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Ho letto stamattina la lettera(*) di ringraziamento dell’assessore Di Meo ai medici di Belcolle che si sono prodigati nelle cure del figlio, scampato a più sciagurate aggressioni come quella recente di Verona come in altre città, Roma ad esempio, dove nel 2006 venne ucciso il 26enne Renato Biagetti, figlio di nessun assessore e non iscritto ad un bel niente, all’uscita di un concerto a Focene.
Scorri-bande con vittime ma non di “stupidi motivi”. Sarebbe come a dire che domani sabato a Verona, chi andrà in piazza, lo farà per chiedere giustizia in risposta a ragazzate, bravate…
Ricollego le dichiarazioni del ragazzo giovanissimo, colpito da violenze di stampo nazi fascista a Viterbo, una delle tante fortuitamente emerse: quasi si dichiara complice di un gioco, filmato per giunta e andato un po’ troppo in là...
In là dove, qual’è questa deriva che vede famiglie ammutolite di fronte a nemici ovunque, altri da sè, altri dalla propria casa? Non è buttando sotto il tappeto che possiamo andare avanti, e lo dico da donna e da madre e da cittadina e non è ammissibile che un genitore provato e figura rappresentativa possa liquidare con parole scritte e animate certo da dolore e timore, quali: “un atto violento per stupidi motivi ha portato via un ragazzo dell’età di mio figlio e come padre, rispetto a loro purtroppo, mi posso ritenere fortunato, perché ho ancora mio figlio. Questo non vuol dire che dobbiamo arrenderci, ma dobbiamo chiedere con forza che coloro che commettono atti gratuiti di barbarie e violenza debbano essere severamente puniti perché non è concepibile che ciò avvenga e sono certo che all’ottimo lavoro fatto dai medici segua un altrettanto riscontro da parte della giustizia”.
O sperare e chiedere e delegare alla giustizia, ordine e controllo, senza capire perchè questi nostri “bravi” ragazzi, sono cresciuti con quelli “cattivi” e sentirci tranquilli perchè rincasano, magari illesi, fosse pure tardi senza aver capito che la campanella della ricreazione è suonata da un pezzo, come il gioco, che non è più tale davvero?
Ma la politica ci parla di squadre, discese in campo, vincitori e vinti, intolleranze e violenze di Altri, partite da giocare, ronde.
Forse dovremmo ritornare a scuola, quella vera, come faceva il Maestro Manzi, che ahimè non c’è più, ma rimangono le sue azioni e quelle dei provveditori che lo sospesero otto volte dall’insegnamento per ripetuti ammutinamenti didattici.
Il Manzi extra-televisivo era la disperazione degli ispettori. Si rifiutava di insegnare storia “perché un bambino di dieci anni non ha ancora un chiaro concetto di spazio e tempo”.
Aveva letto Piaget, lui: gli ispettori forse no.
Sospeso da cattedra e stipendio. Si rifiutava di dare i voti. Si rifiutò anche di dare i “giudizi”, quando arrivarono: “I bambini cambiano, ma i giudizi restano nero su bianco, non posso bollare un ragazzo per sempre”.
Sui primi moduli, per rabbia, scrisse “merda”: sospeso ancora.
Allora si fece confezionare un timbro con la scritta “Fa quel che può, quel che non può, non fa”, “didatticamente ineccepibile”, e stampigliò pagelle in serie.
Sospeso di nuovo.
Non piegato:“ Continuai a scrivere quella frase a mano sui moduli”.
Tento anch’io, come sempre e con nuovi mezzi tecnici, di dire che non è mai troppo tardi.
16 maggio 2008
Doriana Goracci
http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article2180
(*)
16/05/2008
Lunedì 12 maggio u.s. è stato nuovamente operato mio figlio Giovanni a seguito dell’infame violenza subita il 15 Luglio 2007 all’interno della discoteca Arabesque di Civita Castellana.
Nuovamente sono a ringraziare il direttore del reparto maxillofacciale dell’Ospedale di Belcolle, dott. Claudio Taglia, che con la propria professionalità ha finito di sistemare i problemi fisici che aveva mio figlio.
Grazie anche a tutti i medici e paramedici per l’alta professionalità e umanità che hanno nel riguardo di tutti i pazienti, grazie a Claudio, Andrea, Maurizio, Giulio e a tutti coloro che insieme costituiscono un dream team.
Punti di eccellenza presenti a Belcolle, come il reparto maxillofacciale, obbligatoriamente vanno valorizzati e credo rappresentino uno dei punti di forza della sanità viterbese, da sostenere sempre.
Purtroppo fatti di violenza come quello subito da Giovanni non sono cessati ma anzi sono un fenomeno che dobbiamo porci come problema per garantire l’incolumità ai nostri ragazzi; in questi giorni, e credete non è retorica, il pensiero da padre è andato ai genitori di Nicolò di Verona, perché un atto violento per stupidi motivi ha portato via un ragazzo dell’età di mio figlio e come padre, rispetto a loro purtroppo, mi posso ritenere fortunato, perché ho ancora mio figlio. Questo non vuol dire che dobbiamo arrenderci, ma dobbiamo chiedere con forza che coloro che commettono atti gratuiti di barbarie e violenza debbano essere severamente puniti perché non è concepibile che ciò avvenga e sono certo che all’ottimo lavoro fatto dai medici segua un altrettanto riscontro da parte della giustizia.
Io e mio figlio Giovanni saremo sempre riconoscenti per quanto fatto da Claudio Taglia e da tutti i medici del reparto.
Stefano Di Meo
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