La nostra risposta a Giulio Gori del Corriere Fiorentino

Caro Giulio Gori,

abbiamo letto e pubblicato la tua risposta al nostro articolo nel quale, insieme al tuo collega Marzio Fatucchi, eri direttamente “chiamato in causa”. Lo abbiamo fatto perché, oltre a sembrarci onesto intellettualmente, le tue precisazioni contenevano, a nostro giudizio, argomentazioni pienamente degne di considerazione. Ci pareva insomma che i nostri lettori non potessero altro che beneficiare dal confronto di punti di vista diversi. Ringraziandoti quindi per l’attenzione che hai mostrato e per le questioni sollevate, ci teniamo comunque a precisare alcuni passaggi di quanto hai scritto.

Puoi certamente convenire con noi che una delle caratteristiche più rilevanti della nostra società sia quella di vivere in un eterno presente. Questo rende contestualmente difficile una ricostruzione diacronica e critica di ciò che viviamo. Noi riteniamo, ma qui possiamo certamente sbagliarci, che tale situazione sia, almeno in parte, dettata da una incapacità di fare informazione critica, oppure, come amiamo definirla noi, controinformazione. I numeri impressionano sempre, specialmente quando sono così rilevanti come quelli annunciati da Matteo Renzi. Pensiamo proprio per tale ragione che sia compito del giornalista rivolgersi la seguente domanda: “Le previsioni avanzate dai vari organi competenti sono veritiere, oppure si tratta di stime eccessive, gonfiate per ottenere consenso sull’evento e sull’amministrazione in generale?” Sfortunatamente non disponiamo dei mezzi per verificare quanto detto dalle istituzioni (magari potessimo). Per questo possiamo solamente ricorrere ad una comparazione con quanto successo altrove in precedenza (Londra 2012), oppure con altre misure di grandezza (aumento dell’Iva). Si tratta ovviamente di due banali esempi tra i tanti che potevamo scegliere. Nell’articolo avanziamo così dei dubbi su quanto ipotizzato dalle istituzioni. Questo è quanto, a nostro giudizio, avreste potuto far voi, assolvendo alla funzione di critica e costante pungolo del potere politico che la dottrina liberal-democratica assegna al giornalismo.

Inoltre sai meglio di noi, per il lavoro che svolgi, della spesso parziale rilevanza che viene data alle analisi post-evento. La ragione è semplice. L’attenzione del pubblico tende ad essere massima prima e durante la grande kermesse, salvo poi dissolversi rapidamente nei giorni successivi. Per questo un interrogativo, un dubbio “oggi” può avere più forza di un numero, una certezza “domani”.

Hai ragione. Abbiamo con i nostri sofismi confuso in un passaggio concetto e sostantivo. Ti ringraziamo per la nota: uno stimolo a fare sempre meglio. Rimane il dato di fondo però che abbiamo provato ad evidenziare con la battuta finale. In tal senso l’aggettivo “temporanee” ci sembra infatti la chiave per comprendere il carattere orwelliano della sintassi prodotta dalla nostra società. In espressioni come “bombe intelligenti”, “guerre umanitarie” ed “assunzioni temporanee” troviamo infatti, non solamente la chiusura dell’universo di discorso, ma anche la conciliazione degli opposti. L’immediata conseguenza è quindi il depotenziamento del carattere avversariale di sostantivi logicamente inconciliabili tra di loro. Tuttavia, se le bombe sono intelligenti, le guerre umanitarie e le assunzioni temporanee, quale forza espressiva è lasciata ai termini “distruzione”, “pace” e “licenziamento”? Chiosando potremmo dire che la grande forza della società capitalistica avanzata non è il superamento delle contraddizioni, ma la loro eterna riproduzione in forme e gradi volti a garantirne il costante depotenziamento politico.

In conclusione, ci dispiace per la tua situazione di instabilità lavorativa. Non ti immaginare però che la nostra Redazione sia un covo di liceali/universitari allettati dalla prospettiva di un giovanilismo contestativo oltranzista. Ci sono ovviamente anche ragazzi/e di questa età. Altri invece hanno concluso il percorso di studio ed affrontano, come te, le difficoltà del presente.

Con stima e simpatia,

La Redazione

Leggi anche:

Una risposta al nostro articolo sui mondiali di ciclismo

I mondiali di cliclismo e la retorica dei “benefici del grande evento”

Sospesi gli sfratti per i mondiali di ciclismo: l’ipocrisia istituzionale

Facebook

YouTube