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pubblicato il 24.09.15
Giusi Nicolini: «Vado a sfidare Forza Nuova»
·
Intervista. Il primo cittadino di Lampedusa replica agli attacchi e annuncia che andrà in Calabria

Il pre­mio Nausicaa-accoglienza 2015, can­cel­lato in extre­mis a Lame­zia per l’annunciata pro­te­sta di Forza Nuova, ha sca­te­nato un mare di pole­mi­che. L’Anpi di Catan­zaro ha soste­nuto che «la man­canza di atten­zione verso i rigur­giti raz­zi­sti anche da parte di pre­fetti, que­stori e sin­daci non ha aiu­tato in que­sti anni una cre­scita delle coscienze in senso anti­fa­sci­sta». Indi­gnati anche Arci, sin­da­cati e par­titi della sini­stra. Per­sino il Pd, due giorni dopo, è riu­scito a mani­fe­stare sde­gno. Abbiamo sen­tito Giusi Nico­lini, la sin­daca di Lam­pe­dusa, colei che avrebbe dovuto rice­vere il premio.

Sin­daca, intanto, fac­ciamo un po’ di chia­rezza. Lei que­sto pre­mio non avrebbe potuto nean­che rice­verlo per impe­gni pre­gressi. Con­ferma?
E’ asso­lu­ta­mente così. Non sarei potuta venire in Cala­bria a riti­rare il pre­mio, con­si­de­rato che il 19 set­tem­bre è stata qui a Lam­pe­dusa l’ex mini­stra Kyenge con la Com­mis­sione euro­pea libertà civili, il 20 ho rice­vuto la visita del Pre­si­dente della Sici­lia, e fino ad oggi (ieri ndr) è festa patro­nale e in que­sti giorni non mi allon­tano mai. Gli orga­niz­za­tori, e i con­te­sta­tori, sape­vano tutto e c’è stata una stuc­che­vole stru­men­ta­liz­za­zione della vicenda penso per farsi pub­bli­cità. A que­sto punto andare a Lame­zia diventa dove­roso e io ci andrò. Met­terò Lame­zia in agenda. Nel mio cuore c’era già entrata e verrò pre­sto. Lo sappiano.

Nel frat­tempo, Forza Nuova con­ti­nua, impu­ne­mente, a minac­ciarla con squal­lide pro­vo­ca­zioni. Hanno annun­ciato che al posto del «pre­mio acco­glienza» le verrà spe­dita a Lam­pe­dusa una coppa come «tra­di­trice della patria». Cosa risponde?
Dico solo che, viste le posi­zioni che hanno più volte espresso, e riven­di­cato, sul tema dell’immigrazione loro si sono mac­chiati di fatti ben più seri. Volendo usare il loro stesso lin­guag­gio, che non mi appar­tiene, loro sono dei tra­di­tori dell’umanità. E comun­que le pro­vo­ca­zioni e gli insulti che loro rivol­gono, non tanto a me quanto all’isola di Lam­pe­dusa, meri­te­reb­bero una rea­zione forte. Che non può limi­tarsi solo alla via giu­di­zia­ria delle que­rele e delle aule dei tribunali.

A que­sto pro­po­sito, come il caso Kyenge-Calderoli inse­gna, e come stig­ma­tiz­zato più volte dall’associazione dei par­ti­giani, non pensa che in Ita­lia si stia un po’ sot­to­va­lu­tando la xeno­fo­bia e la vio­lenza neo­fa­sci­sta? Non crede che tutta que­sta indif­fe­renza, sulle «ruspe» di Sal­vini ad esem­pio, abbia limi­tato la cre­scita di una vera coscienza anti­raz­zi­sta?
Veris­simo. A furia di mini­miz­zare e bana­liz­zare, ridu­cendo tutto a fol­clore, ci si è assue­fatti. Invece biso­gna rea­gire con forza e par­te­ci­pa­zione. Il raz­zi­smo va con­tra­stato in ogni modo a par­tire dalla for­ma­zione sco­la­stica. Con­tro la malat­tia dell’odio, dell’intolleranza e dei fasci­smi ci vuole un vac­cino che va preso sin da bam­bini. E noi sin­daci dob­biamo fare la nostra parte. Chia­merò domani il sin­daco di Lame­zia per­chè dob­biamo tutti schie­rarci, senza distin­zione di schie­ra­mento. Anche l’Anci deve fare la sua parte. Solo così, uniti, potremo debel­lare la piaga.

In un recente appello, pub­bli­cato dal mani­fe­sto, lei scri­veva, insieme ai sin­daci di Bar­cel­lona, Parigi e Lesbo, che sul tema dell’accoglienza non è più il tempo delle parole e dei discorsi vuoti ma è il tempo di agire. Come?
Que­sto è un appello che dovrebbe diven­tare virale per­chè le per­sone devono essere accolte e ognuno deve fare la sua parte. Ci vuole un’alleanza di sin­daci euro­pei per­chè il livello muni­ci­pale deve andare di pari passo con quello inter­go­ver­na­tivo. Biso­gna costruire una poli­tica dei ter­ri­tori, costruire ponti tra gli enti comu­nali che costringa le varie regioni a pren­dersi le pro­prie respon­sa­bi­lità in tema di immi­gra­zione. Noi fac­ciamo il nostro e lo abbiamo dimo­strato con fatti e risul­tati. Nel 2015 abbiamo accolto 17 mila migranti, un’enormità se raf­fron­tati agli appena 800 di Malta. Lam­pe­dusa si è con­fer­mata «il porto dei salvi» ed ha aumen­tato le pre­senze turi­sti­che. Tutto ciò in sere­nità, senza panico, ma con com­pe­tenza ed orga­niz­za­zione. Ecco, tutte le città euro­pee devono essere pronte a diven­tare luo­ghi d’accoglienza. Sono gli Stati a rico­no­scere lo sta­tuto d’asilo, ma sono le città a dare soste­gno. Sono imu­ni­cipi lungo le fron­tiere, come le isole di Lam­pe­dusa, Kos e Lesbo, iprimi a rice­vere i flussi dei rifu­giati e sono i muni­cipi euro­pei che dovranno acco­gliere que­ste per­sone e garan­tir loro una nuova vita, lon­tano dai peri­coli da cui sono riu­sciti a fug­gire. Tutte le città si uni­scano e creino piani di acco­glienza per assi­cu­rare pane, tetto e dignità a chi fugge dalla guerra e dalla fame. Ciò raf­for­zerà le coscienze con­tro odio e xenofobia.

http://ilmanifesto.info/vado-a-sfidare-forza-nuova/

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