Ha gli occhi, lucidi, il fazzoletto nel pugno, una stampella perché le fa male un ginocchio. Mercedes Frias è l??unica donna straniera alle Cappelle del commiato, per l??ultimo addio a Mor Diop e Samb Modu, i due ragazzi uccisi dalla follia razzista, prima che le loro salme tornino a casa, in Senegal. Una cerimonia rapida, officiata dall??imam di Firenze Ezzedin Elzir - prima la purificazione dei corpi, avvolti poi in un telo bianco a simboleggiare la nudità con cui ci si presenta alla morte, quindi la Salat al Janazah, preghiera funebre collettiva. Alle 11,30 è tutto finito, le due salme partono per Bologna, da dove alle 16,50 prenderanno il volo per Marrakesh, per arrivare verso l??una di notte a Dakar.
A Careggi sono arrivati anche Diené Idy Modu, fratello di Samb, arrivato dalla Francia, Ali Diop, fratello di Mor, che fa l??ambulante a Pontassieve, e una piccola folla triste di amici senegalesi, colleghi ambulanti, rappresentanti della Comunità islamica, l??assessore Stefania Saccardi a nome del Comune di Firenze. Poco più in là, c??è la salma del carnefice, Gianluca Casseri, che nessuno fino ad oggi aveva reclamato. Verrà portata fuori alla chetichella un paio d??ore più tardi, verso le 14, su un carro chiuso della Misericordia di Pistoia, che la trasferirà direttamente al cimitero comunale della città, per la sepoltura alla presenza di pochissimi familiari. E la più arrabbiata, in queste ore, è lei, Mercedes, l??ex assessore a Empoli, ed ex parlamentare di Rifondazione, poi passata alla Sel, ma che, dice, ha assistito alla cerimonia per Samb e Mor in veste del tutto privata. «Non immaginavo» quasi grida, lei che è di origine dominicana e sa in concreto cosa abbia voluto dire, «che Firenze si trasformasse in una specie di Alabama anni Sessanta».
Vuol dire la città simbolo della segregazione razziale negli Usa?
«Sì, appunto. Un conto sono gli insulti e le minacce, ormai all??ordine del giorno, un altro che si sia arrivati a questi livelli, non lo credevo possibile. E questo mi provoca profonda tristezza».
D??altra parte il responsabile dell??uccisione dei due ragazzi è stato un folle, per quanto nutrito di un immaginario molto pericoloso.
«Ma appunto, io non capisco come si possa tentare di minimizzare l??accaduto dicendo che è stato opera di un pazzo. C??è in giro un clima di violenza quotidiana tollerata, fatta soprattutto di un linguaggio, che però non è mai neutro. Quando sento usare ancora parole come vu cumprà, che etichettano una persona, togliendole ogni forma di dignità, solo perché viene da una parte impoverita del mondo, mi rendo conto che c??è molto da fare sul piano culturale per creare una situazione di reale convivenza civile con gli stranieri».
Lei insomma pensa che Firenze sia una città razzista?
«Rifiuto le generalizzazioni, sia quando si parla di stranieri che su ogni altro argomento. E?? certo però che anche qui si sentono continuamente discorsi che associano gli stranieri alla mancanza di sicurezza, di decoro, al degrado, e via dicendo, e tutto questo purtroppo crea un clima pericoloso, di cui anche le istituzioni sono complici. Non posso dimenticare che in nome del decoro i vigili urbani sono andati a togliere di forza le coperte ai rom che si riparavano sotto un ponte, e questo a nome di una istituzione pubblica».
Fonte:
RepubblicaFirenze
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