Pisa: quando le lotte studentesche fanno paura

A Pisa quest’autunno gli studenti sono tornati numerosi in piazza, bamboccioni, choosy, incazzati contro una politica di tecnici che non fa altro che affondare nella miseria sempre più cittadini. E proprio con questi compagni di sventura impoveriti dalla crisi gli studenti hanno scelto di mobilitarsi lo scorso 6 ottobre: studenti, sfrattati e le operaie licenziate dalla Sodexo. Ancora più interessanti le pratiche adottate dai manifestanti, che hanno occupato Provincia e Provveditorato, stazioni ferroviarie e luoghi sfitti, il tutto sempre con un occhio di riguardo verso le mobilitazioni italiane, dalla valsusa ai  “tre giori livornesi”. Immancabile quindi la reazione delle forze dell’ordine, con un comunicato ripreso e propagandato senza troppi fronzoli da Repubblica Firenze, in cui si minaccia la denuncia di venticinque studenti, anche minorenni, “spesso inconsapevoli dei pericoli per l’incolumità propria e altrui, nonchè delle gravi conseguenze penali cui possono andare incontro“. I più giovani vengono così invitati a prendere le distanze dai fratelli maggiori, cattivi esempi da non imitare, a costo di una punizione legale da agiungersi al paternalismo. Ma per quanto possano essere criminalizate le manifestazioni che mirano alla riappropriazioni e alla critica radicale nei contenuti e nelle pratiche, questa società non è in grado di offrire alternative alla disoccupazione e allo sfratto dei più deboli, e allora il “cattivo esempio” diventa una necessità materiale.

Di seguito il comunicato delle scuole in lotta, affatto intimidite dalla repressione:

Nessun cancello davanti al nostro futuro

“Premiamo sul portone, in mezzo alle transenneci vogliono
bei gesti oltre che belle penne

E’ stato bello? Avoija! E lo rifamo? Avoija!”

“Cattivi Maestri”, Assalti Frontali

Siamo gli studenti delle scuole occupate e in mobilitazione di Pisa. Siamo gli stessi scesi in piazza il 5 ottobre, il 14 e il 24 novembre, gli stessi del 6 dicembre.

Vogliamo prendere parola sull’operazione di criminalizzazione mediatica che riempie le pagine del Tirreno in questi giorni, dopo il 6 dicembre. Una cosa teniamo a specificare: le caricature del questore Bernabei e degli esponenti del partito al potere in questa città, dal segretario provinciale Nocchi al sindaco Filippeschi, non ci rappresentano né ci appartengono. Non ci sono “cattivi maestri” tra noi. Dove sono i “buoni maestri” di contro? Di sicuro non sono tra presidi, insegnanti e ufficiali di polizia che in questi giorni si danno un bel da fare nel reprimere le nostre proteste. Di sicuro non sono quelli che ci invitano alla rassegnazione, e vorrebbero insegnarci a non protestare o ad esprimere dissenso entro i limiti di una tollerabilità fissata dagli stessi soggetti politici al potere. Proprio coloro che invece vorremmo contestare perché complici e responsabili del futuro incerto e dissestato che ci viene consegnato.

Questo non lo accettiamo. Non accettiamo il tentativo di metterci a tacere e di separarci tra vittime manovrate e manovratori occulti. Non lo accettiamo perché le nostre lotte partono sì dalle nostre scuole ma parlano anche di altro, parlano di rifiuto del sistema di sacrifici che vogliono imporci e per questo parlano a tutti. Rispondiamo e ci organizziamo quando aumenta l’abbandono scolastico giovanile, quando il legame con il mondo del lavoro è rappresentato dai contratti di apprendistato della riforma Fornero a 3 euro e 80 l’ora, quando la disoccupazione dei nostri genitori aumenta a dismisura abbattendo gli ultimi argini di welfare famigliare, quando gli sfratti per morosità si contano ormai nell’ordine delle migliaia in qualsiasi città di provincia.

Questo è il momento in cui iniziamo a lottare e per questo ci organizziamo nella piena autonomia dei nostri comportamenti, lavorando affinché tutti, dagli altri studenti ai nostri genitori, fino ai lavoratori in lotta, agli universatari e a precari, si uniscano a noi.

Noi abbiamo deciso di aprire le porte che per anni ci hanno chiuso in faccia. Per questo siamo attaccati in questi giorni con violenze ed intimidazioni. All’artistico professori 50enni prendono a catenate in faccia studenti che occupano. All’alberghiero presidi sceriffi incitano alla repressione. Al Dini ed al Pacinotti i dirigenti scolastici hanno maldestramente respinto gli studenti, sbattendo loro i portoni in faccia.

Facciamo paura perchè il 6 dicembre eravamo a volto scoperto a voler entrare in provincia ed in provveditorato. Perchè non arretriamo di fronte a chi esibisce muscoli, scudi e manganelli, messo lì a costruire barriere per impedire di farci arrivare laddove si decide sulle nostre scuole e sulle nostre vite. Giovedì in tanti abbiamo deciso di farci sentire, e se è caduto un cancello di ferro che pesa quintali, senza utilizzo di alcuno strumento, è perchè era fissato male. Nessuno però dice che davanti al Comune sono stati schierati dalle 7 di mattina alle 19 di sera decine di agenti in antisommossa. Che gli unici caschi e le uniche armature che abbiamo visto sono quelle della tanto acclamata “legalità”. Un coro unico unisce presidi, provveditore, questore, sindaco. Un coro violento, che grida alla repressione, che conduce all’educazione ed all’istruzione del manganello e dell’intimidazione.

Chiunque in questa fase, attraverso comunicati, si sia dissociato dalle nostre mobilitazioni, ha scelto già da che parte stare. Chi si dissocia, chi sta zitto di fronte a quanto succede nei nostri istituti ed in città, cerca solo di mettere altri cancelli davanti al nostro futuro.

Noi sorridiamo, e da ieri abbiamo deciso di ri-occupare istituti, autogestire i nostri precorsi formativi, lottare contro i tagli all’istruzione. Non ci resta che vincere.

Rilanciamo una grande assemblea cittadina per venerdì 14 dicembre alle ore 18, nell’auditorium del Complesso Marchesi, per costruire la manifestazione del 21.12.12.

Lo studente paura non ne ha!

Studenti e studentesse del Dini in lotta Studenti e studentesse dell’Alberghiero in agitazione Studenti e studentesse dell’ITIS in lotta Studenti e Studentesse del Buonarroti occupato Studenti e studentesse del Biologico in lotta Studenti e studentesse dell’Artistico Russoli di Cascina in agitazione Studenti e studentesse dell’Artistico di Pisa occupato Alcuni studenti e studentesse del Magistrale Studenti e studentesse del Santoni occupato Studenti e studentesse del Pacinotti in agitazione

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