pubblicato il 15.01.15
Verona processo omicidio Tommasoli, l'appello bis riparte da video e perizie ·
Accolte le richieste dei difensori, il nuovo processo è iniziato con un rinvio tecnico al 28 gennaio I genitori di Nicola: «Vogliamo soltanto giustizia»
Processo Tommasoli, si ricomincia con un rinvio. Ieri era il giorno del nuovo processo davanti alla Corte d'Assise d'appello dopo la pronuncia della Corte di Cassazione che aveva, di fatto, cancellato la precedente sentenza di secondo grado.
Ma l'udienza è stata aggiornata poco prima di mezzogiorno dal presidente Sartea che ha accolto le istanze presentate da tre difensori. E così si tornerà in aula il prossimo 28 gennaio. Per capire cosa è accaduto ieri occorre fare un passo indietro di quasi tre anni. Nel maggio 2012 la Cassazione cancella la sentenza di secondo grado in cui, per la morte di Tommasoli, erano stati condannati solo Federico Perini e Nicolò Veneri. Per i giudici, che avevano ribaltato la sentenza dell'Assise di Verona, erano loro i responsabili della morte del grafico; gli altri tre imputati, Guglielmo Corsi, Andrea Vesentini e Raffaele Dalle Donne, erano stati assolti dall'omicidio e condannati, a vario titolo, per lesioni nei confronti di altri due giovani Csontala e Cazzarolli.
In sostanza i giudici avevano ritenuto di giudicare ognuno degli imputati per le proprie azioni cancellando, di fatto, il concetto di concorso: il gruppo non si sarebbe mosso in maniera unitaria, «come un sol uomo», ma singolarmente ridimensionando, quindi, le responsabilità di ciascuno.
Proprio contro questa lettura si era prounciata la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della procura generale di Venezia e delle parti civili e ridisegnando completamente il quadro processuale. E ieri tutti e cinque i ragazzi sono tornati in aula. Tre, quelli assolti in secondo grado, per rispondere di omicidio preterintenzionale; e due, Perini e Veneri, per vedersi contestare una pena più grave: la Suprema Corte, infatti, ha accolto il ricorso della procura contro lo scontro di pena dovuto all'assenza dell'aggravante relativa al numero di persone.
L'udienza di ieri si è aperta con l'intervento dell'avvocato Antonio Petroncini, legale di Vesentini con l'avvocato Gabriele Magno, entrambi del foro di Bologna, che ha rilevato l'impossibilità di accedere ai filmati custoditi nel fascicolo processuale. Il legale ha spiegato che non aveva potuto visionarli in quanto mancavano e ha chiesto che potessero essere di nuovo inseriti nel fasciolo. Una tesi sostenuta anche dall'avvocato Umberto De Luca, difensore di Dalle Donne, che ha sottolineato come i filmati siano rilevanti nella determinazione dei fatti e dei ruoli avuti dagli imputati. Ma non solo: i filmati dovevano essere messi anche a disposizione della Corte che fino ad allora non aveva il fascicolo nella sua completezza.
Sempre l'avvocato De Luca, sottolineando come il concorso si basa sul contributo causale e sulla consapevolezza delle azioni, ha rilevato come, a suo giudizio, non era stata sufficientemente approfondita la sequenza temporale intercorsa tra il momento in cui furono inferte le lesioni a Tommasoli e l'inizio del processo che ha poi portato alla morte. Per tale motivo ha chiesto di poter riascoltare il perito nominato dall'Assise di Verona, il professor Torre. Per quanto riguarda l'aspetto della consapevolezza, l'avvocato De Luca ha inoltre chiesto di poter ammettere la ricostruzione filmata fatta da Dalle Donne relativamente alle vicende di quella sera, per la parte che lo riguardava, non escludendo un possibile interrogatorio del suo assistito. Infine, ha chiesto di poter tracciare un profilo lavorativo e di vita di Dalle Donne successivo ai fatti anche sulla base di alcune testimonianze.
L'asso nella manica dell'avvocato di Corsi, Stefano Grolla, si chiama, invece, neuroscienze, una serie di studi già usati in psichiatri a per vagliare il grado di imputabilità delle persone, che in questo caso, invece, vengono utilizzate per valutare la partecipazione psichica di Corsi nei fatti di quella notte. Si tratta, in sintesi, di una prova scientifica per ricostruire il ricordo autobiografico di quella notte cristallizzandolo. Non è, ha spiegato il legale, di una valutazione se i fatti siano veri o falsi, ma una ricostruzione analitica e autobiografica. Inoltre, il legale ha chiesto di produrre una sorta di data base con interviste a 500 persone tra 18 e 65 anni a cui è stato chiesto se era prevedibile, a loro giudizio, che i fatti di quella sera potessero portare alla morte di un giovane. Una domanda, ha anticipato il legale, alla quale la grandissima parte degli intervistati ha risposto di no. Il procuratore generale si è opposto alle richieste, con l'unica eccezione della ricostruzione di Dalle Donne. Opposizione a cui si sono associate le parti civili: gli avvocati Franco Rossi Galante e Giorgio Alvino per la famiglia Tommasoli e l'avvocato Paolo Tebaldi per il Comune di Verona. I difensori di Perini (Roberto Bussinello e Giuseppe Trimeloni) e Veneri si sono rimessi alle decisioni della Corte.
Alla fine, il presidente ha aggiornato il processo per dar modo alla difesa di Vesentini di accedere ai filmati. Ha accolto la richiesta delle difese di Corsi e Dalle Donne riservandosi, per quest'ultimo, l'audizione del perito.
Ieri, in aula, c'erano anche i genitori di Nicola: «Vogliamo solo giustizia», ha detto mamma Maria Annunziata. «Ogni volta che assistiamo a un'udienza è una ferita che si riapre. Ma riteniamo nostro dovere essere presenti. Lo facciamo per Nicola: chiediamo solo giustizia».
Roberto Vacchini
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