Newsletter del 5 Luglio
-Newsletter di controinformazione-
Attorno alla tematica del ritorno al nucleare in Italia si fa una quantità di chiacchere impressionante, ma le cose che succedono smentiscono spudoratamente tutta la propaganda trionfalista che partiti, governi, istituzioni, media, montano per convincerci che il nucleare è bello, sicuro, pulito, economico.
“Il nucleare creerà migliaia di posti lavoro” è uno dei tanti cavalli di battaglia che i cavalieri dell’atomo utilizzano per procurarsi un po’ di consenso e dissipare malumori e preoccupazioni che il nucleare inesorabilmente suscita.
Il nucleare francese è il modello a cui si ispirano Enel e governo Berlusconi, e sono proprio i lavoratori francesi impiegati in questo settore quelli che più subiscono gli effetti disastrosi di questa mortifera teconologia. Per 50 anni nessuno si è mai interessato a loro. Invisibili. Oggi le loro voci cominciano a farsi sentire e, smentendo le tante menzogne propagandate, rivelano il modo con cui è organizzato il lavoro all’interno di una centrale, rivelano come i subappalti garantiscono profitti e deresponsabilizzazione, rivelano gli enormi rischi per la salute a cui si sottopongono.
Sono circa 22 mila i lavoratori precari del nucleare francese pronti a intervenire per i lavori più rischiosi: manutenzione idraulica, meccanica, pulizia dei macchinari ad alto tasso di radioattività.
Yann, 25 anni, un “jumpers”, assunto con “contratti a termine” attraverso le agenzie interinali che come funghi proliferano nei villaggi delle zone vicine alle centrali e che forniscono manodopera a buon mercato ai colossi del settore come Areva (che detiene di fatto il monopolio della costruzione degli impianti) e EDF il gigante dell’energia che ora deve fare i conti con la concorrenza della privatizzata GDF-Suez.
Yann deve “tuffarsi” nel generatore di vapore che alimenta il reattore e che a intervalli regolari va revisionato. Un’operazione che deve durare non più di 120 secondi pena un sovrairradiamento che lo costringerebbe a restare in quarantena e a perdere quindi parte del suo salario.
La “dose” massima di irradiamento annuale consentito per legge è di 20 millesivert”, ma scopriamo che il concetto di “soglia” definisce il significato di dose massima ammissibile non come la dose al di sotto della quale non si corre nessun pericolo, ma come la dose di radiazioni per cui i rischi per la salute umana (tumori, leucemie, danni genetici) si ritengono compatibili coi benefici economici.
Il livello massimo di radiazioni ionizzanti fino al 2003 era fissato a 50 millesivert annuali per i lavoratori del nucleare e di 5 millesivert per la popolazione: una dose calcolata sulla base delle osservazioni degli effetti della bomba atomica osservati sugli abitanti di Hiroshima e Nagasaki. I rischi non gravano in modo uguale, ma c’è di più: questo livello in seguito è stato rivisto al ribasso su pressione degli organismi internazionali ma nel contempo è stato spalmato in maniera ancor più diseguale lungo la linea gerarchica interna.
La “dose” radioattiva “accettabile” per un pulitore di una ditta subappaltante è di fatto più elevata di quella di un tecnico specializzato di EDF. La “dose” radioattiva “accettabile” per i lavoratori è più elevata di quella della popolazione.
Pierre Lambert, scafandrista, ricorda il suo primo giorno di lavoro nella centrale di Chaux: “Mi hanno chiamato la sera prima dicendo di presentarmi in centrale per un intervento urgente. Assieme a un collega ci siamo trovati ai bordi di una splendida piscina color blu cobalto. Ci siamo immersi.
Quando siamo usciti dalla vasca di raffreddamento il sistema d’allarme ha suonato. Mi hanno detto che ero contaminato e che rischiavo una leucemia. Li per li non senti niente e speri di essertela cavata. Poi a poco a poco gli immunosoppressori attaccano i tuoi muscoli e ti ritrovi senza più la forza di reggerti in piedi. Sul volto compaiono delle ecchimosi, ti guardi allo specchio e assomigli a un mostro. Io ho citato EDF in giudizio. Mi hanno risposto che per gli incidenti sul lavoro in campo nucleare dopo 10 anni scatta la prescrizione” .
Dieci anni: il tempo di incubare la malattia e di occultare le cause che l’hanno provocata.
Il caso di Pierre non rientrerà nelle statistiche riguardanti gli incidenti sul lavoro nel settore del nucleare, perchè secondo la legge i salariati delle imprese subappaltanti di Areva e EDF non sono considerati lavoratori del nucleare. Sono esclusi dal conteggio. I dati esistenti riguardano soltanto il personale interno (i dipendenti di Areva o EDF) che, spiega Annie Thébaud-Mony, “sta ormai in cima alla scala gerarchica”
“Quando ho cominciato a fare questo lavoro – racconta Jean Marc Pirotton – il mio capo mi parlava di rischio zero. Le centrali venivano definite ultrasicure. Poi hanno lasciato perdere il rischio zero ed hanno cominciato a parlarmi di rischio calcolato”. Oggi la dottrina della radioprotezione che viene divulgata negli stages impartiti al personale si fonda sul principio ALARA, un acronimo derivato dall’inglese (as low as reasonably acceptable) che lascia margini “interpretativi” importanti.
I colossi industriali che pianificano lo sviluppo del settore del nucleare esercitano una forte pressione non solo sulle ditte che per accaparrarsi commesse tendono a tagliare i costi ma anche sui lavoratori. Chi non rispetta la regola del silenzio rischia grosso. E’ il caso di Serge Serre, tecnico EDF con 30 anni di esperienza alle spalle, che dopo aver denunciato alla direzione i tagli dei “lavoratori effettivi” nella centrale di Cruas e i conseguenti rischi per la sicurezza è stato licenziato in tronco. Trattato come un rompiballe, troppo zelante ed allarmista. Serge oggi ha perso il suo status e lavora a chiamata. E’ stato uno degli animatori del blocco della centrale che nel 2008 ha costretto la direzione al reintegro di alcune decine di persone licenziate a causa di un cambio di appalto.
Molti altri suoi colleghi pero’ hanno deciso di abbandonare questa lotta impari. “Ho preferito andarmene – racconta il radiologo Christian Ugolini – la gestione delle centrali oggi si basa esclusivamente sul ricatto e la paura” .
L’Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare indica un totale di 10786 incidenti “significativi” prodottisi nelle centrali francesi tra il 1986 e il 2006. Guasti e fuoriuscite di materiale radioattivo che contaminano i lavoratori, l’ambiente, le popolazioni e gli animali che vivono nelle vicinanze di una centrale nucleare.
Nel luglio del 2008 sul sito di Tricastin prima venne registrata una fuoriuscita di materiale radioattivo che si ando’ a riversare nelle acque del Rodano. Poi una panne alla condotta di uno dei reattori provoco’ la contaminazione di un centinaio di lavoratori. Ma l’incidente è stato presto dimenticato. EDF, AREVA e GDF-Suez avevano preoccupazioni più urgenti: stanno cercando di “piazzare” i reattori EPR di “nuova” generazione in paesi compiacenti (vedi Italia).
A chi ora continua a progettare“affari” citando il modello francese come luminoso esempio di sviluppo risponde Philippe Billard decontaminatore “contaminato”: “faremo la stesse fine di quelli dell’amianto. E non potremo chiedere il conto a nessuno perche le contromisure sono già state prese: hanno subappaltato tutto, rischi e responsabilità”.
L’Enel e il governo Berlusconi sono pronti a seguire la stessa strada… ma attenzione… STIAMO ARRIVANDO ANCHE NOI!
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