Riceviamo da un compagno anti-nucleare e pubblichiamo.
Nucleare. Il baro (di Stato) è sempre seduto al tavolo da poker nel vecchio saloon
E’ notizia recente.
C’è chi, a fronte di compensazioni il cui fine è di comprare il territorio e la vita altrui, resiste e chi, invece, non vede l’ora di intascarle.
Si chiamano ancora oggi “fondi Scanzano” e servono, mi scuso per la non troppo aulica semplificazione, per non avere troppe noie con i comuni sul cui territorio sono stoccate scorie nucleari o materiale fissile; per la verità anche qualche comune limitrofo qualcosa ha da intascare.
Non parliamo di spiccioli e questo, a mio modesto modo di vedere, aiuta a comprendere alcune dinamiche che ci hanno interessato anche quando ci sono stati i trasporti via ferrovia verso la Francia.
Al comune di Saluggia saranno versati, ad esempio, oltre 2 milioni di Euro, al comune di Trino oltre un milione di Euro, altri comuni limitrofi circa centomila Euro ciascuno, l’ente provincia di Vercelli (che della questione ha sempre preferito disinteressarsi) oltre 1 milione e seicentomila euro.
Questi fondi sono assegnati, ma sarà un caso ovviamente. Sogin, invece, la Società di Stato che, nonostante alcuni suoi massimi dirigenti siano stati indagati per corruzione (e qui ci sarebbe da scrivere delle pagine), attraverso una robusta campagna mediatica sta tentando di costruirsi un’immagine nuova e affidabile in funzione di alcuni obiettivi che, mi immagino, siano per lei prioritari:
- l’ampliamento (che in realtà è una nuova costruzione) dei depositi di stoccaggio siti nel comune di Saluggia; infatti, per il deposito D2 è chiesto il RADDOPPIO VOLUMETRICO della struttura. Si tratta per l’appunto, nella realtà delle cose, di aggiungere due nuove campate e non solo di recuperare un poco di spazio come dal punto di vista dell’informazione (scarsa) si vorrebbe far credere;
- la costruzione del deposito temporaneo a Trino in funzione dello smantellamento della Centrale Enrico Fermi;
- l’iter che dovrebbe portare alla costruzione del deposito unico nazionale delle scorie radioattive (che, già per come è progettato, è di per se una grossa fregatura visto che non è affatto idoneo per le scorie ad alta attività quali il plutonio o l’uranio 235).
Perché ostinarsi, tra l’altro, a smantellare ora la Centrale di Trino, creando un deposito adiacente contenente tutta la centrale smantellata se davvero si è prossimi al deposito unico nazionale?
Forse perché il primo che riesce a smantellare interamente una centrale nucleare (nocciolo attivo compreso) diventa padrone di una tecnologia che oggi non è ancora stata sperimentata e che permetterebbe di divenire primi attori nel mercato internazionale dello smantellamento, con prospettive di guadagno talmente elevate da essere difficilmente, realmente, quantificabili.
I rischi sono a carico dei trinesi (e di tutti noi) ma il soldo “compra” (per fortuna non tutti), si sa.
Il nucleare italiano è ben lontano dall’essere tema da oblio della memoria, anzi è più vivo che mai.
Stiamo attendendo ancora il ritorno in Italia delle scorie trattate in Inghilterra (potrà azzeccarci qualcosa la richiesta per il nuovo deposito a Saluggia?), dovranno prima o poi riprendere i trasferimenti verso la Francia anche per consentire lo smantellamento di Trino, e si avvicina già il tempo del rientro del materiale nucleare già trattato a Le Hague. Nel frattempo si hanno notizie (rubate) di trasporti su gomma di materiale fissile e radioattivo che interessano più regioni italiane. Destinazione il Centro Ricerche Casaccia di Roma? E con che scopo? Ovviamente non è dato sapere.
Alcune organizzazioni ambientaliste locali, che ben conoscono il quadro reale della situazione (a differenza degli altri), procedono con qualche riunione e qualche convegno pubblico che certo non sono di alcuno ostacolo ai progetti di Sogin, agli interessi del Governo e agli interessi di comuni i cui insignificanti bilanci sono stravolti dall’arrivo di milioni di Euro.
Sembra quasi che taluni siano per una protesta non troppo rumorosa; sembra quasi che, al di là delle posizioni mediatiche, si abbia paura di disturbare. Chissà…….
In fondo è già successo; c’era, infatti chi, tra gli oppositori al nucleare, era perfettamente a conoscenza di come e quando avrebbero avuto luogo i trasporti verso la Francia e ha fatto finto di niente (tranne poi organizzare qualche inutile rappresentazione mediatica).
A chi si preoccupava comunque di sostenere che i trasporti ferroviari di materiale nucleare erano il male minore, oggi si potrebbe chiedere conto delle balle che hanno raccontato e come giustificheranno gli ampliamenti chiesti da Sogin a Saluggia, la costruzione del deposito temporaneo a Trino e, non dimentichiamo, lo stallo in cui versa l’ex fabbrica nucleare di Bosco Marengo, dove, anche qui, un nuovo deposito temporaneo diventa “necessario”.
Ma, probabilmente sarebbe tempo perso, il soldo è soldo e tutto il resto (per i soliti noti) vale una conferenza stampa per propagandare se stessi.
Saluti
Fondi Scanzano: nel vercellese oltre 4 milioni di euro
La ripartizione fra Trino, Saluggia e i comuni limitrofi
Ammontano a 4 milioni 247mila 557,93 euro per l’impianto Eurex e il deposito Avogadro di Saluggia, e a 2 milioni 579mila 995,90 euro per la centrale “Enrico Fermi” i fondi Scanzano relativi al 2012. Vengono ripartiti fra Saluggia, Trino, Provincia di Vercelli e comuni limitrofi ai due centri sede degli impianti.
Ecco i dettagli: Saluggia riceve 2 milioni 123 mila 778,97 euro, mentre i comuni limitrofi ricevono 307mila 193,66 euro per Crescentino, 223mila 701,79 euro per Livorno Ferraris, 211mila 171,94 euro per Verolengo, 101mila 133,78 euro per Cigliano, 96mila 461,63 euro per Torrazza Piemonte, 77mila 333,13 euro per Rondissone, 44mila 885,98 euro per Lamporo. Per quanto riguarda la “Fermi”, Trino riceve 1 milione 289mila 997,95 euro, Fontanetto Po 117mila 349,77 euro, Morano sul Po 116mila 591,30 euro, Palazzolo 97mila 174,59 euro, Camino 85mila 994,81 euro, Costanzana 83mila 431,19 euro, Ronsecco 71mila 750,83 euro, Tricerro 65mila 410,06 euro, e Livorno Ferraris 7mila 296,44 euro.
La Provincia di Vercelli riceve 1 milione 061mila 897,07 euro per Eurex e Avogadro, e 644mila 998,98 euro per la Fermi. In totale, in Italia, vengono erogati 15milioni 169mila 308 euro di fondi Scanzano considerando tutti gli impianti italiani. A Trino e Saluggia sono da aggiungere Caorso, Latina, Garigliano, Itrec, Casaccia, Ispra, Bosco Marengo. I fondi Scanzano vengono così ripartiti per ciascun territorio: il 50 per cento in favore del comune sede del sito, il 25 per cento in favore della Provincia e il 25 per cento in favore dei comuni confinanti con quello in cui è ubicato il sito.
La Sesia, 17 marzo 2015
di Fabio Pellizzari