“Ma qui gli uomini che combattono hanno occhi torbidi e facce ispide, ancora, e Kim è affezionato a questi uomini, al riscatto che si muove in loro. Quel bambino del distaccamento del Dritto, come si chiama? Pin? Con quello struggimento di rabbia nel viso lentigginoso, anche quando ride… Dicono sia il fratello di una prostituta. Perché combatte? Non sa che combatte per non essere il fratello di una prostituta. E quei quattro cognati “terroni” combattono per non essere più dei “terroni”, poveri emigrati, guardati come estranei. E quel carabiniere combatte per non sentirsi più carabiniere, sbirro alle costole dei suoi simili. Poi Cugino, il gigantesco, buono e spietato Cugino… dicono che vuole vendicarsi di una donna che l’ha tradito… Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo… Anche Ferriera? Forse anche Ferriera: la rabbia a non poter fare andare il mondo come vuol lui. Lupo Rosso, no: per Lupo Rosso tutto quel che vuole è possibile. Bisogna fargli volere le cose giuste: questo è lavoro politico da commissario. E imparare che è giusto quello che lui vuole: anche questo è lavoro politico, lavoro da commissario. Un giorno forse io non capirò più queste cose, pensa Kim, tutto sarà sereno in me e capirò gli uomini in tutt’altro modo, più giusto, forse”.
Questo scriveva nel 1946 Italo Calvino. Un passo del suo romanzo più bello: “Il sentiero dei nidi di ragno”. Il passo in cui il commissario Kim spiega perché si va in montagna a combattere nazisti e fascisti. Una spiegazione complessa, in cui sulle certezze prevalgono i dubbi. Dubbi che invece non sembrano sfiorare Francesca Puglisi, responsabile della scuola per la segreteria del Pd. L’Anpi bolognese attraverso la sua presidente, Anna Cocchi, ha deciso di non partecipare a quella che un tempo era la “festa de l’Unità” perché all’associazione che prova a conservare il ricordo della lotta partigiana non è stato consentito di illustrare le proprie posizioni (contrarie) sul referendum costituzionale.
La Puglisi, politica di stretto rito renziano, spiega: “L’Anpi è una associazione che garantisce i valori dell‘antifascismo. Rispetto a questi temi, che sono anche nel nostro statuto, il Pd terrà sempre le porte apertissime all’Anpi. La riforma della Costituzione però non mette in nessun modo in discussione quei valori”. Ovviamente, quella della Puglisi è un’opinione esattamente come quella dell’Anpi bolognese: le opinioni si confrontano perché come scriveva Calvino in quello che (come lui stesso ha più tardi spiegato nella prefazione che apriva l’edizione del 1964) doveva essere il romanzo della resistenza che andava in montagna (quella dei Gap era stata raccontata da Elio Vittorini in “Uomini e no), anche le motivazioni dei partigiani erano le più diverse e spesso era sottilissimo il filo che divideva quelle dei giovani che entravano nelle brigate Garibaldi o in quelle di Giustizia e Libertà da quelle di chi, invece, entrava nelle squadracce nere indossando i simboli funerei di un passato che, parafrasando Omero, agli italiani tanti lutti addusse.
Ma ancora più sconvolgente è quello che aggiunge a sostegno della sua posizione la Puglisi, in quanto poco si accorda con chi, occupandosi di scuola e di educazione dovrebbe tenersi per editto divino alla larga dal settarismo: “Possono esserci opinioni diverse, ma che l’Anpi pensi di fare una battaglia politica che non c’entra nulla con l’antifascismo, contro di noi, all’interno della nostra festa, mi pare un po’ troppo”. Ci sono due dettagli in questa frase che un po’ stonano: perché mai dovrebbe essere vietata una battaglia politica all’interno di una festa politica su un tema che è altamente politico, cioè la revisione della Carta uscita dalla Resistenza e, quindi, anche dalle canne dei fucili dei partigiani? E poi che senso ha quel “Nostra”? Un possessivo a dir poco agghiacciante perché esprime un concetto della politica autoreferenziale: da una parte noi che vogliamo la riforma, dall’altra tutti voi che non la volete e che con noi non c’entrate nulla e che, pertanto, con noi non potete interloquire.
Nessun dissenso è ammesso, il principio-cardine di questo modo di argomentare è il pensiero unico che, per carità, se fosse espresso da solidi pensatori, stonerebbe ugualmente ma almeno sarebbe comprensibile (anche nella sua presunzione) ma, con tutto il rispetto, né la Puglisi né Matteo Renzi ci appaiono come dei Nouveaux Philosophes. Tutto in questa polemica appare stonato. Sicuramente la posizione dell’Anpi che avendo come sua ragione sociale la salvaguardia e la valorizzazione della memoria, dovrebbe essere al di sopra di queste umane miserie; ancor di più le motivazioni della Puglisi che difendendo il suo orticello ha praticamente deciso di recidere il rapporto con un pezzo di memoria sostituendola con una “memoria ufficiale” del partito (probabilmente non di tutto): la sua e a del suo segretario.
https://fondazionenenni.wordpress.com/2016/08/17/se-il-pd-divorzia-dai-partigiani/
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