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23 Ottobre 2005
Il 14 giugno, dopo l’omicidio di Claudio Meggiorin, ex ultrà di estrema destra del gruppo Blood&Honour, si verificarono incidenti provocati da naziskin arrivati da tutta Italia.
La Rassegna stampa su www.ecn.org/antifa
inviato ad infoantifa@ecn.org:
Vi inviamo un volantino che abbiamo diffuso in seguito alla candidatura della madre del fascista Claudio Meggiorin per Alternativa Sociale a Varese. L’abbiamo distribuito alla street-parade organizzata da un “cartello” di firme della sinistra,
con in testa, a livello organizzativo, professionisti dell’evento e dell’aggregazione sociale, in stretta collaborazione coi recuperatori di Rifondazione Comunista, A.R.C.I., Social Forum, ed altri… Il nome dato alla parata è “Positi-VA”, lo specifichiamo per permettere una migliore comprensione del titolo e del testo del volantino. Il tema della manifestazione era quello di un generico e democratico antirazzismo.
Una città giardino molto positiva.
La candidatura della madre di Claudio Meggiorin per Alternativa Sociale è un ulteriore passo del progetto che vuole un avvicinamento del polo dell’estrema destra
Mussolini – Forza Nuova, alle componenti pseudo-fasciste più giovani e “ribelli” della zona, ad esempio quella vicina alla tifoseria del Varese.
La cosa è preoccupante, ma in effetti ce lo si poteva immaginare. Guardando ai fatti da un altro punto di vista si potrebbe però affermare che a Varese, una delle città più fasciste d’Italia, l’estrema destra non conta poi molto. Se per racimolare uno sputo di visibilità, questi difensori del privilegio e del sopruso, sperano di far leva sull’orgoglio dei giovani fascisti e sui voti delle loro mamme, significa che non sono poi così forti. Non sono poi così radicati e anzi, non sono affatto una “Alternativa” (figuriamoci poi “Sociale”). Purtroppo è invece radicata la cultura da cui provengono, che legittima apertamente le loro pratiche: quella di
una borghesia fascista e cattolica che da sempre governa la realtà territoriale di Varese.
Varese, “città giardino”: che schifo! La miseria della natura recintata, progettata e plastificata, perfettamente integrata nella sterile funzionalità cittadina.
Varese, città-fabbrica, dove tutto è subalterno alla produzione di merci, di servizi, di eventi, persino di divertimento.
Varese, città-carcere, dove il controllo vige ormai sulla quotidianità di tutti, grazie alle coraggiosissime bande armate di “vigilanza” ed al sistema di videosorveglianza quasi totale del territorio, complici gli onesti e zelanti cittadini, subito pronti a denunciare ogni scostamento dalle linee guida dei potenti. Pur di non mettersi in gioco personalmente e di non rinunciare alla tranquillità di una vita fatta di lavoro/casa/tv/auto/cellulare/internet, si preferisce delegare la gestione della propria vita ad altri senza mai mettere in discussione nulla ed accettando i diktat della politica.
Una realtà cogestita dalla sinistra e dalle sue appendici “alternative”, tutti veri esperti del controllo sociale, del recupero politico, della pacificazione dei conflitti.
L’antifascismo in se stesso non ha alcun senso. Si può infatti forse desiderare un mondo senza fascisti, dove perdurano i c.p.t., veri e propri campi di concentramento
per immigrati? Dove continuano lo sfruttamento dei deboli da parte della borghesia, la distruzione della natura, le guerre, la produzione di veleni da parte del mondo industriale?
Soltanto le lotte portate avanti in prima persona, senza deleghe e compromessi col mondo infame della politica, possono intaccare il substrato culturale che vive in simbiosi con le città-giardino-fabbrica-carcere, create e difese con la forza, dai potenti di ogni schieramento.
Smettere di accettare la vita preconfezionata del mondo del capitale e del lavoro.
Smettere di supportare la noia e la morte.
Creare situazioni di libertà, autogestione, gioia e rivolta.
Alcuni evasi dal giardino.
documentazione