Turchia: un mese di guerra e resistenza


F-16 turchi impegnati nel nord dell’Iraq
F-16 turchi impegnati nel nord dell’Iraq

E’ ormai passato più di un mese da quando, il 24 luglio, Erdogan ha posto fine al processo di pace col PKK. Il “sultano” infatti, non avendo trovato una maggioranza in Parlamento che gli consentisse di formare un nuovo governo, a luglio ha dato inizio ad un durissimo attacco (politico ma anche militare) contro la sinistra in generale (ad esempio contro il partito HDP, che racchiude esponenti turchi e curdi, o l’organizzazione extraparlamentare turca DHKP-c) e contro i curdi in particolare.

Nella regione a maggioranza curda, l’aviazione turca ha più volte bombardato i villaggi curdi (a volte anche sconfinando negli stati confinanti), distruggendo abitazioni e luoghi di lavoro e causando decine di vittime civili. Inoltre, per scovare i guerriglieri curdi, in modo sistematico e pianificato l’esercito turco spara munizioni e bombe che provocano incendi boschivi, mandando in fumo diverse centinaia di ettari di foreste ecologicamente sensibili.

Sempre nella regione a maggioranza curda, le forze speciali turche, sostenute dall’esercito, hanno dichiarato lo stato di emergenza ed hanno eseguito numerose esecuzioni extragiudiziali. Appena pochi giorni fa, ad esempio, la combattente kurda Kevser Elturk (Ekin Van) è stata catturata dai militari turchi, torturata e uccisa e il suo corpo nudo è stato esposto in segno di monito in una cittadina kurda. In molte città le principali forniture di energia e di acqua sono state deliberatamente interrotte e l’esercito turco ha proceduto con la violenza all’evacuazione di diversi villaggi. Agghiaccianti testimonianze raccontano che i soldati turchi, dopo aver bloccato tutte le vie di comunicazione, sono entrati in diversi villaggi curdi ed hanno preso di mira le abitazioni, sparando e bruciando le case con le famiglie ancora all’interno. Fonti locali hanno confermato che molte persone sono state uccise o seriamente ferite. I soldati hanno inoltre impedito che i feriti fossero curati e che coloro che erano stati uccisi fossero sepolti.

Un guerrigliero del PKK

Un guerrigliero del PKK

Anche nelle principali città curde, durante le cosidette “operazioni antiterrorismo”, la polizia ha sparato con pistole, fucili e mortai (!) contro le abitazioni e i luoghi di lavoro, causando morti e feriti tra i civili. Solo ieri sono morte almeno 8 persone, tra cui due bambini. Secondo la co-sindaca di Cizre, cecchini posizionati in molti punti nel distretto hanno sparato ai civili che erano usciti a protestare contro il coprifuoco. Le forze turche hanno anche bloccato l’ospedale di Cizre e non consentono l’accesso ai feriti. Nel bilancio di guerra dell’ultimo mese, l’ufficio stampa delle HPG (Unità di difesa del popolo) ha contato 217 attacchi con carri armati,obici e mortai e 25 attacchi con elicotteri di tipo Cobra.[*]

La risposta dei curdi non si è fatta attendere: numerose città e distretti curdi hanno annunciato che non riconoscono più alcuna legittimità nelle istituzioni statali gestite da amministratori nominati dall’AKP. Assemblee Popolari hanno vietato ai soldati di entrare nei loro quartieri o città, hanno spiegato che si organizzeranno attraverso l’autogestione e si difenderanno dagli attacchi attraverso la legittima difesa. In numerosi quartieri i giovani hanno scavato trincee e vegliano sulle barricate.
Nell’ultimo mese ci sono stati inoltre decine di attacchi ed imboscate contro le forze repressive turche. Sono stati attaccati anche alcuni commissariati e basi militari. Il bilancio è di oltre 50 membri della polizia e dell’esercito uccisi.

Ai funerali di soldati e agenti di polizia, il personale militare e anche i comandanti, sfogano la propria rabbia nei confronti della guerra voluta da Erdogan e del suo partito (AKP).

Il tenente colonnello Mehmet Alkan

Il tenente colonnello Mehmet Alkan

L’ultimo spettacolo di rabbia si è svolto a Osmaniye, dove il fratello maggiore del defunto tenente Ali Alkan, il tenente colonnello Mehmet Alkan, ha sfogato la propria rabbia contro i funzionari dell’AKP e i parlamentari presenti al funerale e ha detto che i funerali non avrebbero avuto inizio qualora i funzionari dell’AKP fossero rimasti presenti. E’ la prima volta che un militare di alto rango sfoga apertamente la propria rabbia contro l’AKP ed Erdogan ad un funerale. In tutti questi episodi i media turchi hanno censurato oppure falsificato le notizie, sostenendo che i contestatori fossero sostenitori del PKK o DHKP-C oppure che il partito contestato fosse l’HDP e non l’AKP.

Come già accennato, parallelamente alla guerra nella regione curda, anche nel resto del paese continua la repressione contro la sinistra (istituzionale e non), in vista delle vicine elezioni (novembre 2015). La parlamentare Sibel Yigitalp (di HDP) ha dichiarato che dalle ultime elezioni politiche (svoltesi meno di 3 mesi fa) 1464 membri di HDP e del Partito democratico delle regioni (DBP) sono stati arrestati e 220 sono stati incarcerati. Tra le 220 persone che sono state mandate in carcere ci sono anche rappresentanti eletti, inclusi i co-sindaci di Sur e Silvan e la co-sindaca di Edremit.[**]

A fronte della dura ondata repressiva, anche a Istanbul si è registrato un forte innalzamento del livello dello scontro. Già a fine luglio, la grande “Marcia per la Pace” convocata da numerose organizzazioni curde e turche contro il terrorismo islamista e le complicità dell’Akp e dei suoi apparati con l’ISIS è stata proibita dalle autorità. Quando i promotori hanno deciso di scendere comunque in piazza ad Aksaray; la polizia è intervenuta con i gas lacrimogeni e i manganelli ed ha sgomberato con la violenza migliaia di manifestanti.
78703489_gazimahallesiPochi giorni dopo, le forze di sicurezza turche hanno realizzato un pesantissimo blitz all’interno del tempio della comunità alevita di Gazi, dove erano in corso i funerali di Günay Özarslan, militante comunista crivellata di colpi da parte della polizia durante un’irruzione nella sua abitazione. Dopo che le forze di sicurezza avevano vietato i funerali e tentato di sequestrare la bara a suon di lacrimogeni, idranti e arresti, i militanti delle organizzazioni rivoluzionarie avevano eretto barricate attorno al tempio e vi si erano rifugiati all’interno, resistendo per molte ore agli assalti dei reparti antisommossa.
Da luglio gli episodi di guerrigli urbana a Istanbul si sono moltiplicati e si sono verificati anche diversi attacchi con bombe e mitragliatori contro stazioni di polizia. Il 10 agosto una bomba ha distrutto parte dell’edificio dove ha sede la stazione di polizia di Fatih. Poche ore dopo c’è stato un tentativo di assalto al consolato americano. La settimana scorsa due uomini hanno lanciato bombe a mano e sparato con armi automatiche contro i poliziotti di guardia davanti al palazzo Dolmabahce, che ospita alcuni uffici della presidenza del consiglio, tra cui quello del primo ministro.
2285108885Ma sia chiaro: non parliamo del gesto isolato di qualche estremista scatenato.. Negli ultimi giorni, tre interi quartieri di Istanbul hanno dichiarato l’autogoverno e gli abitanti ogni notte controllano le strade contro gli attacchi della polizia.

I fatti dell’ultimo mese in Turchia, gli arresti di massa, la repressione, la guerra, evidenziano ancora una volta che chi detiene il potere è disposto a tutto pur di mantenerlo.. e non c’è legge, diritto umano o principio democratico che tenga. Ovviamente non parliamo solo del “sultano” Erdogan ma di tutti gli interessi che lui e il suo partito rappresentano. Di fronte alla violenza indiscriminata dello Stato nasce spontanea la resistenza.. ma non solo! Da Istanbul alle montagne del Kurdistan migliaia di persone ci mostrano che si può andare oltre la mera autodifesa. Nelle città, nei quartieri e in ogni spazio liberato si sperimentano nuove forme di democrazia dal basso. Senz’altro non è ancora la società ideale ma è sufficiente per dimostrare che un’alternativa concreta a questo sistema politico-economico è possibile. Bisogna solo organizzarsi..

Note:

[*] Tutto quel che abbiamo fin qui brevemente esposto, è bene ricordarlo, avviene senza l’approvazione del Parlamento turco.
Infatti, grazie al successo della sinistra alle ultime elezioni (13%), dopo 13 anni ininterrotti al potere, l’AKP di Erdogan ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento e nessun altro partito o coalizione è riuscito formare un governo.
[**] Co-sindaci ⇨ piuttosto che sulle quote, il modello adottato dalla sinistra curda (DBP) è basato sulla condivisione di ogni funzione direttiva tra un rappresentante maschile e uno femminile. Questo principio viene applicato per tutte le posizioni di dirigenza del partito e alle varie cariche amministrative. Nelle città governate dal DBP la funzione di sindaco è condivisa da due persone: un uomo e una donna. Nessuna decisione può essere presa senza accordo tra i due rappresentati. Ovviamente il modello non è riconosciuto dal governo turco.

da http://www.colpolfirenze.org/

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