PattiChiari: scuola di sfruttamento

Tutti coloro che sono incapaci di imparare, si sono messi ad insegnare.

Oscar Wilde, La decadenza della menzogna, 1889

Se pure il mondo dell’istruzione ha sempre avuto un ruolo ambiguo nel capitalismo e nel riprodurre i rapporti di forza (sfruttamento), questa iniziativa non fa che palesare la sempre più grave sudditanza dell’istruzione pubblica agli interessi dei privati.

Il Consorzio PattiChiari – nomen omen – ha iniziato un percorso di “formazione” di docenti e dirigenti scolastici per portare avanti una cultura finanziaria dentro gli istituti pubblici toscani; il tutto presumibilmente col beneplacito, se non l’incoraggiamento, delle istituzioni locali. Si dirà che malgrado le crisi finanziarie – e i drammi sociali conseguenti - le banche restano un punto nevralgico della nostra società e che proprio per questo studiare il loro meccanismo può essere utile per la comprensione del mondo in cui viviamo. Ma chi compone il Consorzio PattiChiari? A chi stiamo delegando il compito di scrivere la storia delle banche e presentarla alle nuove generazioni?
Soltanto poche settimane fa alcuni docenti – giustamente scandalizzati – ci avevano mostrato un’ambigua circolare girata nelle loro scuole (potete trovarla qua) in cui gli “esperti” del gruppo Banco Popolare, di Banca Carige e altre banche, si proponevano gratuitamente (!) di “stimolare negli alunni e negli studenti una maggiore coscienza e un maggior interesse per le tematiche dell’economia e della finanza, sviluppando competenze trasversali che contribuiscano a renderli cittadini consapevoli e responsabilmente attivi“. Questo era il programma del Consorzio PattiChiari.

Dunque vista la loro incapacità (impossibilità?) di gestire il settore finanziario durante l’attuale crisi del capitalismo, le banche si preoccupano di…avocare a sé la narrazione del ruolo sociale della finanza, in barba a qualunque principio di obiettività dell’insegnamento. Lupi che fanno da guardia agli agnelli. Come se non bastasse l’inizio di questo nefasto percorso di indottrinamento è stato chiamato “A scuola di valori”, proprio così, le banche giocano con la parola “valori”, tentando di mascherare i loro valori, gli  interessi che muovono le loro azioni e che le portano spesso a traffici d’armi e opache relazioni con la politica – con i nostri valori, quelli di libertà e uguaglianza.  Ciliegina sulla torta inserire questa iniziativa nell’ambito Cittadinanza e Costituzione. Non saremo i più strenui esperti – né apologeti – della Costituzione, ma ci sembra strano che i padri fondatori della costituzione avessero riguardo che l’istruzione delle nuove generazioni italiane fosse affidata ai banchieri.

Questa iniziativa, incensata dalla Nazione (che descrive l’ìiniziativa come diretta a  colmare un gap storico di scarsa diffusione e consapevolezza sui temi dell’uso responsabile del denaro) e resa possibile dalle istituzioni nazionali (la circolare reca il simbolo del ministero presieduto da Franceso Profumo – fratello di Alessandro Profumo, presidente del Monte dei Paschi di Siena) e regionali (visto il ruolo dell’Ufficio Scolastico Regionale – proprio quando il presidente Rossi nella sua campagna elettorale prendeva le distanze da Monti, fingendo di avere una visione opposta dell’istruzione).

Proprio ora che il mondo finanziario sta mostrando palesemente i suoi limiti, portando verso lo sfascio l’economia, le loro complici istituzioni gli offrono lo spazio per riscrivere la realtà e nascondere le proprie responsabilità. Ma più che la controffensiva dei banchieri, iniziative come questa indicano piuttosto la fragilità su cui si fonda il loro potere.

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