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pubblicato il 30.03.05
Dal Fronte Veneto Skinheads al comitato centrale dell'MSI
·

E il gran capo degli skin ora fa ardere la Fiamma

A.A.A. Imprenditore, 39 anni, sposato, padre di famiglia, è pronto a lanciarsi nella carriera politica.
Nome: Piero Puschiavo. Particolarità: fondatore del Veneto Fronte Skinheads.

Il pifferaio magico dei rasati d’Italia (tutti pronti ad aspettare un cenno del capo per seguirlo in massa nella nuova avventura) sabato è partito dalla sua Lonigo per partecipare come delegato al congresso nazionale del Msi – Fiamma Tricolore a Fiuggi. Lì, ha preso il microfono ed è intervenuto per dire la sua. Sicuro, revanchista, sincero e sgridaiolo senza mezze misure. E soprattutto applauditissimo. Risultato: Puschiavo, nella sua Lonigo ci è tornato ieri, ma con la carica di membro del comi tato centrale del Msi- Fiamma Tricolore. Sembra inaugurarsi, così, l’era dello “skin elettorale”.

– Perché ha deciso di entrare nella politica “ufficiale”?

«Perché è la questione stessa ad essere politica! Fino ad oggi il Vfs ha agito da una posizione rigorosamente extraparlamentare, sostenendo “collaborazioni” trasversali con i partiti che riteneva in sintonia con il proprio pensiero. Nonostante il successo di tali iniziative, ci siamo accorti che a noi non “tornava” nulla in termini politici, proprio per la nostra aprioristica posizione “radicale”. Anzi, paradossalmente portavamo grandi numeri agli altri! Insomma, abbiamo sentito dei limiti negli orizzonti della nostra associazione culturale. C’è il bisogno di raccogliere ciò che si semina e poi di quantificarlo, ecco perché la necessità di entrare in politica con la conseguente possibilità di attuare con maggiore incisività tutte le battaglie in cui crediamo».

– Le hanno offerto esplicitamente questa candidatura o l’ha cercata lei?

«Premetto che il dialogo con la Fiamma, soprattutto a livello locale, c’è sempre stato, viste anche le precedenti collaborazioni. Diciamo che mi è stata offerta un’occasione, come me ne sono state offerte altre in passato, anche da altre forze politiche. S olo che ora io, ora, questa occasione ho deciso di viverla e di farlo fino in fondo».

– La sua nuova carica comporta l’adesione di tutto il Veneto Fronte Skinheads?

«Per ora la mia adesione è personale. Ma diciamo che il senso di tutto questo è proprio quello di avere un referente preciso che sia la voce di tutti».

– Un’i nvasione che preoccupa alcuni dirigenti di partito…

«Gli unici timori che si hanno nei nostri confronti sono dettati dai residui di pregiudizio che da sempre ci accompagnano. L’ho detto anche a Fiuggi. A questi timori, io rispondo con la pratica, esponendomi in prima persona. Poi sarà tempo a darmi ragione e fiducia».

– Scusi, ma lei arriva, si candida, travasa i suoi seguaci in un partito e quest’ultimo dovrebbe stare a guardare?

«Io non entro in un partito per “prendere”, bensì per “dare” e per avere la possibilità di esplicitare a livello politico le mie battaglie, sempre se le decisioni di Fiuggi mi daranno questa possibilità. La Fiamma ci è affine, ha dei valori in cui crediamo e penso non sia opportuno creare ulteriori partiti o sigle quando invece si può rafforzare ciò che storicamente esiste».

– A Fiuggi le sue bacchettate sono state applaudite con entu siasmo…

«Ho solo detto che il partito ha bisogno di svecchiarsi. In questi anni si è arenato e invece di attivarsi per rappresentare l’unico grande punto di riferimento dell’estrema destra italiana, si è adagiato, non è stato presente sul territorio e ha toccato i suoi minimi storici».

– Ha per caso in mente una rivoluzione generazionale?

«Sì, ma mantenendo il tesoro dell’eredità della nostra tradizione. Credo che oggi manchi il coraggio di mettersi in discussione ed affrontare dibattiti come l’immigrazione, la difesa dello Stato Sociale e l’importanza della nostra memoria storica lottando fino in fondo. Insomma, io voglio una linea nuova che sia più vicina alla gente ma, allo stesso tempo, più forte nel difendere i cardini del suo pensiero».

– Di solito si fa politica e poi, eventualmente, si va in galera. Lei intraprende il percorso inverso…

«Nel 1994 ci furono 54 arresti. Fui arrestato anch’io e dopo ben 10 anni la procura veronese ha dato ragione a tutti noi assolvendoci dalle accuse di propaganda razzista. Da questa esperienza mi è rimasta la consapevolezza che la giustizia italiana è nelle mani dei singoli magistrati i quali possono emettere sentenze sulla base della propria ideologia politica».

< B> – Rifarebbe tutto quello che ha fatto?

«Sì. Con la testa di oggi anche di più».

– Compresi gli errori, le pestate e gli slogan sui muri?

«Senta, credo sia chiaro a tutti che noi non siamo certo per la filosofia del “porgi l’altra guancia”. Detto questo preciso anche che siamo sempre stati militanti di piazza e in piazza lo scontro può essere sempre imminente. E comunque ricordo che ogni nostra azione “pesante” era di riposta ad una precedente provocazione pesante».

– Cosa ne pensa di Berlusconi?

«Tutto ciò che Berlusconi tocca, oggi, è motivo ingiustificato di scontro e questo dimostra la pochezza in cui riversa il nostro Stato, e in particolare l’opposizione. La sinistra è sempre più propensa alla critica e sempre meno propositiva, influenzata costantemente dai sindacati. Questi son solo capaci di organizzare scioperi: non capiscono, poi, che con la crisi economica in corso, non fanno che un piacere alle aziende con tutti questi scioperi!»

– E della Mussolini?

«Alternativa Sociale nasce principalmente per pubblicizzare il suo cognome. Le sue battaglie sociali a fianco di Livia Turco non mi hanno mai affascinato né tanto mento la sua apertura sugli omosessuali. La sua ultima spettacola re proposta di candidare la Lecciso, poi, beh credo che questa non abbia bisogno nemmeno di un commento».

– E’ vera la notizia di un riavvicinamento fra la Fiamma e Fini o è una bufala?

«E’ una bufala. Nata e poi ingigantita da alcune riflessioni possibiliste che sono state fatte al congresso nazionale. Tutto qui».

– Farà crescere i capelli con la nuova investitura politica?

di Silvia Maria Dubois

Il Giornale di Vicenza
Fonte: http://italy.indymedia.org/news/2005/03/759560.php
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IL GIORNALE DI VICENZA – Martedi’ 28 Dicembre 2004
Skin, esaltano il nazifascismo ma non violarono «le libertà»

(i. t.) La legge punisce non il pensiero, ma l’atto pratico. Non l’idea di essere superiori rispetto ad altre razze, ma quei fatti concreti per arrivare a manifestarlo. Certo, le teste rasate del “Veneto Fronte Skinheads” (VFS) esprimono e divulgano una ideologia politica, economica e sociale «che accoglie integralmente le note dottrine del totalitarismo nazista e fascista, dottrine che si auspica diventino la guida degli Stati dell’Europa occidentale». Su questo il tribunale è chiaro. Ma è anche vero che dal processo è emerso che non violarono la legge Mancino, incitando con fatti concreti all’odio di razza. «Agirono in modo legittimo – osserva il tribunale di Vicenz a presieduto da Giuseppe Perillo – , perché le loro azioni non travalicarono l’ambito delle libertà fondamentali garantite dalle norme costituzionali».
Sono i passaggi decisivi delle motivazioni che hanno spinto il collegio – composto oltre che da Perillo da Giovanni Biondo e Michele Bianchi – a mandare assolti il 22 ottobre scorso Piero Puschiavo, Alessandro Castorina e al tri 21 aderenti al Veneto Fronte Skinheads.
L’inchiesta era iniziata nel ’94 e il 4 ottobre di quell’anno il gup del tribunale di Verona firmò sette ordinanze di custodia. Nel febbraio 2001 i giudici di Verona quando uscirono dalla camera di consiglio ordinarono il trasferimento a Vicenza del processo per competenza territoriale. Perchè il “VFS” costituito con atto notarile aveva la sede a Gambellara, di dove sono originari i Puschiavo, e il recapito postale a Lonigo.
A scrivere le motivazioni è stato il presidente Perillo. Egli è partito dalla premessa che ciò che è contestato agli imputati rientra nella categoria dei reati cosiddetti “istigatori”. I fatti oggetto del capo d’imputazione, cioè l’enunciazione dei principi dell’associazione attraverso la diffusione della rivista “l’Inferocito” e di altri volantini e manifesti per sostenere una visione storico-ideologica che acc redita la superiorità della razza bianca, vanno analizzati e confrontati con l’articolo 18 e 21 della Costituzione: rispettivamente, il diritto dei cittadini di associarsi liberamente e la possibilità di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Ma allora come si manifesta la violazione della legge Mancino? La Cassazi one, analizza Perillo, proprio per evitare il contrasto con la Costituzione, ha stabilito che la discriminazione o la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, «ha un contenuto fattivo di istigazione ad una condotta» nel momento in cui «realizza un “quid pluris” rispetto alla mera manifestazione di opinioni personali».
Dunque il cardine istigatore della condotta criminale è «il comportamento concreto, chiaro ed univoco, del soggetto attivo volto a spingere, stimolare, indurre altri a commettere il fatto vietato (la discriminazione o violenza). In altri termini – aggiunge Perillo – con la norma incriminatrice viene punito non il contenuto del pensiero istigatore, ma l’azione pratica di questo, diretta ad influire sulla psiche della persona incitata, spinta ad operare, nella propria sfera di attività concreta, nel senso voluto (e frequentamente attuato come esempio da seguire) dall’agente».
Il ragi onamento dei giudici si inserisce nel filone della cultura occidentale caratterizzata dalla tolleranza verso chi non la pensa con la maggioranza attraverso l’accettazione della carta dei diritti e dei doveri (costituzione).
Dunque, per violare la legge non è sufficiente che l’individuo manifesti un’idea o un pensiero che esalta fatti e concezioni ideologiche varie, anche in contrasto con i dettami costituzionali, «ma è necessaria anche la presenza di una condotta dello stesso soggetto che ecciti all’azione, di un suo comportamento pratico, idoneo a provocare altri alla commissione di fatti discriminatori, penalmente sanzionati». Ovvero sia, azioni di pestaggio o squadristiche contro gli avversari e altro ancora, che si inquadrano in un’attività istigatrice discriminatoria.
Insomma, manifestare un pensiero che sia in aperto e palese contrasto con il sistema dei principi e dei valori espressi dalla carta costituzionale non integra di per sè il reato di violazione della legge Mancino. Una concezione ideologica antitetica a quella democratica che si avvale «soltanto dell’efficacia persuasiva dell’argomentazione e della comunicazione, senza l’apporto di azioni concrete ed effettive di incitamento», non rappresenta una lesione delle regole che la comunità democratica italiana si è dat a. Ci vuole di più, bisogna istigare e spingere gli individui ad agire concretamente contro gli avversari. Invece, Puschiavo e soci si sono limitati a predicare e divulgare idee rozze, ma senza spingere gli adepti a comportamenti pratici. Almeno in base a quello che è emerso dal processo.

(Anarcotico – Indymedia – Giornale di Vicenza)

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