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pubblicato il 20.09.07
Milano, a volte tornano
·

MilanoAntifa | 14 Settembre, 2007 09:34

MILANO, A VOLTE TORNANO…

Secondo quanto riportato da La Repubblica, ieri (11 settembre) a Milano, in Corso Magenta, davanti alla sede della Commissione europea, si è svolta una manifestazione razzista contro il fondamentalismo islamico.
Tra i manifestanti c’è ROBERTO MARIA SEVERINI.
Ha un crocefisso colorato al collo e un paio di Ray-Ban a goccia: “Difendiamo l’Italia dai musulmani, il nostro Paese deve restare cristiano”. Dieci minuti avanti così. Poi la svolta.
Un drappello di contromanifestanti avanza, è capeggiato da Dacia Valent, ex parlamentare del Pdci, e Giuseppe Fallisi, il noto anarchico autore de “La ballata del Pinelli”.
“Ti abbiamo riconosciuto, sei Roberto Sandalo!”
In un attimo cinque funzionari di polizia circondano Severini per proteggerlo. Lui nega la sua vera identità. Ma i poliziotti stanno proteggeno l’ex Prima Linea, condannato per banda armata nell’aprile 1980.
Furono proprio le sue confessioni da penito a permettere alla polizia di sgominare l’organizzazione.
Condannato a undici anni e sette mesi, Sandalo ne scontò due e mezzo.
Cambiò identità, ma alla fine anni ‘90 lo si scopre tra le Guardie padane.
Pochi mesi dopo viene arrestato per una serie di rapine nell’Astigiano.
...
Ma a fine giornata ammette: “Sì, sono l’ex terrorista di Prima Linea ma sono anche uno che ha servito due volte lo Stato, prima come ufficiale degli alpini e poi dissociandomi e collaborando a mettere fuori piazza una banda di assassini. Non vedo perchè io non possa fare politica mentre altri personaggi mai redenti siedono nei piu’ alti scranni delle istituzioni”.

DA INDY-LO

anitfa mi


lunedì, 17 settembre 2007

Tra le meraviglie della néoconnarderie (III)

Vi ricordate di Azouz Marzouk, il giovane tunisino di Erba, universalmente accusato di aver massacrato la propria famiglia, finché si scoprì che a compiere il delitto era stata una coppia di rancorosi padani?

Azouz Marzouk è un esempio luminoso di integrazione nei Valori dell’Occidente.

Non solo ha sposato un’italiana e si veste da italiano; ha fatto di tutto per inserirsi nel grande circuito dell’Amusement Italico.

Prima facendo qualche piccolo lavoro in quel volano dell’economia nazionale che è lo spaccio di droga; poi diventando amico di Fabrizio Corona e di Lele Mora.

Ma c’è un’altra coppia di rancorosi padani che non apprezza affatto questo arrogante tentativo di spacciarsi per italiano:

“Scritto alle 14/01/07 alle 19:24:37 CET da Admin
L’imbarazzo e la vergogna delle autorità di Erba.
Il padre tunisino di quel povero bambino non sarà mai un eroe, nonostante lo abbiamo fatto sedere con il sindaco a fianco e le autorità in chiesa durante la funzione funebre per due delle vittime della strage.
Resterà nella nostra memoria come uno spacciatore di droga, chissà quanti nostri figli e nipoti italiani ha rovinato, che venuto nel nostro paese, invece di piegare la schiena e lavorare ha intrapreso la strada più ignobile: quello dello spaccio di droga.
Preghiamo per quel povero bambino innocente due volte, venuto al mondo per incontrare un padre indegno e vicini di casa italiani maledetti e diabolici.”

Roberto e Antonia Severini ”

Roberto Severini, ovviamente, è Roberto Sandalo.

La sua sposa, l’avvocato Antonia Parisotto in Severini (o in Sandalo?), una signora dall’aspetto gradevolmente maghrebino, è un’ex-militante di Forza Italia, entrata l’anno scorso in un piccolo movimento chiamato SOS Italia, diventandone la coordinatrice provinciale per Milano.

Ed è anche l’avvocato che cura la denuncia contro di me e altri: siamo accusati di aver diffamato una maga professionista accusandola di fare politica neocon. La signora Antonia Parisotto è infatti la “responsabile legale” dell’Associazione ODDII “Osservatorio del Diritto Italiano e Internazionale”, di cui è presidente proprio la signora Adriana Bolchini Gaigher, la maga che si ritiene diffamata.

La signora Antonia Parisotto in Sandalo è stata più volte candidata da SOS Italia Consumatori,organizzazione che

“definisce come il proprio manifesto ideologico gli scritti di Papa Benedetto XVI, del Presidente del Senato Marcello Pera, del giornalista Magdi Allam e della scrittrice Oriana Fallaci. ”

Nelle elezioni amministrative del 2006, Antonia Parisotto si presentò, dentro la coalizione per la Moratti sindaco, per SOS-Italia, assieme a Maurizio Scelli (l’uomo che trasformò la Croce Rossa in una società per azioni). Da sola, SOS-Italia spese 700.000 euro per quelle elezioni, più di quanto avesse speso lo stesso candidato di centrosinistra.

scelli-parisotto

Scelli e la Parisotto in Sandalo hanno racimolato la bellezza di 246 voti, entrando così nel Guinness dei Primati con una spesa elettorale di 2845,52 euro a voto.

Un trionfo comunque, rispetto alle elezioni comunali di Udine, quando nel 1998, SOS-Italia presentò come candidato un certo Luca Razza, giornalista di destra di 36 anni, che prese esattamente un voto.

Sei anni dopo, Luca Razza sarebbe stato arrestato per aver creato i Nuclei Territoriali Antimperialisti, organizzazione inserita nella lista statunitense delle 40 organizzazioni terroriste più pericolose del pianeta.

Ma SOS-Italia, oltre a portarci a Maurizio Scelli e ad alcuni dei terroristi più accreditati (ma non necessariamente più credibili) degli ultimi anni, ci riporta anche all’Imperatrice Yasmin von Hohenstaufen.

Vedremo come.


Mario Capanna e Roberto Sandalo, la particolarità del detrito

di nique la police

Da un paio di giorni appare su Repubblica la foto di un signore sulla cinquantina che si agita a dei sit-in con dei cartelli che parlano di “pericolo islamico” in Italia. Si dice sostenitore di Borghezio e afferma di essere anche un difensore della cristianità.
Questo signore è Roberto Sandalo, ex di Prima Linea e pentito a suo tempo noto per aver rilasciato verbali di confessione per due settimane consecutive, facendo finire dentro decine di persone, essendosi però premurato di proteggere il figlio dell’allora potente ministro Donat-Cattin.
Ritenuto da alcuni un infiltrato nella Lega dai servizi segreti, da altri una semplice curiosità giornalistica, Sandalo non dimentica di argomentare con linguaggi di un tempo. Si dice tra i pochi che ha avuto il coraggio di prendere le armi, omettendo il fatto di esser stato parte dell’esclusivo club dei pentiti, e rivendica la continuità tra il proprio antifascismo e le pratiche di Borghezio contro il fascismo islamico. Dalle ronde contro i missini a quelle contro gli operai islamici delle fabbrichette, che vanno a pregare stremati dopo il lavoro, il passo è un pò lungo ma l’importante è provare ad argomentare.
Si dirà che Sandalo è persona inaffidabile, un paio di anni fa provò qualche rapina di (privato) autofinanziamento, per essere messo in conto nel mostrare la tendenza generale a produrre una interessata confusione tra linguaggi di destra e quelli di sinistra.
Prendiamo allora Mario Capanna, leader storico del ‘68 poi parlamentare ed infine saggista. Capanna ha presentato la sua ultima fatica letteraria alla festa dei giovani di An. Alla presenza di ragazzi che indossavano magliette nere di diretto richiamo al linguaggio del ventennio Mario Capanna, antico officiante del ventennale della morte di Stalin alla Statale di Milano, ha parlato di ecologia e di effetto serra. Immancabile l’argomentazione di sinistra dell’ennesimo sdoganamento di An, che promuove da anni il premio Almirante: “il prossimo anno è il quarantennale del ‘68 e voglio spiegarlo a tutti”.
Non abbiamo alcun dubbio che gli studenti di An siano interessati al ‘68. C’è da farsi qualche domanda se siano più interessati a Valle Giulia o alla repressione ai movimenti ma anche questo è un dettaglio da affidare al dibattito visto che l’importante è il dialogo.

In politica il detrito sopravvissuto, nostro malgrado, ad altre stagioni segue una strana legge di sopravvivenza: cerca di stare a galla imitando i linguaggi che ritiene glipossano portare consenso. E questo ibrido di linguaggi di destra e di sinistra, rigorosamente intrecciati a pratiche di destra, oggi riportato in auge dall’effetto Sarkozy attira il detrito come la luce attira le falene d’estate.
C’è solo da chiedersi se, di questo passo, qualcuno non finirà per domandarsi se in fondo Mussolini non avesse garantito vent’anni di stabilità di governo. A quel punto ai Capanna e ai Sandalo non resterebbe che occuparsi di fondare l’archivio Farinacci. Da scommetterci.

13 settembre 2007

senza soste


giovedì 13 settembre 2007
Roberto Sandalo: da terrorista a terrorista. Di destra.

DAL BLOG DI KELEBEK (http://kelebek.splinder.com/)

mercoledì, 12 settembre 2007

Vita segretissima di un terrorista antiterrorista

Ieri, a protestare contro la presunta “islamizzazione d’Europa” davanti all’ufficio del Parlamento europeo a Milano, c’era un gruppetto di estremisti di destra, guidato dalla nostra amica cartomante e tenutaria di sedute medianiche, Adriana Bolchini Gaigher, e da un certo Roberto Maria Severini.

roby-severini

Roberto Maria Severini, antiterrorista

Roberto Maria Severini, che dice vagamente di lavorare nel campo della “sicurezza”, è un militante di un gruppetto che adopera il melodrammatico nome di SOS Italia, è membro della “Associazione nazionale Alpini Cristiani” e attivissimo nei tentativi di chiudere o di impedire la costruzione di luoghi di preghiera per musulmani.

Su un volantino che porta come firma il suo indirizzo di posta elettronica e il suo cellulare, leggiamo “SMASCHERARE e ISOLARE i COLLABORAZIONISTI ITALIANI (COMUNISTI ITALIANI PCd’I e VARI) del Terrorismo di Hamas e Hezbollah!”

Probabilmente, i lettori resteranno sorpresi nell’apprendere che questo Alpino Cristiano che vede ovunque i “terroristi” è lui stesso uno dei più noti “terroristi” (nell’accezione mediatica) della storia italiana. Infatti, il suo vero nome è Roberto Sandalo.

roby-sandalo

Roberto Sandalo, terrorista

Roberto Sandalo, militante di Prima Linea dove era noto come “Roby il Pazzo” per la sua propensione per le attività violente, che ha scioccato anche diverse persone che militavano assieme a lui.

Pentitosi a gran velocità, Roberto Sandalo/Roberto Maria Severini ha fatto finire in carcere ben 150 dei suoi compagni, e

“si è visto abbuonare dalla giustizia italiana ben 110 reati tra cui tre omicidi: quello del vigile urbano Bartolomeo Mana (13/7/1979) a Druento, durante una rapina di Prima Linea, quello del barista Carmine Civitate (18/7/1979), (colpevole secondo la logica dei terroristi di avere effettuato la telefonata anonima che permise ai carabinieri di irrompere nel bar in cui Matteo Caggeggi e Barbara Azzaroni persero la vita), e infine quello del dirigente Fiat Carlo Ghiglieno (21/9/1979).”

Dalla sua veloce liberazione a oggi, si trovano poche tracce in rete: c’è chi scrive che “cambiò nome e si trasferì all’estero, quasi certamente in Kenya” , riferimenti a una sua intervista al Giornale, in cui ha coinvolto Sergio D’Elia in una vecchia storia di rapine: “Sandalo è nel salotto di casa sua, a Torino. E’ un uomo libero, si è sposato e, come si dice in questi casi, si è rifatto una vita.”

E invece, come questo blog aveva scoperto otto mesi fa, Roberto Sandalo ne stava nascosto nel comune di Cesano Boscone sotto le vesti di un militante di “SOS Italia”, gruppo che “definisce come il proprio manifesto ideologico gli scritti di Papa Benedetto XVI, dell’ex-Presidente del Senato Marcello Pera, del giornalista Magdi Allam e della scrittrice Oriana Fallaci.”

Ognuno è libero di cambiare vita e idee, ovviamente.

Ma se ti chiami Roberto Sandalo, non hai il diritto morale di chiedere la chiusura di una moschea perché, a tuo infallibile avviso, il cugino dell’imam avrebbe un amico che una volta avrebbe salutato per strada uno che forse sarebbe il suocero di qualcuno che tu hai deciso è un “terrorista”.

Come ci siamo arrivati a smascherare Roberto Sandalo il Neocon – una divertente impresa collettiva – ve lo raccontiamo con calma domani. Ma intanto, leggetevi oggi Repubblica, pagina 15.

...

giovedì, 13 settembre 2007

“Non ha mai sparato un colpo”

Mentre cerco di scrivere in breve la storia di come abbiamo smascherato Roberto Sandalo, il “terrorista rosso” pluriomicida riciclatosi in islamofobo, giro l’articolo uscito ieri su Repubblica che parla del caso.

Oggi Repubblica ci presenta anche un’intervista con l’ineffabile appassionato di armi, in cui risponde a Joe Fallisi, il cantante anarchico che ha reso pubblico il suo nome: “io non accetto critiche da lui perché non ha mai sparato un colpo”.

Visto che Sandalo, per tutti i morti che ha provocato, si è fatto appena due anni di carcere, non può dire che la galera sia stata una tragedia per lui.

No, per Roberto Sandalo esiste solo “la tragedia di aver provocato la morte di qualcuno”, e questo – lui precisa – lo rende migliore e più importante di Joe Fallisi.

E’ un punto di vista, insomma.

MA NON E’ TUTTO, LEGGETE ANCHE QUESTO:

PRONTI A SPARARE SUI CARABINIERI
Alessandro Trocino per il “Corriere Della Sera” – 7 Maggio 2006

È una Lega pericolosamente sull’ orlo della violenza quella di cui parla Corinto Marchini, ex di Autonomia operaia, fondatore delle Camicie verdi ed ex senatore del Carroccio. Una storia che ha quasi dell’ incredibile, nella quale le metafore belliche e le spacconate verbali degli anni del secessionismo sembra siano state sul punto di superare i confini della legalità. C’ è Umberto Bossi che chiede al capo delle Camicie verdi di «tenersi pronto a sparare ai carabinieri», c’ è un oscuro complotto per uccidere Borghezio, ci sono ex terroristi e uomini dei Servizi infiltrati. Marchini affida la sua testimonianza al giornalista Claudio Lazzaro, che lo intervista a lungo per Camicie verdi – un film di 78 minuti distribuito dalla Dolmen, in uscita il 16 maggio – che racconta «Misteri e segreti della Lega nord, dal celodurismo alla devolution».

L’ ex capo delle Camicie verdi racconta: «Lo dico ufficialmente per la prima volta. Bossi mi chiamò all’una e mezza di notte e credo che il magistrato Papalia abbia la registrazione. Mi disse di sparare ai carabinieri, che le Camicie verdi dovevano essere pronte a sparare. Io gli dissi che era pazzo, che cosa stava dicendo. Non era sua intenzione sparare ai carabinieri, però sperava che rispondessi di sì, così finivo in galera e lui si giocava la mia figura nelle piazze».

Parole forti, che Marchini precisa al Corriere: «Le parole esatte furono: “Le Camicie verdi devono essere pronte a sparare ai carabinieri”». Uno scenario sorprendenti: «In vista della dichiarazione d’ indipendenza, Bossi mi chiese manifestazioni eclatanti, gesti estremi. Voleva che si bruciassero il tricolore, le effigi dei carabinieri». Poi il capitolo Borghezio. «Una sera – racconta – alcuni della Lega mi dissero che avevano ricevuto un ordine, a nome mio, di uccidere Borghezio. Serviva per farne un martire da usare nelle piazze. Una settimana prima del giorno fatidico fu revocato».

Borghezio, intervistato da Lazzaro, commenta: «Era un momento di forte tensione e ci possono essere stati tentativi di provocazione: non escludo niente». Al Corriere conferma: «Se lo dice Marchini, che era esponente di spicco, sarà vero: non capisco perché se la debba inventare. Del resto, in quel periodo era pieno di agenti provocatori, di uomini dei servizi». Come Roberto Sandalo, terrorista di Prima linea: «A un certo punto, sotto lo pseudonimo di Signorini – dice Marchini – divenne uno dei responsabili delle Camicie verdi». Conferma Borghezio: «Lo smascherai io. Non mi piacque dal principio. Non capii la rapidità della sua carriera». Sandalo, all’ epoca, accusò Marchini dell’ omicidio D’ Antona: «E non solo me. Millantava cose assurde». Giochi pericolosi a cui Marchini pose fine nel ‘97: «L’ episodio culmine fu un progetto berlusconiano per devastare il verde a Pioltello. Mi opposi e Bossi me ne chiese conto. Evidentemente stava già facendo affari sottobanco con Berlusconi».

Ora Marchini si candida con gli Autonomisti per l’ Europa di Gnutti, insieme a Di Pietro. Una casualità? Viene il dubbio di una strumentalizzazione politica: «Ma no, sono cose che ho più o meno sempre detto. Solo che mi liquidavano con cheschì l’ è matt». A ottobre rischia, con molti altri, il rinvio a giudizio chiesto da Papalia, che definisce le guardie padane «un’ organizzazione paramilitare»: «Ma se finisco in cella, voglio starci insieme a Bossi» dice. Borghezio Papalia lo conosce bene. Insulti ed epiteti sono ben documentati nel film. Così come il suo carisma tra i militanti e l’ azione con i volontari verdi. «Ora li guida Max Bastoni – spiega -. Abbiamo scelto lo slogan: “A Milano ci vogliono i Bastoni”». Tempi difficili, sospira: «Sono sotto scorta. Oggi sono andato al mercato, mancava solo l’ aviazione per proteggermi». Ma «Obelix» Borghezio – scampato a un presunto complotto, a un tentativo di defenestramento dal treno e alle minacce islamiche – non si tira indietro: «Eccomi qui, sempre con l’ elmetto».

Alessandro Trocino

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