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pubblicato il 14.06.07
Priebke e le nuove vesti del fascismo
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Priebke e le nuove vesti del fascismo

mercoledì 13 giugno 2007

MASSIMO RENDINA –
E’ sconvolgente: Erich Priebke è “ libero nella persona.” La decisione del Tribunale di sorveglianza consente al capitano delle SS, condannato all’ergastolo per la strage delle Ardeatine, di andare tutti i giorni a lavorare nello studio del suo avvocato. Priebke, agli arresti domiciliari per età e condizioni di salute, ha infatti 93 anni, è libero di uscire, fare la spesa, svolgere diverse attività. Anche da questo gravissimo episodio si può partire per affrontare un discorso più ampio sull’antifascismo.
Le manifestazioni che si rifanno al regime fascista con riti ed emblemi, le sfilate di gruppi di facinorosi in camicia nera che inneggiano a Mussolini, l’intitolazione di strade e piazze ai gerarchi del Ventennio e di Salò , i siti internet che annunciano la ricostituzione del partito fascista ed invitano ad iscriversi, accompagnati da manifesti affissi tanto frequentemente e in quantità tale da far ritenere gli esponenti provvisti di danaro in straordinaria abbondanza e, ciò che è ancora più grave, le spedizioni di neosquadristi che bastonano e accoltellano i giovani dei centri sociali e delle organizzazioni di sinistra (a Roma si sono contati in pochi mesi più di centocinquanta spedizioni punitive con molti feriti e un morto pugnalato al petto e alle spalle, l’appena laureato in fisica Renato Biagetti, impegnato ad aiutare gli altri, i menomati fisicamente, i poveri, i diseredati, gli immigrati senza casa e senza cibo, e forse ucciso per questo), le manifestazioni antisemite espresse anche con scritte ingiuriose rivolte sui muri alle vittime dell’ Olocausto, i concerti “nazirock”, in cui si esaltano persino Hitler ed i collaborazionisti , tuttociò va considerato come una minaccia del ritorno e del successo di quel movimento autoritario che governò l’ Italia per due decenni e la portò alla guerra di aggressione finita con la disfatta?
E’ una domanda che pochi si pongono. Per la maggior parte della gente sono carnevalate folcloristiche, o consuete forme di teppismo, insomma di imbecillità coniugata con pratiche di violenza molto simili a quelle degli ultras negli stadi, dove, anche là, ci può scappare il morto. La scarsa attenzione a quanto descritto caratterizza gli stessi partiti la cui genesi è nell’ antifascismo. Poche le proteste, le denuncie all’ autorità giudiziaria, le interpellanze parlamentari, se non per iniziativa di qualche senatore o deputato, neppure dei gruppi. Nessuna reazione veramente efficace da parte degli intellettuali di solito più sensibili ai problemi della convivenza civile.
Probabilmente è convinzione comune che il fascismo vissuto dagli italiani nel secolo scorso sia diventato nel proseguo degli anni un piccolo, insignificante fenomeno marginale che si ripete di generazione in generazione, incapace di incidere sulla politica italiana , anche se oggi utilizzato da Forza Italia, compagine che, in nome dell’anticomunismo e di un presunto culto della libertà, legittima movimenti e partitini dichiaratamente fascisti, facendoli partecipare alle elezioni a suo fianco per raccattare qualche voto pur conoscendo il loro quasi nullo peso elettorale.
Anche tale aperta, sfacciata violazione della Costituzione e delle leggi dello Stato passa quasi inosservata. Essa ha conseguenze che diventano pretesti in sede di polizia giudiziaria per non intervenire ad impedire le offese al popolo italiano e alla sua storia. Se infatti ci si rivolge ai prefetti e questori per denunciare la rinascita del fascismo e la sua esaltazione plateale – considerati gravi reati appunto dalla Costituzione e con precise motivazioni dalle leggi Scelba e Mancino-, ci si sentirà rispondere il più delle volte che si tratta di faccende che esulano dai loro poteri dato che i partiti politici accusati di violare la Costituzione, sono stati inclusi tra i partecipanti alle campagne elettorali locali e nazionali.
Se la questione fosse in questi termini, potremmo, indignandoci, limitarci a rilevare le inadempienze della pubblica autorità di fronte a documentate, ripetute violazioni, appunto, delle norme costituzionali e di due leggi dello Stato che non consentono ambiguità di interpretazione. (Ed è pertanto doveroso chiedere ai partiti politici di farsi finalmente promotori della legalità, attraverso azioni parlamentari che richiamino prefetti, questori, magistratura al pieno rispetto di leggi che non sono superabili dallo stato di fatto la partecipazione alle elezioni di “Forza Nuova” ma pretestuosamente eluse). Ma c’è dell’altro. Non basta chiamare le manifestazioni fasciste con il loro nome e agire come le leggi prescrivono, non basta confutare la convinzione di taluni prefetti e questori, che rimbalza nell’ opinione pubblica, secondo i quali la memoria va ai tempi in cui i delitti dei brigatisti rossi e neri venivano sbrigativamente definiti frutto di opposti estremismi la violenza anche sanguinosa delle squadre fasciste andrebbe inquadrata nel torbido scenario della delinquenza comune “quale regolamento di conti” tra bande rivali, mentre la violenza fascista ha assunto tutte le caratteristiche destabilizzanti di un tempo che si presume irripetibile, quello dello squadrismo. Occorre chiedersi se gli episodi, che potrebbero moltiplicarsi e dilagare, non facciano parte della strategia politica per rendere ingovernabile il Paese, spingendolo a dotarsi di un sistema come si era andato profilando quando il centrodestra avrebbe voluto cambiare la Costituzione facendo del presidente del Consiglio una sorta di despota, investito di poteri sottratti al Parlamento e al Capo dello Stato. Fortunatamente il popolo italiano ha vanificato tale disegno con una stragrande maggioranza di consensi all’intangibilità costituzionale, affluendo alle urne del referendum e votando in modo tale che alla vigilia , dato il tardivo impegno di partiti e sindacati, sembrava inimmaginabile.
Ma il referendum ha davvero chiuso definitivamente la partita? Anche questa domanda , come quella relativa alla rinascita del fascismo, del resto interconnesse, richiedono una analisi della situazione politica e sociale che ricomponga lo scenario che si presenta frazionato rendendo difficile l’interpretazione del momento che stiamo vivendo. In effetti, per compiere un’indagine seria, dovremmo compiere un lungo cammino a ritroso, qui impossibile, difficile anche per molti misteri irrisolti. Basti dire che, rifacendosi alla storia, troviamo che ritenere il fascismo un fenomeno ricorrente politicamente trascurabile, non risponde a verità. Altra cosa è affermare che ,come nel recente referendum, la maggior parte del popolo italiano rifiuta ogni tentazione autoritaria, e pertanto ci pone al riparo di un ritorno al fascismo per via democratica come accadde con Mussolini, e altra non rilevare che dalla Liberazione ad oggi le trame fasciste hanno rappresentato nel nostro Paese una costante insidia per le istituzioni democratiche.
Naturalmente per fascismo non intendo solo quello del Ventennio o di Salò, ma ogni forma di potere autoritario, liberticida e fortemente condizionante l’autorealizzazione della persona umana. Penso allo stragismo: banche, treni, stazioni saltate in aria; ai tentativi di golpe, alla P2 ; ai servizi segreti che anche oggi rappresentano un potere occulto, incontrollato dagli organi democratici dello Stato. Un’ analisi per molti versi ancora da compiere, anche in rapporto a centrali straniere delegate ad impedire con ogni mezzo l’affermazione del comunismo (e sappiamo come l’ Italia fosse considerata, durante la “Guerra Fredda”, negli ambienti americani, nazione a rischio, con un partito comunista, il più consistente tra quelli europei, potenzialmente in grado di andare al potere per via democratica). Limitiamoci dunque al presente. Mi viene in mente una frase di Benedetto Croce : il fascismo è soprattutto una mentalità.
Che cosa sta producendo questa mentalità ? La combinazione della mentalità fascista, ovvero autoritaria sembra un paradosso con la mentalità più egoistica del liberismo, quella dei trusts finanziari chiamati qui a fornire anche la classe dirigente politica, con i mezzi di informazione asserviti alla pubblicità, resi , con la medesima metodologia spettacolare e psicologica, strumenti per il consenso di massa. I referendum , le manifestazioni di piazza, per concorrere all’affermazione di un populismo demagogico che falsifica la democrazia sin dalle fondamenta . I propositi: sostituire il sistema della democrazia parlamentare, con una pseudo democrazia retta da un governo elitario, ovvero composto da tecnici e personalità che abbiano avuto successo nella professione e nella vita, valutati anche per la fortuna accumulata. I partiti ? Macchine organizzative senza deleghe e compiti di preparazione, selezione, immissione di nuovi elementi validi, mediante il sistema elettorale, nella politica nazionale e periferica e nella pubblica amministrazione degli enti locali. Le loro designazione, con carattere di sudditanza, dovrebbe spettare ai leaders, come ha fatto Berlusconi con i suoi collaboratori di Fininvest. Non si tratta di illazioni. Il processo è in corso anche con motivazioni che sembrano obbiettive nel svalutare la funzione del parlamento per incapacità operativa e scadimento culturale ed etico dei suoi componenti. L’allarme viene anche da sinistra, i rimproveri dallo stesso Presidente del Consiglio, dal ministro Di Pietro che denuncia la presenza alla Camera e al Senato di malavitosi condannati anche in via definitiva; il dileggio dai protagonisti di trasmissioni di successo (guarda caso, facenti parte delle emissioni delle reti televisioni di Berlusconi) le “Iene”. Tutto vero, ma il risultato è che le critiche alle persone si trasferiscono, ingigantite, alle istituzioni. Con l’impressione sempre più diffusa che il sistema parlamentare sia superato, troppo lento per ottenere decisioni tempestive quali esige una società modera altamente tecnologica anche nei sistemi di comunicazione e poi inevitabilmente viziato da una dialettica litigiosa e spesso inconcludente E in più troppo costoso per via delle remunerazioni e privilegi riconosciuti e assegnati a se stessi dai parlamentari, di tale entità da non avere paragoni in altre nazioni con entrate ben superiori, e un debito pubblico decisamente inferiore.
Allo scadimento del sistema parlamentare nell’opinione pubblica, si affiancano le difficoltà dei partiti (della stessa sinistra) ad affermasi come elementi indispensabili al sistema democratico, in grado da una parte di esercitare la funzione di rappresentatività di una società vieppiù composita, dall’altra di superare le frantumazioni partitiche non solo mediante sbarramenti imposti dalla legge elettorale, ma anche attraverso una propria chiara, inequivocabile identità politica e programmatica capace di aggregazioni non strumentali o semplicemente necessarie alla sopravvivenza .
Il panorama che ci si presenta e che ho cercato di ridurre in estrema sintesi è dunque complesso,. tanto da rendere difficili se non impossibili le previsioni. Un dato è certo. Il fascismo non è scomparso il 25 aprile del 1945. Non si sta imponendo nuovamente con le modalità del vecchio regime autoritario, ma, al di là delle manifestazioni plateali comunque condannabili anche per i risvolti di violenza criminale, riappare in varie forme che spetta alla classe politica democratica individuare e respingere. Il che non avviene, per la sottovalutazione di un pericolo reale, solo apparentemente esorcizzato per sempre.

Presidente dell’Anpi Lazio

rosso di sera

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