Svizzera - In fuga dal futuro: secondo scritto di un compagno uccel di bosco

Traduzione del II° testo scritto dal compagno uccel di bosco da luglio 2016, testo pubblicato su “Dissonanz” (Nr. 39 – Novembre 2016) giornale anarchico di Zurigo.

A margine il primo testo diffuso dal compagno e un articolo sulle perquisizioni legate al caso.




In fuga dal futuro

[Il seguente testo è pervenuto via mail:]

Un drappo nero. Una grande incognita. Qualcosa che recentemente mi fa paura: il futuro. Fino adesso ha avuto un ruolo assai pragmatico nella mia vita. Mi costringeva a munirmi di mezzi come la pianificazione, l'efficienza e il calcolo per poter formare in modo più soddisfacente possibile la mia quotidianità rivoluzionaria. Questo pragmatismo mi aiutava a farmi frenare solo raramente dal pensarci o addirittura di non sentirmene impaurito o a disagio. Naturalmente questi sentimenti a volte mi assalivano quando permettevo che la follia che domina questo mondo mi invadesse oppure quando un evento incisivo comprometteva la mia vita. Ma mi dicevo sempre che non serve a nulla cacciare la testa nella sabbia.
Poiché ciò non cambierebbe nulla del fatto che ci troviamo in un deserto di solitudine, d'alienazione e di miseria prodotta ad arte, e per poter cambiare questo, ci vuole l'azione diretta di ogni singolo per minare con determinazione, rabbia e solidarietà questo deserto, per creare qualcosa che poggia su base antiautoritaria e che non tollera mai la coesistenza di potere per l'esercizio dell'autorità.
Spinto dalla volontà di mettere in pratico il suddetto, i dubbi, le paure e i disagi nei confronti del futuro rimanevano sempre sulla panchina delle riserve. Tutto ciò che rimaneva lontanissimo non mi ha mai veramente interessato.
Ma da quando sono in fuga dalla legge, il mio approccio personale alla questione del futuro è drasticamente cambiato. Essendo stato strappato da un giorno all'altro dal mio consueto tran tran quotidiano e dovendo cosi lasciare alle spalle tutto salvo che le mie idee sovversive, ora mi trovo in una situazione dove mi devo fare dei pensieri sostanziali sul mio futuro prossimo e anche quello lontano. In ambo i casi è l'incertezza quel che mi fa paura, ma nel contempo mi permette anche di conoscere meglio me stesso.
Finalmente comprendo anche con il cuore come mai tanti profughi, con i quali ho lottato, hanno poca considerazione del futuro e tuttavia ripongono tutte le loro speranze in essa. Poiché appena ci si rende conto che si è stati rapinati del futuro, diventa qualcosa che manca anche se non è mai stato presente. Un paradosso che, ormai, quasi non suscita che un stanco sorriso. Perciò non è soltanto una fuga dalla
legge ma anche da quel futuro che dovuto a questa circostanza appare tanto incerto e alieno e che non garantisce alcuna certezza. Un futuro che deve vivere quasi del tutto senza passato – senza storia, senza identità.
Ma come anarchico sento come dovere e sfida di affrontare questo ignoto e di considerare l'acqua fredda, nella quale sono costretto a tuffarmi, come un ristoro che allarga l'orizzonte. Poiché nella mia situazione, mantenere la mente fredda e il cuore caldo è estremamente importante.

Mar, 14/02/2017 – 15:53
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