Recensione di “Riscatto Mediterraneo”: storie di speranze e lotte dal Nord Africa all’Italia

Gianluca Solera, autore del libro “Riscatto Mediterraneo” è un uomo di origine italiana che vive in Egitto che al meglio è riuscito ad adempiere il compito di uno scrittore: raccontare storie di uomini e donne, spesso ragazze e ragazzi, delineando i loro caratteri, i loro sogni, le loro speranze, i loro volti, attribuendo loro un nome, senza farli disperdere nella bolgia delle cifre create dall’informazione ufficiale, a causa della quale spesso ci si dimentica di star parlando di esseri umani.

“Non è un saggio, è un racconto attraverso storie di ragazzi dalla Tunisia, alla Libia, passando per l’Egitto, per la Siria, per il Marocco, fino alla Spagna, al Portogallo, alla Grecia, alla Turchia, all’Italia, con la lotta dei NoTav. Ho cercato le cose che questi ragazzi hanno in comune, ho preferito dare loro la voce, la mia compare solo alla fine, un’analisi sull’importanza di questi movimenti” dice l’autore.

“Riscatto Mediterraneo” racconta storie di una Rivoluzione: giovani che vogliono combattere contro un’economia globale che crea sempre più un divario tra ricchi e poveri, con la speranza sempre viva di paesi fondati non sul denaro e sull’Euro, bensì su civiltà e giustizia sociale.
Ed è proprio quest’ultima la chiave di lettura delle lotte: giustizia sociale e dignità cittadina, come gridano gli egiziani il 28 Gennaio 2011, ad Alessandria d’Egitto, durante il venerdì (giorno di riposo) denominato il “giorno della rabbia”, che in realtà “è stato pacifico fino agli scontri con la polizia” spiega l’autore che quel giorno era lì.
Ed è proprio dall’Egitto che tutto ha avuto inizio. Per la precisione la prima scintilla è stata in Tunisia, dopo che Mohamed Bouazizi, di Sidi Bouzid, un villaggio a 260 chilometri da Tunisi, si è dato fuoco per protesta perché gli era stato vietato di vendere frutta e verdura come ambulante, unico mezzo di sostentamento per lui, un brillante laureato di 26 anni.

Il libro si apre con il racconto drammatico di Khaled Said, il ragazzo ucciso dalla polizia egiziana in un internet café poiché aveva accusato alcuni agenti di traffico di droga e di corruzione.
“Sei un signor nessuno e devi tenere la bocca chiusa” gli dicono mentre lo picchiano fino a ucciderlo.
Dopo il suo assassinio i giovani egiziani si sono organizzati tramite Facebook per dire basta, dando avvio ad una stagione di protesta “transnazionale”, come la definisce Solera, in quanto le loro richieste sono anche le nostre, come nota anche Salah Ibrahim, mediatore culturale a Firenze, nato in Egitto.

“Lì chiedono pane, libertà, lavoro e giustizia ma qui da voi non è tanto diverso: oltre alla pasta non rimane quasi più nulla, il vostro tenore di vita è sempre più basso, le persone non arrivano più a fine mese a causa delle banche e del capitalismo. E i governi vanno sempre ad aiutare le banche anziché gli esseri umani, non curanti di un ipotetico Mario Rossi che non mangia più..”

E anche in Italia ci sono vari movimenti, per la casa, per il lavoro, per la non distruzione del territorio, vedi i Notav e i No Inceneritore.
Queste proteste servono per far entrare i dubbi contro le certezze imperanti dei potenti.

Ma torniamo allo scopo dell’autore: trovare le cose in comune tra questi ragazzi. La risposta è l’occupazione di spazi pubblici, intendendo quindi la riappropriazione di ciò che è nostro e non loro. E la tenda con la quale i manifestanti di molte città si sono accampati è il punto chiave: simbolo del nomadismo, quei ragazzi “erano lì, ma potevano essere altrove. La tenda si può montare, smontare e spostare” dice l’autore. La tenda è il simbolo di un contagio rivoluzionario, insomma!

Francesca Materozzi è la giornalista del Corriere delle Migrazioni e durante la presentazione del libro di Gianluca Solera ha portato la sua esperienza a Lampedusa, dove ha conosciuto lo scrittore durante il periodo di “emergenza”. “C’è una verità sempre diversa da far emergere”. Occorre sempre fare controinformazione per ridare dignità alle persone.
Il mediterraneo è un grande “lago” pacifico percorribile ma vi è una frattura incredibile tra i popoli che vi si affacciano, non c’è integrazione e in Europa non sono pervenuti racconti sui paesi africani, se non qualche notizia filtrata.
Francesca era una volontaria che è rimasta quasi traumatizzata dal trattamento che i profughi ricevono qui in Italia: vengono trattenuti spesso illegittimamente in gabbie troppo piene, tant’è che spesso alcuni sono costretti a dormire fuori. Non possono parlare con nessuno , se non con chi la polizia ritiene “idoneo”, raccontare ciò che hanno passato è difficoltoso dalle sbarre sotto il sole rovente di Lampedusa.

Gianluca Solera racconta proprio le storie di questi ragazzi che gli Stati “democratici” trattano così, racconta la voglia di cambiare, di scrivere la propria storia, racconta che non esiste un Noi e un Loro, come vogliono le destre ma anche le cosiddette sinistre, bensì un’intera umanità che vive in un unico stato comune dove vi  è la libera circolazione perché, come diceva Lenin “Finché ci sarà uno stato non ci sarà libertà. Quando ci sarà libertà non ci sarà uno stato.”

Leggi anche:

“La Fiaba Rubata” di un disastro annunciato, recensione del libro di Giulia Prussi sul Vajont
Recensione dellibro“NEMICO PUBBLICO – pecorelle, lupi e sciacalli”
Recensionedel libro “Nell’acquariodi Facebook”

Facebook

YouTube