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Da La Stampa
15/2/2008 (13:10) – REPORTAGE
Squadristi
Ronde notturne, denunciati cinque «giustizieri». Picchiavano con le spranghe i drogati a Tossic Park
MASSIMO NUMA
TORINO
Barriera Domina, sul display dei telefonini. E poi un logo, pure scaricato da Internet e in bella mostra nella galleria di video-immagini: «qui non posso entrare», con la sagoma di un poliziotto al centro di un segnale di divieto. C’è poco altro, nell’armamentario ideologico di questo gruppo di «bravi ragazzi» di corso Giulio Cesare, che si erano messi in testa di ripulire il quartiere infestato da centinaia di tossicodipendenti con la violenza. Quante aggressioni, armati di spranghe e bastoni, hanno portato a termine? Almeno 6, negli ultimi 60 giorni: 12 nel volgere di qualche mese. Ma sono molte di più, forse. Il fatto è che le vittime si guardano bene dal denunciare i picchiatori, così non ci sono dati sicuri, statistiche aggiornate. Il più grave ha una prognosi di 60 giorni: una clavicola spezzata a colpi di spranga, un forte trauma cranico. Vanno a farsi medicare in ospedale, questo sì, ma tutti poi si chiudono nel silenzio. Adesso, per i «giustizieri», sono guai: i primi cinque sono stati denunciati a piede libero per lesioni e associazione a delinquere. «Fermarli – dice il dirigente del commissariato, il vicequestore Jolanda Seri – era diventato un imperativo. La polizia non può tollerare che si diffonda l’idea di risolvere un problema come quello del Parco Stura attraverso l’illegalità e la violenza».
Insomma, tolleranza zero contro i «giustizieri della notte». Bisogna provare a leggere la storia anche al contrario: I «bravi ragazzi» dovranno rispondere sì di accuse gravi ma – se non fossero stati bloccati adesso – «poteva finire anche peggio, con conseguenze irrimediabili».
I genitori, dunque, hanno di che riflettere. Non erano poi troppo stupiti quando, all’alba di ieri, sono state portate a termine le ultime cinque perquisizioni. Il vicequestore Marcello Fusco, uno dei funzionari della Digos più esperti del mondo degli ultras, è riuscito a individuare le aree di provenienza e i collegamenti con altri soggetti. Un lavoro difficile, in un ambiente dove i «giustizieri» hanno agito per mesi protetti dal silenzio. «Sino a un certo punto – osserva il vicequestore Seri – perché da molte persone, anche dalla Circoscrizione, è nato anche un moto di ribellione contro questo tipo di violenza, che non aveva nulla a che fare con la protesta civile e pacifica dei mesi scorsi».
Altri quindici giovani sono ricercati dalla polizia, che ci tiene molto a completare l’organico delle ronde che, secondo le prime indiscrezioni, avevano come base un paio di bar, uno in particolare frequentato da ultras del calcio. I primi a cadere nella rete sono Carlo A, 22 anni, Fabio C., 20 anni, Salvatore L., 19 anni, Daniele P., 22 anni, e Simone C., 19 anni. Un altro, Michel R., potrebbe essere aggiunto al gruppo dei primi cinque fra poche ore.
Il bar di via Cena, ieri sera, era come al solito affollato. Dell’indagine sanno poco o forse, qui, proprio non interessa. Il clima è ostile, voglia di parlare, zero. Eppure il «deposito» delle armi è a pochi metri di distanza, vicino alle scale di cemento che portano verso Tossic Parc. Prima di partire per i raid, con i cellulari trasformati in walkie-talkie, bisognava armarsi di spranghe e bastoni. Le aggressioni di notte, non distanti dalle fermate del tram che scarica ogni volta decine di tossici.
Il capo della Digos, Giuseppe Petronzi: «Si tratta di una sorta di banda di quartiere che aveva deciso di gestire il problema della microcriminalità con il fai da te. Nulla a che vedere con fenomeni di tipo politico ma piuttosto di pseudo bullismo. I cinque denunciati, che hanno fatto ammissioni più che parziali, erano soliti ritrovarsi ai giardinetti all’angolo tra via Cena e via Scotellaro». Seri: «Lì organizzavano i loro raid punitivi, come se fossero legittimati a farlo». Ma da chi? «Dal clima generale che si era creato qui in corso Giulio Cesare – osservano i poliziotti – sino a quando, a qualcuno, non è venuto in mente di passare all’azione. Alla fine, un divertimento». Uno dei denunciati ha precedenti per il possesso di cannabis. Ma sono dettagli.
Tutti si sono difesi: «Abbiamo solo cercato di difendere Barriera e le nostre famiglie, le nostre ragazze. Non abbiamo nulla di cui dobbiamo vergognarci». E i genitori? Solidali. E indignati.
Italia. Torino. Aggressioni a Parco Stura, Radicali: il Comune non ha fatto niente per impedirle
Dopo aver appreso dai quotidiani locali che sono stati denunciati i primi cinque “giustizieri” che organizzavano ronde notturne per picchiare con spranghe le persone tossicodipendenti a Parco Stura (Tossic Park), Domenico Massano (giunta di segreteria associazione radicale Adelaide Aglietta) ha dichiarato:
“60 giorni di prognosi, clavicole, mascelle, setti nasali rotti e molte altre lesioni di ogni genere: questi i frutti delle azioni di giovani squadristi ai danni dei cittadini tossicodipendenti a Parco Stura. Questo bilancio poteva essere anche peggiore se non si fosse intervenuti tempestivamente per interrompere questa violenza organizzata che si è sviluppata nel silenzio e nell’assenza di interventi ed iniziative capaci di prevenire tale deriva “squadrista”, purtroppo facilmente prevedibile.
E’ preoccupante dover constatare che l’allarme provocato dai gravi pestaggi che si erano verificati nella stessa zona nel mese di febbraio 2007, non abbia spinto il Comune ad attivarsi per definire una strategia di intervento capace di prevenire il ripetersi di tale situazione. Oggi a distanza di un anno ci ritroviamo ad affrontare gli stessi problemi, i cui presupposti si sono sviluppati in un clima di intolleranza e nel silenzio delle istituzioni. Come abbiamo denunciato da alcune settimane se le uniche iniziative attivate sono di carattere repressivo sortiranno l’unico effetto di costringere le persone tossicodipendenti a situazioni di pericolo e di marginalità sempre più estreme.
Occorrono politiche integrate capaci di governare la difficile situazione che si è creata a Parco Stura e che si sta ripetendo in altre zone della città. Occorrono alternative concrete e concertate declinabili in interventi capaci di mediare tra le esigenze dei residenti e i bisogni dei cittadini tossicodipendenti che, vogliamo ribadirlo con forza, non sono una categoria astratta, ma sono persone reali, concrete, persone che ci sono qui ed ora, che non possono essere nascoste sotto un campo da golf, dietro ad iniziative cultural ricreative o “trasferite” in massa altrove.
Recentemente il Consiglio Comunale ha bocciato la mozione Grimaldi che si proponeva di affrontare in modo articolato il fenomeno delle tossicodipendenze a Torino, proponendo tra le altre cose la sperimentazione di una sala del consumo, un servizio di riduzione del danno che da oltre vent’anni nelle 72 esperienze europee in cui è attivo rappresenta un’iniziativa capace di mediare tra i bisogni dei cittadini tossicodipendenti e dell’intero contesto cittadino, garantendo i diritti ed aumentando la sicurezza di tutti, nessuno escluso.
Sui tavoli della IV commissione del Comune è ancora ferma la petizione popolare presentata dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta, da Forum Droghe e da Malega 9, che, grazie alle firme di oltre mille cittadini, richiede l’istituzione di almeno una sala del consumo a Torino. Ripartire da questa petizione vorrebbe dire dar voce ad un’altra cittadinanza, una cittadinanza capace di fare proposte e di impegnarsi nella costruzione di una città capace di politiche inclusive che restituiscano maggiore sicurezza a tutti, nessuno escluso.
Invitiamo il Consiglio Comunale di Torino, il Sindaco Chiamparino ed il Prefetto Giosuè Marino ad assumersi l’impegno di andare oltre facili proclami e/o iniziative estemporanee di carattere esclusivamente repressivo, definendo politiche idonee ad affrontare adeguatamente il fenomeno delle tossicodipendenze a Torino, perché i tristi e preoccupanti episodi di questi giorni non si ripetano mai più.”
http://www.droghe.aduc.it/php/articolo.php?id=17599
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