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pubblicato il 20.03.07
Prosperini (assessore lombardia): garrotiamo i gay
·

Garrota e manichini alla Prosperini

Anche se l’incarico che ricopre (Assessore regionale ai giovani, allo sport e al turismo della Regione Lombardia di Alleanza nazionale, ndr) svanisce di fronte ai titoli altisonanti riportati sui santini che lo ritraggono vestito da crociato con la spada sguainata (“Baluardo della Cristianità, Difensore della Fede, Flagello dei centri sociali, Eradicatore di no-global, Condottiero e Protettore del Nord”), e nonostante la mole (140 chili, ora ridotti a 120 con la rinuncia ai 250 grammi di spaghetti e al mezzo etto di burro che li condiva, e la passione per le armi, soprattutto bianche), Pier Gianni Prosperini è un personaggio molto modesto e alla mano.

E soprattutto una persona civile e moderata, perfettamente in sintonia con Magdi Allam (e già seguace di Benito Mussolini, poi di Umberto Bossi e ora di Gianfranco Fini, dice il cronista che l’ha intervistato per Il Giornale): “Possono rimanere in Italia solo coloro che condividono i nostri valori e osservano le nostre leggi”.

Effettivamente, alla domanda “Contro i musulmani che cos’ha?” fattagli dal cronista, risponde «Niente. Tant’è vero che col mio amico generale Sulejman Selimi, comandante delle truppe di difesa del Kosovo, a Pristina abbiamo mangiato nello stesso piatto: lui formaggi, io salame. Ma l’Islam è una religione primitiva. Non cattiva. Primitiva. Ha visto come hanno ammazzato Saddam Hussein? Sembrava un mercato. Non sono capaci neanche d’impiccare un uomo. In Inghilterra rullo di tamburi e silenzio assoluto, a Bagdad urla e insulti. In 1400 anni non si sono evoluti. Noi abbiamo avuto l’Umanesimo, il Rinascimento, Voltaire, Porta Pia. Loro sono incompatibili con le libertà individuali dell’Occidente. O progrediscono o ciapen el camel e turnen a ca’».

Evidentemente l’Assessore Prosperini si è perso la cronaca delle civilissime impiccagioni occidentali, tipo le signore francesi che inzuppavano i fazzoletti nel sangue dei ghigliottinati come “souvenir”, gli sputi e gli insulti dei cittadini inglesi mentre i condannati venivano condotti alla forca, o i balconi dei palazzi che si affacciano su Piazza del Municipio, a Torino, che venivano addirittura affittati per assistere ai roghi. Pazienza: l’importante è che Umanesimo, Rinascimento, Voltaire e tutto il resto siano riusciti a imprimere una svolta nella storia dell’Occidente: Si vuole condannare qualcuno a morte? Lo si affida ad un tribunale fantoccio. Si vuole torturare qualcuno? Lo si rapisce e lo si manda in qualche prigione segreta dove altri lo possono fare tranquillamente. Si vuole negare il processo a qualcuno? Lo si rinchiude a Guantanamo, territorio non soggetto alla giurisdizione statunitense.

Insomma, l’evoluzione capitalista della pena di morte e della tortura: viene subappaltata o delocalizzata. Mica poco. Vediamo però quali sono “i valori”, “le leggi” e le “libertà individuali” che dovremmo rispettare, almeno secondo la visione dell’Assessore Prosperini espressa nella stessa intervista: I gay? «Garrotiamoli. Ma non con la garrota di Francisco Franco. Alla maniera degli Apache: cinghia bagnata legata stretta intorno al cranio. Il sole asciuga il laccio umido, il cuoio si ritira, il cervello scoppia».

Non solo: «Il gay dichiarato non può essere né insegnante, né militare, né istruttore sportivo». I tossicodipendenti? «Ci vuole il modello Singapore: lo stendi sulla panchetta e ten, ten dieci nerbate..» Lo scultore Maurizio Cattelan, reo di aver esposto tre manichini impiccati a un albero di piazza XXIV Maggio? “Avrei infilato la testa di Cattelan nella gogna, lasciandolo in balia dei milanesi”.

Eppure i Milanesi dovrebbero essere più civili degli iracheni. Specie se si tiene in considerazione che Saddam stesso era un manichino statunitense, almeno fino al 1991. O forse lo era il tribunale che l’ha condannato?

Sherif El Sebaie
salamelik.blogspot.com

canisciolti


Dal Corriere

Grillini (Ulivo): «Invitare all’omicidio è un reato».
Polemiche al Pirellone

Prosperini: garrotiamo i gay. Fini: via da An

L’assessore lombardo attacca omosessuali, tossici, nomadi
e musulmani.
Il leader di An: «Si vergogni e si dimetta»

Prosperini (Ansa)
MILANO – Questa volta forse non la passerà liscia.
Prosperini,assessore regionale in Lombardia di Alleanza nazionale, è uso a provocazioni e sparate. Ma l’ultima uscita in cui invoca «la garrota» per i gay ha fatto infuriare il leader del suo partito Fini, che questa volta non intende soprassedere: «Prosperini si vergogni e si dimetta. Di dirigenti come lui la destra italiana
non sa che farsene» ha scritto nero su bianco il presidente di An. on. Gianfranco Fini

LE FRASI – Le frasi incriminate, riportate in un’intervista a un quotidiano,attaccano duramente omosessuali, tossicodipendenti, nomadi e musulmani. Frasi come «Ci vuole il modello Singapore: lo stendi sulla panchetta e ten,ten dieci nerbate..» a proposito di
possibili terapie per combattere la tossicodipendenza. Oppure quelle contro gli omosessuali: «I gay garrotiamoli, ma non con la garrota spagnola, il collare che stringe lentamente la gola. Ma quella indiana, pare degli Apache: cinghia di cuoio legata intorno alle tempie che asciugandosi al sole si stringe ancora..»

PROTESTE – Parole che hanno fatto divampare proteste e polemiche: si moltiplicano le richieste di dimissioni.
Primi fra tutti i circoli Margo (i 35 circoli della Margherita che raccolgono persone ed istanze provenienti dalla società civile) chiedono le dimissioni dell’Assessore.
In alternativa sollecitano il presidente Roberto Formigoni a intervenire per revocargli almeno la carica. Al governatore lombardo si rivolge in una lettera aperta, anche il presidente dei Giovani della Margherita Pina Picierno, che riporta le frasi più discusse di Prosperini.
«Anche per le polemiche più roventi esiste un limite invalicabile che in questa cosa è stato ampiamente superato, quello della legalità – ha detto Franco Grillini, deputato dell’Ulivo – Invitare all’omicidio sui media oltre che indecente può essere configurabile come un reato e pone Prosperini sia al di fuori del contesto civile di libertà e democraticità che fuori da quello istituzionale».

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