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TOMMASOLI, I FUNERALI IN UNA VERONA A LUTTO
VERONA – In chiesa appena 300 persone per un rito funebre che la famiglia ha voluto strettamente privato, ma oggi tutta Verona si è stretta idealmente nel ricordo di Nicola Tommasoli, il giovane ucciso in un pestaggio la notte del primo maggio. Ai piedi della bara un cuscino di rose bianche inviate dal presidente Giorgio Napolitano e, accanto, due carabinieri in alta uniforme. E’ stata una giornata di dolore, di lutto cittadino, per Verona e Negrar, il paese del giovane disegnatore morto dopo cinque giorni di agonia. Nella chiesa di san Bernardino c’e la famiglia di Tommasoli, la fidanzata e gli amici vestiti di arancione, il suo colore preferito. “Solo il silenzio parla”, ha detto nell’omelia il vescovo di Verona, mons. Giuseppe Zenti. “Avete scelto opportunamente un rito lontano dai fari televisivi e mediatici, anche il dolore ha la sua sacralità”. Nessun accenno diretto, invece, ai presunti autori del pestaggio, ma un richiamo al fatto che “la vita è per essere vissuta, non per essere stroncata, magari in una notte di follia”. I genitori di Nicola, composti nel loro dolore, hanno adagiato un cuscino di rose bianche e gialle. Per rispettare la volontà della famiglia, alla cerimonia non si è presentata alcuna autorità, ad eccezione del comandante della Compagnia Carabinieri di Verona, il maggiore Giuseppe Serlenga. I genitori di Nicola gli hanno rivolto parole di ringraziamento per tutto quello che i militari, assieme alla Digos, hanno fatto per arrivare all’identificazione dei presunti autori del pestaggio. Fuori, una città scioccata, che lascia a Porto Leoni, sul luogo dell’aggressione, fiori, messaggi, memorie, anche di anonimi che si dicono vicini all’estrema destra. Alcune donne tengono uno striscione con la scritta “Non uccidete i nostri figli. Madri insieme per una vita civile”.
Oggi non è soltanto il giorno dell’ultimo saluto a Nicola, é anche il giorno in cui emergono particolari sull’inchiesta e i difensori scoprono alcune carte. Emerge così che Guglielmo Corsi, uno dei cinque arrestati per l’omicidio del giovane veronese, nelle prime fasi dopo il fermo avrebbe fatto i nomi di Federico Perini e Nicolò Veneri come dei due del gruppo che avrebbero attaccato Tommasoli, il quale, “caduto al suolo, era stato colpito da un calcio in faccia del Veneri”. La ricostruzione che Corsi avrebbe fornito viene però contestata dall’avvocato veronese Roberto Bussinello, difensore dei due, oltre che di Raffaele Dalle Donne. Riferendosi alla testimonianza di Corsi, lo avverte: “Risulta molto sospetto che queste dichiarazioni vengano proprio da Corsi – afferma Bussinello – che le persone offese dichiarano essere il più compromesso nella vicenda, quello che ha iniziato tutto”. Il legale aggiunge che l’autopsia non ha “evidenziato alcuna lesione al volto”. Diversa la versione di uno dei due legali milanesi della famiglia della vittima, Franco Rossi Galante: sul corpo di Nicola sarebbero state riscontrate “almeno quattro tracce evidenti di lesioni: due al volto, una alla testa e una sul collo”. “Ho visto le foto del corpo di Nicola – ribatte l’avvocato Rossi Galante – e un mio consulente ha preso parte personalmente alla perizia: i segni dei colpi sono chiari”.
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