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pubblicato il 20.04.09
"No ai volontari in camicia nera"
·
20/4/2009 (7:5) - REPORTAGE
"No ai volontari in camicia nera"

Sfollati divisi su Casa Pound: «Niente aiuto da quelli». «Lasciateli stare, non fanno comizi»
FERRUCCIO SANSA
INVIATO A POGGIO PICENZE (L’Aquila)
I primi giorni non se n’è accorto nessuno. C’era altro cui pensare: il paese sventrato dal terremoto e i morti. Poi, però, l’angoscia ha concesso una tregua e a Poggio Picenze qualcuno ha puntato gli occhi sulle bandiere alzate proprio accanto al campo della Protezione Civile. Sui ragazzi vestiti di nero, con il cappuccio alzato e la scritta «me ne frego» tatuata sul collo. Così tra la gente più d’uno ha cominciato a protestare: «Io proprio non voglio farmi aiutare da un gruppo di fascisti», sospira Maria puntando il dito verso lo striscione nero che fa bella mostra vicino alla chiesa diroccata. Poco distante i ragazzi in mimetica e giacconi neri non sembrano curarsi dell’attenzione. Loro sono i membri dell’associazione Casa Pound.

Fascisti? «Mi riconosco nella dottrina fascista che ritengo tuttora validissima, ma non nel periodo storico del fascismo che è finito nel 1945. Noi siamo i fascisti del Terzo Millennio, non ci riconosciamo nella destra di oggi, siamo un movimento di estremo centro alto», spiega Massimo Carletti, responsabile del campo. Il punto, però, è anche un altro: il comune ha affidato a Casa Pound la gestione degli aiuti. Così camminando tra le tende si assiste a scene che proprio non ti immagineresti nell’Abruzzo del terremoto: sguardi storti, battute. Proprio nel campo dove Berlusconi e il ministro Gelmini sono venuti per l’inaugurazione della prima scuola riaperta nelle grandi tende. «Noi siamo venuti per aiutare, abbiamo portato tonnellate di roba. Appena hanno saputo del terremoto, i nostri iscritti si sono mobilitati. Siamo venuti da tutta Italia», racconta Carletti e indica le trenta tende piantate nel prato.

E’ mattino, una giornata fredda, con l’umidità che ti entra nelle ossa, e i ragazzi si preparano per un’altra giornata. Passerebbero quasi inosservati se non fosse per le mimetiche, le giacche nere, le felpe con i teschi. Carletti accetta di fare la guida al cronista. Cammina e intanto spiega: «Le costruzioni del Ventennio non sono crollate». Il magazzino gestito da Casa Pound è una delle poche costruzioni che hanno retto la botta del terremoto, nel grande spazio di dieci metri per trenta è accumulato di tutto: cibo, pannolini, vestiti, giochi per bambini. I militanti in giacca nera catalogano gli oggetti, li distribuiscono, parlano con gli abitanti. I modi sono gentili, si respira entusiasmo.

Ma rispetto alle altre tendopoli c’è una tensione impalpabile. Quando passa un volontario della Protezione Civile ecco che viene fuori. «Scusa, tu chi sei?», gli chiede un ragazzo. E l’altro di rimando: «Mi chiamo Luigi, e tu chi sei?». Finisce lì, ma Carletti racconta: «Succede continuamente». Poi c’è la gente di Poggio Picenze. Molti non fanno caso a quel nero dominante, altri, però, storcono il naso: «Ma perché il Comune ha affidato la gestione dell’emergenza a un gruppo di estremisti? Siamo nell’Abruzzo di Silone e della Resistenza… è uno schiaffo alla memoria», sbotta Attilio. Il sindaco, Nicola Menna, professore di scuola arruolato dal centrodestra, scrolla le spalle: «A me questa storia dell’associazione fascista non interessa, nel campo non fanno politica». Ma le proteste di volontari e abitanti? «Noi adesso abbiamo bisogno di aiuto e quei ragazzi si danno da fare».

Com’è che il Comune gli ha affidato la gestione degli aiuti? «Me li ha presentati un mio ex alunno». E qualcuno fa notare che a San Biagio di Tempera sono arrivati i ragazzi del centro sociale Spartacus. Insomma, si dice, c’è anche la sinistra. Al campo ufficiale, quello della Protezione Civile, continuano il loro lavoro nonostante la notizia comparsa sul Messaggero. Pasquale Landinetti, della Regione Campania, mostra questa tendopoli che è un esempio di solidarietà italiana: efficienza svizzera mischiata a calore campano. Ieri nella tenda-chiesa sono arrivate le reliquie di San Felice Martire e la campana del campanile pericolante. «Noi a Casa Pound non diamo nulla, per noi non sono riconosciuti. Diamo al Comune il materiale in eccedenza rispetto alle esigenze del campo, loro ne fanno quello che credono». E’ l’ora della messa nella chiesa che sa di gomma come un canotto. Sulle sedie si dispongono anziani del paese vestiti di scuro, uomini della Protezione Civile con la divisa gialla e un ragazzone con la testa rasata e la giacca nera con il distintivo: «Invincibili».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200904articoli/42947girata.asp




Via quel volantino dal nostro paese

Ancarano E’ apparso un volantino nel quale la giunta del Comune di Ancarano ha deciso di organizzare una raccolta viveri per i terremotati abruzzesi con l’associazione “Casa Pound”. L’opposizione critica duramente tale scelta e chiede un sensato ripensamento da parte della Giunta comunale ha presentato la seguente richiesta al vicesindaco in carica.

“Nei giorni scorsi - si legge - sono stati realizzati e distribuiti volantini per la raccolta di beni di prima necessità per i terremotati aquilani promosso dal gruppo di maggioranza dell’amministrazione comunale in collaborazione con l’associazione neo fascista CasaPound. In merito al volantino chiediamo al vicesindaco l’immediata e perentoria rimozione. Il Comune di Ancarano, un ente della Repubblica italiana fondata sulla Resistenza, non può assolutamente organizzare nulla con associazioni di tale stampo. E’ vergognoso che un Comune, in un momento poi di emergenza come questo, decida di sostenere un’associazione fortemente politicizzata e di estrema destra andando contro i principi costituzionali e repubblicani che lo regolamentano e gli danno vita. Se la Giunta comunale ha intenzione di sostenere CasaPound lo faccia, ma a titolo personale”.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=740B39B8F68BC9DF116F841EA354C8B0

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