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pubblicato il 21.08.10
DOSSIER estrema destra nell'Europa dell'est
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DOSSIER estrema destra nell'Europa dell'est

di Matteo Zola

East Journal presenta una serie di approfondimenti sui movimenti politici di estrema destra nell??Europa centro-orientale. Parte di questo materiale è stato fornito per la redazione dell??articolo ??Onda nera?, uscito il 12 giugno 2010 sul Corriere della Sera a firma di Dario Fertilio. Col procedere degli approfondimenti si potrà vedere come l??estrema destra in Europa orientale si distingua in due tipologie: movimenti neonazisti, che recuperano tutta la simbologia del Terzo Reich integrandola talvolta con elementi appartenenti alla cultura locale. Partiti prettamente populisti che utilizzano a scopo di costruzione del consenso retoriche fondate sull??antisemitismo, antieuropeismo, discriminazione delle minoranze etniche, religiose e sessuali, fondamentalismo religioso, violento nazionalismo. A seconda che si sia in presenza di tutti questi fattori o solo di alcuni, è possibile individuare il grado di estremismo di quel dato movimento o partito

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L??avanzata del populismo europeo

In Europa la destra populista sembra avere sempre più successo. A est non è certo una novità: in Ungheria, in Slovacchia e in Romania veri e propri partiti fascisti godono da sempre di un certo seguito. Sulla scia delle ideologie nazionaliste degli anni trenta, queste formazioni si battono per un??identità nazionale etnico-religiosa e alimentano vecchi contenziosi territoriali e la questione delle minoranze fuori frontiera. In Ungheria le elezioni politiche del 10 aprile dovrebbe ufficializzare la vittoria del grande partito conservatore e nazionalista Fidesz, ma anche confermare i progressi di Jobbik, movimento antisemita e xenofobo che ha già ottenuto tre deputati europei.

??In Slovacchia il Partito nazionale slovacco (Sns), radicalmente nazionalista, dovrebbe rimanere nel governo di coalizione dopo le elezioni legislative del 12 giugno?. Spiega Marion Van Renterghem, giornalista di Le Monde. ??A ovest invece l??estrema destra assume forme meno evidenti. Si assiste a un grande rinnovamento della destra legato all??identità, con la creazione di una nuova generazione di partiti di destra radicale.

L??Europa è la bestia nera
I leader di questi partiti fanno di tutto per non farsi attribuire l??etichetta di ??estremista? e per rimanere all??interno del gioco democratico. Questi ??populisti di destra? preferiscono, come i loro colleghi di estrema sinistra, la democrazia diretta a quella rappresentativa, e denunciano la distanza delle élite dalla realtà, la loro chiusura, e la loro corruzione a opera del cosmopolitismo e della globalizzazione. Questi movimenti raccomandano una democrazia di opinione che trasformi in legge le pulsioni del momento: il popolo, affermano, sa quello che le élite non hanno né vissuto né capito. Bruxelles è la loro bestia nera, a cui aggiungono la xenofobia, la ricostituzione di un??identità etnica, la denuncia della società multiculturale e, soprattutto, l??islam.

Nei Paesi Bassi, storica patria tolleranza, il cambiamento si traduce con l??affermazione dell??anti-islamico Partito della libertà (Pvv) di Geert Wilders, che in occasione delle elezioni politiche del 9 giugno si è affermato come terzo partito raccogliendo il 22% delle preferenze. In Italia la Lega Nord di Umberto Bossi fa campagna sul rifiuto dell??altro, prima degli italiani del sud e adesso gli immigrati. Alle elezioni regionali del 28 marzo dovrebbe conquistare il Veneto e forse il Piemonte, diventando così il primo partito di destra nel nord del paese, davanti a quello di Silvio Berlusconi.

Il futuro è il populismo alpino
Ma a ovest l??estrema destra ??tradizionale? non sembra avere più molto seguito. In molti paesi, grazie alle leggi contro il negazionismo, l??antisemitismo o il razzismo, la continuità col fascismo è un vicolo cieco. In Gran Bretagna lo xenofobo British national party (Bnp) si è radicato a livello locale e ha ottenuto due deputati europei. In Grecia, Allarme popolare ortodosso (Laos) sfrutta il voto di protesta con 15 deputati. Ma nessuno di questi partiti può essere accettato come alleato di governo. ??In Europa occidentale?, osserva ancora Marion Van Renterghem, ??l??estrema destra di oggi si allontana dall??abituale riferimento al fascismo e ai regimi autoritari del periodo tra le due guerre. L??estrema destra tradizionale è una cultura marginale, un elemento della società più che una realtà politica, come il partito neonazista (Npd) in Germania?.

Alla fine degli anni novanta si era affermato il concetto di ??populismo alpino??. Allora, infatti, il Partito austriaco della libertà (Fpö) di Jorg Haider si alleava con i conservatori in Austria, l??Unione democratica del centro (Udc) di Christoph Blocher si rafforzava in Svizzera e la Lega nord entrava nel governo di Berlusconi in Italia. ?Nei loro discorsi?, spiega la Van Renterghem, ??i tre partiti si assomigliano: ai margini della Mitteleuropa, questo cuore alpino veicola i ricordi della minaccia ottomana, l??ossessione dell??islam e lo spettro della guerra jugoslava, all??origine dei vari flussi migratori??. Il populismo alpino è il prototipo delle nuove destre populiste dell??Europa occidentale. Poi si è aggiunto un elemento facilmente strumentalizzabile: gli attentati dell??11 settembre 2001 e la fobia dell??islam. Di recente la Svizzera si è espressa per referendum contro la costruzione dei minareti, ispirandosi alle leggi analoghe di due Länder austriaci, il Vorarlberg e la Carinzia.

In Scandinavia i discorsi sul pericolo dell??islam e degli immigrati musulmani è molto efficace: il Partito del popolo danese (Df) è dal 2001 un alleato indispensabile del governo liberal-conservatore; il Partito del progresso (FrP) è il secondo partito in Norvegia, mentre in autunno i Democratici della Svezia (Sd) potrebbero entrare al parlamento.


http://estjournal.wordpress.com/2010/07/18/dossier-estrema-destra-1-il-rimontare-del-populismo-europeo/



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Lo Jobbik ungherese


Il caso più eclatante tra i movimenti di estrema destra è quello ungherese. Il partito Jobbik raccoglie il 16,7% dei consensi alle ultime elezioni politiche, l??undici aprile scorso, affermandosi come terzo partito del Paese. I socialisti ??al governo dalla caduta del Muro- si fermano al 19,3%. Solo la plateale vittoria di Fidesz (partito conservatore caratterizzato da un moderato nazionalismo e da un convinto europeismo) che raccoglie il 52,7% dei voti evita una coalizione di governo con Jobbik (assai temuta alla vigilia del voto). Fidesz va al governo da solo esprimendo una maggioranza dei due terzi in Parlamento (per via del complicato sistema a doppio turno). Ma torniamo a Jobbik.

LE ORIGINI
Originariamente fondato nel 2002 come associazione di giovani universitari cattolici e protestanti, Jobbik (Jobboldali Ifjúsági Közösség ?? JOBBIK) diventa partito vero e proprio nel 2003 sotto la guida di Gergely Pongrátz, eroe di guerra e veterano della rivolta antisovietica del 1956. A quei valori di libertà della patria, di orgoglio ungherese, di nazionalismo e anticomunismo si aggancia la retorica populista di Jobbik. Per prima cosa il neonato partito si legò al MIEP (Partito della Giustizia e della Vita), che propugnava un nazionalismo su base razziale, che giànelle elezioni del 1998 raccolse il 5% dei consensi.

Ben presto Jobbik soppiantò MIEP, facendo sue le retoriche razziste, il mito pannonico della ??grande Ungheria?, appoggiando l??irredentismo delle minoranze magiare nei Carpazi, senza dimenticare la radice cattolica.

IL 2006 E LA GUARDIA NAZIONALE
Nel 2006 cavalcò la rivolta contro il Primo Ministro Gyurcsány, espressione del Partito Socialista al potere (vedi ??L??onda lunga del 2006?), distinguendosi per il suo radicale anti-comunismo. Le elezioni europee del 2008 furono un successo inatteso per Jobbik. La retorica populista aveva fatto presa su gran parte della popolazione rurale, che non credeva più nella classe dirigente socialista che governava il Paese dal 1990. Il razzismo contro i Rom e il nazionalismo fecero il resto, anti-europeismo compreso. Nel 2007 inoltre Jobbik istituì la ??Guardia Nazionale Ungherese? a scopo di ??mantenimento dell??ordine pubblico? e ??autodifesa nazionale?. Una camicia bruna e l??effigie imperiale come divisa, rammentarono subito all??Europa occidentale l??incubo delle squadre nazi-fasciste. Un incubo che l??Ungheria, schiacciata dal comunismo sovietico, non ha mai conosciuto.

La ??Guardia nazionale? è un??organizzazione paramilitare che nasce parallelamente al profondo discredito di cui è stata vittima la polizia della Repubblica, accusata di incapacità e inadempienze. Il tema dell??ordine pubblico è stato uno dei cavalli di battaglia di Jobbik, insieme a quella retorica ??imperiale? che solletica la grandeur magiara.

Nel 2008, poco prima delle elezioni europee, una delegazione di Jobbik incontrò a Londra il discusso leader del ??British National Party??, Nick Griffin, discutendo una cooperazione tra i due partiti.

L??ANTISEMITISMO
Nel 2009 infine Krisztina Morvai, neoeletta di Jobbik a Strasburgo, ha dichiarato in un messaggio diretto agli ebrei ungheresi che sarebbe ??contenta se coloro che si definiscono fieri ebrei ungheresi se ne andassero a giocherellare con i loro piccoli cazzi circoncisi, invece di insultare me?. L??insulto sarebbe venuto da Gabor Barat, amministratore di un istituto radiologico di New York, che dicendosi «fiero di essere un emigrato ebreo e ungherese» aveva definito la Morvai «un caso psichiatrico, un mostro» per i suoi discorsi durante la campagna elettorale. La risposta, una sorta di missiva agli ebrei, andava anche più in là: «La gente come voi è abituata a vedere la gente come noi mettersi sull?? attenti ogni volta che date sfogo alle vostre flatulenze. Dovreste per cortesia rendervi conto che tutto questo è finito. Abbiamo rialzato la testa e non tollereremo più il vostro tipo di terrore. Ci riprenderemo il nostro Paese».

http://estjournal.wordpress.com/2010/07/08/ungheria-jobbik-la-nuova-magyar-garda-cose-la-guardia-ungherese/


UNGHERIA: Jobbik, la nuova Magyar Garda. Cos??è la guardia ungherese

8 luglio 2010 di Redazione
di Claudia Leporatti

La National Garda Ungherese, il corpo paramilitare legato al partito di estrema destra Jobbik, da pochi mesi in Parlamento, ha inaugurato il suo rinnovato movimento con una cerimonia tenutasi domenica scorsa, in ricordo di quello che i membri del gruppo chiamano ??Il giorno della Camaraderie (cameratismo)?. Un anno fa, a luglio, il leader di Jobbik Gabor Vona e gli altri membri della Magyar Garda furono portati via dagli ufficiali della polizia. Il gruppo considera questo episodio una grave offesa, al punto da ??celebrarlo?.

Pubblichiamo questo articolo in risposta ad alcune lettere ricevute dalla redazione, in cui si richiedono informazioni in merito chiedendoci come mai non dedichiamo più spazio all??argomento. A mio giudizio sono stati già dedicati abbastanza articoli esaustivi da parte della stampa internazionale ed italiana su questa frangia della destra ungherese. Economia.hu tratta di argomenti politici nella misura in cui riguardano lo sviluppo economico del paese. Detto questo ritengo anche eccessivo l??allarmismo nei confronti di una formazione che non credo dovrebbe essere pubblicizzata. Colgo ad ogni modo l??occasione per dire quanto mi sembri grave arrivare a definire l??Ungheria un paese dove il nazionalismo sta per risorgere. Negli ultimi mesi sono apparsi articoli, sulla carta stampata e sul web, che dipingono quadri funesti dello stato attuale di Budapest, poco coerenti con quanto osserva chi in quella stessa Budapest vive ogni giorno. Fare dell??ingresso di Jobbik in Parlamento e dell??esistenza della Guardia Magiara i principali argomenti dell??informazione sull??Ungheria mi sembra deviante e controducente. Per opporsi a questa, fattiva, tendenza, esaltare i movimenti estremisti è l??ultima cosa da fare. Vediamo quindi le ragioni della nascita della Magyar Garda, le sue dimensioni e le reazioni del mondo politico alle sue iniziative.

La Magyar Garda è stata registrata nel giugno del 2007 come ??organizzazione culturale? volta a ??preparare la gioventù spiritualmente e fisicamente a situazione in cui potrebbe essere necessaria la mobilitazione delle persone.?. Alla cerimonia di fondazione del gruppo, fine agosto 2008, parteciparono circa 3000 persone, inclusi i semplici curiosi, spettatori della parata allestita davanti al Castello di Buda dagli allora 56 membri in uniforme nera della Guardia Magiara. Più volte condannata, la Guardia Magiara è stata sciolta e bandita nel dicembre 2008 in quanto incostituzionale per violazione dei diritti umani delle minoranze (sentenza della Corte Metropolitana di Budapest). Negli ultimi due anni i membri della Garda hanno battuto con tenacia con ogni strada per riemergere, facendo appello alla Corte per i Diritti Umani di Strasburgo e decidendo infine di rinascere come associazione di servizio civile, la Magyar Garda Foundation. Il Governo di centro-sinistra, nell??ultima fase del suo mandato, ha passato una legge per aumentare le sanzioni contro i partecipanti all??associazione proibita. Le elezioni di aprile, con l??ingresso in Parlamento del partito di estrema-destra Jobbik per la prima volta, ha ridato respiro al movimento. Alla prima seduta del Parlamento ungherese dopo le politiche del 2010, il leader di Jobbik Gabor Vona ha indossato l??uniforme bandita della Magyar Garda. Un gesto che, aldilà degli orientamenti politici, risulta inutile e poco appropriato in fase di crisi economica, quando il governo dovrebbe avere questioni molto più importanti a cui pensare.

Hanno detto:

??La guardia ungherese è stata creata per portare a termine il vero cambio di regime (dal Comunismo) e salvare gli ungheresi? Gabor Vona, leader di Jobbik e cofondatore della Magyar Garda.

??Coloro che hanno provato a bandirci vogliono bandire tutti gli ungheresi e coloro che ci citano al pubblico ministero stanno mettendo a giudizio tutti gli ungheresi.? Gabor Vona.

??Jobbik si è legato inseparabilmente con la Guardia Magiara, assumendosi le responsabilità di qualcosa che (Jobbik) non può realmente controllare, a lungo andare.? Dal comunicato di dimissioni da Jobbik di tre membri della sua direzione , tra cui il presidente fondatore del partito, Dávid Kovács.

??è la vergogna dell??Ungheria? Ferenc Gyurcsány, ex Primo Ministro ungherese, ora deputato del partito socialista MSZP

http://estjournal.wordpress.com/2010/07/08/ungheria-jobbik-la-nuova-magyar-garda-cose-la-guardia-ungherese/



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la Lega delle Famiglie polacche


Il caso polacco è assai delicato, qui l??estrema destra non ha aquile nere sulle insegne ma si caratterizza piuttosto per un antisemitismo di matrice cattolica. Vittime della discriminazione non solo gli ebrei, anche la minoranza omosessuale non se la passa bene e persino gli artisti sono vittime di rappresaglie in nome dei ??valori cristiani?. Ciò si spiega con la peculiare storia del Paese ??martire d??Europa? e della retorica messianica della ??Polonia redentrice d??Europa?. Il cattolicesimo in Polonia è l??elemento cardine dell??identità nazionale, insieme alla lingua della grande letteratura è ciò che ha tenuto la Polonia ??viva? anche nei lunghi secoli di vessazione e occupazione straniera. La redenzione infatti avviene attraverso il martirio: dalle spartizioni del Sette e Ottocento (con relative persecuzioni) alla Seconda Guerra mondiale, alla dittatura comunista. La ??cattolicissima? Polonia è ??nella rappresentazione iconica e nel sentimento più profondo dei suoi cittadini- estremo baluardo contro la barbarie (tartara, russa, ma anche ortodossa e islamica: fu infatti Jan Sobieski a cacciare i turchi da Vienna). Questo melange di tradizione e messianismo ha effetti reali e tangibili sulla società. Il partito della Lega delle Famiglie polacche e la Grande Gioventù Polacca ne sono espressione.

LA STORIA
La Lega delle Famiglie polacche (Liga Polskich Rodzin, LPR) è un partito politico conservatore ed euroscettico. ? stato fondato nel 2001 da Roman Giertych (foto), figlio e nipote di deputati della destra polacca. L??accezione di destra polacca è però assai ampia: a tutt??oggi la sinistra polacca è minoritaria, divisa tra neocomunismo e socialismo democratico. Esistono però due destre che polarizzano la vita politica in Polonia: una cattolico moderata ed europeista (la Piattaforma Civica di cui è espressione il Primo Ministro Donald Tusk) e una radicale, ultracattolica, antisemita (il partito Diritto e Giustizia di cui era espressione il presidente Lech Kaczynski). Alle elezioni parlamentari del 2001, la LPR ottenne l??8% dei voti e 38 seggi. Nello stesso anno di fondazione, però, il partito perse alcuni deputati che fondarono due movimenti di destra il ??Circolo Polacco? ed il ??Movimento nazionale cattolico?.

Alle elezioni europee la Lega raddoppiò i propri consensi giungendo al 16% dei voti, conquistando 15 seggi e divenendo il secondo partito polacco dietro alla Piattaforma Civica. Il risultato, però, fu in buona parte dovuto alla scarsa affluenza al voto ed alle posizioni euroscettiche del partito, che lo posero all??attenzione di cittadini, visto il tipo di consultazione. Alle politiche del 2005, infatti, il partito è tornato all??8% dei voti ed ha ridotto i deputati da 38 a 34. Pur non avendo condotto una comune campagna elettorale con il partito di destra Diritto e Giustizia, ha deciso di fornire allo stesso un sostegno esterno pur di assicurare al paese un governo conservatore. Così, dal 2005 al 2007 la Lega delle Famiglie è entrata nella coalizione di governo.

Alle politiche del 2007, dopo la caduta del governo di Jaroslaw Kaczynski, LPR è stato fortemente penalizzato dalla polarizzazione del voto tra i nazionalisti del PiS ed i liberali di PO. La Lega, infatti, è crollata dall??8% all??1,3%, non eleggendo alcun deputato in parlamento, raccogliendo, così, il peggior risultato dal 1993.

La Lega è un partito socio-conservatore che raccoglie l??eredità politica di Narodowa Demokracja, partito cristiano nazionalista della Polonia nato in seguito al fallimento dell??insurrezione antizarista del 1863 e attivo fino all??invasione tedesca del 1939. La Lega delle Famiglie è sostenitore di posizioni cristiano conservatrici. Si oppone, infatti, alla legalizzazione delle droghe leggere, al riconoscimento delle unioni omosessuali, all??aborto, all??eutanasia. Ciò gli assicura il sostegno della potente radio della destra cattolica, Radio Maryja, misconosciuta dallo stesso Papa Wojtyla per le sue posizioni estremiste. Ha proposto lo scioglimento del Parlamento Europeo, dopo che l??esponente politico italiano Rocco Buttiglione è stato escluso dal ruolo di commissario europeo alla giustizia per le sue posizioni contro l??omosessualità, da lui definita in quell??occasione ??un peccato, ma non un crimine? e un indice di disordine morale..

In ambito europeo il partito è membro di Indipendenza-Democrazia, il gruppo del Parlamento europeo composto da partiti euroscettici e nazionalisti. Di questo gruppo fa parte anche la Lega Nord. Significativo è che i partiti che appartengono a questo gruppo dell??euroParlamento erano affiliati a Libertas, un movimento euroscettico transeuropeo, fondato dal miliardario irlandese Declan Ganley.

Come si diceva all??inizio, è questo un tema delicato. Associare estremismo di destra a cattolicesimo è operazione che può urtare le sensibilità di molti. Eppure la Lega delle Famiglie è un esempio di come il fondamentalismo religioso -qualunque sia la religione in questione- non favorisce lo sviluppo democratico di un Paese ma anzi ne esacerba i vizi peggiori. Uno su tutti: l??intolleranza, con buona pace di Voltaire.

http://estjournal.wordpress.com/2010/07/20/dossier-estrema-destra3-la-lega-delle-famiglie-polacche/




POLONIA: Lo strano caso di Dorota

12 aprile 2010 di Redazione

Il caso risale al 2002, e non si è ancora concluso. Una delle opere esposte dell??artista Dorota Nieznalska ad un??esposizione di Danzica ??offende? la Lega delle famiglie polacche. Nell??opera sono rappresentati i genitali maschili su una croce. La Lega delle Famiglie polacche denuncia l??artista per ??offese alle credenze religiose altrui?.

??Specie di puttana, troia, puttanaccia?. ? A Tel Aviv! Nieznalska è sicuramente ebrea!?- Questi sono alcuni degli insulti e delle ingiurie urlate durante l??udienza davanti alla Corte d??appello di Danzica, nel marzo 2005, all??indirizzo di Dorota Nieznalska, prima artista polacca ad essere stata condannata, nel luglio 2003, per vilipendio della religione. Un giornalista del quotidiano Gazeta Wyborcza, presente al processo, descrive così la scena: ??Nell??aula della Corte alcune vecchie puntano contro di lei dei crocifissi come delle pistole, sbandierando dei rosari. Più volte il giudice, irritato, ordina lo sgombero dell??aula?. Davanti alla Corte d??Appello vi erano le milizie delle Gioventù Pan-polacche, mentre su Internet tra gli irriferibili commenti vi erano insulti come ??cagna? o minacce come quella di ??tagliarle la testa? o ??appenderla per le palle? .

??Ogni volta che parlo di questo caso non riesco a capire come una simile isteria sia potuta scoppiare. Il caso Nieznalski testimonia il degrado in cui versa la democrazia della Polonia?, afferma Agata Araszkiewicz, critico d??arte e responsabile della mostra incriminata.

Che cosa ha fatto questa giovane artista di 33 anni alla società polacca per meritare una tale valanga di odio? Nel gennaio 2001 un gruppo di giovani skinheads, il responsabile delle Gioventù Pan-polacche di Danzica e due deputati della Lega delle famiglie polacche (Gertruda Szumska e Robert Strak) occuparono ??l??isola ?? Progresso?, la galleria d??arte studentesca presso l??Accademia delle Belle Arti di Danzica, pretendendo la chiusura della mostra di Dorota Nieznalska e la rimozione dell??opera ??Pasja?. Tale opera consisteva in una scatola luminosa a forma di croce d??acciaio nella quale era stata incorporata una foto riproducente degli organi genitali maschili ??inoffensivi?, cioè in stato di riposo. Un video, che mostrava gli esercizi di un giovane uomo in una palestra di culturismo, completava l??opera.

Il messaggio era chiaro: si trattava di una critica nei confronti delle ossessioni di corpi potenti e muscolosi e del culto della forza fisica. Un culto che è quello di ??una potenza sacralizzata che dovrebbe portare alla superiorità fisica. Ovvero: l??autoerotismo maschile camuffato come culto quasi religioso della guerra domina la nostra civiltà. Oppure, secondo un??interpretazione più conservatrice: l??ideale contemporaneo della virilità s??è allontanato dall??ideale della Croce, dall??ideale cristiano di compassione e di solidarietà per abbracciare il culto della violenza e della illusione dell??onnipotenza maschile? spiega ancora la Araszkiewicz.

Condannata, Dorota Nieznalski ha fatto appello. In appello, nel giugno 2009, l??artista è stata assolta. Il quotidiano Gazeta Wyborcza ha intitolato la notizia: ??vittoria della ragione?. Il procuratore ha fatto però appello contro questa assoluzione. Un Tribunale deve ora pronunciarsi sulla ricevibilità di questa domanda.

La questione, dunque, non si è ancora chiusa. E testimonia come il radicalismo cattolico in Polonia possa portare a eccessi. Le accuse, rivolte all??artista, di ??essere ebrea? testimoniano una volta di più come l??antisemitismo in Polonia serpeggi pur senza incarnarsi in un partito dichiaratamente xenofobo come, ad esempio, l??ungherese Jobbik. Va ricordato che il partito della Lega delle Famiglie appoggiò i Kaczynski nella loro scalata al potere. E nessuno dei due gemelli condannò mai le dichirazioni antisemite del loro alleato. Lo fece però il Vaticano, che condannò anche Radio Marija, megafono del radicalismo cattolico polacco, per le sue dichiarazioni contro gli ebrei, invitando i cittadini polacchi a ??non ascoltarla?.

http://estjournal.wordpress.com/2010/04/12/polonia-lo-strano-caso-di-dorota/

POLONIA: La storia dei gemelli Kaczynski

10 aprile 2010 di Redazione

Il presidente Lech Kaczynski è stato uno degli uomini politici più controversi della Polonia da quando il Paese ha ritrovato la libertà in seguito alla caduta dell??Impero sovietico. Eletto Presidente della Repubblica nel 2005, tra il 2006 e il 2007 il suo partito ??Legge e Giustizia? vince le elezioni politiche e Lech nomina come primo ministro il fratello gemello Jaroslaw, che con lui aveva fondato il partito. Di qui nasce la polemica definizione della Polonia come ??repubblica monozigote??. I gemelli Kaczynski, prima piccole star cinematografiche (a tredici anni interpretano in coppia un film per ragazzi), poi veterani delle lotte contro il regime comunista devoto a Mosca e importanti esponenti di Solidarnosc, sono fin dai primi anni Novanta tra i protagonisti della rinata democrazia polacca. Lech è un consigliere dell??ex leader di Solidarnosc Lech Walesa, Jaroslaw guida un partito democristiano, il Prozumienie Centrum.

Ma soltanto con la fondazione del partito di destra Legge e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc) i gemelli Kaczinski pongono le basi per la scalata alle massime cariche istituzionali. Capaci di raccogliere vasto consenso, nei due anni in cui occupano i due posti più importanti, la presidenza e la premiership, Lech e Jaroslaw divengono molto noti anche all??estero per le loro posizioni politiche intransigenti. Populismo, cattolicesimo radicale, antieuropeismo e alleanze politiche con partiti accusati antisemiti, li rendono noti in tutta Europa. Persino il Vaticano censura il loro estremismo. Già durante il suo mandato come sindaco di Varsavia, Lech Kaczynski proibisce la sfilata del Gay Pride prevista nella capitale polacca, scatenando violente polemiche con la comunità omosessuale e una condanna da parte della Corte europea dei Diritti umani. E anche in seguito, così come il fratello, ripete affermazioni che si sono prestate all??accusa di omofobia.

Altra iniziativa dei Kaczynski, altro scandalo: decisi a concludere, forse un po?? fuori tempo massimo, la loro battaglia contro il regime comunista, nel 2007 Lech e Jaroslaw cavalcano la cosiddetta ??lustracja??: 700 mila polacchi, tra professori, giornalisti, avvocati, politici hanno l??obbligo di rispondere a un formulario riguardo a loro eventuali collaborazioni con il regime. E?? il tentativo, in parte riuscito, di colpire l??opposizione. Il giornalista Rysziard Kapuscinski è una delle vittime più note di quelle ??liste di proscrizione? volute dai gemelli, ma non la sola. Anche il famoso storico Bronislaw Geremek, tra le prime lame di Solidarnosc, poi ministro degli Esteri ed eurodeputato. La Lustratja trova anche oppositori ??interni? ed è fortemente criticata da Gazeta Wyborcza, prestigioso quotidiano diretto da Adam Michnik, uno dei più noti dissidenti anticomunisti.

Anche all??estero il presidente Kaczynski, coadiuvato da Jaroslaw oppure da solo, non abbandona il piglio sicuro e provocatorio. Coltivatore di una vena di legittimo nazionalismo nella memoria storica polacca, Lech Kaczynski ha ulteriormente rinsaldato i legami con gli Stati Uniti già stretti dal suo predecessore, il postcomunista Aleksander Kwasniewski (anch??egli vittima dell??incidente aereo) ma soprattutto è entrato in reiterate frizioni con due grandi vicini: la Germania e la Russia. Nel Novecento entrambi i paesi si sono macchiati di gravi colpe agli occhi della Polonia e quindi non è difficile trovare il consenso della popolazione riattizzando rancori mai del tutto sopiti.

L??era Kaczynski tragicamente e bruscamente interrotta dall??incidente aereo che ha ucciso Lech Kaczynski, la moglie, e altri esponenti dell??establishment polacco, ha visto il richiudersi della Polonia in un orgoglio nazionale di sapore un po?? isolazionistico, ma anche un??iniezione di fierezza identitaria, capace di travalicare bon ton diplomatici e lungimiranze da Realpolitik.

Fonte: Il Sole24 ore

http://estjournal.wordpress.com/2010/04/10/polonia-chi-erano-i-gemelli-kaczynski/





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Bulgaria - Ataka!


In Bulgaria il partito Attacco Unione Nazionale (На?ионален С??з А?ака, Nacionalen S?juz Ataka), noto anche come Ataka, può essere considerato il partito più a destra attualmente presente in Parlamento. Ataka si è presentata alle elezioni politiche bulgare per la prima volta nel 2005, è il risultato di una serie di ??fusioni? di piccoli partiti di destra nazionalista. Ataka infatti comprende:

-Movimento Nazionale per la Salvezza della Patria (Nacionalno Dviženie za Spasenie na Otecestvoto);
-Partito Patriottico Nazionale Bulgaro (Balgarska Nacionalna-Patriotična Partija);
-Unione delle Forze Patriottiche e dei Militari Riservisti (S?juz na Patriotičnite Sili i Vojnite ot Zapaca Zacšita);

Sostenuto da molti ex militari, Ataka si è caratterizzato per il rifiuto all??ingresso della Bulgaria nella Nato e nell??Unione Europea. Il partito ha proposto il riconoscimento della religione cristiana ortodossa come religione di Stato ed ha criticato i ??privilegi? per le minoranze linguistiche presenti in Bulgaria, in particolare turchi e rom.

Ataka non è però in alcun modo assimilabile al neonazismo, è ??solo? uno dei tanti partiti ultranazionalisti europei coi quali condivide antisemitismo e antieuropeismo cui aggiunge l??odio contro i Rom (come anche in Slovacchia, Ungheria e Romania). Alle presidenziali del 2006 il leader di Ataka, Siderov, arrivò secondo con il 21,5% dei consensi al primo turno, ma fu ampiamente battuto al ballottaggio da Parnanov (BSP).

All??esordio nelle politiche del 2005 raccoglie l??8,1% dei voti. Alle elezioni europee del 2007, Ataka ha ottenuto il 14,2% ed ha eletto due euro-deputati. Alle elezioni legislative del luglio 2009 ha raccolto il 9,4%. Il suo successo è dovuto principalmente alle retoriche anti-rom. Quello della minoranza zingara è un problema sentito nel Paese, così come il nazionalismo è un elemento caratterizzante della società bulgara. Anche la minoranza turca è osteggiata da Ataka ma non per motivi strettamente etnici. Il ??risorgimento? bulgaro di metà ottocento, cui si lega la riscoperta di una lingua quasi del tutto perduta nei secoli, nasce in opposizione al dominio ottomano. Il nazionalismo trasse allora linfa dall??antica storia dell??Impero bulgaro (il Primo Impero, dal 681 al 1018 d.C., poi assoggettato dai bizantini, che si estendeva da Tessalonica a Belgrado alla Transilvania. E il Secondo Impero, che esistette dal 1185 al 1396). L??ostilità verso la minoranza turca, che ha comunque un suo partito ed è rappresentata in Parlamento, ha quindi ragioni storiche ma non si traduce in effettiva discriminazione razziale.

http://estjournal.wordpress.com/2010/07/21/dossier-estrema-destra4-ataka/





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Jan Slota e l??Sns slovacco


Il partito SNS (Partito Nazionale Slovacco) nasce nel 1989, fondato da Jan Slota che ne è tutt??ora il leader. SNS è di ispirazione nazionalista, antieuropeista, antisemita e omofobo ma soprattutto antimagiaro. E la minoranza magiara in Slovacchia si attesta intorno al 10%. Altra minoranza discriminata dal SNS è quella Rom. L??SNS ha una storia altalenante, più volte è sembrato a un passo dallo scomparire, ma è sempre tornato in auge. Ha saputo adattarsi ai mutamenti della società slovacca senza mai perdere il piglio populista.

LA STORIA
Alle elezioni politiche del 1990, quando la Slovacchia era ancora unita alla Repubblica Ceca, SNS ottenne ben il 14% dei voti, grazie ad una campagna elettorale improntata all??indipedenza della regione. Nel 1992, quando era ormai prossima la divisione della Cecoslovacchia, alle elezioni politiche il partito dimezzò i propri consensi, scendendo al 7,9%. Ciò nonostante entrò a far parte del governo guidato da Vladimír Mečiar del ĽS-HZDS, nazionalisti moderati.

Nonostante la partecipazione al governo alle prime elezioni del Parlamento della Slovacchia indipendente, SNS superò di poco lo sbarramento del 5%, attestandosi al 5,4% dei consensi. Tale consenso fu, comunque, sufficiente per assicurare la partecipazione di due esponenti di SNS al terzo governo Mečiar. Nel 1998, il partito è salito al 9% dei voti, ma fu escluso dal governo. Alle politiche del 2002, SNS è crollato al 3,3% dei voti a causa della scissione del Pravá slovenská národná strana, PSNS (Vero Partito Nazionale Slovacco), anch??esso attestatosi poco sopra al 3%. Nel 2005 SNS ha subito un??ulteriore scissione ad opera del Zjednotená slovenská národná strana, ZSNS (Partito Nazionale Slovacco Unito). PSNS e ZSNS hanno, poi, nel 2006, dato origine a Slovenská národná koalícia ?? Slovenská vzájomnosť (Coalizione Nazionale Slovacca ?? Mutualità Slovacca), privo di rappresentanza parlamentare.

Ma poi ecco l??inattesa rinascita: alle ultime politiche del 2006, SNS è tornato in parlamento ottenendo l??11,7% dei voti, il secondo miglior risultato della sua storia. ? entrato a far parte del governo Fico portando avanti una radicale politica di discriminazione verso le minoranze. Certo Fico non ha fatto nulla per moderare l??alleato ed anzi ne ha cavalcato la demagogia.

SNS è un partito populista tout court, non ci sono riferimenti al neofascismo. SNS si ispira all??omonimo partito, attivo durante il Regno d??Ungheria, rappresentante dei nazionalisti slovacchi. Il nazionalismo slovacco, esacerbato dall??SNS, appare sempre di più come un anacronismo da primo Novecento: in un contesto di integrazione europea, la Slovacchia si trova a combattere i fantasmi della dominazione ungherese vecchia di centocinquant??anni. Dall??altro lato del Danubio la politica di Jobbik e di Fidesz non aiuta ad abbassare la tensione. Ma se Fidesz ormai si profila ormai come grande partito conservatore europeo, Jobbik non rinuncia alle retoriche della Grande Ungheria alimentando (e giustificando) il peggiore nazionalismo slovacco.

http://estjournal.wordpress.com/2010/07/22/dossier-estrema-destra5-jan-slota-e-lsns-slovacco/



SLOVACCHIA: Focus elezioni /3 ?? Il Trattato di Trianon tra nazionalismo slovacco e revisionismo magiaro

11 giugno 2010 di Redazione
di Matteo Zola

Il Trattato di Trianon fu il trattato di pace con cui le potenze vincitrici della prima guerra mondiale stabilirono le sorti del Regno d??Ungheria in seguito alla dissoluzione dell??Impero Austro-Ungarico. Il trattato venne firmato il 4 giugno 1920 nel palazzo del Grande Trianon di Versailles, in Francia. Gli attori principali del trattato furono le potenze vincitrici, i loro alleati, e la parte sconfitta. Le potenze vincitrici comprendevano Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia; i loro alleati erano Romania, Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (in seguito Jugoslavia) e Cecoslovacchia; mentre la parte sconfitta era l??ex monarchia austro-ungarica, rappresentata dall??Ungheria.

Il Trattato di Trianon andò incontro ai Quattordici punti di Woodrow Wilson che prevedeva, all??indomani della Grande Guerra, una riorganizzazione su base etnica dell??Europa. Tale ??etnicità? dell??Europa non ne disinnescò il potenziale nazionalistico e -secondo lo storico Eric Hobsbawm ?? fornì una giustificazione alle successive pulizie etniche e, addirittura, all??Olocausto degli Ebrei.

Fine della parentesi storiografica, veniamo all??attualità slovacca. Il novantesimo anniversario del Trattato è stato salutato diversamente alle due sponde del Danubio. Il parlamento ungherese a fine maggio ha approvato una legge in cui definisce i trattati di pace firmati a Versailles alla fine della prima guerra mondiale: ??la più grande tragedia mai capitata agli ungheresi?. Gli slovacchi invece, con in testa il leader nazionalista dell??Sns, Jan Slota, hanno inaugurato una targa commemorativa con la seguente iscrizione: ??Il trattato del Trianon ha creato la Cecoslovacchia con il consenso delle altre nazioni e ha dato forma alla nuova Europa?. E come dargli torto. Non è però mancata la stoccata agli ungheresi: ??l??irredentismo ungherese è una marea: non facciamo in tempo a fermarlo da una parte che subito rispunta da un??altra?, ha affermato Slota. Questo giusto per scaricare la responsabilità sugli esponenti dello Jobbik, portatori ??di un nazionalismo panungherese, sciovinista e irredentista?. Nota a margine: la targa commemorativa è stata posta a Komarno, città frontaliera sul Danubio che ha una sua ??gemella? oltre fiume, ovvero l??ungherese Komarom. Un po?? come Gorizia e Nova Gorica, per intenderci.

Porre la targa commemorativa proprio sul confine è un atto simbolico, una rivendicazione della frontiera, una provocazione verso gli ungheresi più oltranzisti. Al più becero dei nazionalismi -quello di Jobbik- risponde uguale e contrario quello dell??Sns. Al da là dai populismi, però, non va sottovalutato il revisionismo storico ungherese. Definire, da parte del Parlamento di Budapest, il Trattato di Trianon come: ??la più grande tragedia capitata agli ungheresi? è un atto che si allontana da quel necessario processo di condivisione della memoria storica europea, fondamentale viatico per una reale integrazione del continente.

http://estjournal.wordpress.com/2010/06/11/slovacchia-focus-elezioni-3-il-trattato-di-trianon-tra-nazionalismo-slovacco-e-revisionismo-magiaro/




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Delnicka strana, la Repubblica Ceca va in controtendenza


La Repubblica Ceca va in controtendenza. Di fronte al rimontare del populismo di estrema destra, che caratterizza il panorama politico di tutta l??Europa orientale, una sentenza della Corte Suprema amministrativa di Brno mette al bando Delnicka strana (Ds, partito operaio). La decisione della Corte, su istanza del governo ceco, ha stabilito l??immediato scioglimento per aver individuato chiari collegamenti fra i Ds e le organizzazioni neonaziste ceche. La formazione è anche accusata di essere dietro una serie di attacchi di stampo razzista, in particolare contro i rom.

Se in Ungheria Jobbik entra in Parlamento, e già dall??anno scorso è presente a Strasburgo. Se il Partito nazionalista slovacco resta saldamente al governo, e si moltiplicano gli episodi di discriminazione contro i Rom. Se la Lega delle Famiglie, benché non nei proclami ufficiali, alimenta l?? antisemitismo polacco. Se il Partito della Grande Romania, i liberaldemocratici russi di Zhirinovski, il Partito della destra croata (Hrvatska Stranka Prava), il Partito radicale serbo di Vojislav Seselj sono sempre più in crescita nei rispettivi Paesi. Ecco che la Repubblica Ceca prova a mettere un freno.

Praga cerca di mantenere il Paese all??interno dei binari democratici. Certo, bandire un partito non è un atto propriamente democratico. E torniamo qui al vecchio tema di come la democrazia debba, se deve, difendersi da se stessa. Il Governo di Praga ci ha provato, e si può discutere nel merito. Ma è stato un tentativo inutile.

Già, poiché la Delnicka strana ha annunciato di voler aggiungere una inquietante doppia esse ??Ss? alla propria sigla, in modo da aggirare la sentenza di scioglimento e potersi presentare così alle prossime elezioni di rinnovo della Camera. Ad annunciarlo è stato Tomas Vandas, presidente della Delnicka strana: ??Se non andiamo bene come Delnicka strana ci presenteremo come Delnicka strana socialni spravedlnosti, Dsss (partito operaio della giustizia sociale)? ha detto con fare risoluto lo stesso Vandas, il quale ha aggiunto: ??Il verdetto della Corte di Brno non potrà nel modo più assoluto fermarci o distoglierci dai nostri propositi. Ci presenteremo alle elezioni di maggio come Dsss?.

Uno stratagemma che mette in ridicolo la democrazia, così facilmente aggirabile. E ancor più vanifica la sentenza della Corte. In ogni caso la formazione di estrema destra non ha avuto alcun risultato alle elezioni politiche della settimana scorsa, a testimoniare come la Repubblica Ceca -a differenza della vicina Slovacchia- non sia attratta dalle chimere dell??estremismo e del nazionalismo radicale.

http://estjournal.wordpress.com/2010/07/23/dossier-estrema-destra6-delnicka-strana-la-repubblica-ceca-va-in-controtendenza/




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Pamyat & Co., il neonazismo russo


Il Partito nazional-socialista russo (Р?сская На?ионал?ная Со?иалис?и?еская ?а??ия) è un partito neonazista russo che nasce subito dopo il disfacimento dell??Unione Sovietica dall??iniziativa di Konstantin Kasimovsky, un membro della classe dirigente dell??organizzazione Pamyat. Pamyat era un??organizzazione a sfondo culturale nata negli anni Settanta che a metà degli anni Ottanta diventa associazione parapolitica, fondata sui valori del ??patriottismo cristiano-ortodosso?. La trasformazione da associazione culturale a organizzazione politica frantuma il Pamyat in decine di groppuscoli.

Uno di questi è il Fronte Patriottico Nazionale dalle cui fila, nel 1992, esce Kasimovsky fondando (nel 1993) un suo partito, chiamato ??Unione Nazionale Russa?. Dalla galassia dell??ultra destra ortodossa russa emerge anche il ??Fronte Nazionale Patriottico?, fondato nel 1990 da Aleksandr Barkashov. Quest??ultimo promuove il culto della svastica che diventa simbolo del suo partito. Dall??unione dei movimenti di Kasimovsky e Barkashov nasce (nel 1998) il ??Partito nazional-socialista russo?.

Il partito è fondato su quattro principî: cristianità ortodossa, forte statalismo, aggressivo nazionalismo russo, socialismo non-marxista. Oggi il simbolo del partito è il labaro di Costantino il Grande (insegna militare romana sormontata dal monogramma di Cristo).

Dal 1999 il partito neonazista russo pubblica un giornale chiamato Pravoye Soprotivleniye (??Resistenza di Destra?), erede del precedente giornale Shturmovik ??truppa d??assalto?, nome che si rifà volutamente a quello della rivista nazista tedesca Der Stürmer di Julius Streicher. Anche qui il radicalismo religioso, la tradizione imperiale, l??antisemitismo e il neonazismo si mescolano.

La realtà del neonazismo russo è assai complessa e molti sono i movimenti che si intersecano. Il grado di fedeltà al gruppo cui si appartiene è tale da non consentire fusioni tra i vari gruppi. Ecco perché difficilmente si assiste -in Russia come altrove- alla nascita di veri e propri partiti nazisti capaci di concorrere per dei seggi in Parlamento. Un esempio, in tal senso, viene dalla Germania dove i due partiti neonazisti presenti non riescono a unirsi rimanendo così marginali nella vita politica. In caso contrario potrebbero invece conquistare seggi in qualche land (come l??Assia) dove già sono forti. L??assenza del neonazismo dalla grande politica è dunque da considerarsi dovuto non alla marginalità del fenomeno ma alla sua frammentazione.

Tornando alla Russia, un dato di cronaca. Il mese scorso a Mosca è stato ucciso con due colpi alla nuca il giudice Eduard Chuvashov che aveva precedentemente condannato a 10 anni di carcere due membri del gruppo di estrema destra ??Ryno Gang? per aver ucciso 20 persone di aspetto ??non slavo?. I due avevano pubblicato online le immagini delle brutali esecuzioni. L??agenzia russa Interfax ha riportato il commento del presidente Dmitry Medvedev, secondo cui ??sarà fatto tutto il possibile perché i mandanti e gli esecutori di questo omicidio cinico vengano scovati e puniti?. I neonazionalisti potrebbero essere dunque i responsabili dell??uccisione, secondo l??agenzia di stampa che cita una fonte di polizia in condizione di anonimato. Gli attivisti accusano la crescente xenofobia e la corruzione delle forze dell??ordine di contribuire al prosperare dei gruppi di estrema destra. Sova, un??organizzazione non governativa russa, dice che l??odio razziale ha comportato lo scorso anno l??uccisione di almeno 60 persone e il ferimento di altre 306. Secondo Allison Gill, del Human Rights Watch (HRW) di Mosca, i giudici, gli avvocati, gli attivisti dei diritti umani e i giornalisti ??sono diventati chiari obiettivi? dei movimenti neonazionalisti. Chuvashov in febbraio aveva condannato altri nove membri del gruppo fascista russo ??Lupi bianchi?, composto in gran parte da teenager, che avevano brutalmente assassinato undici migranti dall??Asia centrale per la loro pelle scura. Nel gennaio 2009, l??avvocato per i diritti umani Stanislav Markelov e il giornalista di opposizione Anastasia Baburova sono stati uccisi vicino al Cremlino, secondo le autorità da gruppi di neo-nazisti.

http://estjournal.wordpress.com/2010/07/24/dossier-estrema-destra7-pamyat-co-il-neonazismo-russo/




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Con Josipovic la Croazia va verso l??Europa


La situazione nei Balcani è tra le più complesse. In Serbia l??estrema destra sembra trarre origine dal nazionalismo di Milosevic, eppure non si lega con il partito Socialista che dell??era Milosevic è il diretto erede. Lo stesso vale per la Croazia dove Franjo Tudjman radicalizzò l??odio contro serbi e musulmani. Un odio che avrebbe portato alle guerre jugoslave degli anni Novanta. Eppure questi due Paesi sono anche luogo della rinascita balcanica: l??elezione di Josipovic in Croazia e di Tadic in Serbia sono segnali di apertura verso quei modelli democratici europei dove l??elemento nazionalista è marginale. Recentemente Tadic ha fatto approvare dal Parlamento serbo un documento nel quale si ratifica la responsabità serba nel massacro di Srebrenica. Si parla però di ??massacro? e non di ??genocidio?, termine -quest??ultimo- che Belgrado non accetta. Allo stesso modo Josipovic ha reso omaggio alle vittime della milizia nazionalista croata in Bosnia Erzegovina.

Croazia: con Josipovic per uscire dall??oscurantismo
Il presidente croato Ivo Josipovic, in visita ufficiale in Bosnia, ha reso omaggio alle vittime, croate e musulmane, del conflitto del 1993-94 tra l??Hvo (esercito croato-bosniaco) e le forze del governo di Sarajevo, visitando i villaggi di Ahmici e Krizancevo selo in Bosnia centrale. Josipovic era accompagnato dal cardinale arcivescovo di Sarajevo, Vinko Puljic e dal capo della comunità islamica bosniaca Mustafa Ceric. ?E?? un grande incoraggiamento per me ?? ha detto Josipovic citato dall??agenzia Fena ?? che oggi siano qui con me i leader religiosi ed importanti politici di tutte e due le etnie; indipendentemente dall??appartenenza partitica, ci siamo riuniti qui per rendere omaggio alle vittime e per dire mai più?. Ad Ahmici, il 16 aprile 1993, i miliziani dell??Hvo uccisero 116 civili musulmani sul totale di 356 residenti, di cui 33 donne e bambini. Per questo crimine di guerra il Tribunale penale internazionale dell??Aja (Tpi) ha condannato tre croato-bosniaci a pene da 6 a 25 anni di reclusione, mentre un quarto ufficiale dell??Hvo e?? stato condannato a 10 anni dal Tribunale di Sarajevo. A Krizancevo selo, distante una ventina di chilometri da Ahmici, le forze musulmane, il 28 dicembre del 1993, uccisero 15 civili croati, ma questo caso non è stato ancora affrontato in un processo né dalla giustizia internazionale né da quella locale. Josipovic ??parlando in parlamento ?? ha criticato le politiche degli anni ??90 che volevano la spartizione della Bosnia affermando di essere ?profondamente dispiaciuto che l??allora politica della Croazia abbia contribuito alle sofferenze delle persone e alle divisioni che ancora ci affliggono?. Queste parole sono state accolte con grande soddisfazione sia in Bosnia sia a Bruxelles che a Washington, ma non da due associazioni dei veterani dell??Hvo di Mostar, che oggi hanno ?rigettato le scuse del presidente croato perché in malafede, unilaterali e storicamente inesatte?. I serbo-bosniaci, invece, hanno criticato Josipovic per non aver reso omaggio anche alle vittime serbe della guerra in Bosnia (1992-95).

Con Josipovic anche la crisi di Pirano, che oppone da più di dieci anni Zagabria e Lubiana, volge a una soluzione: dopo il referendum in Slovenia che ha permesso la creazione di una commissione di arbitrato, la disputa frontaliera che ha opposto per più di dieci anni Zagabria e Lubiana si può dire risolta. Storico poi è l??incontro (informale) con Milorad Dodik, l??intransigente leader della Repubblica Srpska, creata dopo gli accordi di Dayton, che raccoglie la minoranza serba in Bosnia Erzegovina.

http://estjournal.wordpress.com/2010/07/25/dossier-estrema-destra8-con-josipovic-la-croazia-va-verso-leuropa/

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