Lavoro sporco – Presadiretta sull’ILVA di Taranto

La legge “salva Ilva”, quella che autorizzava l’acciaieria a continuare a lavorare nonostante i sequestri dei giudici, legge fortemente voluta dal governo Monti e dai ministri Passera e Clini, è per il tribunale del Riesame di Taranto incostituzionale. Sentenza questa di pochi giorni fa che riapre la guerra tra l’ILVA, il Governo e la Magistratura. E adesso tutti sono ad aspettare cosa deciderà la Corte Costituzionale. La fotografia a Taranto a tutt’oggi è questa: in forza dei provvedimenti della magistratura l’attività della più grande acciaieria d’Europa è ridotta, 2400 operai sono già in cassa integrazione e l’ILVA è pronta a mandare altre migliaia di operai a casa e a non pagare gli stipendi se non potrà tornare a produrre come prima. A sette mesi dagli arresti dei proprietari, Emilio Riva e i suoi due figli e dei massimi dirigenti dell’ILVA per disastro ambientale, nonostante che il Governo abbia dato l’autorizzazione a riprendere a lavorare, la famosa AIA, non è ancora cominciata veramente la messa in sicurezza dell’impianto e neanche la bonifica delle aree interne ed esterne alla fabbrica. Tutto è fermo per colpa di questa guerra. Ma quanto ha inquinato la grande acciaieria negli ultimi decenni, quanto esteso è l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua e della terra? E quanto è pericoloso per la gente di Taranto continuare a vivere vicino alla grande acciaieria? Come mai, nonostante le tante inchieste della magistratura e le pressioni di comitati e opinione pubblica, i proprietari dell’ILVA hanno fatto cosi’ poco per ridurre il danno e diminuire l’inquinamento?

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