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La Stampa 06 luglio 2000
«Il loro orgoglio è malato»
I neofascisti: con Storace, l’ultimo baluardo
Aldo Cazzullo
ROMA I militanti hanno vent’anni, capelli corti, facce pulite, magliette del Verona Calcio e degli «Irriducibili» della Lazio, tatuaggi, muscoli, soprannomi come «il Cobra» («non farti strane idee, è solo perché ho la testa lunga»), una piccola sede al pianterreno di una traversa della Nomentana, bandiere con la croce celtica («è il segno che le ideologie non sono finite»), molti nemici – Maastricht, la globalizzazione, le banche, gli ebrei, gli abortisti, gli «estremisti di sinistra saliti al potere», gli immigrati, i massoni, il Papa, il questore La Barbera, Fini, Bossi (reo tra l’altro di rifarsi impropriamente ai suddetti Celti), Rauti e in questi giorni soprattutto gli omossessuali -, alcune parole-chiave (tradizione, famiglia, religione, fedeltà, romanità) e capi con una lunga storia alle spalle. I fondatori di Forza Nuova sono Roberto Fiore e Massimo Morsello, militanti dei Nar, condannati, latitanti a Londra, tornati in Italia l’anno scorso (pena prescritta per Fiore, sospesa per gravi motivi di salute per Morsello). «Nostro punto di partenza è l’Msi», racconta il responsabile amministrativo, Graziano Cecchini, quello con più muscoli e tatuaggi di tutti. E aggiunge: «Se sabato i gay usciranno dal percorso stabilito dalla questura, se tenteranno di arrivare al Colosseo, li fermeremo con la forza. Leggo che oggi questa Imma Battaglia ha detto: “Saremo tantissimi, ai fascisti rompiamo il culo”. Le rispondo che il numero non conta. Conta credere». Per Cecchini l’omossessualità è una «malattia». Morsello parla invece di «deviazione pericolosa per la famiglia tradizionale. Omosessuali nelle nostre file? Non credo. Almeno, non dichiarati». Non è il «gay» che disturba: è il «pride», l’orgoglio. Non disturba invece che An si sia dissociata dal controcorteo: «Fini non ha neppure la dignità del traditore – teorizza Cecchini -. Per tradire bisogna aver creduto. E lui non ha mai creduto in nulla. Altrimenti, come si sarebbe laureato all’università di Roma? All’università, negli Anni 70, quelli come me non li lasciavano entrare. Di An rispetto solo Storace, che quando Morsello è tornato dall’esilio è andato all’aeroporto ad accoglierlo». «Ma il nostro antagonista non è Fini – spiega Morsello -. Piuttosto Rauti, l’uomo della Cia. Le altre formazioni di estrema destra, la Fiamma e il Fronte nazionale, stanno perdendo consensi a nostro favore, perché sono guidate da uomini compromessi con i servizi segreti. Il passato mio e di Fiore è cristallino». Il passato. Sopra la bacheca con le «notizie di lotta» e la foto di uno striscione esposto lo scorso 25 aprile («quando i vili si proclamarono eroi»), c’ è la lavagna con l’elenco dei morti degli Anni 70: dove Alibrandi, camerata dei Nar ucciso dalla polizia, sta assieme a Pedenovi, politico missino assassinato da Prima Linea; ed Elio Di Scala, ex terrorista morto sei anni fa durante una rapina, è a fianco di Stefano e Virgilio Mattei, ragazzi bruciati a Primavalle. E poi Mantakas, Venturini, Ciavatta, Ramelli… «Noi sappiamo nomi e cognomi dei loro assassini – dice grave Cecchini -. Noi non dimentichiamo». Di quegli anni resiste il lessico politico: presidio, assemblea, territorio, servizio d’ordine. «Certo che ce l’abbiamo, il servizio d’ordine – racconta Cecchini -. A me piace lo scontro cavalleresco, uno contro uno. Io rispetto chi ha pagato: quand’ero in An, prima di Fiuggi, nel nostro circolo abbiamo invitato Franceschini. Ma quando vedo passare l ‘ex ministro Ronchi, sai che voglia…». A fianco della lista dei caduti, il manifesto antiabortista delle «Donne in difesa», camerate di Napoli. Quello che annuncia la fine dell’«Italietta comunista, massonica e voltagabbana». Quello con i punti programmatici: «Blocco dell’immigrazione, avvio del rimpatrio degli immigrati, messa al bando della massoneria, rinascita delle corporazioni, azzeramento del debito pubblico», l’unico in comune con il governo Amato. E poi: «Ritorno al Concordato del ‘29». A molti ragazzi di Forza Nuova papa Wojtyla non piace: gli rimproverano di aver definito gli ebrei fratelli maggiori («come dice Sordi nel “Marchese del Grillo”: e che, l’ho ammazzato io Gesù’»). «Ma noi non siamo pagani, né filonazisti – precisa Fiore -. Semmai, cattolici tradizionalisti. E la nostra cultura di riferimento è classico-fascista». Quindi né esoterismo, né mitologia; Dumézil non interessa, Evola «può essere pericoloso», d’Annunzio evoca «la massoneria ed eccessive libertà sessuali». Filosofi citati: Schopenhauer, Heidegger, Gentile. Periodi storici: Roma antica e il Medioevo. Al cinema: Braveheart, Excalibur e ora «Il Gladiatore». La musica, quella è fatta in casa. Morsello è cantautore, l’hanno definito «il De Gregori nero», i suoi dicono che «se fosse stato di sinistra avrebbe venduto più di Venditti». Sabato canterà in piazza Santi Apostoli. I gay saranno 200 mila. Voi? «Più degli 800 di sabato scorso – prevede Cecchini -. E poi, si ricordi: il numero non conta».
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