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pubblicato il 24.10.06
Rieti: il sindaco intitola una via ad un gerarca fascista
·

Da Repubblica

Via comunale intitolata ad Alessandro Pavolini. E i comunisti insorgono
Mozione urgente al consiglio regionale del Lazio per bloccare l’iniziativa

Una strada al gerarca fascista
Bufera sul sindaco di Rieti

Anche i Ds si schierano contro. La difesa di An: “Era un intellettuale”

RIETI – Il Comune di Rieti dedica una strada al gerarca fascista Alessandro Pavolini e scoppia la polemica. Con il Pdci che parte all’attacco presentando una mozione urgente al Consiglio regionale del Lazio per bloccare l’iniziativa. E i Ds pronti a dare battaglia.

Secondo il sindaco di Rieti, Giuseppe Emili, Pavolini è stato “comandante delle Brigate nere, capo del Minculpop, segretario del partito fascista di Salò, ma soprattutto intellettuale”. Da qui la decisione di intitolargli una via.

Scelta che scatena la protesta del Pdci: “Una strada, nel Comune di Rieti dedicata ad Alessandro Pavolini – spiega il capogruppo dei Comunisti italiani alla Pisana, Maria Antonietta Grosso – è un’offesa alla nostra democrazia, alla sua Costituzione, alle migliaia di vittime innocenti che subirono la barbarie nazifascista, a tutti coloro che diedero la vita per una società libera”.

Ecco perchè, aggiunge sempre Grosso, è un atto dovuto presentare una mozione urgente al consiglio regionale del Lazio al fine di evitare “che uno dei più grandi organizzatori dell’inganno di un popolo, un guerrafondaio, un uomo ammirato da Hitler, che a sua volta ammirava, il responsabile di tragedie inaudite che costarono la vita anche ai propri camerati, il numero due di un regime che ha riempito un ventennio di storia col sangue di tanti sinceri democratici, sia ricordato come ‘uomo di cultura’ e come persona con profondi legami con un territorio che ha visto gli eccidi nazi-fascisti di Leonessa, di Poggio Bustone, delle fosse reatine”.

Il segretario regionale dei Comunisti Italiani Mario Michelangeli sottolinea poi che non si deve “valorizzare chi ha fatto del fanatismo e della menzogna, della guerra di sterminio e della ferocia la propria bandiera, sintetizzando l’agire di Alessandro Pavolini. Dedicare una strada ad un oscuro personaggio come Pavolini non è neppure mero revisionismo storico, al quale ci vorrebbero abituare, ma una vera e propria aberrazione, una spudorata buffonata”.

Enzo Foschi, consigliere Ds-Ulivo alla regione Lazio, dichiara in una nota il suo appoggio alla mozione del Pdci: “Non è assolutamente pensabile che si possa calpestare la memoria di persone che hanno sacrificato la propria vita per la nostra libertà, intitolando una via di Rieti a una persona che fece del fascismo e della sua barbarie la sua vita”.

Prende invece le difese del Comune Antonio Cicchetti, capogruppo regionale di An: ”È giusto che la toponomastica rispetti e rispecchi la storia d’Italia, non una fazione ideologicamente armata di italiani di oggi. Non deve destare, pertanto, meraviglia che anche Alessandro Pavolini, intellettuale, operatore di cultura, ministro, caduto per le sue idee, abbia una sua strada”.

Critiche alla decisione rietina vengono anche dall’assessore alla cultura della Provincia di Roma Vincenzo Vita convinto che sia “totalmente inopportuno riabilitare implicitamente, con l’intitolazione di una via, il fascismo e la repubblica di Salò”. Riguardo poi la levatura intellettuale di Pavolini, Vita non vuole pronunciarsi ma, “senza comunque voler offendere nessuno”, dichiara che “se si volesse intitolare una via a tutti gli intellettuali avremmo bisogno non di una, ma di più Italie’”.

(23 ottobre 2006)


riceviamo e pubblichiamo:

23/10/2006

Cari amici,

ho letto oggi sul Corriere della Sera che a Rieti la giunta all’unanimità ha deliberato di intitolare una via ad Alessandro Pavolini.

Pavolini, di famiglia alto borghese ed intellettuale, si era accostato al fascismo immediatamente dopo la marcia su Roma, fu federale di Firenze ed in tal veste promosse il maggio musicale fiorentino (e fin qui siamo nella normalità, anche Bottai era un intellettuale); poi divenne ministro della cultura popolare (il Minculpop, quello che stabiliva cosa i giornali potevano scrivere e non scrivere). Progressivamente il germe del futurismo gli fece assorbire la mistica della guerra e del sangue, sicché aderì alla repubblica di Salò e partecipò al congresso di Verona (novembre 1943) che fondò il Partito Fascista Repubblicano; durante il Congresso
arrivò la notizia che a Ferrara era stato ucciso il federale fascista,
sicché molti congressisti partirono da Verona, andarono a Ferrara, presero 11 cittadini (forse antifascisti) e li uccisero; divenne fondatore e capo della Brigata Nera, cioè di una banda di feroci assassini (per intenderci quelli che si mettevano le divise tedesche per andare a fucilare i partigiani, quelli di Spiotta, di cui a mia lettera recente); non inoltrò la domanda di grazia di Ciano (di cui era amico) e degli altri condannati, diventando così corresponsabile della morte dei Caduti di Verona.
I fascisti di Rieti non hanno inteso onorare l’intellettuale, ma il capo
delle Brigate nere; speriamo che il Prefetto impedisca questo oltraggio alla nostra Patria.

Come vi dico da tempo, i fascisti sono convinti di aver avuto ragione e ci vogliono riprovare.

Una domanda: l’UDC come ha votato in giunta?

Un caro saluto.

Piero Stagno

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