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pubblicato il 10.09.08
I fascisti e le scritte di Roma
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I fascisti e le scritte di Roma

Una passeggiata nella capitale a caccia degli slogan dipinti di recente sui muri

FLAVIA AMABILE



All’inizio apparvero le croci celtiche. Gianni Alemanno era stato appena eletto sindaco di Roma ed era reduce dall’aver mostrato in televisione da Daria Bignardi la sua croce, quella che porta sempre al collo. E così, quando diventò primo cittadino, sui muri della capitale spuntarono le prime croci celtiche. Negli ultimi tempi Alemanno ha alzato un po’ il tiro delle sue affermazioni: due giorni fa ha difeso il fascismo. Poi ha chiesto di onorare i caduti. E in molti hanno notato una nuova fiammata di scritte sui muri di Roma.

Si può provare a partire dalla zona della stazione Termini. Alle spalle si trova Casapound, il primo edificio occupato da persone di destra. Niente scritte: sui muri della strada si vedono i manifesti firmati Forza Nuova, ormai strappati dai militanti dell’estrema sinistra, segno di una guerriglia politica urbana che cova da sempre a Roma ma che da quando Alemanno è diventato sindaco ha fatto segnare una decisa recrudescenza.

Per trovare le nuove scritte, quelle dai contorni neri ancora brillanti, non sbiaditi dal tempo, bisogna continuare il cammino verso est, inoltrarsi nel quartiere Appio-Tuscolano dove i luoghi-simbolo della destra sono forti. C’è ad esempio una strada che collega le due grandi arterie, via delle Cave. La scritta che subito colpisce all’occhio è all’angolo con via Amulio. «Onore ai caduti» è scritto, e sembra davvero un’eco in vernice delle parole del sindaco. La strada è tutta un susseguirsi di scritte, fasci stilizzati a mo’ di firma. Si inizia con «Rash merde» (i Rash sono gli skinheads rossi, n.d.r.). E poi: «Per chi sfrutta la povera gente, solo odio, disprezzo e lama tagliente». C’è un altro «Picchia il rash», firmato Fiamma Tricolore. Poi si gira in via Manlio Torquato e si va sul nostalgico con «Onore al Duce», oppure sugli slogan programmatici per spiegare gli obiettivi da raggiungere: «Mutuo sociale», e anche «Socialismo nazionale» e, vicino, «Casa, lavoro, occupazione, Fiamma Tricolore Roma Sud».

Saranno poche centinaia di metri di un triangolo di strade, le scritte si susseguono, si accavallano, si sovrappongono, le più recenti su quelle ormai stinte. Una vera enclave della propaganda nera da muro. Se poi ci si dovesse chiedere il perché di tante scritte concentrate proprio lì basterebbe fare qualche passo in più per trovarsi a via Acca Larentia, dove nel 1978 furono uccisi tre giovani del Fronte della Gioventù.

E’ così in tutta Roma, dove i militanti dell’estrema destra si sentono più forti iniziano a lasciare sempre più spesso i loro slogan sui muri. Accade alla Balduina, nella piazza del quartiere, altra enclave storica dei nostalgici del fascismo. Accade a Boccea o a Tor Bella Monaca.

Chi c’è dietro le scritte? Alcune sono firmate, sono militanti di Fiamma Tricolore a Forza Nuova. Altre non hanno firme e a vederle non sembra che abbiano alcun tipo di differenza rispetto alle altre né nel tratto né nella vernice usata. «Bisogna fare attenzione - spiega, invece, Bruno Guerrisi, un militante di Forza Nuova - noi di Fn in genere non scriviamo sui muri. Utilizziamo vecchi manifesti, riempiendo il retro bianco e attaccandoli sul muro. Se scriviamo, firmiamo. Quando invece si vedono svastiche o scritte inneggianti al duce spesso gli autori sono degli esaltati che non hanno nulla a che vedere con noi oppure sono i rossi che vogliono screditarci agli occhi della gente».

Da La Stampa

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