltanto tante altre persone a lottare contro il trasporto Castor. Anche i partiti che avevano contribuito a formare il “consenso sul nucleare” si sono mobilitati in Wendland, mostrandosi sfacciati ben oltre l’ipocrisia. Tuttavia, sia con o senza la “proroga della decorrenza” – la resistenza non si placa. La popolazione del Wendland nei decenni ha sviluppato una sana sfiducia rispetto ai discorsi dell’autorità e opporrà resistenza fino a quando l’ultima centrale rimane in rete e finché non è chiarita la questione dello smaltimento finale. In proposito non cambia nulla il fatto che il governo nero-giallo dopo Fukushima abbia tirato i freni e parli di “svoltta energetica”. Otto centrali sono state spente e l’ultima uscirà dalla rete “già” nel 2022. E’ abbastanza comico il modo in cui le società produttrici di energia elettrica attualmente propagandano le fonti energetiche rigenerative e espongono segretamente ai clienti adescati il loro “mix” di corrente elettrica. Il modello nero-giallo è migliore del “consenso sul nucleare” del governo rosso-verde? Vedremo. Per undici anni ancora verranno prodotte scorie nucleari di cui nessuno sa dove potranno essere smaltite. Spesso viene richiamato lo scenario di un vuoto nell’erogazione elettrica. Già oggi i fornitori di corrente si pongono il problema delle fonti per pompare l’energia nella rete, in quanto questa è completamente sovraccarica di corrente proveniente da fonti fossili; bene, questa realtà viene volentieri taciuta. Di sicuro la rete “Oekostrom” (energia ecologica) richiede ancora tanto tempo e lavoro per essere consolidata, com’è altrettanto poco sicuro che l’uscita dalla rete dell’ultima centrale nucleare avverrà fra 11 anni, entrambi costituiscono il retroscena di una grossa concessione alle società fornitrici di energia nucleare. La “svolta energetica” sicuramente potrebbe procedere più rapidamente di quanto si vuole dare a bere. Le critiche permangono assieme alla volontà di continuare a opporre resistenza. Sarebbe veramente naiv dare ascolto alle promesse e ai pretesti delle autorità, attendere che la “svolta energetica” si compia. In 11 anni può accadere di tutto, possono modificarsi le maggioranze; da ciò consegue la necessità di tenere sotto tiro i fautori delle decisioni fino a quando l’uscita dal nucleare è completata. (…)

Nello stoccaggio intermedio di Gorleben i contenitori-Castor sono la sola sicurezza di fronte alla radioattività. E’ risaputo che da quei contenitori fuoriescono delle radiazioni. Attualmente sulla stampa viene scritto che nel circondario l’indice della radioattività è fortemente cresciuto dopo l’ultimo trasporto caldo. I valori calcolati sono molto vicini all’indice limite annuale calcolato per le “persone esposte alle radiazioni” (chi lavora nelle centrali nucleari). Da ciò si deduce che con il prossimo trasporto Castor l’indice della radioattività supererà i valori limite. Gli abitanti di Gorleben verranno così colpiti da un carico di radiazioni pari a quello conosciuto da chi lavora in una centrale. E’ perciò conseguentemente logico stoppare ogni altro trasporto Castor. (…)
fonte  http://www.contratom.de/castorticker2011.php?id=37560

 

 

Trasporti Castor e dominio

In Wendland i trasporti Castor sono una grossa manifestazione del dominio statale. Senz’altro a Gorleben non sarebbe stato possibile nessun deposito di scorie atomiche, se ogni trasporto non fosse accompagnato da poliziotti che tirano bastonate. In Wendland il rifiuto dei trasporti Castor non è superficiale e non dipende dallo schieramento politico. Secondo standards libertari o anche soltanto democratici, in Wendland non sarebbe pensabile nessun stoccaggio nucleare. Quasi tutta la popolazione del circondario da decenni si oppone alla scelta di Gorleben come sito nucleare. Tutto ciò però viene ignorato dalle autorità competenti. La realizzazione della politica energetica è ragione di stato. Di conseguenza ogni Castor diretto in Wendland viene accompagnato da decine di migliaia di poliziotti, che per parecchi giorni trasferiscono lo stato d’emergenza sull’intero circondario e con l’ordine, nel dubbio, di spezzare la resistenza anche con la violenza. La massiccia presenza della polizia nel circondario (già nei mesi precedenti il trasporto Castor) ha portato con sé quel che alcuni sociologi nel frattempo hanno definito “sindrome Luechow-Dannenberg”. Connesso allo schieramento della polizia si sta verificando un aumento della “statistica della criminalità”. I dati portati restano tuttavia pochi e oscuri.

In Wendland è difficile percorrere in auto 10 km e non venir fermati almeno cinque volte da uno sbarramento di polizia. Qui il dominio statale è percepibile come in nessun altro luogo della RFT. Però qui lo si può attaccare come in nessun altro luogo del paese. In primo luogo, con il sabotaggio dell’apparato della polizia. Anche i promotori delle decisioni (per esempio il governo locale) e le società che traggono profitti dal nucleare (E-on, ecc.), possono essere prese in considerazione dalla protesta. (…)

 

 

L’infrastruttura

In Wendland c’è una buona infrastruttura per le azioni (che significa anche iniziative, le più diverse). Lungo il percorso compiuto dai Castor c’è una fitta rete di punti info e campi per le tende. Dove non ci sono simili campi i contadini aprono i loro granai agli attivisti. Per le persone che hanno bisogno di un letto sono stati organizzati posti letto in case private. Nei campi attrezzati ci sono buone cucine popolari sostenute sul luogo da contadini, fornai… per i vegani viene cucinato il tofu… vengono tenute regolarmente assemblee, come la possibilità di formare gruppi di riferimento. Le persone che non hanno nessun gruppo di riferimento, devono darsi da fare per trovarlo. Nella fase calda viene attivato un ticker-Internet attraverso cui vengono aggiornati e diffusi tutti gli sviluppi. Oltre a ciò Radio Freies Wendland (radio Wendland libero) nel periodo del trasporto rimane accesa 24 ore al giorno e divulga direttamente le informazioni correnti. Anche senza auto è possibile è parzialmente possibile superare le grandi distanze esistenti fra i diversi luoghi delle azioni. In Wendland l’autostop non è un problema. Nei giorni dell’arrivo delle scorie è attivo un Comitato organizzativo e sono disponibili avvocati di fiducia. Inoltre, ci sono osservatori indipendenti che tengono sotto tiro la polizia, che documentano quanto avviene. Infine, da non dimenticare sono le persone che predispongono il pronto soccorso, sono coordinate da un posto centrale in modo da riuscire a intervenire nei luoghi delle azioni. (…)

I blocchi del trasporto-Castor fra La Hague e Lüneburg

Chi vuole fermare il treno-Castor già prima del percorso in Wendland, deve sapere che quel treno può viaggiare a una velocità superiore ai 100 km/h, e ha bisogno di un lungo spazio di frenata. Perciò, per azioni sul tracciato libero, c’è bisogno di squadre ben preparate, capaci di bloccare in anticipo il treno (rispetto al luogo lungo la ferrovia dove si vuole compiere un’azione) e con misure di sicurezza nel caso in cui il Castor non si fermi. Nel novembre 2004, nonostante tutti questi preparativi, rimase ucciso Sébastien Briat (*), un attivista esperto affiancato da persone altrettanto esperte. Però un affiatamento superficiale ha fatto saltare tutte le misure di sicurezza predisposte. Gli elicotteri che scortavano dall’alto il treno-Castor erano ben riforniti, gli attivisti in avanscoperta che dovevano inviare al treno il segnale d’arresto non sono riuscit* a realizzare il proprio compito; Sébastien, nel tentativo di abbandonare il binario venne afferrato e travolto dal treno in corsa. (…)

 

(*) Sébastien Briat 1982-2004: il 7 novembre 2004 Sébastien ha il compito, con un gruppo ambientalista, di fermare il Castor a Avricourt, nei pressi di Nancy(Francia). Per raggiungere l’obiettivo il gruppo dispone tubi di metallo nel letto del binario, mentre si prepara a fissare alle rotaie i tubi, su cui poi devono incatenrsi gli attivisti non appena il treno si fosse fermato. Ma qualcosa va storto. Il gruppo che doveva inviare il segnale al macchinista, in modo che riducesse la velocità e si fermassse di fronte al letto di tubi, non riesce nel proprio compito. Il treno Castor passa sul luogo scelto dagli ambiemtalisti alla velocità di 98 kmh, Sébastien non riesce a distanziarsi in misura sufficiente dalla rotaia, anzi, viene risucchiato dalla velocità del treno e travolto.

Il 2 novembre 2010 a Berlino il “kommando Sébastien Briat” rivendica un incendio nella metropolitana e di un furgone della Siemens.

 

 

 

 

Azioni nel giorno X (rotaie)

Il giorno dell’arrivo del Castor a Luenenburg le persone si dipongono lungo la rotaia con l’obiettivo di bloccare il treno. Nel migliore dei casi, se sono ben preparate, con forme di azione, le più diverse, cercano di ritardare (differire) il transito del Castor. Alcuni esempi.

 

 

Presidio sui binari

Quanto meno viene preparato un grosso presidio sui binari fra Luenenberg e Dannenberg. Negli anni scorsi il gruppo Widersetzen (resistere) ha organizzato tutto ciò; quest’anno ha allestito un campo nei pressi di Hitzacker con la “tattica” ormai provata delle “cinque dita”; da anni vengono avvolti gli sbarramenti della polizia allo scopo di raggiungere i binari e di non lasciarli fino allo sgombero cui la polizia si incaricherà di attuare. Il gruppo Widersetzen è importante nell’allestimento di base dell’azione non-violenta. L’azione deve essere aperta a tutte le persone. Il consenso all’azione non è certamente un’assicurazione nei confronti della violenza della polizia, ma non deve essere suscitato uno scontro aggressivo. Le azioni con un’elevata possiblità di scontro, come i presidi sui binari, devono perciò essere attuate in altri luoghi. (…)
Video di “Widersetzen-Blockade 2010” in: http://www.youtube.com/watch?v=WDat-3kR1T8

 

Castor? costruiamo massicciate!

Anche quest’anno ci si prepara alla mobilitazione sulla base della parola d’ordine “Castor? Alziamo massicciate, mettiamogli la ghiaia nelle rotaie”. Gli scavi sotto i binari, per impedire il passaggio del treno, nella resistenza a Castor hanno una lunga tradizione. Da tempo i binari vengono resi inservibili attraverso piccole azioni decentrate, con risultati, a volte più altre meno, efficaci. L’altr’anno alcuni gruppi dell’Interventionistische Linke (IL, Sinistra Interventista) hanno ripreso questa forma d’azione ed hanno cercato di organizzare per la prima volta una “grossa azione di scavo e massicciata”. L’iniziativa è stata organizzata come una manifestazione, con gli striscioni ecc. per comunicare alla stampa e alla polizia: “Castor? Adesso lo paralizziamo!” (…)

 

 

 

Iniziative sulle strade preparate per il giorno X

Lungo il percorso stradale seguito dal trasporto verrà organizzato, come lungo i binari, un grosso blocco. E’ stata presa la decisione di mettersi sulla strada e di lasciarsi sgomberare. Dopo uno sgombero, di solito, torna a formarsi un nuovo blocco. Questo movimento viene ripetuto fino a quando non è passato il Castor, oppure finché la polizia ha trovato la possibilità di tenere lontane le persone dalle strade. Diversi gruppi prevedono, nel caso la polizia attui gli sgomberi, che i blocchi stradali mobili, possano scivolare in sit-in. Il percorso stradale è lungo e offre le più diverse alternative, l’importante è prepararle bene prima.

 

 

 

Azioni decentrate sulle strade

Anche lungo il percorso stradale sono possibili azioni decentrate, quali la costruzione di piramidi di cemento, ammasso di vecchie auto. I contadini con i loro trattori regolarmente bloccano parti del percorso stradale o altre importanti arterie. L’anno scorso un contadino portò sulla strada un intero gregge. Inoltre c’è la possibilità di scavare fossati lungo il percorso. Nel 2003 presso Quickborn, con il sabotaggio di un canale si riuscì ad allagare parte della strada. (…)

 

 

Preparazione necessaria

La forte risolutezza di cui c’è bisogno per colmare le lacune, per affrontare le difficoltà che si presentano, non nasce dall’improvviso coraggio degli eroi, delle eroine, ma, alcontrario, dalla buona preparazione, dall’addestramento dei gruppi di riferimento, che hanno affrontate le questioni pratiche. Nasce insomma dal fatto che noi nella testa abbiamo ben presente come superare le difficoltà.” Con questa coscienza l’anno scorso Widersetzen ha raggiunto presso Harlingen i binari con parecchie migliaia di persone.

Sul rapporto con la repressione

Anche quest’anno decine di migliaia di poliziotti verranno dislocati per dare sicurezza al trasporto Castor. L’intero Wendland verrà sottoposto per intere giornate allo stato d’assedio. Impianti di illuminazione rischiareranno campi agricoli immensi. Gli sbirri pattuglieranno con cani, cavalli, idranti, mezzi corazzati, ponti levatoi, elicotteri, intimidazioni e tutto ciò che costituisce l’arsenale di guerra della polizia, verrà mobilitato in Wendland con l’obiettivo di spezzare la resistenza. Le auto della popolazione sono continuamente perquisite (anche quando percorrono i sentieri). Spesso è persino impedito lo spostamento in direzione dei villaggi. Per affrontare i blocchi della polizia, spesso è d’aiuto la persistenza. In generale, va tenuto presente che la polizia diventa più aggressiva quanto più di avvicina il giorno dell’arrivo del trasporto Castor. (…)

E’ importante che nesuno vada in giro da solo su terreni poco visibili. E’ di grande pericolo essere attaccati dalla polizia quando ci si trova soli nel bosco, oltre a ciò si può rimanere feriti senza che nessuno sa quel che è accaduto. Sempre l’anno scorso, dopo il trasporto Castor, nel bosco è stata trovata una persona morta. Presumibilmente era diretta a compiere un’azione, si è ferita gravemente fino a morire, senza che nessuno sapesse dove fosse. Un tragico incidente che ribadisce la necessità di avere tutte e tutti, piccoli gruppi di riferimento, in cui le persone si prestino reciprocamente cura. Quantomeno nel giorno X! Nessuna, nessuno deve più restare sola, solo.

 

 

Per concludere

Il Wendland si trova di fronte ad un nuovo autunno caldo. Fino a quando nella RFT vengono prodotte scorie anche se soltanto da una sola centrale nucleare, un allentamento della resistenza non è all’orizzonte. Il Castor viene messo sulla strada, indubbiamente arriva, ma la questione è, quando e a quali costi? Rendere il più caro possibile Castor, in termini finanziari e politici, questo il grosso compito del prossimo novembre. In Wendland la popolazione è chiaramente felice quando vede ampliarsi i sostegni all’esterno – in Francia; ciò fa crescere i costi del trasporto Castor.

 

 

Gorleben novembre-dicembre 2011: la resistenza prende forza:

25mila manifestanti contro il trasporto Castor e lo stoccaggio finale – fuori dal nucleare adesso!

Il movimento anti-nucleare lotta con decisione contro il trasporto Castor, lo stoccaggio finale delle scorie a Gorleben e per l’uscita immediata dal nucleare. Sabato scorso, 26 novembre 2011, 25mila persone hanno manifestato e opposto resistenza a Dannenberg, nei boschi del Wendland e sedendosi,incatenandosi …lungo la rotaia. In questo modo il trasporto Castor, che aveva già subìto in Francia notevoli rallentamenti, quest’anno ha viaggiato più lentamente che in passato: per compiere il percorso da La Hague a Gorleben ha impiegato 125 ore, oltre 5 giorni.

 

 

Saluti dal Wendland: la nostra resistenza non conosce confini!

25 novembre 2011

Oggi attorno alle 10 del mattino il trasporto-Castor ha attraversato il confine dalla Francias in Germania. Noi vi ringraziamo per il vostro grosso e forte impegno! E’ un segno della solidarietà senza confine il fatto che voi ostacolate il trasporto delle scorie nucleari, sebbene sia chiaro che questo carico pericoloso deve arrivare il più presto possibile in Germania. La nostra resistenza non conosce confini!

Noi saremmo felici se tante, tanti di voi manifestassero assieme a noi anche qui in Wendland. Per lo spegnimento di tutti gli impianti nucleari – in tutto il mondo.

La rinascita del movimento anti-nucleare francese ci incoraggia tanto. Siamo innanzitutto felici oer la riuscita delle azioni precedenti la partenza del treno-Castor da La Hague. Condanniamo gli interventi della polizia.

Vi auguriamo di mettere in piedi l’anno prossimo, in cui cadono le elezioni presidenziali, un’ampia mobilitazione contro l’energia nucleare. Vi daremo sostegno con tutte le nostre forze.

Attiviste, attivisti della Libera Repubblica di Wendland, 25 novembre 2011

fonte: http://www.contratom.de/2011/11/25/gruswort-aus-dem-wendland-unser-widerstand-kennt-keine-grenzen/

 

 

 

Un saluto a Franziska ancora in carcere

2 dicembre 2011

 

Sabato 8 novembre 2008, tre anni fa, a Woerth [località dell’Alsazia immediatamente confinante con il Land Renania-Palatinato (RFT)] tre attivisti del movimento anti-nucleare si incatenarono ad un blocco di cemento sulla rotaia in cui doveva passare il trasporto-Castor. La corsa del treno rimase bloccata per 12 ore, tanto impiegò la polizia a rimuovere il blocco. Tre anni dopo una di loro è stata messa in galera.

In relazione a quell’azione le persone allora incatenatesi sono state accusate di danneggiamento di cose pubbliche, di grave intromissione nel traffico ferroviario e di coartazione (nel senso di violenza). Dopo la conclusione delle indagini la procura federale chiese l’arresto e la carcerazione soltanto rispetto alla “violenza”, per l’interruzione del traffico chiese una pena pecuniaria individuale di 800 euro. Il 6 ottobre 2010 si è svolto il processo contro tutte e tre le persone accusate, assieme ad altre quattro persone imputate di “concorso” con loro. Giudice e procura federale in aula furono d’accordo ad archiviare il processo contro quattro delle persone accusate che non si erano opposte al pagamento della multa. Una quinta persona prima della scadenza definitiva ha deciso di pagare.

Così solo Franziska, quando il 14 ottobre 2011 la condanna è divenuta definitiva, è stata portata in carcere, nel giudiziario di Francoforme sul Meno, dove dovrà restare per 80 giorni.

Sabato 26 novembre 2011 Franziska dal carcere è intervenuta direttamente nel corso della manifestazione “Castor Stopp – Gorleben soll leben” (Fermiamo Castor – Gorleben deve vivere), ascoltata dal oltre 20mila manifestanti.

fonte: http://www.contratom.de/2011/12/02/ein-gruswort-aus-dem-gefangnis/

 

 

 

Sulla contemporanea mobilitazione in Francia, a La Hague

23 novembre 2011,comunicato del collettivo Arrêt d’urgence nucléaire (Fermare subito il nucleare)

Oggi, mercoledì 23 novembre, all’inizio della sera, nella regione di Rouen sono stati bloccati dei treni azionando il sgnale di fermata immediata disposto lungo i binari. In un clima di violenta repressione poliziesca (1), abbiamo così contribuito a rallentare il 15° treno-Castor che trasportava scorie nucleari con destinazione Gorleben (Germania).

Ogni giorno, sulla strada come sulla ferrovia circolano in Francia fra i diversi insediamenti nucleari dei contenitori radioattivi che inquinano i territori.

Le scorie sono il simbolo dell’incapacità di gestire in maniera duratura e certa le conseguenze del grande delirio nucleare. I trasporti organizzati dai gestori del nucleare sono il loro modo di creare dei diversivi. Spostare le scorie per creare l’illusione di sapere cosa farne, “ritrattarle” per “riciclarle” a fini militari, sotterrarle per camuffare, e soprattutto, ricomporre il tutto di fronte all’impossibilità di gestire l’ingestibile.

Non potevamo rimanere fermi e tacere davanti a questo andazzo imposto a colpi di manganello e di minacce repressive.

Rallentando il treno-Castor vogliamo fare in modo che ogni minuto perso aiuti a sollevare il velo su quel che l’industria nucleare desidera nascondere a tutti i costi: le sue scorie, il pericolo che ci fa subire tutti i giorni con le sue centrali, la sua essenza profondamente centralizzata e totalitaria… Vogliamo che si parli dell’orrore quotidiano che costituisce il sistema nucleare. Vogliamo far tacere la propaganda della nuclearcrazia, la quale incessantemente nega il pericolo del gigantesco macchinario, da Cernobyl a Fukushima, dalle miniere di uranio in Niger fino alla fabbrica di plutonio a La Hague. Vogliamo fare di questo traffico un inferno per tutte le persone che collaborano a questo mondo mortifero. Ci saremo sempre, che questi treni esportino la morte a Gorleben o altrove.

Oggi non siamo in poch* ad agire, domani saremo ancor più numerosi. Non vogliamo ingannare, non rivendichiamo il blocco del trasporto delle scorie nucleari, rivendichiamo piuttosto l’arresto immediato del nucleare e del mondo che esso genera.

Arrêt d’urgence nucléaire

  1. Elicotteri, gas lacrimogeni, granate assordanti, proiettili di gomma, maganelli

fonte: http://valognesstopcastor.noblogs.org/756

Dopo il campo a Valognes (Normandia)

comunicato del “Collectif Valognes stop castor”, postato il 2 dicembre 2011

 

A Valognes il 23 novembre scorso è stata l’arroganza della lobby nucleare, stavolta, che ha dovuto indietreggiare, mentre, invece, è stato vinto almeno in parte il sentimento di impotenza che da anni era presente in coloro che la combattono. AREVA (multinazionale francese attiva nel campo dell’energia, specialmente quella nucleare; lo stato francese possiede più del 90% del suo capitale azionario…) la settimana scorsa si è permessa di esporre ai giornalisti quanto fosse stato facile ritirare il paragrafo sul MOX (Mixed oxide fuel, è una miscela di uranio naturale e plutonio) dall’accordo PS-EELV (partito socialista e i Verdi di Europa Ecologia); in tal modo ha contribuito a svelare a tutta la popolazione chi, in questa materia, sia il padrone.

A Valognes stato, AREVA hanno offerto l’immagine del più completo smarrimento: nella precipitazione accelerano la partenza del treno-Castor, circondano con la polizia il centro della cittadina, chiudono asili e scuole, poi denunciano le persone manifestanti come coloro che “hanno disturbato il funzionamento di un’intera regione”. Tutto questo perché 500 persone, provenienti da tutta la Francia si erano date appuntamento a Valognes per bloccare un treno e realizzare il desiderio comune di mettere fine prendersi gioco della loro vita con il nucleare.

Raramente la vera efficacia dell’azione collettiva risiede negli effetti immediatamente percettibili. Che noi per ben tre volte siamo riusciti a portarci in massa sulla ferrovia, a sollevare i binari e a togliere la ghiaia su oltre dieci metri, ritardando così di parecchie ore (circa 5) la partenza del treno, malgrado l’enormità della dislocazione poliziesca, non è certamente un risultato trascurabile. Noi diamo tuttavia maggiore importanza al modo in cui siamo giunti a quel risultato, all’intelligenza collettiva che è necessario acquisire per riuscire, con una marcia notturna nei campi, ad aggirare le forze avverse e trovare il punto e il momento in cui compiere l’azione ideata. Non dimenticheremo presto il levarsi del sole su una nebbia carica di gas lacrimogeni, come ci ricorderemo per lungo tempo delle e degli abitanti di Flottemanville che spontaneamente ci hanno offerto del caffè e incoraggiato; non ci dimenticheremo dei sindaci che hanno aperto i loro comuni per curare i feriti, per offrirci rifugio. Di certo non dimenticheremo presto le pallottole del gas CS piovute indistintamente sull’intero villaggio, sulle case, sui pollai, che testimoniano molto bene il rispetto che la polizia ha della popolazione. Chi, fra l’altro, ha detto che la popolazione di Cotentin fosse uniformemente favorevole al nucleare che le dà da vivere? In quelle giornate abbiamo invece incrociato in quei luoghi parecchio sostegno attivo da parte della popolazione, delle famiglie che sin dall’inizio sono venute al nostro campo a dividere con noi il pasto.

Piuttosto che abbassare il numero delle persone manifestanti e definirle “casseurs” (teppisti), di essere felici che il treno sia alla fine partito, AREVA e la prefettura farebbero bene ad inquietarsi della determinazione di coloro che hanno agito, della solidarietà espressa nei loro confronti, sia in Francia che in Germania. Quanti decenni sono passati, poste le necessarie proporzioni, dall’ultima grande battaglia in Francia contro la piovra atomica? Bisogna essere in agonia per accusare una manifestante di 65 anni di furto di una lattina di soda da un camion che consegnava il pasto alla polizia, negando allo stesso tempo di fronte ai giornalisti le manganellate quando da ore erano in circolazione ovunque le foto delle persone manifestanti pestate?

L’attenzione nazionale delle ultime settimane attorno al nucleare non lascia dubbi rispetto a quel che i governi compiranno per tentare di uscire dal vicolo cieco. A riguardo, noi non possiamo contare che sulle nostre forze. Valognes ha rafforzato la nostra causa su questo: tanto nell’organizzazione del campo che dell’azione, per quel che riguarda il modo di prendere le decisioni o di esprimere le nostre idee, non dobbiamo aspettare nessuno. Abbiamo fatto quel che potevamo nella misura dei nostri mezzi, certamente limitati, ma non irrisori. E a dispetto delle manovre di AREVA, dell’SNCF (Société nationale des chemins de fer français, Società nazionale delle ferrovie francesi) dei loro complici, siamo riusciti a fare ciò che ci eravamo proposti di fare. La cosa non è così semplice. Inoltre, sappiamo che Valognes non è stato il solo blocco del CASTOR in Francia; ed anche se AREVA e SNCF tentano di tacere il logoramento di cui sono state oggetto, noi siamo onnipresenti e irriducibili. Ne sono prova i ritardi di CASTOR conseguenti al blocco della ferrovia nella Mancia del sud e a causa dell’impiego dei segnali d’allarme nella regione di Rouen.

Non abbiamo mai considerato Valognes come un gesto eclatante, ma piuttosto come un nuovo inizio, un apporto di vigore, un contributo a tutto quel che in Francia vuole affrancarsi dalla fatalità nucleare. Sappiamo che il cammino sarà lungo e aspro. Nello stesso tempo in cui abbiamo bisogno di sradicare la produzione elettrica centralizzata e di ritrovare nel nostro modo di vivere, ciò che concerne l’energia di cui abbisognamo, è necessario ostacolare con tutti i mezzi i flussi di uranio e di scorie che tessono il funzionamento regolare, accuratamente occultato, dell’industria dell’atomo al pari delsuo anello debole. Dobbiamo impedire la costruzione dell’EPR (European Pressurized Water Reactor, reattore nucleare) di Flamanville e lo smantellamento delle linee THT che devono rimanere se non vogliamo sottostare al ricatto nucleare ormai quarantennale. C’è da organizzare uno sganciamento tecnico e politico nei confronti della normalità nuclearizzata. AREVA giudica “inaccettabili” i nostri metodi; noi giudichiamo che l’esistenza stessa di AREVA, in ogni suo dettaglio, è inaccettabile. I miliardi investiti nella cura della sua immagine, nella trasformazione di COGEMA in AREVA, non hanno cambiato niente. E’ necessario che la produzione di energia fondata sull’atomo divenga visibilmente ovunque il problema che essenzialmente è. Contate su quelle e quelli di Valognes per lavorare su questo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Catastrofe di Fukushima: la gestione sociale dei contaminati.

Si stima che il 75% delle scuole della prefettura di Fukushima abbia un livello di radioattività tale da superare la soglia di 1 millisiviert all’anno, la dose finora considerata sicura per la generalità della popolazione civile. Così, per non chiudere le scuole, la soglia tollerabile per i bambini è stata innalzata d’ufficio a 20 millisiviert.
Il consiglio per l’istruzione della prefettura di Fukushima ha distribuito monitor-detector per le radiazioni alle scuole ed agli asili. I detector sono già stati consegnati a 55 strutture educative che vanno dalle scuole materne alle scuole superiori. Alcune scuole elementari e medie della prefettura sono state invitate a limitare le attività all’aperto degli studenti per evitare la possibile esposizione a radiazioni provenienti dalla centrale nucleare Fukushima Daiichi. Diversi insegnanti delle scuole elementari stanno tenendo in registro quotidiano delle radiazioni per avvertire i genitori e tenerli tranquilli Il consiglio per l’istruzione della prefettura raccoglie ogni settimana i dati relativi alle radiazioni provenienti da scuole ed asili e riferisce i risultati al ministero dell’istruzione.

Dal Guardian i genitori di Fukushima protestano per l’innalzamento dei limiti di radioattività cui possono essere esposti i bambini

Ciò che accade in Giappone è una dimostrazione del fatto che la società atomica è la società della menzogna, del negazionismo, del controllo sociale più barbaro. E’ una dimostrazione del fatto che la società atomica è fatta a misura del profitto di un pugno di colossi industriali, energetici, militari.
Gli stessi criminali che hanno provocato questa catastrofe continuano ad avere il potere nella gestione e nelle scelte per tentare di fermare la catastrofe. Ma operano in primis per salvaguardare il loro potere e il loro affare: NON EVACUANO la popolazione e continuano a fare scellerate scelte che ci avvicinano sempre più alla “catastrofe planetaria”: è indicativo il riversamento nell’oceano pacifico di migliaia tonnellate di acqua radioattiva!
Non evacuano la popolazione per non dare visibilità alla catastrofe ambientale che stanno provocando. Minimizzano quanto sta accadendo dicendo di avere tutto sotto controllo. La gestione sociale dei contaminati è ad uso e consumo dello stato, delle lobby nucleari, delle lobby farmaceutiche, delle lobby agricole che riescono a produrre cibi in terreni sterili, degli eserciti, ecc

La zona attorno alla centrale è un ammasso informe di macerie, fango, cadaveri: una montagna radioattiva che nessuno sa che fine farà. La zona evacuata di 20Km rimarrà inabitabile per oltre 20 anni (secondo le prime stime), oltre i 20Km dalla centrale vivono moltissime persone che non vengono evacuate. Chi abita nella zona compresa tra i 20 e i 30 Km dalla centrale non può uscire di casa, deve vivere con porte e finestre sbarrate per proteggersi dalle radiazioni. La contaminazione del cibo e dell’acqua è gravissima: frutta, verdura, latte hanno livelli di radioattività tali per cui il consumo è pericolosissimo. Anche l’acqua corrente di Tokyo è contaminata.

Il governo nipponico, si ostina a minimizzare ripetendo che le quantità rinvenute sono ben lontane dal rappresentare un pericolo per la salute ed ha bloccato la distribuzione di latte e di due tipi di verdure prodotte in 4 prefetture limitrofe all’impianto, come «misura precauzionale».
La realtà è che l’emissione di materiale radioattivo nell’aria è continua e hanno riversato migliaia di tonnellate di acqua radioattiva nell’oceano pacifico.

Secondo l’ultimo rapporto presentato dalla Tepco ci sono circa 70mila tonnellate di acqua stagnante con un alto livello di radioattività nelle unità 1, 2 e 3. Fumo bianco continua a fuoriuscire dalle unità 2 e 3 mentre la situazione è stazionaria nell’unità 4. Al momento viene ancora iniettato gas di azoto per ridurre la possibilità di una fusione.

Oggi sappiamo che nel reattore n° 1 il 55% delle sue barre di combustibile sono fuse essendo rimaste all’asciutto. Stessa sorte per il 35% del combustibile del reattore 2 e per il 30% del numero 3 (Fonte: World Nuclear News 6 maggio 2011).

Dopo due mesi ancora si lavora con sistemi di raffreddamento di emergenza, La Tepco ha annunciato una nuova, consistente perdita di acqua radioattiva dal reattore n. 1 della centrale di Fukushima, il governo ha deciso di abbattere tutti capi di bestiame presenti entro il raggio di venti chilometri dall’impianto nucleare, il governo ha alzato i limiti di radioattività considerati sicuri per i lavoratori da 100 a 250 millisiviert all’anno e adesso anche per i bambini nelle scuole della prefettura di Fukushima da 1 millisiviert a 20 millisiviert all’anno. Sono morti 3 lavoratori della disastrata centrale per “cause sconosciute”.

Sono passati due mesi, la situazione è drammatica, non è ancora il momento di dimenticare Fukushima! Perchè milioni di giapponesi subiscono tutto ciò senza ribellarsi? L’unica cosa che il governo, la Tepco e i loro codazzi di assassini hanno sotto controllo sono i lavoratori e la popolazione contaminata!
Battiamoci contro il nucleare e il mondo che lo produce, perchè la società atomica è questa!

Apertura del canale YouTube dell’Assemblea Permanente Anti-Nucleare – Emilia Romagna

Il 26 aprile del 1986 a Chernobyl, in Ucraina, nell’ex URSS, esplose uno dei reattori della centrale nucleare a seguito di uno “stress test non riuscito”.

Ciò che ne conseguì fu una delle più immani tragedie della Storia, probabilmente la più grave avvenuta a seguito di un incidente ad una centrale elettronucleare.

La contaminazione del suolo, dell’aria e dell’acqua provocata dalle polveri radioattive, ha trasformato un’area del territorio al confine tra Ucraina, Bielorussia e Russia grande due volte l’Irlanda, in una delle zone più inquinate del mondo. La nuvola dei vapori proiettati in aria si è propagata pressoché su tutta Europa, avvelenando tutto ciò che entrato in contatto con essa.

La percentuale dei decessi e dei malati provocati da quella catastrofe è enorme. La contaminazione maggiore, che sta minando il patrimonio genetico delle popolazioni più direttamente interessate, causa malformazioni e malanni che si registrano oggi e che si protrarranno per centinaia di anni.

Allora il regime sovietico tentò di insabbiare l’incidente e poi di minimizzarne le conseguenze. Le stesse menzogne che udiamo oggigiorno per bocca dei rappresentanti del governo giapponese. I lobbisti e i governi interessati allo sviluppo di questa follia velenifica non hanno interesse a far trapelare ciò che davvero significa avere al proprio fianco uno di questi mostri baluginanti e terribili.

Allora come adesso i negazionisti celano la verità su questa immane catastrofe, così come i nazifascisti hanno tentato di occultare la mostruosità dell’olocausto. Ogni regime cela un suo proprio corollario di scheletri negli armadî, opportunamente occultati.

L’evidenza di Chernobyl e di tutto l’abominio nucleare si protrarrà per centinaia di anni, condannando tutte le generazioni a venire a fare i conti con le scorie e i disastri generati oggi.

A Caorso lampeggiano i resti della “punta di diamante” dell’industria di morte creata nella Prima Repubblica, e apparentemente seppellita dal referendum abrogativo del 1987. In verità Caorso lavora a basso regime. E l’attuale governo ha, infischiandosene della volontà popolare, preconizzato il rilancio del nucleare italiano. Lo Stato italiano senza appellarsi a nessun altro se non alle proprie gerarchie e a tutti coloro che da questa stortura, tra tutte la più evidente, avranno da guadagnarci, ha deciso di rigettarci in questo incubo.

A Caorso il 23 aprile, a distanza di 25 anni, per commemorare le vittime di Chernobyl, si svolgerà un corteo per protestare e per opporci all’abiezione totale di questo progetto. Sfileremo per manifestare il nostro sdegno e il nostro rifiuto e per urlare che non accetteremo questa follia: né a Caorso, né altrove!

Per ulteriori informazioni:

Assemblea Permanente Anti-Nucleare – Emilia Romagna  -  nonukeer@gmail.com

www.autistici.org/controilnucleare

È disponibile il video in HD a chi chiunque ne faccia richiesta a nonukeer@gmail.com

Dati e materiali informativi tratti anche dai siti www.progettohumus.it e www.greenpeace.org/italy/it/

Si ringraziano tutti coloro i quali, a titolo personale o associativo aderiranno a questa e alle ulteriori iniziative contro il nucleare che seguiranno.

http://www.youtube.com/view_play_list?p=CE3A20617E9DDF3D

Da Chernobyl a Caorso

Il 26 aprile del 1986 a Chernobyl, in Ucraina, nell’ex URSS, esplose uno dei reattori della centrale nucleare a seguito di uno “stress test non riuscito”.
Ciò che ne conseguì fu una delle più immani tragedie della Storia, probabilmente la più grave avvenuta a seguito di un incidente ad una centrale elettronucleare.
La contaminazione del suolo, dell’aria e dell’acqua provocata dalle polveri radioattive, ha trasformato un’area del territorio al confine tra Ucraina, Bielorussia e Russia grande due volte l’Irlanda, in una delle zone più inquinate del mondo. La nuvola dei vapori proiettati in aria si è propagata pressoché su tutta Europa, avvelenando tutto ciò che entrato in contatto con essa.
La percentuale dei decessi e dei malati provocati da quella catastrofe è enorme. La contaminazione maggiore, che sta minando il patrimonio genetico delle popolazioni più direttamente interessate, causa malformazioni e malanni che si registrano oggi e che si protrarranno per centinaia di anni.
Allora il regime sovietico tentò di insabbiare l’incidente e poi di minimizzarne le conseguenze. Le stesse menzogne che udiamo oggigiorno per bocca dei rappresentanti del governo giapponese. I lobbisti e i governi interessati allo sviluppo di questa follia velenifica non hanno interesse a far trapelare ciò che davvero significa avere al proprio fianco uno di questi mostri baluginanti e terribili.
Allora come adesso i negazionisti celano la verità su questa immane catastrofe, così come i nazifascisti hanno tentato di occultare la mostruosità dell’olocausto. Ogni regime cela un suo proprio corollario di scheletri negli armadî, opportunamente occultati.
L’evidenza di Chernobyl e di tutto l’abominio nucleare si protrarrà per centinaia di anni, condannando tutte le generazioni a venire a fare i conti con le scorie e i disastri generati oggi.
A Caorso lampeggiano i resti della “punta di diamante” dell’industria di morte creata nella Prima Repubblica, e apparentemente seppellita dal referendum abrogativo del 1987. In verità Caorso lavora a basso regime. E l’attuale governo ha, infischiandosene della volontà popolare, preconizzato il rilancio del nucleare italiano. Lo Stato italiano senza appellarsi a nessun altro se non alle proprie gerarchie e a tutti coloro che da questa stortura, tra tutte la più evidente, avranno da guadagnarci, ha deciso di rigettarci in questo incubo.
A Caorso il 23 aprile, a distanza di 25 anni, per commemorare le vittime di Chernobyl, si svolgerà un corteo per protestare e per opporci all’abiezione totale di questo progetto. Sfileremo per manifestare il nostro sdegno e il nostro rifiuto e per urlare che non accetteremo questa follia: né a Caorso, né altrove!
Per ulteriori informazioni:
Assemblea Permanente Anti-Nucleare – Emilia Romagna
nonukeer@gmail.com

È disponibile il video in HD a chi chiunque ne faccia richiesta a nonukeer@gmail.com
Dati e materiali informativi tratti anche dai siti www.progettohumus.it e www.greenpeace.org/italy/it/
Si ringraziano tutti coloro i quali, a titolo personale o associativo aderiranno a questa e alle ulteriori iniziative contro il nucleare che seguiranno.

Boato ci scrive

A seguito della pubblicazione della notizia “Nel 2004 la sinistra voleva il nucleare” dove veniva riportato l’articolo di Libero del 18/03/2011 dal titolo “Pasticci atomici. Chi ora è per il no, nel 2004 diceva si.”, abbiamo ricevuto alcuni commenti ed in particolare la risposta di Marco Boato (deputato iscritto al gruppo “Misto-Verdi-Unione” della Camera dei Deputati nella XIV Legislatura), che potete leggere QUI.

Come espressamente richiesto da lui facciamo girare la sua email.

Come ci consiglia Boato abbiamo riguardato meglio l’esito delle votazione dell’infausto odg. Zama-Viale con il quale veniva richiesto di riaprire le centrali di Caorso e Trino nonché di avviare un nuovo programma nucleare in Italia.
Effettivamente in precedenza avevamo segnalato la votazione sbagliata, ovvero la n.27 anziché la n. 71. Però, contrariamente a quanto scritto da Boato, il risultato non cambia affatto. Infatti la votazione 71, relativa all’odg. presentato da Zama e Viale, vede favorevoli (alla riapertura di Caorso e Trino nonché a prendere in considerazione la convenienza di un programma nucleare in Italia) lo stesso Boato, Bindi, Franceschini, Vendola, Pisapia..e molta parte del centro-sinistra.
Forse Boato ha preso un abbaglio, forse ha pensato che il sito della Camera sia troppo complicato (ed in effetti lo è veramente molto!) per i più e che fosse quindi scoraggiante verificare bene…fatto sta che quella che lui ha chiamato bufala è la triste realtà.
Dal canto nostro non volevamo certo colpire lui ed il centro-sinistra per un qualche motivo particolare..il motivo che ci ha spinto a verificare la notizia di Libero ed a divulgarla è semplicemente dimostrare anche così che le persone devono rendersi conto che è responsabilità di ognuno combattere per le proprie idee.
Non crediamo nelle deleghe in bianco, crediamo nell’autorganizzazione e nella presa di coscienza del singolo.
Non ci interessa quindi continuare questa bagarre telematica, ci interessa fermare il nucleare e ci interessa che ogni persona la smetta di pensare che “esistono poteri buoni” (..per dirla alla De Andrè) e che finalmente lotti in prima persona per se stessa e per il futuro della Terra.

Assemblea Permanente Contro il Nucleare Una volta per tutte (Milano-Saronno)

Testo emendamento
(Link Originale dal testo della Camera dei Deputati)

Votazione Emendamento (vot.71)
Link Originale dal testo della Camera dei Deputati

Dansette