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pubblicato il 31.01.09
«Sei milioni di ebrei disinfettati»
·
«Sei milioni di ebrei disinfettati»
di Iaia Vantaggiato
su Il Manifesto del 30/01/2009
Intervista shock di don Floriano Abrahamowicz, capo dei tradizionalisti a Treviso. Dopo le parole di Williamson, un altro lefebvriano minimizza la Shoah Le camere a gas? Servivano per
disinfettare. Priebke? Non era un boia. E i sei milioni di ebrei morti
nei campi di sterminio? Cifre sparate, nella foga, dal capo della
comunità ebraica tedesca. Dunque la Shoah non c'è mai stata? C'è stata una tragedia, quella dell'Olocausto, che però non può vantare nessuna supremazia rispetto ad altri genocidi.
Sembra avere pochi dubbi don Floriano Abrahamowicz - capo della comunità dei lefebvriani del Nordest - che con un'intervista rilasciata alla Tribuna di Treviso riaccende la polemica sul negazionismo apertasi con la riabilitazione del vescovo
lefebvriano Richard Williamson.
Personaggio affezionato alla
ribalta, questo Abrahamovicz , chiamato - nel 2007 - a benedire il
crocefisso del «Parlamento del nord» e, sempre nello stesso anno, a celebrare messa in latino a Lanzago di Silea in onore di Umberto Bossi.
Frequenti anche le sue sortite su «Radio Padania libera» e più che nota è la sua amicizia con l'eurodeputato Mario Borghezio. Stralci del suo intervento al convegno «Islam come invasione», organizzato a Merano da Forza Nuova e Lega, possono ancora essere rintracciati su alcuni siti di estrema destra mentre sempre di Abrahamovicz è l'iniziativa di celebrare a Verona, durante i giorni del gay pride, una messa riparatrice con tanto di sottotitolo: «Voi Sodoma e Gomorra, noi Romeo e Giulietta».
Questo per dire di un personaggio le cui dichiarazioni
non andrebbero nemmeno prese in considerazione non fosse per il momento e il contesto in cui sono state calate. A ridosso del Giorno della Memoria, poche ore dopo le affermazioni negazioniste di Williamson e le scuse tardive di Benedetto XVI. Certo, spiega il prete rappresentante dei tradizionalisti a Treviso, «Williamson è stato imprudente» non certo perché ha negato l'Olocausto, «come falsamente dicono i giornali», ma perché si è fatto strumentalizzare in funzione anti-Vaticano. Del resto, tiene a precisare Abrahamovicz, Williamson ha solo messo in dubbio la «funzione tecnica» delle camere a gas, non certo la loro esistenza..
Come non dar credito a questo prete del profondo nordest che esibisce le proprie origine ebraiche - «anche il mio cognome lo suggerisce» - e che candidamente afferma di non essere
antisemita per il sol fatto che nessun « cristiano cattolico» può
essere considerato tale. Quanto alle camera a gas, Abrahamovicz - a suo dire - non sisbilancia: «Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti o no, perché non ho approfondito la questione». Stesso dicasi per i numeri della Shoah di cui, concertezza, Abrahamovicz sa solo che non sono importanti e che comunque quella cifra - sei milioni di ebrei «disinfettati» nei campi -è stata semplicemente sparata, sull'«onda dell'emotività», dal capo della comunità ebraica tedesca subito dopo la Liberazione.
Cerca di abbassare i toni l'arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi che considera definitive le parole del papa sull'argomento pur ammettendo, rispetto al rapporto con i lefebvriani, la necessità e l'urgenza - da parte di questi ultimi - «di aderire a tutti i documenti del Concilio Vaticano II. Alcuni passi sono stati fatti,altri devono essere compiuti».
Affatto tenero il sindaco di Venezia Massimo Cacciari che di Abrahamovicz chiede l'immediata a scomunica pur difendendo la riabilitazione dei lefebvriani (ex) scismatici mentre dal rabbino capo del capoluogo veneto, Elia Richetti, arriva solo un freddo
consiglio: «suggerirei a Abrahamovic di leggere Sonderkommando
Auschwitz, il libro in cui Shomo Venezia, racconta di come fu costretto a tirar fuori i cadaveri dalle camere a gas».
E non torna indietro il Rabbinato di Gerusalemme: l'incontro previsto a Roma per marzo con alcuni rappresentanti del Vaticano non si farà «a causa dell'attuale stato delle relazioni" mentre la comunità ebraica tedesca interrompe «temporaneamente» il dialogo con la Santa Sede.

documentazione
r_veneto


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