Ne rossi, ne neri?
Fino all’altro ieri i media continuavano cercare di connotare il movimento come “apolitico” e lo slogan più gettonato per rappresentare questa inedita unione generazionale era: ne rossi, ne neri, ma liberi pensieri. Guarda caso sono stati proprio quelli del Blocco (neri come le fogne che abitano) a tirarlo fuori e poi, grazie anche all’eco mediatico suscitato, a farlo assumere come tormentone da più di qualche scuola. A dire il vero, però, quelli del Blocco lo slogan non se lo sono inventato, ma l’hanno solo rispolverato mutuandolo da una delle parole d’ordine di BISL. Una sigla dietro cui si riconoscevano un gruppo di ultras romanisti (neofascisti anche loro) e il cui acronimo sta per Basta Infami Solo Lame. Stiamo parlando, per intenderci, di quelli che della “pungicata” e della “lamata” al nemico di turno ne hanno fatto uno stile di vita. Qualcuno potrà pensare che fino a quando gruppi di ultras consapevoli decidono di affrontarsi all’arma bianca in fondo sono cazzi loro. Certo, a nostro avviso bisogna essere particolarmente decerebrati per morire in nome di undici miliardari in calzoncini, ma ognuno ha diritto di sprecare la propria esistenza come vuole. E invece no. Perché a pagare le gesta di questi individui sono solitamente semplici tifosi ospiti, e non gli ultras, che viaggiano regolarmente scortati dalla polizia. Oppure, a cadere sotto i colpi di chi fa politica col coltello, sono i compagni: come Bernardo, aggredito davanti al Forte e vivo per miracolo dopo una coltellata alla gola; come Renato, che invece a Focene, per colpa di questi maledetti c’ha rimesso la vita; o come Fazio aggredito lo scorso agosto da un gruppetto di “casuals” su via Ostiense proprio nell’anniversario della morte di Renato, una coltellata che è come una rivendicazione. Diciamo questo perché ancora ieri, nel corte dei sindacati, c’era qualche ragazzino che continuava a riempirsi la bocca di questo coro idiota e perché è bene sempre avere chiaro quali sono i riferimenti “culturali” di queste merde del Blocco, perché magari non saranno stati loro direttamente ma il brodo di coltura in cui nasce e si afferma questa cultura di morte è lo stesso.
BASTA LAME, BASTA INFAMI, BASTA BLOCCO
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