Accusato di complicità nello sterminio di 170mila ebrei ungheresi nel 1944 aveva confessato: "Sono responsabile della morte di tanti innocenti"
È finita. Reinhold Hanning, ex guardia delle SS ad Auschwitz, è stato condannato a cinque anni di carcere per complicità nello stermino nazista. Condanna simbolica ma significativa. Non è valso a niente arrivare in tribunale in sedia a rotelle, avere 94 anni, confessare di vergognarsi di aver visto, di aver solo obbedito agli ordini, di aver taciuto tutta la vita sui crimini commessi nel campo di concentramento polacco dove Hanning ha sorvegliato il sistematico sterminio dei prigionieri, dall'ingresso nelle camere a gas fino alle fucilazioni di massa. Forse non farà neanche un giorno di carcere, ma per Hanning è finita e giustizia è stata fatta. Almeno per 170mila ebrei che hanno perso la vita ad Auschwitz.
"Io mi vergogno del fatto di aver visto e aver lasciato commettere ciò che era ingiusto e di non aver fatto nulla contro. Mi dispiace davvero di cuore". Con queste parole l'ex SS Hanning aveva rotto il silenzio durante il processo in corso a Detmold a suo carico. L’ex guardia al campo di concentramento era stata chiamata a ripondere di complicità nello sterminio migliaia di ebrei ungheresi nel 1944. "Deploro profondamente il fatto di essere stato membro di un'organizzazione criminale, responsabile della morte di tanti innocenti e della distruzione di innumerevoli famiglie" aveva confessato.
Quello di Hanning è uno degli ultimi più importanti processi effettuati contro i nazisti che, iniziato da qualche giorno a Detmold, città della Renania Settentrionale-Vestfalia, è destinato a far parlare a lungo di sé soprattutto perché segue il verdetto al processo di Oskar Groening, il contabile di Auschwitz condannato per complicità nell’omicidio di 28.060 persone con una sentenza che, in un colpo solo, ha ribaltato le vecchie leggi sui crimini nazisti.
Chi è Oskar Groening, il contabile di Auschwitz, condannato a 4 anni
L’accusa
Secondo l’accusa Reinhold Hanning ha partecipato alle fucilazioni di massa e alla selezione dei detenuti per le uccisioni nel campo di concentramento di Auschwitz anche se non vi è alcuna prova che abbia commesso un reato specifico. Per i testimoni Hanning era, invece, presente durante la gestione dei forni crematori. il fatto di essere stato parte della macchina dello sterminio lo rende colpevole di migliaia di morti.
Le testimonianze
Tra i testimoni degli orrori dell’Olocausto c’è Justin Sonder, 90 anni, il più giovane tra i sopravvissuti in aula in questi giorni. Guardando il suo aguzzino negli occhi, Sonder, non ha esitato a ricordare, anche se la sua voce era malferma, i momenti angoscianti durante le selezioni in cui è stato “salvato” perché ritenuto dalle SS in grado di lavorare. “Non ho parole per descrivere quello che ho sofferto”, ha dichiarato al processo. “Quando si pensa che si potrebbe morire entro una o due ore si può solo impazzire. Io sono sopravvissuto a 17 selezioni”. Come riportato dall’Associated Press, Leon Schwarzbaum, un altro testimone di 94 anni, ha descritto le terribili giornate ad Auschwitz riferendo alla corte: “I camini dei forni crematori sempre accesi vomitavano fuoco. L’odore di carne umana bruciata era così forte che si poteva sopportare a malapena”.
La pena prevista
Vista la salute precaria del 94enne Reinhold Hanning il tribunale ha concesso all’accusato di partecipare alle udienze in un tempo non superiori alle due ore. E proprio per motivi di salute e di età rischia dai 3 ai 15 anni di prigione. Una pena simbolica che, se confermata, riaccende ancor di più le antiche ferite.
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