Malesia – In piazza contro il primo ministro

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Asia Times, Hong Kong (traduzione a cura di Internazionale)

Decine di migliaia di persone hanno manifestato a Kuala Lumpur per chiedere le dimissioni di Najib Razak, coinvolto nel più grave scandalo di corruzione degli ultimi anni

Il primo ministro malese Najib Razak ha liquidato con sdegno la grande manifestazione in cui decine di migliaia di persone si sono radunate a Kuala Lumpur, il 29 e il 30 agosto, chiedendo le sue dimissioni per lo scandalo finanziario in cui è implicato.

Una folla di manifestanti si è accampata di notte per le strade della capitale indos- sando le magliette gialle del movimento Bersih, “pulizia” in malese, un movimento apartitico che negli ultimi anni ha organizzato varie mobilitazioni per chiedere elezioni trasparenti e regolari. I manifestanti non si sono fermati neanche anche dopo che le autorità hanno bloccato il sito del gruppo organizzatore e vietato di indossare capi d’abbigliamento gialli e il logo del gruppo. L’ex premier Mahathir Mohamad si è presentato alla protesta con la moglie e ha detto ai manifestanti che per rimuovere Najib dal suo incarico e far tornare la legalità è necessario restituire il potere al popolo e ripristinare lo stato di diritto.

Najib lotta per la sua sopravvivenza politica da quando, nel luglio 2015, si è saputo che aveva ricevuto 700 milioni di dollari sui suoi conti privati da donatori anonimi attraverso il fondo statale d’investimento 1MDb, voluto dal primo ministro nel 2009 e oggi gravemente indebitato. Il premier si è giustificato dicendo che la somma è una donazione proveniente dal Medio Oriente e ha licenziato il suo vice che si era permesso di criticarlo, altri quattro esponenti del governo e il procuratore generale che stava indagando su di lui. Najib ha accusato i manifestanti di danneggiare l’immagine del paese e ha sminuito le dimensioni della mobilitazione.

Mentre altre due manifestazioni di Bersih, nel 2011 e nel 2012, erano state disperse dalla polizia con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, stavolta il governo ha autorizzato la protesta, secondo gli analisti perché le decine di migliaia di partecipanti erano in gran parte abitanti delle aree urbane. “I leader si sentono al sicuro perché il movimento non ha attirato la popolazione rurale di etnia malese, cioè la base del loro consenso”, ha commentato l’analista politico Ibrahim Suffian. “Tuttavia”, ha aggiunto, “questo non significa che i malesi delle zone rurali siano contenti del governo, con la moneta che crolla e l’economia che sta rallentando”.

Più trasparenza

La Malesia conta 30 milioni di abitanti, in maggioranza musulmani di etnia malese, ma anche cinesi e indiani. La sua ambizione di passare da paese in via di sviluppo a paese sviluppato è stata ostacolata dalla lentezza nell’attuazione delle riforme e dal crescente autoritarismo di Najib. Il sostegno al Fronte nazionale del primo ministro nelle ultime due tornate elettorali è diminuito. Nel 2013 la coalizione ha vinto, ma per la prima volta è stata superata nel voto popolare da un’alleanza di partiti dell’opposizione. Lo scandalo ha contribuito in parte al crollo del ringgit, la moneta malese, che all’inizio di agosto ha toccato il valore più basso degli ultimi 17 anni. Najib nega che l’economia possa crollare: “La Malesia non è uno stato fallito, come sostiene qualcuno, e non è sull’orlo della bancarotta. Il paese è stabile, ha basi solide e continuerà a essere competitivo”. Oltre alle dimissioni di Najib, i manifestanti chiedono riforme che garantiscano più trasparenza e responsabilità da parte del governo.

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