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Riceviamo e pubblichiamo:
18/7/2006
Egregio Dottor Pansa,
ho letto “Il sangue dei vinti”, libro nel quale Lei cerca di far credere una novità quanto era già noto a tutti, che cioè dopo la Liberazione, moltissimi fascisti furono assassinati, cui si aggiunsero vendette private ed omicidi che con la politica avevano poco o nulla a che fare.
Dico a ragion veduta “noto a tutti” perché in casa mia, che era piuttosto apolitica, si diceva che dopo la Liberazione era meglio non andare in certe strade al mattino presto perché c’era il morto e che la cosa fosse di pubblico dominio è chiaramente spiegato dal più bel racconto di Guareschi, “due mani benedette”: se lo rilegga e rifletta che se Guareschi pubblicò quel racconto nell’immediato dopoguerra e nessuno se ne meravigliò, fu perché tutti sapevano che quelle cose erano successe.
Per citare un libro, fra tanti, Bocca lo scrisse nel suo libro “l’Italia
partigiana” a pag 524: “la città più dura è Torino centinaia di fascisti uccisi, file di cadaveri sul Lungopò”.
In realtà pensando alla scia di ferocia e di sangue che i repubblichini lasciarono dietro di sé (Benedicta, Voltaggio, Masone, Passo Mezzano, Turchino, Barbagelata, Squazza, Castellaccio, Forte di San Martino, Calvari, Cichero, San Colombano Certenoli, Olivetta, Cravasco, Rossiglione, per citare solo i fatti più noti della provincia di Genova) ci sarebbe da meravigliarsi se non fosse successo qualcosa del genere (è un giudizio storico, non morale, perché la responsabilità è sempre individuale).
Entrando nei contenuti, mi sono soffermato in particolare su una parte che parla di Liguria:
Ho visto che “Livia” Le parla di Faloppa, Spiotta e Veneziani.
Anzitutto Spiotta (che si chiamava Vito e non Umberto, “Livia” o ha fatto confusione o non era ben documentata) e Veneziani furono condannati a morte al termine di un regolare processo (sono contro la pena di morte in maniera assoluta e non approvo) e quindi non rientrano nel quadro “giustizia sommaria” e Faloppa è riuscito a fuggire.
Secondariamente, ha chiesto a “Livia” chi erano i tre personaggi?
O “Livia” non lo sapeva, o Lei non glielo ha chiesto.
Essi appaiono in parecchi documenti della Resistenza, valga per tutti quanto scrive Brizzolari pubblicando l’archivio di Taviani (Un archivio della Resistenza in Liguria, Genova 1974) a pagina 102:.... “Faloppa, vice federale, denunciò Bigoni (il questore) a Mussolini perché non era abbastanza duro. Tuttavia figura di primo piano negli ambienti polizieschi genovesi restò sempre il commissario dott. Giusto Veneziani, capo della squadra politica della questura, di un fanatismo forsennato, servizievole strumento del tedesco ed accanito seviziatore: col tempo, però lo stesso Veneziani verrà superato dall’infernale figura di Vito Spiotta, che imperverserà soprattutto nel Chiavarese (era capo della Brigata nera)....”
Spiotta fu quello il 21 maggio 1944 fece fucilare sulla piazza di
Borzonasca il primo caduto della Resistenza Genovese (Raimondo Saverino “Severino”) e gli negò l’assistenza religiosa urlandogli “un cane come te non ha bisogno del prete per andare all’inferno”; il 27 maggio poi Spiotta fece saccheggiare ed incendiare Cichero, “il covo dei ribelli”; nel verbale della seduta del CLN per la liguria del 9 ottobre 1944 si legge:
“il delegato del PS segnala l’intollerabile condizione prodottasi a
Chiavari in conseguenza delle atrocità perpetratevi da Vito Spiotta; si calcola che egli faccia uccidere da 5 a 9 persone alla settimana (forse a questo si riferiva “Livia” quando Le disse che era “uno che non andava per il sottile”) e che le vittime ammontino a circa un centinaio”.
Nella seduta del 29 marzo 1945 il CLN della Liguria deliberò:
”.... di proclamare criminali di guerra e di darne immediata notizia agli alleati: Vito Spiotta e Livio Falloppa per il cinico sadismo dimostrato nella persecuzioni contro i patrioti sia nella zona di Chiavari sia in quella di Genova. Il nome del dottor Veneziani viene pure segnalato quale zelante esecutore degli ordini delle SS persecutore degli antinazifascisti.” Il comitato deliberò pure di inviare una lettera a Veneziani, al suo aiutante Buccelli ed a Falloppa, di cui ecco i testi datati 5 aprile: – a Veneziani: “il Comitato di Liberazione Nazionale ha più volte preso in esame il vostro caso, veramente singolare ed eccezionale…...vi ricorda, ancora una volta, che il vostro operato sarà giudcato dai tribunali del popolo.” – a Buccelli : Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria ha
preso in esame il vostro caso e lo zelo che voi esplicate alle dipendenze del famigerato psicopatico Veneziani. Vi rendiamo noto che si sta archiviando la documentazione delle vostre attività le quali verranno presto giudicate dal Tribunale del popolo. – a Falloppa: “Al Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria
continuano a pervenire informazioni e documenti sull’attività criminosa svolta da elementi da voi dipendenti, a danno della popolazione e, particolarmente, dei patrioti.
......Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria vi notifica che il Tribunale del Popolo giudicherà la vostra diretta responsabilità in tali atti criminosi e fin d’ora ne va archiviando la inoppugnabile documentazione”.
Perché “Livia” non Le ha parlato di chi erano i tre personaggi e quindi “il famigerato psicopatico Veneziani” nel Suo libro è diventato “uno che inflisse colpi duri ai GAP comunisti”, probabilmente con efferate torture come fece con Giacomo Buranello il 2 marzo 1944 (“viene condotto in questura e affidato all’ufficio politico del dott. Veneziani. I servi dello straniero, che lo interrogano, sfogheranno su di lui loro più sadici istinti e le torture causeranno sofferenze inaudite. Esasperati dal silenzio del comandante i traditori tormenteranno con il fuoco le parti
più sensibili del corpo, ma Giacomo, insanguinato con il volto tumefatto e la pelle annerita dalle percosse e dalla tortura del fuoco, resisterà impavido”, Brizzolari cit. pag. 110) e chissà quanti altri?
Certo che se la qualità del resto del Suo libro è come questo capitolo della parte terza c’è proprio da stare freschi, come diciamo a Genova.
In effetti, mi pare che Lei con questo libro abbia assunto, nei confronti dei fascisti. che, non dimentichiamolo, ci sono ancora, sono persuasi di aver avuto ragione e ci vogliono riprovare, lo stesso ruolo che gli indipendenti di sinistra ebbero nei confronti del PCI.
Ed invece non va dimenticato che i repubblichini erano, a tutti gli
effetti, traditori della Patria e servi del tedesco invasore; se vuole Le posso inviare la dimostrazione storica (che parte dal 25 luglio) e non possono, in alcun modo, essere messi sullo stesso piano di chi lottò per l’onore e la libertà della Patria (anche se parte di questi avevano anche altri fini che però non si concretizzarono).
Questa lettera è inviata anche ad un certo numero di miei amici, ai quali, naturalmente se Lei è d’accordo, invierò anche copia della Sua eventuale risposta.
Cordiali saluti.
Piero Stagno
Genova