Università di Firenze: La (brutta) fine d’anno

Gli attacchi al mondo universitario non  colpiscono solo gli studenti, ma anche chi nell’università ci lavora. Lo abbiamo visto a Pisa, e lo vediamo a Firenze, dove da più di un anno i lavoratori in appalto denunciano condizioni di lavoro difficili e precarie. Di seguito l’articolo dei Clash City Workers sul (temporaneo) rinnovo dei contratti nell’Università di Firenze.

L’Università di Firenze poggia la propria esistenza e attività, oltre che sugli studenti, su centinaia di lavoratori in appalto dei servizi esternalizzati di portierato e pulizie, e sui dipendenti diretti dell’Unifi,i di cui parte a tempo deteriminato. Tutti questi lavoratori oggi vivono in uno stato di incertezza e di disagio sempre più pesante.

Si lavora di più e peggio tutti, e senza alcuna garanzia sul futuro. L’anno scorso i lavoratori in appalto delle portinerie del centro storico, proprio a fine anno, lottarono per ottenere stipendi, tredicesima e Tfr dalla stessa ditta Sgs (la precedente ditta in appalto) che proprio oggi mette sulla strada i lavoratori del Polifunzionale a Napoli. E quest’anno mentre nelle portinerie e pulizie si fanno i salti mortali, con ritmi e carichi di lavoro maggiori, la situazione è drammatica per il rinnovo dei contratti a termine dell’Università stessa. L’Unifi va avanti per la sua strada senza neanche discutere con la Rsu: ha deciso di sospendere per tre mesi i contratti che scadono il 31 dicembre e di rinnovarli, dopo questa sospensione, per soli 6 mesi.

Pubblichiamo qui di seguito il comunicato della Rsu di Ateneo:

LA (BRUTTA) FINE DELL’ANNO

Venerdì 21 dicembre avrebbe dovuto svolgersi un incontro di trattativa per discutere sul fondo per il salario accessorio La RSU aveva chiesto di aggiungere all’odg la situazione dei precari di Ateneo ai quali scadrà il contratto il 31 dicembre. Mercoledì 19 l’incontro è stato rinviato a data da definire perché i revisori dei conti non hanno formalizzato l’atto di certificazione (del fondo). Dei precari nessuna parola, anche perché l’amministrazione se ne era già occupata per conto suo, facendo approvare dal consiglio di amministrazione del 14 dicembre la pratica per la programmazione del personale a tempo determinato e le linee guida in caso di attivazione dei contratti. Pratica che naturalmente era già pronta anche martedì 11, giorno in cui c’è stato l’incontro tecnico con la RSU e le OO.SS., e di cui la delegazione di parte pubblica ci ha informato (cfr. resoconto RSU del 17.12.2012), salvo omettere una serie di dettagli circa i rinnovi e le proroghe dei contratti. Non è stato tenuto alcun conto delle osservazioni fatte al tavolo tecnico da RSU e OO.SS. Il risultato è che malgrado l’assicurazione fatta che tutti sarebbero stati prorogati o rinnovati, una collega se ne andrà definitivamente il 31 dicembre. L’amministrazione non si è dimostrata disponibile a discutere la questione con la RSU e le OO.SS. circa la possibilità di ridurre i tre mesi di sospensione nei casi di rinnovo, né a verificare la possibilità – per chi avrà la proroga – di prolungare i contratti per tutto il 2013 anziché per soli sei mesi, anche a costo di una piccola riduzione percentuale di ore di lavoro, ed ha scelto la soluzione peggiore per i lavoratori, anche tenendo conto dei vincoli normativi ed economici. Sarebbe stato meglio lavorare un po’ meno (83%) e riscuotere tutti i mesi piuttosto che lavorarne solo sei al 100% e poi basta! La delegazione di parte pubblica, che al tavolo tecnico aveva fatto credere che ci potesse essere qualche margine di discussione, ha invece deciso di andare avanti per la sua strada! A cosa è servito il tavolo quindi? Un tavolo tecnico non può ridursi a mera informazione. L’apporto sindacale su questioni così delicate è indispensabile per un corretto rapporto tra le parti e per una reale salvaguardia delle condizioni dei lavoratori. Non è questo che la RSU intende per “fare sindacato”; vogliamo discutere con l’amministrazione e decidere insieme su tutto ciò che riguarda la vita dei lavoratori dell’Ateneo, tutti quanti. Il sindacato non può essere semplice spettatore delle decisioni altrui. Se questo anno finisce male, i presupposti per il nuovo dovranno essere decisamente diversi.

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