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20 settembre 2007
Molotov su campo rom: le indagini
Municipio V – Stavano tentando di lanciare gli ordigni rudimentali contro l’area abitata da nomadi a Ponte Mammolo. Si tratta di giovani fra i 25 e i 40: erano tutti a volto coperto. L’intervento dei carabinieri: un arresto. “Un tipico atto di intolleranza”
L’Aniene a Ponte MammoloL’Aniene a Ponte Mammolo
Roma, 20 settembre 2007 – Sono stati resi noti i particolari sulla aggressione contro l’accampamento nomadi di via Tiburtina. Si tratta di una quarantina di persone tra i 25 e i 40 anni che con il volto coperto da passamontagna e armati di catene, bastoni, sassi e bottiglie hanno assaltato la baraccopoli.
UN ARRESTO – Uno di loro, un pregiudicato di 40 anni, è stato arrestato, con l’accusa di porto abusivo di arma bianca, oggetti atti ad offendere e resistenza a pubblico ufficiale. Sarà processato per direttissima. L’uomo ha dichiarato di far parte di un “comitato spontaneo” di residenti di Ponte Mammolo intolleranti alla presenza dei rom.
UN ATTO DI INTOLLERANZA – Si tratterebbe, secondo un investigatore dell’Arma, di un tipico “atto di intolleranza”. Urlando frasi contro gli immigrati i giovani volevano provocare ‘’un vero e proprio scontro, una vera guerriglia’’. Ma i carabinieri hanno mandato all’aria i piani e hanno fermato una persona sospettata di far parte del gruppo. Il campo, quello di Ponte Mammolo, è lo stesso preso di mira due notti fa quando furono lanciate quattro bottiglie incendiarie, due delle quali esplose, che non hanno causato feriti ma molta tensione e danni alle baracche dove vivono circa una trentina di nomadi romeni.
IL SEQUESTRO – I militari dell’Arma del reparto Territoriale, che indagavano sulla vicenda, hanno sequestrato due notti fa le bottiglie molotov e una tanica di plastica contenente del liquido infiammabile trovata a poca distanza dall’insediamento. E per una maggior sicurezza hanno intensificato i controlli nella zona. La scorsa notte, grazie al loro intervento, è stato evitato che la situazione degenerasse.
LE INDAGINI – Immediate le ricerche del gruppo che ha lanciato le bottiglie molotov da un ponte che sovrasta il campo rom. Gli accertamenti, al momento, sono concentrati sulla persona fermata che dovrà chiarire agli investigatori cosa faceva e con chi era nel momento in cui è stato fermato.
Non solo molotov
Un campo Rom lungo il Tevere
ROMA – Due assalti in due notti. Il campo nomadi abusivo di via Furio Cicogna a Ponte Mammolo, a Roma, è stato nuovamente preso di mira. Dopo l’attacco con bottiglie incendiarie dell’altra notte, ieri, verso le 23, la scena si è ripetuta. Nessun danno o ferito, ma i carabinieri, avvisati dagli stessi nomadi, hanno visto una quarantina di persone, con il volto camuffato e armati di bastoni, catene, sassi e bottiglie, che a gran voce gridavano verso la baraccopoli, sfidando i rom ad uscire dall’accampamento. Fermato un quarantenne romano, trovato in possesso di un taglierino e di un coltello da cucina.
Il problema? Poca integrazione. Quella nomade è l’unica comunità di immigrati in Italia a non essere mai riuscita a integrarsi. Lo ha detto il Consiglio d’Europa e i fatti di questi giorni lo dimostrano. Eppure, c’è qualcuno che ha tentato di avvicinarsi ai rom e al loro modo di vivere. Un gruppo di ragazzi, della facoltà di Architettura di Roma Tre, ha percorso stradine di campagna lungo il Tevere ogni giovedì, per mesi, fino ad arrivare a una sorta di mappatura dei campi nomadi abusivi di Roma. L’idea è stata del professore di Arti Civiche, Francesco Careri, che ha accompagnato i ragazzi tra i rom.
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