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pubblicato il 21.02.09
Roma Nel giorno di Verbano sfila Forza Nuova
·
Nel giorno di Verbano sfila Forza Nuova
di Giacomo Russo Spena
su Il Manifesto del 21/02/2009

Picchiati due militanti di Rifondazione Comunista davanti alla sede della Direzione nazionale

«Mi sembra di rivivere il Ventennio, le aggressioni razziste e squadriste non finiranno mai». È sconsolata Carla Verbano, mamma di Valerio (diciannovenne ucciso dai fascisti il 22 febbraio 1980), quando viene a conoscenza dell'ennesimo raid "nero" a Roma, a farne le spese questa volta due dipendenti di Rifondazione. La firma sembrerebbe quella di Forza Nuova, partito che oggi si prepara a scendere in piazza, in cento città d'Italia, contro l'immigrazione.
Nella Capitale si raduneranno alle 18 alla Bocca della verità per finire sotto il Campidoglio, dove è prevista una contestazione al sindaco Gianni Alemanno reo di posizioni troppe morbide sui rom. In contemporanea ci sarà, come ogni anno (da 29 anni), un'altra mobilitazione. Quella in ricordo di Verbano. Due manifestazioni lontane, diverse e opposte nei contenuti e nelle pratiche. Da una parte la "marcia" forzanovista con celtiche, nostalgie del Duce e politiche xenofobe. Dall'altra un corteo, partirà come sempre alle 17 da via Monte Bianco (appuntamento sotto la lapide), organizzato da centri sociali e associazioni antirazziste della città
che hanno previsto per l'occasione una due giorni di iniziative.
«Ricordare Valerio dopo 29 anni non è un atto di commemorazione, ma è un gesto di resistenza contro la barbarie», dice Luca dello spazio (ri)occupato Horus, spiegando come la figura di Verbano sia importante «per riannodare storie vecchie e nuove, storie di chi non ha paura e si batte concretamente per costruire una società migliore». La manifestazione, che si snoderà per le vie del Tufello, sfilerà anche
contro il pacchetto sicurezza «liberticida» del governo, i raid
xenofobi, le violenze sui corpi delle donne e la polizia che «ha
stroncato le vite di Aldo Bianzino e Federico Aldrovandi». Poi
ovviamente contro ogni forma di fascismo.
Malgrado gli 85 anni promette di fare un pezzettino di corteo Carla, la combattiva madre, a cui non va giù la «provocazione» di Alemanno. Ieri infatti il sindaco a sorpresa, dopo le polemiche dei mesi scorsi sulla sua eventuale presenza al rituale ricordo di Verbano, ha fatto visita a Bonelli, presidente di quel municipio (il IV). Presenza contestata dalle realtà sociali del quartiere.
«Non era il caso venire qui il giorno prima del corteo per Valerio», afferma Carla la quale mette un punto definitivo alle polemiche passate: «Non voglio che Alemanno venga a ricordare mio figlio». Neanche se, come gli ha consigliato, si togliesse la celtica dal collo, «rimarrebbe sempre fascista». Sorride.
Poi smette quando apprende la notizia dell'aggressione ai due
dipendenti del Prc.
Stavano entrando nella direzione del partito, in viale del Policlinico, quando notano un ragazzo, si scoprirà poi 26enne, che sta attacchinando i manifesti forzanovisti (di lancio della manifestazione di oggi). «Lo abbiamo invitato ad andarsene, la sua era chiaramente una provocazione», raccontano i due. E in effetti se ne va.
Torna dieci minuti dopo e ricomincia ad affiggere i manifesti di Fn,
sullo stesso punto di prima. I due lavoratori del Prc si riavvicinano
ma neanche fanno in tempo a dire nulla che nel giro di pochi secondi si vedono circondati da 6-7 persone. Tutte robuste. E giù botte.
«Ci hanno attaccato, indossavano guantini imbottiti», denunciano quelli del Prc. Uno dei due finirà in ospedale con un occhio tumefatto: gli daranno sette giorni di prognosi. Intanto altri militanti rifondaroli sentono le urla, vedono la scena e scendono in strada. I forzanovisti a quel punto si dileguano di corsa, con uno (quello che all'inizio stava attacchinando) che si rifugia dentro la vicina caserma lasciando lì la proprio auto, poi danneggiata (parabrezza rotto) dagli attivisti di sinistra. Questa la versione del Prc. Opposta quella di Fn. L'«attacchino» racconta infatti di esser stato avvicinato da alcuni ragazzi armati di bastoni e spranghe che gli hanno intimato di non continuare ad affiggere i manifesti. Così spiegata la sua fuga nella caserma. La Digos comunque sta investigando sul caso.

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