Sulle lettere dal carcere di Vanghelis e Sarados

Riceviamo e diffondiamo:

Leggendo in rete le lettere dei due compagni detenuti nelle carceri greche, rispettivamente a Trikala e a Koridallos-Atene, mi torna in mente quanto sia importante la precisione (e l'accortezza rispetto alla veridicità della traduzione, nel caso siano testi non in lingua) che si deve avere nel diffondere notizie che vengono lette da così tanti occhi. Questo in generale. Quando poi si tratta di scritti che arrivano da dentro, soprattutto torna prepotente l' interrogativo su quale sia il motivo per il quale questi vengano diffusi...e subito mi rispondo che è un modo per togliere questi, come altri, compagni dall'isolamento cui sono già abbondantemente sottoposti. Torno al punto. Non so da quale lingua siano state tradotte le lettere di Vanghelis e Sarados, ma al di là di alcuni passaggi più o meno (in)comprensibili in italiano, compaiono parole che credo non possano essere “imboccate” a qualcuno, senza possibilità di replica, che non le ha mai “pronunciate”, come  succede nella lettera di Vanghelis tradotta da Culmine in cui compare (solo in italiano) il riferimento ai comunisti pentiti (?!).
Non si mette qui in discussione la buona fede di chi giustamente diffonde le parole dei/delle compagni/e in carcere. Ma che siano le loro parole! Non si tratta dunque neanche di fare una critica alle scelte di traduzione che ognuno può adottare...soprattutto dal greco esistono espressioni differenti per definire cose simili, ma al di là delle sfumature è importante non modificare i contenuti. Altrimenti viene meno ciò che ci riproponiamo, rischiando inoltre di creare situazioni spiacevoli e imbarazzanti. Si lo so, è una questione delicata.
Detto questo, quella che segue è la traduzione delle lettere dei compagni (pubblicate su Indymedia Atene). Speriamo ne possano seguire altre, compatibilmente con i tempi che richiede una traduzione dal greco.
Ps Specificare sempre, a fondo pagina, quando la traduzione non viene fatta dalla fonte diretta, in modo che chi legge possa almeno avere il beneficio del dubbio, mi sembra comunque un accorgimento necessario e utile. In questo caso è servito a fare le dovute verifiche.

Una compagna insospettita da un'espressione che proprio non ci stava...



Lettera di Vanghelis Stathopoulos dal carcere di Trikala

Dal 10 aprile 2010 mi trovo imputato, insieme ad altri compagni che conosco per avervi condiviso il percorso nelle lotte sociali, dai famigerati uomini dell'antiterrorismo in un contesto di violenza e guerra psicologica. Il mio arresto e' avvenuto in maniera spettacolare nel quartiere di Victoria da parte di 10-15 personaggi con le armi spianate; spaventati, inoltre, da una qualsiasi possibile mia reazione, avevano piazzato anche le forze speciali (EKAM ) nelle zone circostanti. Armati di tutto punto contro uno disarmato. Certamente non e' stato difficile individuarli subito, vista l'esperienza di anni di pedinamenti abituali subiti sia a casa di mio padre a Nikaia che nella casa dove abitavo a Pefkakia. Cosi' non ho dato molta importanza al fatto, pensando alla solita tattica terroristica delle autorità per fermare l'azione anti-regime dei militanti. Tattica standard degli apparati repressivi della classe dominante, soprattutto in periodi di forte disagio sociale. Non mi aspettavo di certo quello che mi stavano imbastendo le autorità. Io ed altri compagni ci siamo trovati a più riprese sul banco degli imputati in processi ridicoli senza prove a carico o con prove costruite da quella sottospecie di esseri umani del potere. In tutti questi processi sono stato assolto poiché gli stessi sbirri non hanno potuto supportare le loro fantasie. Sono stato indagato e tenuto sotto controllo dalle autorità per sette anni. Sette anni di controllo continuo che mirava alla mia azione militante, che colpevolizzava i miei rapporti personali, le mie idee ed opinioni politiche, che da tempo esprimo apertamente ed in maniera chiara. Ma rieccoci un' altra volta!

Sono anarchico e lotto con tutte le mie forze per la rivoluzione sociale.

Dopo il mio arresto, nell'ambito del quale ho potuto conoscere i " duri" dell'antiterrorismo, mi hanno portato nella "cabina di regia dell'idiozia", il 12' piano della questura, li' dove entri in ufficio per un fermo ed esci da quello accanto con pesanti accuse costruite ad arte. I suddetti "duri" dunque, educati probabilmente dai loro colleghi torturatori della giunta dei colonnelli, hanno iniziato a picchiare me ed altri compagni ammanettati, ritmando il pestaggio con insulti e minacce. In seguito ho semplicemente assistito allo svolgimento delle pratiche, da parte dei giudici istruttori e i magistrati, alla pianificazione degli sbirri, e cosi' la mia vita e' rimasta avvolta da una colla fatta di fogli di servizio e mi sono trovato in custodia cautelare nella prigione di Trikala. Per niente casuale e' la scelta della sezione E per il mio “soggiorno", dato che e' la più controllata. Non serve che descriva nei particolari le pessime condizioni di sopravvivenza nelle "moderne" stanze di tortura della democrazia. Penso sia sufficiente dire che l'interruzione dell'acqua e' qualcosa di più di un fenomeno ricorrente (meno male che c'è l'impresa di costruzioni Themis!).

Una tattica fissa del potere, con l'alleanza dei media, e' quella di calunniare e colpire non solo le lotte sociali, ma anche le relazioni personali dei compagni. Non e' la prima volta che succede, ma in questa occasione ho vissuto sulla mia pelle questo incredibile sciacallaggio teso ad infangare la mia vita, calunniando sia me e la mia militanza, che i compagni, gli amici, i familiari, fino a tutto il movimento sovversivo a cui partecipo attivamente. Cosi' la mia casa viene ribattezzata covo ed una grata di cannucciato, preesistente al mio arrivo in quella casa, viene ritenuta utile a far diventare il mio spazio una base pericolosa. Il fatto che non e' stato trovato niente probabilmente non ha alcuna importanza! Le continue falsità e la volgare disinformazione aggiungono cannibalismo al tutto, scoprendo ancora una volta la mania vendicativa dei meccanismi dello stato e dei giornalisti nei confronti di chi resiste. Tutto ciò e' solamente una versione della violenza organizzata dei meccanismi e dei criminali legali dello stato e dei padroni sulle nostre vite.
Naturalmente ne' la colpevolizzazione delle lotte, ne' la criminalizzazione di chi contrasta il regime sono qualcosa di nuovo e inusuale. Tutti quelli che lottano lo sanno bene. D'altra parte chi viene denunciato per un attacchinaggio, viene perseguito per imbrattamento, secondo la legge, non per le sue idee sovversive, anche se queste ultime ne sono la ragione. Di fronte alla favola della legalità e della definizione di innocenza e colpevolezza, mi dichiaro nemico del regime e in guerra senza pentimenti contro lo stato ed il capitale.

D'altronde, la mia dichiarazione al giudice istruttore che" non sconfesso nessuna forma di lotta contro lo stato ed il potere" e' il solo motivo per il quale mi trovo in custodia cautelare, non certo dunque per le loro accuse infondate. Se si aspettavano dichiarazioni legalitarie e di pentimento hanno fatto male i conti. Io nella mia vita non ho imparato a strisciare a destra e a manca come un collaboratore, un infame, un delatore, non ho imparato a tradire amici e compagni, ad abbandonarli, ad accusarli e sconfessarli davanti agli inquisitori per farla franca. Nella vita ho imparato a tenere alta la testa, ad essere orgoglioso e a non strisciare, anche se questo ha un costo. Se alcuni hanno imparato a vivere cosi' mi vergogno sinceramente per loro.

In questo momento in cui lo stato greco e' sull'orlo del fallimento con l'aiuto del FMI e cerca di terrorizzare e reprimere ogni tentativo sovversivo, spaventato dai tanti "Dicembre" che verranno, e' nostro compito lottare per il suo totale rovesciamento.

Continuerò a lottare contro la militarizzazione e il controllo sulle nostre vite, per la distruzione delle galere. Per la rivoluzione sociale e per la libertà.

Dato che in questo mondo la libertà non ti viene regalata, la ottieni con le lotte e la conquisti.
TERRORISTI CRIMINALI E RAPINATORI
SONO LO STATO E IL CAPITALE

ONORE AL COMBATTENTE IN ARMI LAMPROS FOUNTAS

LIBERTA' PER TUTTI I COMPAGNI IN GALERA PER LA LORO AZIONE CONTRO IL REGIME

VANGELIS STATHOPOULOS
Carcere di Trikala
10/5/2010


Lettera di Sarantos Nikitopoulos dal carcere di Koridallos-Atene

Il 10 aprile del 2010 e' avvenuto il mio fermo (sic) sequestro da parte del  dipartimento   antiterrorismo della polizia. In seguito ad uno spettacolo inutile e di cattivo gusto, a cui hanno partecipato diversi plotoni di MAT, EKAM, sbirri in borghese, volanti del pronto intervento, giudici ecc.., con porte sfondate( nonostante avessi consegnato le chiavi), e con prove ridicole trovate in casa, come materiale stampato antiautoritario, letteratura e libri politici, e tutta una serie di film, sono stato portato alla centrale di polizia, dove per diverse ore vari incappucciati si davano il cambio davanti a me senza rispondere alla mia domanda, cioè se si trattasse di fermo o di arresto; senza permettermi di comunicare con il mio avvocato, ma anche senza che mi chiedessero assolutamente niente. Nella tarda serata dell' 11 aprile mi e' stata notificata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per partecipazione all'organizzazione Lotta Rivoluzionaria, accollandomi accuse che più o meno contemplano tutto il codice penale. Per la cronaca, nonostante fossi in stato di arresto, non mi hanno permesso di parlare con il mio avvocato.

Contemporaneamente, come poi di seguito nei giorni appresso,  in una vergognosa riproposizione del clima di terrorismo isterico vissuto altre volte in passato e' stato srotolato un tappeto di menzogne da parte di tutti i pappagalli chiamati giornalisti, che in sostanza non sono altro che l'ufficio stampa dell'antiterrorismo, i quali riproducono acriticamente le veline della polizia e tutto ciò che serve ad appesantire il clima inquisitorio ai danni di qualsiasi " sospettato di..". Stavolta e' toccato a me. Mi hanno battezzato "uomo chiave", "membro dirigente", “anello di congiunzione", "quello che e' scappato dallo scontro a fuoco a Dafni (dove e' stato ucciso L.Fountas, ndt), "intellettuale", "duro antiautoritario" , ecc.. tutto questo senza nessuna prova a mio carico.
Solo "donna misteriosa" non mi hanno definito, probabilmente per motivi di genere. Degni gli stipendi di tutti i gloriosi eredi di Goebbels ma, scusate dimenticavo, costui era un fascista, invece adesso abbiamo una " democrazia di polso" secondo la dichiarazione del ministro degli interni scelto dagli americani.

IN SOSTANZA DUNQUE

Dal primo momento nego tutte le accuse, di conseguenza nego anche l'appartenenza all'organizzazione L.R.. Quello che in sostanza non nego e' ciò che mi ha portato nella scomoda posizione in cui mi trovo oggi ( in una prigione sotterranea, in isolamento, con una visuale massima di 20 metri), vale a dire la lunga militanza nell'area anarchica antiautoritaria, la partecipazione a tutte le forme di azione, come la continua e voglio sperare continuativa presenza nelle lotte sociali delle quali l'area politica a cui appartengo e' una parte irremovibile. Quello che non nego e' la comune militanza ed amicizia che conservavo con il combattente morto Lampros Fountas, come per alcuni fra i miei coimputati. Come e' logico che dopo tanti anni di presenza nell'area anarchica e nelle lotte sociali conosco e considero compagni centinaia, se non migliaia di persone, con alcune delle quali ho anche rapporti di amicizia.
Purtroppo sto vivendo sulla mia pelle il nuovo dogma dei "luminari" della repressione, la criminalizzazione dei nostri rapporti di amicizia, politici e sociali.

Viviamo in un paese dove la tradizione delle lotte ha radici profonde e queste radici sono imbevute con il sangue di quelli che lottano, nelle montagne, nelle città, nei "nuovi Partenoni" di Makroniso e delle altre isole aride ( isole degli esiliati-confinati,ndt), nei luoghi di esecuzione, nelle prigioni. In questo paese ha radici profonde anche il terrorismo di stato. I tempi cambiano, cambia il linguaggio ma la sostanza e' la stessa, due mondi che si scontrano, il mondo degli interessi assassini del capitale ed il mondo delle resistenze sociali. In questo scontro ho scelto e sostengo il lato delle "barricate" sulle quali mi trovo, non ho nessuna intenzione di firmare un certificato di ravvedimento sociale, nemmeno una dichiarazione di pentimento o la sconfessione della mia appartenenza politica e della mia  pratica, e di questo sono fiero. Adesso che le conseguenze dell'inasprimento degli attacchi dello stato e del capitale alla società sono più chiare che mai nel nostro paese con la presenza del FMI, ricordo che dieci anni fa a Praga, insieme a migliaia di compagni da tutto il mondo, bloccammo dopo duri scontri lo svolgimento di quel meccanismo criminale, l'anno seguente a Genova i criminali del capitale risposero nell'unica lingua che conoscono ( quella della violenza) con l'assassinio di Carlo Giuliani. Allora eravamo secondo il criminale di guerra Blair un "circo itinerante anarchico", altre volte "provocatori" che si "infiltrano" e "sporcano", altre volte “Hooligans apolitici", altre volte " gli emarginati di Exarchia", ecc.

Di sicuro la verità e' un'altra. La verità e' che siamo un' area politica che con le proprie parole e le proprie pratiche esiste ed interagisce con la società, come e' successo nello scoppio insurrezionale del Dicembre 2008, la verità e' che siamo un'area politica che si oppone al continuo crimine degli incidenti sul lavoro, cioè al sacrificio umano sull'altare dei profitti dei capitalisti, che si oppone al crimine delle prigioni dove negli ultimi 10 anni sono morte 400 persone, un'area che e' solidale al fianco degli immigrati che ogni giorno vengono assassinati ai confini di mare e di terra del paese, torturati ed umiliati nei commissariati e nei moderni campi di concentramento ( Pagani ed altrove), un'area solidale con i prigionieri politici, che si oppone alla distruzione dell'ambiente e partecipa a tutte le lotte sociali. Siamo un'area politica che non riconosce allo stato il monopolio della violenza e che prova con i propri mezzi ad arginare gli attacchi continui dello stato e del capitale, combattendo con la solidarietà, l'autorganizzazione, l'altruismo.

Ci troviamo, dunque, nel mirino della repressione che non esita ad uccidere ragazzi quindicenni, a demonizzare interi quartieri (fatto che gli abitanti di Exarchia sanno bene), a criminalizzare rapporti politici, personali e sociali, a fabbricare prove ed accuse solo per tornaconto politico temporaneo, come nel caso del circolo anarchico Resalto di Keratzini , ribattezzato organizzazione terroristica nel Dicembre del 2009, come nel caso dello studente con le "scarpe verdi", come nei fatti di piazza Aristotelous sempre nel Dicembre 2009, dove i "pretoriani della protezione del cittadino" accollano molotov a semplici passanti, come nel 2003 a Salonicco con il manifestante Simon Chapman,  come nel caso della "fioriera" per il quale va bene il detto popolare "preso in giro e bastonato", come nel caso del manifestante Mario Z. per il quale shampoo e accappatoio sono diventati armi, come, come, come.... e quante altre che non sappiamo.

In un paese dove quelli che comandano si interessano all'abolizione dell'asilo universitario, ma dove gli stessi protetti dall'asilo parlamentare si comportano come moderni mafiosi, lavandosi le mani a vicenda per tutti gli scandali politici (SIEMENS, VATOPEDI, FONDI NERI, TANGENTI C41), in un paese dove lo stato ha dichiarato guerra alla società, fatto dimostrato dalle orde motorizzate della polizia e dall'esercito di occupazione nelle strade, cui scopo esclusivo e' la soppressione delle lotte. In un paese che adesso e' finito ufficialmente sotto la dittatura del FMI, in un paese dove le parole perdono di significato e le nove pallottole sul corpo del passante Nicolas Toddy a Vyrona vengono definite "sicurezza percepita", in un paese dove abbassare la testa di fronte alla negazione dei diritti ottenuti con lotte e sacrifici e di fronte al salasso degli strati più poveri della società a favore dei capitalisti viene definito " dovere patriottico", in un paese dove la prepotenza e il bilinguismo dei potenti non permettono loro di ammettere che e' la loro politica che ci ha portati a questo punto, non speculatori "nebulosi" e "senza volto".

In questo paese, allora, la resistenza ai progetti dei capitalisti e' l'unica via ed è un dovere. Resistenza per mezzo di tentativi autorganizzati, senza mediazioni, antigerarchici, verso la libertà, la dignità e la giustizia sociale. Continuerò a negare le accuse attribuitemi, al contrario che la mia identità politica, la mia militanza e azione.

Lo Stato è il solo terrorista, Lampros vive nel cuore di tutti quelli che lottano.

Il " sospettato di.." manco io so cosa
Sarantos Nikitopoulos
6' sezione del carcere di Korydallos

Ps: Il delitto di "travisamento" vale per quelli che mi hanno "sequestrato" e portato come un trofeo davanti alle telecamere, dalla questura al tribunale e ritorno?

ps2: un grande ringraziamento a tutti quelli che, in qualsiasi modo, mi hanno espresso solidarietà.

Mer, 09/06/2010 – 21:09
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