Processo Cor - Secondo Atto
Il 7 luglio dello scorso anno la Corte d’assise di Pisa condannò William Frediani a 6 anni, Francesco Gioia a 5 anni e 2 mesi (senza attenuanti generiche), Costantino Ragusa a 5 anni (senza attenuanti generiche), Alessio Perondi a 3 anni e 8 mesi, Benedetta Galante e Leonardo Landi a 3 anni e 6 mesi. Tutti per l’articolo 270bis C.P. (William con il comma 1 e cioè promotore, tutti gli altri con il comma 2, ‘semplici’ partecipanti) e William, Francesco e Alessio anche per reati specifici.
Una condanna pesante, nata da un’indagine mista tra carabinieri e digos sulle COR (cellule di offensiva rivoluzionaria), una sigla che ha firmato diversi attacchi prevelentemente nel territorio pisano. Una condanna pesante, non tanto per gli anni di galera (le pene erogate sono le minime previste) ma perché, tolto il processo Marini dove nel 2003 cinque compagni sono stati condannati in Cassazione per il 270bis, l’associazione sovversiva con finalità di eversione e terrorismo riappare prepotentemente sulla scena giuridica configurandosi nella realtà dei fatti come un articolo dai contenuti a dir poco sfumati. Sono infatti ormai anni che il mondo politico e, ovviamente, la magistratura tutta lavorano per rendere sempre più efficace questo articolo. Già modificato nell’ottobre del 2001, a fronte dell’emergenza islamica dopo l’attentato alle torri gemelle, ha subìto poi altre sostanziali modifiche, dopo l’attentato alla metro di Londra nel 2005, non solo nella sua forma (sono stati aggiunti diversi comma che configurano il terrorismo internazionale, i fiancheggiatori e via dicendo) ma soprattutto nella sua sostanza. Il concetto cioè di associazione, di eversione dell’ordine democratico e di terrorismo hanno trovato nelle recenti nuove norme una più sostanziale applicabilità. Sfumandone i confini e allargandone le possibilità si arriva oggi ad una definizione dei tre concetti che trova un larghissimo riscontro nell’attività politica di molti gruppi o singoli. Basta davvero poco per essere considerati terroristi non è più solo uno slogan, è paurosamente divenuto realtà.
E se fino a ieri molte indagini che configuravano l’ipotesi di una realtà associativa con finalità di eversione si scioglievano al dunque, spesso all’immediata vigilia degli arresti chiesti ovviamente dalla procura di turno, da un po’ di tempo i procedimenti vanno avanti, fermandosi per adesso nella fase del riesame o del primo grado, come a Pisa. Gli esempi di incriminazione con il 270bis nei confronti del sud ribelle e dei disobbedienti bolognesi rei di essersi autoridotti la mensa la dicono lunga sul clima che si respira. Non vi è alcun dubbio che passo dopo passo non saranno solo le grandi inchieste a sfociare in arresti e condanne per il 270bis.
E non vi è alcun dubbio che le procure sono avvallate dai giudici che gli permettono allegramente, a fronte dello spettro terrorismo, di incarcerare preventivamente decine e decine di militanti che lottano quotidianamente sui propri territori (nonché ovviamente orde di pericolosissimi seguaci di Al Qaeda...). Cosicché lo stato ci guadagna più di una volta: incarcerando per lunghissimi periodi ancor prima dei processi farsa togliendo così di mezzo realtà scomode, dando origine a climi emergenziali rispetto al fantasma del terrorismo (così tanto caro e soprattutto funzionale al potere), avvallando e creando precedenti giuridici che saranno usati a piene mani nelle inchieste successive.
Per quel che riguarda Pisa la condanna nel processo COR nasce dopo un’indagine partita dai carabinieri sfociata nel maggio 2004 nei primi arresti in “flagranza di reato” (!!!), seguiti dopo un mese da altri arresti con lo zampino della digos. Per tutti la prima accusa è associazione a delinquere perché il gip che firma le ordinanze cautelari non riscontra elementi per configurare la finalità di terrorismo; è alla scadenza della carcerazione preventiva che lo stato scopre le sue carte, l’accusa cambia il reato trasformandolo in 270bis. Si diventa giuridicamente terroristi, con tutto ciò che ne consegue.
Del processo se ne è già parlato: il presidente e il suo braccio destro (in tutti i sensi visto che si vocifera sia fascista, guarda caso le COR hanno colpito diversi obiettivi fascisti...) annuiscono compiacenti alle scenate della pm e delle decine di testimoni (nella stragrande maggioranza sbirri) invitando, tanto per citare un esempio, un carabiniere a ripassarsi la parte (!!!) visto che la sua straordinaria testimonianza era un’esilarante non ricordo, non sò, forse c’ero, forse no... e ovviamente sbadigliando di fronte agli interventi della difesa irritandosi se troppo convincenti.
Ma non c’è stato solo il dibattimento a chiarire da subito quella che sarebbe stata la sentenza: il clima pesantissimo nella città, nella piazza del tribunale e in aula, le pressioni del ministero e delle alte sfere della sbirraglia e perché no, di una certa elite politica che non cercava altro che dei colpevoli, che risultato potevano dare?
Una casa abitata, vissuta, ospitale che diventa un covo; un acquisto che è una prova; una notte passata nella propria città il giorno di un attacco diviene evidenza di colpevolezza; un’associazione sovversiva creata tra alcune persone che neanche si conoscevano...
Questo è stato e questo rischia di essere il secondo atto, una farsa che continua...
Ma la descrizione sommaria di quello che è stato il processo e tutto il suo intorno non ha certo il sapore del vittimismo né tantomeno il tentativo di apparire come capri espiatori di uno stato che deve colpire e sceglie noi... Sono migliaia i casi dove le forze dell’ordine e la magistratura fanno a gara per imporre la propria repressione, basti pensare all’accanimento verso coloro che non hanno documenti ‘validi’, per non parlare poi della repressione intesa più globalemente che parte dalle fasce di popolazione sempre più giovani (e qui la recente normativa che autorizza la vendita del ritalin ne è un esempio calzante).
Ancora una volta ribadiamo la nostra più totale contrarietà ed estraneità ai concetti di innocenza e colpevolezza, lasciandoli agli sporchi giochi dei giudici. Non misuriamo nulla davanti ad un codice, men che meno la nostra vita. Rispediamo al mittente l’accusa di terrorismo, riaffermando la nostra complicità e la nostra solidarietà verso tutti quei ribelli che imprigionati non smettono di lottare.
Da giovedì 19 aprile a sabato 21 si terrà il processo d’appello COR. Nel frattempo visto che non sono bastate le condanne a chiudere un’esperienza anarchica che a Pisa va avanti da anni ecco che lo scorso 4 maggio viene prontamente imbastita un’altra inchiesta. Stesso soggetto: la sede anarchica di via del cuore, ancora arresti, addirittura dieci. A tutt’oggi dopo quasi un anno Costantino rimane ancora in carcere a Voghera (la concessione dei domiciliari è stata negata proprio in base alla sentenza di primo grado delle COR e la sua scarcerazione dipenderà quindi in maniera determinante da questo appello). Francesco invece, recluso a Spoleto, è in carcere da quasi due anni reo di essersi sottratto agli arresti domiciliari fuggendo in Spagna, dove è stato arrestato nel maggio 2005 (da pochi giorni anche il tribunale del riesame gli ha negato nuovamente gli arresti domiciliari).
Noi, come anarchici, da sempre anarchici, sputiamo sopra la magistratura e i suoi scagnozzi, sopra gli sbirri e le loro miserrime vite, noi dall’altra parte della barricata, noi con nel cuore i nostri compagni e le nostre compagne imprigionate, noi con nel cuore il desiderio bruciante di una vita degna di essere vissuta.
Noi, ancora una volta in aula per salutare chi non svende nulla di quella che è la sua vita, la sua identità, le sue amicizie, ancora una volta in aula per rivedere dopo così tanti mesi Betta, Costantino e Francesco.
19-20-21 aprile (con il sabato di riserva per la sentenza) Aula bunker, via dell’agnolo, Firenze, ore 9,30
Possibilità di ospitare (portarsi sacco a pelo e materassino)
Anarchiche/ci di via del cuore - Pisa
Ospitalità presso il Panico Occupato
Per arrivare bus 3-6-20; il posto è il palazzone a due piani in fondo al parco di S.Salvi (vedrete gli striscioni).
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