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pubblicato il 23.12.07
Verona: Corteo nazi e caccia ai «terroni»
·

aggiornamento dall’arena di oggi sull’episodio dell’aggressione ai parà

VIOLENZA IN CENTRO. Il giudice per le indagini preliminari ha motivato la custodia in carcere dei tre giovani anche per l’atteggiamento omertoso che hanno tenuto
«Un’aggressione grave e odiosa»
Secondo il gip l’attacco è stato «del tutto gratuito» Ed evidenzia «l’estrema pericolosità degli arrestati»
I tre sono stati immortalati dalle telecamere Prima di fuggire hanno colpito un parà alla nuca

«Il fatto è odioso ed estremamente grave». Il giudice per le indagini preliminari Sandro Sperandio, che martedì sera ha convalidato l’arresto dei tre giovani veronesi arrestati per l’aggressione compiuta ai danni di altrettanti militari in libera uscita, «colpevoli» solo di avere un accento meridionale, non ha usato mezzi termini per qualificare l’episodio, che ha fatto ancora una volta parlare di razzismo.
Secondo il Gip Sperandio, l’aggressione ha avuto un carattere del tutto gratuito, tenuto conto della scelta casuale delle vittime, scelte solo in base alla cadenza dialettale del loro linguaggio. «Tutti elementi», dice il giudice «che evidenziano l’estrema pericolosità degli arrestati e la loro propensione a delinquere e alla violenza gratuita e allo sfruttare la forza intimidatoria del gruppo tale da far far concretamente emergere il pericolo di reiterazione di fatti», così come sono stati contestati.
E i fatti, lo ricordiamo, sono quelli che hanno per protagonisti Gabriele Cristiano, Mattia Filippini e Gianfranco Zorzanello. Tutto avviene poco dopo la mezzanotte, mentre i tre militari in abiti borghesi escono in strada dopo una serata trascorsa in un bar di via Mazzini. E lì, in strada trovano due, per loro, sconosciuti, in compagnia di altri due giovani che iniziano a offenderli facendo diretto riferimento alle origini meridionali, apostrofandoli con frasi del tipo “andate via perché questa è casa nostra, puzzate, questa è la mia zona, fate schifo, voi siete italiani… io sono di Verona; andiamo a risolvere la questione in una stradina pesche ci sono le telecamere”.
Le frasi risultano essere principalmente rivolte dal giovane di cui è ancora in corso ancora l’identificazione,mentre risulta che tutti e quattro abbiano circondato i tre parà, di stanza a Livorno, ma impegnati in un corso di specializzazione a Dobbiaco, con frasi minacciose. Zorzanello, inoltre avrebbe intimato loro di andarsene pesche quella era casa loro.
A brandire il manganello metallico telescopico sarebbe stato Cristiano. “Vieni qua che ti ammazzo” avrebbe detto, mentre volavano schiaffi e pugni soprattutto da parte di Zorzanello. Subito dopo aver colpito un parà alla nuca i quattro si erano dati alla fuga, ma di tre di loro erano stati «beccati» dalla polizia che era in pieno servizio per il corteo della destra che si era svolto proprio nel pomeriggio. A immortalare i tre sono state comunque le telecamere. Risulterebbe infatti ben visibile l’inseguimento compiuto da Cristiano. Una presenza marginale sarebbe invece quella di Mattia Filippini, il giovane che è difeso dall’avvocato Paolo Tebaldi.
Il Gip Sperandio aggiunge però che tutti gli elementi evidenziano l’estrema pericolosità degli arrestati e la loro propensione a delinquere e alla violenza gratuita e allo sfruttare la forza intimidatoria del gruppo, tale da far concretamente emergere il pericolo di reiterazione di fatti così come sono stati contestati.
In punta di diritto, lo ricordiamo, il gip Sperandio ha ritenuto che non si potesse parlare di tentato omicidio, ma più esattamente di lesioni gravi inflitte per futili motivi. Il giudice ricorda che i tre veronesi hanno dato dimostrazione, tutti, «di callidità e di omertà, nessuno facendosi carico di abbandonare definitivamente il gruppo, che ha dato dimostrazione di essere dedito alla violenza gratuita, ma di esserne ancora avvinghiati e dando dimostrazione agli altri sodali di poter far conto su di loro». E tale giudizio vale anche per Filippini, che pur reputato dagli stessi parà, il meno accanito, si è trincerato dietro «non ricordo». Per questo motivo il giudice ha tenuto tutti dietro le sbarre

arena


Corteo nazi e caccia ai «terroni»

di Paola Bonatelli

su Il Manifesto del 18/12/2007

Verona. Botte ai meridionali, arrestati tre neofascisti. Avevano sfilato con il sindaco leghista Tosi

Come si poteva immaginare, l’elezione a sindaco di Verona di Flavio Tosi, leghista doc con croniche simpatie per la destra radicale – Andrea Miglioranzi, ex Veneto Front Skinhead, membro della band nazi-rock dei Gesta Bellica e leader della Fiamma tricolore, è capogruppo della lista del sindaco in consiglio comunale – ha legittimato una nuova escalation di presenza politica e violenza fisica dei neo-fascisti veronesi. Nella notte di sabato scorso, dopo il corteo organizzato nel pomeriggio da Fiamma Tricolore per protestare contro il ferimento di un giovane simpatizzante di estrema destra accaduto nella scorsa settimana, corteo a cui ha partecipato lo stesso sindaco con alcuni dei suoi assessori, tre paracadutisti della Folgore di origine meridionale sono stati pestati nel centro storico scaligero in quanto «terroni».
Tre dei presunti autori del pestaggio, Gabriele Cristiano detto «Toast», batterista dei Gesta Bellica coinvolto nell’indagine sul Veneto Front Skinhead e poi prosciolto, che già nel 2001 aveva malmenato l’editore rosso-verde Giorgio Bertani, Mattia Filippini, che secondo diverse denunce sarebbe stato presente ad almeno due delle ultime aggressioni avvenute in città a danno di compagni o semplici «diversi», e Gianfranco Zorzanelli, ultras della famigerata curva dell’Hellas Verona, sono stati arrestati con l’accusa di lesioni aggravate e porto abusivo di oggetti atti all’offesa. Il quarto componente del gruppo, ripreso dalle telecamere poste nella centralissima zona del pestaggio, è attualmente ricercato.
Se l’ennesimo episodio di violenza ha scatenato numerosi interrogativi sulla situazione di «emergenza democratica» vissuta dalla città – così la definisce il capogruppo del Pdci in consiglio comunale Graziano Perini, che col figlio Luca, già aggredito due volte dai neofascisti, è stato posto sotto la protezione delle forze dell’ordine – la partecipazione di sindaco e assessori al corteo dell’estrema destra, dove ovviamente gli insulti alla Resistenza, alla Costituzione e alla magistratura si sono sprecati, ha scandalizzato più di un esponente del centrodestra scaligero. Persino Alberto Giorgetti, coordinatore veneto di Alleanza nazionale, ha chiesto una seduta straordinaria del consiglio comunale per ribadire la condanna e la contrarietà ad ogni violenza.
Non ha mezze misure il comunicato di Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi e Sinistra democratica che titola «il sindaco sodale con i picchiatori fascisti». «E’ caduta la maschera, il re è nudo – dice Fiorenzo Fasoli, segretario di Rifondazione comunista – la destra fascista picchia e il sindaco è con loro. Bisogna rimettere in discussione tutta la questione della sicurezza, tanto cara a questa giunta. In questa città il pericolo non viene da immigrati, poveri e zingari, come vorrebbero i nostri amministratori. In realtà sono proprio loro ad essere pericolosi».
La Verona antifascista sembra comunque aver già deciso di rialzare la testa e riprendere l’iniziativa: in rete infatti da ieri gira la proposta di una manifestazione nazionale che dovrebbe essere indetta nella città scaligera per il sabato precedente il 27 gennaio, giornata della memoria. Memoria che l’amministrazione comunale, forse travolta da quel 61 per cento di consensi dei cittadini veronesi, mostra di avere offuscata. Tanto da decidere, prima di spedire lo skinhead Andrea Miglioranzi a rappresentarla con il locale Istituto storico della Resistenza – infelice congiuntura scampata anche grazie agli articoli de il manifesto – poi da intitolare una strada a Nicola Pasetto, picchiatore fascista e deputato Msi morto in un incidente stradale dieci anni fa (a cui comunque è dedicata la sala riunioni della giunta in Municipio), fino alla partecipazione di Tosi e soci al corteo di sabato scorso. Il sindaco stesso era stato condannato per violazione della legge Mancino in relazione a una sua campagna di qualche anno fa contro gli zingari. La Cassazione ha poi annullato la sentenza, rinviando tutto alla Corte d’appello di Venezia, ma il processo è ancora in piedi. La parola ora torna agli antifascisti, ma anche a chi nel centrodestra crede ancora nella democrazia.

manifesto

http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=20430

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