Menzogne ad alta velocità: Della Valle sfida Moretti

Lo sbandierato proposito del governo Renzi di inserire un tetto massimo ai salari percepiti dai manager pubblici ha sollevato uno stuolo di reazioni. In gran parte ciò è stato dovuto alla stizzita replica con la quale l’amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, ha accolto la possibilità di una netta decurtazione al proprio salario (dagli attuali 873.000 euro ai paventati 230.000 circa, ovvero la remunerazione spettante al Presidente della Repubblica). Nella querelle accesasi si è inserito con grande enfasi anche Diego Della Valle. Il patron della Fiorentina, distintosi negli ultimi mesi per un vibrante scambio di battute con la famiglia Agnelli, con particolare riferimento al controllo dell’organo di informazione per antonomasia della borghesia italiana, il Corriere della Sera, ha mostrato un’insolita vis polemica nei confronti di Mauro Moretti. In particolare, nella sua apparizione al programma televisivo Otto e Mezzo, in onda sul canale La7, mister Tod’s si è presentato come difensore dei milioni dei pendolari che utilizzano i tradizionalmente poco confortevoli, ed ancor meno puntuali, treni italiani.

Come si può ben vedere nell’ estratto che presentiamo, l’argomentazione di Della Valle muove da un presupposto alquanto semplice. Negli ultimi anni il sistema ferroviario italiano è proceduto, sembra proprio il caso di dire, su due binari completamente diversi. Da un lato l’alta velocità, caratterizzata da corse frequenti e puntuali, notevoli investimenti dei soggetti operanti in questo mercato, e qualità del servizio offerto agli utenti (consumatori nelle parole dell’imprenditore marchigiano) elevata. Al polo opposto i treni dei pendolari. Tale situazione sarebbe, secondo Della Valle, l’esito di una liberalizzazione del settore dei trasporti su rotaia parziale e, soprattutto, limitata al comporto riguardante l’alta velocità. Insomma, il mantra è quello classico del liberismo: la concorrenza, dove presente, spingendo alla competizione i rivali economici genera benefici per gli utenti, che possono così godere di tariffe scontate e servizi migliori. La realtà, come possiamo facilmente capire guardando al settore farmaceutico o a quello delle assicurazioni auto, è però alquanto diversa. Infatti, la creazione di oligopoli e trust tra i soggetti operanti in posizione di forza all’interno del mercato risulta essere una condizione strutturale, piuttosto che un malfunzionamento del sistema, come amano descrivere i liberisti. Tale discorso risulta essere ancora più vero nel caso del trasporto ferroviario, dove la limitatezza delle rotaie disponibili e la sostanziale infattibilità economica della costruzione di linee ferrate alternative crea necessariamente una situazione di liberalizzazione alquanto parziale. Per sintetizzare, il mercato ferroviario per sua natura si apre a due soluzioni: monopolio statale, come abbiamo conosciuto per decenni in Italia; oppure oligopolio con un numero limitatissimo di aziende operanti. Nel secondo caso, i paladini del liberismo dovrebbero vigilare attentamente sulla concessione delle licenze, dato che risulta facilmente prevedibile come la rapida saturazione del mercato determini un’impossibilità di entrata per nuovi competitori con un costante rafforzamento invece di coloro che occupano posizioni di forza all’interno del settore. Un esempio classico che qui si potrebbe fornire è quello di Fininvest, divenuta negli anni ottanta una potenza sostanzialmente non sfidabile nel mercato televisivo.

Proprio in merito a quanto detto sembra logico chiedersi – ma questo ovviamente non sfiora minimamente Lilli Gruber e compagnia – come la società Nuovo Trasporto Viaggiatori (Ntv) sia riuscita ad entrare in questo ristrettissimo mercato. La storia comincia nel 2006, quando Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e il discusso imprenditore campano Gianni Punzo decidono di fondare con un investimento totale di un milione di euro (proprio così, avete letto bene) la suddetta società. Il punto di svolta arriva però nel 2007 quando il “coraggioso terzetto”, firmando con l’allora governo di centrosinistra (con o senza trattino è proprio la stessa!) un protocollo di accordo nella gara “pubblica” di assegnazione della gestione dell’alta velocità, ha ottenuto una concessione di dieci anni per determinate tratte ferroviarie. Cosa abbia spinto il governo ad assegnare tale concessione ad una società con un patrimonio così limitato, senza personale, treni ed esperienza nel settore, apre a quelli che Dino Zoff definiva, ai tempi in cui sedeva sulla panchina gigliata, “cattivi pensieri”. Ancora più sarcasticamente ironico è, in conclusione, ascoltare cosa Diego Della Valle dichiari con riferimento all’investimento da lui effettuato “piccolo, ma è grande il piacere di averlo fatto”. Come possiamo dargli torto? Mentre la Gruber si focalizza infatti sulle presunte odierne difficoltà economiche del gruppo, Della Valle ha certamente ben presente così sia successo nel 2008, quando Ntv, dopo aver ottenuto la già ricordata concessione, subisce un cospicuo aumento di capitale, in gran parte generato dall’ingresso nella società di Intesa-San Paolo, ai tempi guidata dall’amministratore delegato Corrado Passera, successivamente divenuto Ministro dello Sviluppo Economico nel governo Monti. Così, in soli cinque anni, senza aver trasportato neanche un passeggero sul loro treno ad alta velocità Italo, prodotto peraltro in Francia, Montezemolo, Della Valle e Punzo, detentori del 95% di una società che valeva un milione di euro, si sono ritrovati a possedere il 32,5% di un colosso che vantava un capitale di oltre 300 milioni di euro. Profitto realizzato: +10.000%. Qualcuno di voi avrebbe forse il coraggio di non definire grande il piacere di aver fatto questo investimento?  

Piccola postilla

Questa vicenda ci insegna, ancora una volta potremmo aggiungere, che quando gli attacchi verso la classe dirigente provengono da soggetti appartenenti alla stessa sono sempre strumentali e finalizzati al raggiungimento di interessi personali. Per questo non si tratta di simpatizzare per Della Valle quando attacca Mauro Moretti, che ricordiamo essere rinviato a giudizio per la strage di Viareggio nella quale morirono 32 persone, da lui ricordata semplicemente come “uno spiacevolissimo episodio”. La classe dominante si mostra infatti sempre unitaria nel far prevalere i propri interessi, ma non riesce ad essere unita dato che al suo interno è sempre viva la lotta per maggior potere e profitto. Questo ci deve quindi indurre a ripetere cosa si amava dire nelle curve degli stadi qualche anno fa: noi tifiamo noi stessi.

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