Treviso, neonazisti progettavano attentato
L'INCHIESTA
I neonazisti progettavano una bomba
Volevano costruire una bomba per compiere un attentato. E' il sospetto che ha spinto gli inquirenti della Direzione distrettuale Antimafia ad indagare per associazione con finalità di terrorismo e di eversione all'ordine democratico gli undici giovani esponenti dell'estrema destra e ultrà del Treviso Calcio. Questo particolare sarebbe emerso nel corso di alcune intercettazioni telefoniche.
Emergono particolari sempre più inquietanti nell'inchiesta sugli
esponenti dell'ultradestra trevigiana. Tra loro, i leader di Forza
Nuova, Alessandro Arboit e Giuseppe Zito, capolista alle ultime
elezioni. Sarebbero loro, secondo gli uomini della Digos di Treviso e Venezia i «registi» di quegli episodi, una trentina in tutto, che
testimonierebbero l'escalation di violenza che gli investigatori
avevano segnalato in un rapporto inviato alla Distrettuale già diverso tempo fa. Ma a imporre un'accelerazione sul piano giudiziario sarebbe stato il tentativo di costruire una bomba per compiere un atto di terrorismo contro un non ancora precisato obiettivo dalle parti di Montebelluna.
L'ipotesi investigativa è che non si tratti di casi isolati, ma
collegati e rientranti in un unico disegno eversivo di matrice
neonazista. Lo stesso procuratore Vittorio Borraccetti, che coordina le indagini, aveva parlato di un gruppo paramilitare (una banda perfettamente organizzata dove ciascun componente ha un ruolo ben preciso) che agisce nella Marca e nel Veneziano e che si sarebbe reso responsabile di una serie di svariati fatti di violenza. E di questa organizzazione farebbero parte, Matteo Granziol, Andrew Sciascia, Mario De Sena, Davide Visentin, Davide Cazziola, Nicola Usoni, Cristiano Besazza e i militanti Benedetti e Nascimben. Tutti iscritti nel registro degli indagati dalla DdA accusati di un reato gravissimo:
il 270 bis, associazione con finalità di terrorismo e di eversione
dell'ordine democratico.
E Forza Nuova ieri ha risposto alle accuse che le sono piovute
addosso: «Ci troviamo di fronte a un'indagine senza capo nè coda - affermano in una nota Alessandro Arboit e Giuseppe Zito, fra gli indagati - una forzatura che tende ad accorpare fatti totalmente slegati tra loro e dai quali comunque ci dichiariamo completamente estranei».
E sul caso intervengono anche i giovani dei Comunisti italiani: «La
presenza di armi e obiettivi, stando a quanto emerge dall'inchiesta - dice Alessandro Squizzato - dimostra che l'estrema destra non è una normale area politica, ma una vera e propria sacca di squadrismo che miete regolarmente vittime»
(11 luglio 2008)
da
gazzetta treviso
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