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« Sabato Novembre 03, 2007 »
Sab
Start: 23:59
End: 23:59

1 novembre ore 22 cena di capra ore 00 la compagnia a bassa velocità presenta:"la ragazza,il diavolo e il mulino" teatrino di ombre e poi musica dal vivo
2 novembre ore 00 concerto degli HCV hip-hop da porta palazzo + KUTFACES crossover Torino, trasmesso in diretta su radio black out 105.250FM www.radioblackout.org

Start: 15:00
End: 15:00

Workshop di autoformazione sull'uso del computer alla sede USI di viale Bligny

Programma:
Sabato 3 dalle 15,00

  • workshop per l'utilizzo base di adobe photoshop
  • aperitivo autofinanziamento collettivo promotore

Domenica 4 dalle 15,00

  • workshop di base per la creazione di siti dinamici
  • presenzazione di http://www.informa-azione.info/
Start: 16:00
End: 19:00

GiùMuraGiùBox

Via Daste Spalenga, dietro le mura del carcere, zona cascina
Dalle ore 16 alle 19

LA MUSICA LIBERA, RIBELLE E SOLIDALE
DEI NOSTRI DJ DADA + (D)J. BONNOT

musica, vin brulé, MICROFONO APERTO!

In caso di pioggia, rinvieremo a sabato 10.

Scarica il flyer

Start: 16:00
End: 19:00

Sit-in di solidarietà con i reclusi nelle carceri.

La situazione di chi viene imprigionato non è mai stata delle più semplici. Già il solo fatto che un individuo sia spinto a commettere un reato dovrebbe far riflettere i suoi simili sulla sua condizione di prigioniero dell’ignoranza, del bisogno o di falsi ideali. Il bisogno che porta a rubare per sopravvivere; l’ignoranza che spinge a ricercare in paradisi artificiali una felicità impossibile senza una reale rivoluzione del mondo; i falsi ideali che esortano a sopraffare gli altri con qualunque mezzo pur di ottenere il “successo” o, almeno, i suoi simboli esteriori. Di questo nessuno si preoccupa. Delle cause che spingono l’individuo a delinquere oramai non si parla più. Sono argomenti, questi, relegati nei libri di Storia del diritto. La realtà ci vuole oramai assorbiti in una vita dove la violenza e la vendetta non hanno più una dimensione soggettiva ma sono visti come un qualcosa di estraneo da noi stessi: violenza e vendetta appartengono a quell’entità astratta che è lo Stato. Ma lo Stato non è esattamente così: è fatto di uomini in carne ed ossa come tutti gli altri e come tutti gli altri essi badano innanzitutto alla loro sopravvivenza. Che non può essere confusa certo con la sopravvivenza di chi ruba per mangiare o di chi entra illegalmente nel nostro territorio per sfuggire a morte certa nel suo paese d’origine. Ciò che questi individui difendono non è la propria vita ma il proprio privilegio, i propri agi costruiti sulla libertà di schiacciare le vite di tutti gli altri. Così il carcere diventa strumento politico di difesa dello status quo. Diventa lo strumento utilizzato per punire i ribelli, coloro che non accettano che una parte minoritaria della società si appropri di tutti i benefici che il vivere sociale comporta, lasciando alla maggior parte le briciole, necessarie solo per riprodurre le forze, per affrontare il giorno seguente. Così se per sbaglio capita che qualcuno di questi “cani da recipiente” finisca nelle mani dell’Istituzione Penitenzieria, ecco che spuntano incompatibilità salutari o condizioni ospedaliere a garantire la minima permanenza possibile nelle patrie galere che, si sa, sono alquanto malsane (ma solo per chi ha vissuto sempre negli agi e nell’ozio). Questo non succede mai a tutti gli altri che, anzi, spesso e volentieri vengono imprigionati senza aver commesso alcun reato o solo perché senza documenti di cittadinanza. Oppure perché sono guidati dalla volontà di cambiare la società che tale situazione ha determinato e quotidianamente riproduce ad esclusivo vantaggio delle classi dominanti e delle élites più ricche di questo nostro povero pianeta.

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