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Da Il Manifesto
di domenica 12 novembre 2006 – pagina 11
A Roma il sabato fascista di Forza Nuova
Cinquecento in corteo con Fiore, croci celtiche e «sieg heil» nel quartiere Prati, all’ora dello shopping. Slogan di Terza posizione e messaggi al centrodestra e alla base leghista. Sfida a distanza con la Fiamma Tricolore che si raduna in piazza Venezia per il «mutuo sociale»
Alessandro Mantovani
Roma
Cosa è permesso e cosa no si capisce dopo cento metri, quando il corteo di Forza nuova ha appena lasciato piazza Mazzini e Un camerata sui trent’anni si mette a gridare: «Duce, duce». «Portatelo in fondo», ordina un giovanotto. E un altro esegue. Gli inni al duce no, almeno non in testa al corteo. Lì hanno preferito far sfilare le facce più pulite, comprese le poche ragazze, in rappresentanza della sezione di via Nisco all’Appio Latino, colpita giorni fa da un attentato dinamitardo notturno. Dal camion quelli delle prime file li vorrebbero più tonanti e marziali: «Non ci siamo – protesta il direttore d’orchestra – Dai riproviamo: contro il sistema la gioventù si scaglia…». Poi si innervosisce: «Luca da’ un calcio in culo a Ciccio che non canta». Luca redarguisce Ciccio e tutti cantano.
Erano cinquecento, settecento secondo il segretario forzanovista Roberto Fiore, i partecipanti al corteo che ha attraversato il quartiere Prati, zona di tradizionale radicamento dell’estrema destra: una manifestazione contro le sinistre e il governo Prodi. E’ stato un allegro rifiorire di slogan di Terza posizione lanciati senza remore dal camion sotto l’occhio vigile e paterno di Fiore, che di Tp fu fondatore e dirigente prima della fuga a Londra: «Europa nazione – rivoluzione», scandivano i forzanovisti, «Né fronte rosso né reazione, Forza nuova per la terza posizione». Saluti romani e tripudio di bandiere con la croce celtica. «Dell’antifascismo ce ne freghiamo, per l’Italia noi marciamo», cantava convinta anche una signora di mezza età, che non si mescolava al corteo ma ne seguiva lo spezzone di testa, trascinandosi dietro il marito apparentemente più titubante. Alla fine dell’inno di Mameli scattava il lugubre «sieg heil». Fiore però insiste a voler dare al suo partito un’immagine presentabile: «Manifestiamo contro il governo, facciamo quello che dovrebbe fare il centrodestra, ci rivolgiamo alla destra populista che cresce nella società ma anche a settori della Lega».
In piazza si sono rivisti vecchi arnesi del neofascismo romano accanto a giovani e giovanissimi che esibiscono le felpe Lonsdale e i Rayban a goccia (pure quando è buio) esattamente come le croci celtiche. Slogan contro l’immigrazione e il governo: «Europa sociale e non multirazziale», «Contro l’immigrazione la gioventù si scaglia» (una variante del «boia chi molla»), «Prodi maiale per te finisce male». Alcuni commercianti hanno abbassato le serrande, soprattutto in via Ferrari all’inizio del percorso, poi i fascisti hanno sfilato serenamente tra le vetrine luccicanti di via Cola di Rienzo, proprio all’ora di punta dello shopping, fino a piazza Risorgimento, accanto al Vaticano, dove ogni anno l’estrema destra commemora lo studente greco Mikis Mantakas ucciso nel febbraio ‘75 durante uno scontro con i compagni. C’era anche Andrea Insabato, condannato per l’attentato del dicembre 2000 al manifesto in cui rimase gravemente ferito alle gambe: «Da tre mesi ho lasciato la carrozzina», cammina con la stampella e vistose scarpe ortopediche, «non sono di Forza nuova ma sono in piazza per difendere la civiltà cristiana». Ha scontato quattro anni e otto mesi, è libero anche dall’obbligo di firma grazie all’indulto. Cerca ancora di raccontare ai giornalisti che la bomba non la portò lui ma ci tiene anche a ringraziare il manifesto che fece appello perché potesse uscire dal carcere per curarsi.
Il ritorno di Forza nuova sulla piazza romana era anche una sfida a distanza con i «cugini» della destra radicale che sono confluiti nella Fiamma Tricolore e che ieri manifestavano a qualche chilometro di distanza, in un luogo assai più simbolico come piazza San Marco, tra piazza Venezia e via delle Botteghe oscure. Erano circa trecento, loro ne stimano settecento, al presidio per il «mutuo sociale», la campagna lanciata dalle Occupazioni a scopo abitativo (Osa) e dalle Occupazioni non conformi (Onc) di questo settore dell’estrema destra: oggi la federazione romana del Ms-Fiamma tricolore ha sede proprio a Casapound, un edificio occupato all’Esquilino. Hanno parlato Luca Romagnoli, segretario nazionale, Gianluca Iannone e Giuliano Castellino, il primo proviene dall’esperienza delle occupazioni e del gruppo musicale Zetazeroalfa e siede nella segreteria nazinale della Fiamma, il secondo è l’erede della Base autonoma di Maurizio Boccacci ormai traghettata nel partito, di cui è segretario romano.