(Venezuela) Estrema Violenza, Estrema indifferenza.

Articolo sulle ultime rivolte nei carceri.

Già a metà gennaio nelle carceri venezuelano sono morte 25 persone e 18 sono rimaste ferite, in un quadro di completa indifferenza della società venezuelana
Testo abolizionista sugli avvenimenti di Uribana, Sabaneta e Guanare
Rodolfo Montes de Oca (cna_venezuela@hotmail.com)
"So che mio figlio è morto in vita, ma grazie a Dio non è apparso nelle liste dei squartati”. Amanda Rojas, madre di José Rojas, recluso a Uribana, processato per il furto di quattro capretti da latte nella località di Los Pilones.
Il 2007 inizia come un anno magico per i detentori del potere: la schiacciante vittoria sui loro avversari elettorali riempie d'aria lo spazio saturo della “rivoluzione” e dei suoi adepti. Purtroppo lo spazio penitenziario non gode della stessa aria della vittoria e dell'ossigenazione di cui si gloria la burocrazia chavinista. Anzi, al contrario, il 2007 si inaugura con una serie di aberranti sollevazioni che semplicemente servono da preludio per comprendere i turbolenti tempi futuri.

Estrema violenza:
Lo scorso 2 gennaio 2007 si è assistito a una rivolta nel penale di Uribana (stato di Lara) per il controllo interno al penitenziario conclusasi con un saldo di 16 reclusi morti e oltre 13 feriti, secondo la versione ufficiale rilasciata a mezzogiorno dal capo di Stato maggiore del CORE-4, il colonnello José Enrique Maldonado Dupuy. Secondo le informazioni ottenute ufficiosamente, tutti i capi dei bracci di minima, media e massima sicurezza sono stati assassinati e addirittura mutilati con armi bianche o armi da fuoco. L'episodio, iniziato a mezzanotte di lunedì, si è concluso con il risultato indicato e solo nelle ore della mattinata si è ripreso il controllo dell'istituto penale.
Le vittime sono:Wilmer Pastor Martínez José Rodríguez; Edgar Viera; Wilmer Martínez; Anderson Navas; César Peralta; José Martínez; Alí Otoniel Crespo; Wilmer Alvarez; José Colmenares; Osvaldo Vargas; Hilario Ramírez; Francisco Escalona; Oscar Pineda; Alberto Macías Alvarez; y Wilmer Salas.
Il feriti: José Ollarves; Mario Alonso Alvarez; José García; Carlos Blanco; Hermes Rivero; Hernán Flores; Edinson Bastidas; Jorge Hernández; Wilfer Lucena; Ernesto Mora; Israel Flores; Jesús Alvarado; Enderson Miguel; Luis González; e Felipe Rodríguez.

Dopo la mattanza di lunedì sei detenuti, trasferiti da Uribana a Guanare, sono morti mercoledì in una rissa generale. Si vocifera che si è trattato di una vendetta per i fatti avvenuti nel carcere di Lara. Il Ministero degli Interni e di Giustizia si è astenuto dal confermare l'informazione anche se ha indicato che la direttrice generale di custodia e riabilitazione, Fanny Márquez, si è recata a Guanare per conoscere la situazione.

Domenica 7 gennaio nel braccio di massima sicurezza del carcere di Sabaneta è avvenuto un altro massacro: alcuni reclusi di questa area si sono scontrati con reclusi del padiglione di rieducazione, probabilmente per il controllo delle aree. Il bilancio del confronto mortale è di 3 morti e 5 feriti, come dato insolito uno dei feriti è una giovane di 18 anni, Dixiana Chacón, residente nel settore della Matancera, zona limitrofa al carcere di Sabaneta, che ha ricevuto uno sparo alla schiena da un fucile automatico Liviano (FAL), la stessa arma in dotazione regolarmente alla Guardia Nazionale, mentre guardava comodamente la televisione in casa sua.
I morti di Sabaneta sono: Albenis José González Chourio, 25 anni, alias "Pa' Gordo" ( che scontava una condanna per omicidio), Layson Urdaneta González, di 28 anni, meglio conosciuto come "el Gordo Layson"(omicidio), e Leander José Leal Atencio, di 26 anni, soprannominato "el Chuky" (furto di autuo).

Estrema indifferenza
La popolazione si è abituata a convivere con i disastri che si generano nelle prigioni, come se fosse una cosa naturale, ma è odioso vedere l'indifferenza e la trascuratezza con cui gli statisti rossi osservano la situazione. Iniziando con il nuovo e splendido Ministro degli Interni e della Giustizia (MIJ), Pedro Carreño, che si è astenuto dal confermare l'informazione sulle rivolte anche se ha dichiarato che la direttrice generale di custodia e riabilitazione, Fanny Márquez, si è recata a Guanare per conoscere la situazione ed ha informato che spingerà per il rinnovamento dei 25 carceri del paese, come a voler dire che la miracolosa Direttrice di Custodia potrebbe fermare la violenza fra i reclusi e l'assurdo fatto che il rinnovamento di una istituzione scaduta e obsoleta, che non avrebbe mai portato a termine il suo fine ultimo, potrebbe migliorare la situazione carceraria.

Il Difensore del Popolo, Germán Mundarañin, si è espresso facendo sfoggio del suo caratteristico cinismo, e lamentando i fatti di violenza e la generale situazione in cui si trovano i carceri venezuelani, in quanto “offuscano gli sviluppi riconosciuti che, in materia di diritto umano, si sono prodotti in altre sfere della società”. L'aberrante insolenza con cui hanno agito i signori dello stato venezuelano sembra essere una condizione “sine qua non” per svolgere il ruolo che gli hanno assegnato.

Un altro che ha fatto sfoggio della sua “faccia tosta” è il direttore di Sabaneta, Elí Ramón Salgado, che ha aggiunto “è tutto normale, gli avvenimenti della notte scorsa sono il prodotto del confronto fra reclusi di massima sicurezza e del cosiddetto “penale. I primi hanno cercato di raggiungere i secondi e questi li hanno aggrediti e uccisi con armi da fuoco”. Hanno dimostrato un profondo disprezzo per la vita umana dei reclusi come se si trattasse di animali.
Come c'era da aspettarsi la Corte Interamericana sui Diritti Umani si è pronunciata dimostrando la sua “preoccupazione” per la situazione carceraria in Venezuela ma, come d'abitudine, il testo è rimasto solo scritto e riprodotto dappertutto per la stampa borghese e quasi-rivoluzionaria di questo enclave caribico.
Il ciclo mortale
L'estrema indifferenza con cui le autorità e la società in generale vedono la situazione penitenziaria causa l'estrema violenza, come se si trattasse di un ciclo mortale. La mancanza si assistenza, la trascuratezza, la solita giustificazione in un stato dove qualsiasi arbitrarietà ha una giustificazione- conta la ripetizione di termini-, sono in un certo modo i detonatori di questi episodi “vandalici” che giovano solamente alle “autorità” penitenziarie, principali istigatrici dell'introduzione di armi all'interno dei carceri. “Dividi e regnerai” dice un detto popo lare, e questo è quanto si applica alle nostre prigioni. Per evitare fughe e insurrezioni le stesse autorità si incaricano di fomentare scontri fra bande rivali che si disputano i “territori” e mantengono in questo modo una calma tesa all'interno del centro di reclusione
Uribana, Sabaneta e Guanare sono episodi premonitori di quanto potrà succedere.
8 anni di rivoluzione equivalgono a 8 anni di negligenza penitenziaria; il debito sociale verso il settore più dimenticato della società venezuelana è immenso. Né rinnovamento di carceri, né preventivi per migliorare i recinti, come anarchici esigiamo la libertà di tutt* i/le detenut* e la sostituzione di prigioni con soluzioni più umane, che non privino della libertà. Allontanando dalla società e rinchiudendo l'individuo dietro le sbarre non si paga il danno commesso né lo si riabilita, tutto l'opposto, si deprava. Non so se il “socialismo” si vinca, come dicono i maoisti; ciò che so è che la libertà si conquista combattendo ed esigendo il giusto. L'esortazione a farla finita una volta per tutte con il sistema carcerario non è solo rivolto al movimento antiautoritario locale ma all'intero genere umano. Bisogna organizzare immediatamente una estesa rete di complicità che denunci le arbitrarietà che aleggiano nelle prigioni; rompere il morboso silenzio del cerchio informativo, organizzarsi in piccoli gruppi che utilizzino i loro mezzi e le loro strategie al margine di qualsiasi partito o di qualsiasi abile dirigente che vuole monopolizzare la lotta anticarceraria, approfondire e studiare il principio abolizionista: tutto questo al margine della violenza irrazionale che è la strategia di stato. Senza dire altro, sperando con ansia il giorno in cui cadano i muri di Jericò e la parola prigione sia sinonimo di demolizione nei dizionari.
Abbasso i muri delle prigioni!!!

Ulteriori informazioni sulla situazione penitenziaria in Venezuela

Mer, 17/01/2007 – 15:34
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