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pubblicato il 22.11.05
Non ci siamo dimenticati di voi
·

No. Non ci siamo dimenticati di voi, fascisti!

Apprendiamo da alcuni volantini che venerdì 18 novembre dovrebbe tenersi a Fossano una conferenza “storica” dal titolo: “Cuneo 1943-1945 – quelle donne dimenticate”. A completare la locandina i nomi di due illustri sconosciuti, di cui uno, tal Ernesto Zucconi, si fregia del titolo di Professore, e del Centro Studi l’Araldo, sede in Torino, che patrocina la serata.
1943 – 1945, cioè, per antonomasia, i venti mesi di Resistenza, l’esperienza di un popolo intero che si ribella all’oppressione fascista e sostiene la sua parte migliore, che, dalle montagne o nelle città, combatte i vili residui del regime fascista e gli invasori nazisti. Con un prezzo di sangue molto alto, sia fra i combattenti che fra la popolazione civile. Il nome di Boves ricorda ancora qualcosa? Lo ricordano ancora i cippi sparsi per i paesi e le campagne di questa provincia Granda che è stato uno dei luoghi in cui maggiore è stato l’impegno nella lotta al nazifascismo? Una lotta in cui anche questa città ha versato sangue. Ricordiamo un manifesto del comandante militare tedesco di Fossano, datato 9 ottobre 1944, in cui si minacciava la fucilazione di 15 ostaggi al verificarsi di atti di sabotaggio ai danni dell’occupante.
Bene, dirà qualcuno leggendo il volantino, era ora che si parlasse del ruolo avuto dalle donne, contadine, operaie, mogli, staffette, partigiane ma sempre e comunque donne, nella guerra di Liberazione.
Nient’affatto. Quella che viene presentata come un’asettica conferenza è in realtà organizzata da nostalgici del Ventennio (avete capito bene, fascisti), con chiari propositi revisionistici.
Il Centro Studi l’Araldo non è altro che uno dei nomi dietro cui si nascondono neofascisti che cercano di far passare una visione del mondo e della storia che si fonda sull’infangare la memoria della Resistenza, nel tentativo neanche troppo nascosto di rivalutare il fascismo storico. Noto a Torino per le serate “culturali” a base di storia delle SS, etica eroica dei Samurai, irredentismo istriano ed antiabortismo, e per la sua vicinanza sia all’area cosiddetta “nazionalrivoluzionaria” dell’estrema destra, sia al partito neofascista Forza Nuova, (che vanta anche a Fossano qualche invasato seguace della triade Dio, Patria, Famiglia inventata dall’ex Terza Posizione Roberto Fiore), l’Araldo cerca ora di diffondere anche qui in provincia le teorie revisionistiche di personaggi come Ernesto Zucconi.
Zucconi è autore di libri di storia che rivelano un interesse singolare: la difesa della repubblichina di Salò e l’odio viscerale nei confronti della Resistenza. Titoli come “Autobiografia della Repubblica Sociale Italiana”, “Boves 1943-1945. Le verità a confronto” e “Boves, 1943-1945. Venti mesi difficili” gli hanno già valso le critiche ed il dileggio di studiosi seri e dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Cuneo.
Proprio da un battibecco sorto con l’ANPI nasce la “ricerca” sulle donne che, secondo Zucconi, sarebbero state uccise in provincia di Cuneo dalle formazioni partigiane. Scorrendo l’elenco delle 150 “vittime” si scopre che, oltre ad alcune donne la cui fine risulta oscura e che quindi è arbitrario attribuire a formazioni partigiane, la stragrande maggioranza delle “vittime” è composta da Ausiliarie delle Brigate Nere, spie ed altre appartenenti al Partito Fascista Repubblicano, spesso giustiziate dopo regolare processo. Si era in guerra e, di fronte alla spietata barbarie nazifascista, la risposta degli insorti non poteva che essere dura. Ma senza ferocia. Quella l’hanno sempre lasciata alle camicie nere.
Di queste vogliono parlare, venerdì sera, in una sala del Castello, gentilmente concessa dal Comune. Sindaco Balocco, ci terrà il solito trito discorso per cui in democrazia anche i fascisti hanno diritto di parola o la sua è stata una svista dovuta ad ignoranza?
Non sono le spie e le soldatesse fasciste che ci fanno pena.
Sono ben altri i morti che piangiamo.
Si chiamano Maria Panero, 25 anni, fucilata perché antifascista, si chiamano con i nomi di Pietro Marengo, Nicola Sasso, Antonio Guerriero, Aldo Farchetto e degli altri quaranta fossanesi, partigiani combattenti, uccisi con atroci torture, da fascisti e nazisti.
Non piangiamo le camicie nere. E neanche le loro gonnelle.

Centocinquanta sono state troppo poche!

Antifascisti/e

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