L’ideologia dominante e il teorema Bagnoli: chi sono i veri devastatori?

Corteo #7Nov

Pubblichiamo questi due contributi dei compagni di Napoli dopo la manifestazione del 7 novembre a Bagnoli e la criminalizzazione ad opera dei media subita dai manifestanti.

L’articolo in questione

Per chi non lo sapesse, Paolo Macry è uno dei più longevi dinosauri del baronato accademico partenopeo. Ordinario di storia contemporanea alla Federico II ininterrottamente dal 1990, intere generazioni di studenti sono state e sono ancora costrette a studiare sui suoi libri di merda in cui il nostro tenta a più non posso di leccare il culo al potere deodemocristiano di cui il PD renziano è la massima espressione, impregnati di revisionismo storico e di odio per la sinistra di classe. Libri che ovviamente non sono stati scritti da lui, ma da un esercito di collaboratori precari, dottorandi e assistenti di cui Macry, da buon barone, ha sempre sfruttato il lavoro per poi aggiungerci il suo “punto di vista” e la firma, appropiarsi dei profitti derivanti dalle pubblicazioni.

Per chi ha l’abitudine di stare su una cattedra e giudicare tutti dall’alto verso il basso non deve essere difficile scrivere un articolo infarcito di bugie e inesattezze. Chi riesce a vedere nella giornata del #7nov solo gli scontri fuori Città della Scienza e non un percorso politico di lotta che va avanti da anni a Bagnoli, come nelle diverse zone di Napoli riferite, attua un metodo per mascherare la verità e difendere gli interessi di chi in questo momento mira alla “rimodernizzazione”, senza chiaramente spiegare le condizioni di questo processo.

Qualche luce su questa situazione noi abbiamo provato ad accenderla, certamente non è mai troppo tardi o troppo inutile ribadirlo.

Cosa significa quindi “mettere a profitto” l’area ex-Italsider? Facciamo un breve riepilogo di alcuni punti salienti presenti nello SbloccaItalia, in particolar modo nell’articolo 33 dello stesso. Spicca subito un sempre maggior interesse da parte del governo nella gestione diretta di questi spazi, delegandola poi ad entità terze. Il commissariamento è, senza mezzi termini, l’esclusione diretta del soggetto cittadino (i tanti che venerdì hanno partecipato al corteo siano essi lavoratori, studenti o disoccupati), già fuori da 20 anni grazie alle società partecipate, e di quello comunale dal potere decisionale. Dopo aver delegittimato questi due si passa quindi ad acquisire le aree delegando poi la gestione ad ulteriori soggetti, e non è difficile immaginare quali siano basta controllare le ultime frequentazioni di Renzi e continuare nella lettura dell’art. 33, nel comma 13 infatti si chiarisce che questi, istituti finanziari e dalla grande proprietà immobiliare, saranno gli scrittori del piano urbanistico e quello di bonifica della zona . Noi purtroppo non siamo professori di Storia ma ricordiamo che questo tipo di allontanamento sia una caratteristica non della democrazia ma di stati con al loro centro un potere forte, diciamo più vicine ad una monarchia o a qualche dittatura, l’aggettivo reazionario sembra indicare molto bene questo processo. Per Macry forse progresso e modernizzazione vanno proprio in questa direzione, che poi sia la stessa che da anni ha regnato nella zona non gli interessa, noi riteniamo invece che il vero motore della storia e dello sviluppo non stia nelle mani di questi ma risieda nei partecipanti di quel corteo, quelli che attivamente da anni si battono per migliorare le proprie condizioni di vita. Leggere in questo una possibilità di crescita della ricchezza locale è follia pura, a guadagnarci da tutto questo sarebbero i soliti noti, quelli che prima si sono incaricati di gestire una bonifica e dopo non averla portata a termine pretendono anche di essere risarciti per questo (lo strano caso giudiziario della Fintecna e del risvolto del paradigma Chi ha Inquinato deve Pagare), quelli che da anni mirano ad impadronirsi del patrimonio comunale di Napoli e i tanti piccoli borghesotti locali che provano ad ingrandirsi (tutti quanti vogliono una fetta di questa ritrovata “crescita”).

Sulla questione lavorativa la nostra proposta resta sempre quella dell’incredibile patrimonio lasciatoci da anni di nullafacenza da parte delle aziende partecipate, due sono le enormi zone a cui si potrebbe accedere per provare a smaltire (in questa società il problema dei disoccupati è solo arginabile) questo problema, ovvero l’area ex-Nato e quella dell’ex-Italsider. Sull‘Aura utopica rigettiamo tutto al mittente? Il problema non è certo dalla nostra parte, saranno state le diverse amministrazioni che si sono susseguite ad essere utopiche, almeno di quel tipo di utopia che prevede il regalo di fondi e territori pubblici ad aziende partecipate e privati vari pensando così di risolvere il problema Bagnoli. A questo poi aggiungiamo i livelli di follia e di inessattezza scientifica quando si adduce che progetti come quello delle trivellazioni e della costruzione degli inceneritori possono rappresentare una risposta concreta ai problemi di questi anni, ma su questo c’è fior fiori di materiale prodotto dai comitati che spiegano molto bene le soluzioni e le proposte.

Manipolatori di interessi, si è una formulazione che per certi versi ci piace il problema sta nell’individuare quali si stanno difendendo. Visto che non crediamo alla fandonia del giornalista o dell’intellettuale superpartes pensiamo che anche in questo momento noi e Macry stiamo difendendo due interessi contrapposti ed è proprio questo conflitto che ha generato le forme di protesta di questi giorni. Noi rivendichiamo a gran voce di stare dalla parte di chi componeva quella piazza e si oppone ad un ulteriore devastazione e speculazione nel territorio, di chi ha difeso e ha preteso con il proprio corpo l’accesso ad un aria da troppi anni chiusa al pubblico.

Allo stesso modo anche il progresso non è superpartes ed è manipolato, noi ci opponiamo e faremo di tutto per fare in modo che non sia quello di Renzi e Macry a prevalere, ribadendo ancora una volta che il loro non può essere definito tale visto che prosegue i passi di quella che è già stata la gestione di questi territori.

Analisi dell’Art. 33 dello SbloccaItalia – prodotto dal Coordinamento promotore del corteo del 7 Novembre

Riprendiamoci Bagnoli – una proposta politica e una breve storia del quartiere

da http://www.laboratoriopoliticoiskra.org/

 

Puntuale come l’influenza in autunno parte la campagna di criminalizzazione dei movimenti, di chi si oppone alla compressione dei diritti e alla devastazione dei territori, di chi lotta per la giustizia sociale e per trasformare l’esistente.

Non bastano le cariche agli operai di Terni e agli antagonisti di Brescia – solo per citare i casi recenti più eclatanti – per mandare forte e chiaro il messaggio che nell’era Renzi il fronte di dissenso deve essere soffocato ad ogni costo, alla repressione e alla violenza in piazza si aggiunge un’arma forse più feroce e più subdola – perché tenta di dividerci e di paralizzarci -, quella della criminalizzazione, che passa per i media e per i giornali.

Dove non arrivano i manganelli, a colpire sono gli strumenti di una retorica del rovesciamento tra oppressi e oppressori, che sarebbe ridicola se non fosse tragica: il recente caso della manifestazione di Bagnoli del 7 novembre ne è un esempio evidente. Il corteo partecipato e determinato che ha avuto luogo pochi giorni fa nella nostra città contro lo “sblocca Italia”, la devastazione del territorio flegreo e le politiche in materia di lavoro del Governo Renzi è stato infatti oggetto negli ultimi giorni di analisi e interpretazioni che vale la pena di esaminare.

Chi sono, per i giornali, per gli intellettuali della sinistra da salotto – Saviano in primisquelli che il 7 , ma non solo, sono scesi in piazza? Sono criminali, facinorosi, nichilisti: in articoli – che somigliano in maniera inquietante a veline della questura – si racconta di scenari fantascientifici, di reti clandestine e messaggi cifrati che stridono non poco con una realtà fatta di volantinaggi fatti nei mercati e nelle piazze del quartiere, di assemblee pubbliche e banchetti informativi. Ma quelli che scendono in piazza non sono solo “cattivi”, sono, nella retorica dei media, rappresentazione di tutto ciò che è vecchio, sono i reazionari del Terzo Millennio, ciò che la Storia deve superare, dimenticare, cancellare se vuole andare avanti nel suo cammino verso il progresso. Ma dove porta questo cammino e di quale progresso stiamo parlando? Secondo un recente articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno la via d’uscita per la situazione critica della nostra città, e del Paese, passerebbe per la “messa a profitto dell’area di Bagnoli, lo sviluppo del turismo di massa, la costruzione di centrali elettriche, le trivellazioni in Campania” e i movimenti antagonisti sarebbero contro “ogni ipotesi di accrescimento della ricchezza locale”. Ci sarebbe in primo luogo da chiedere alla ricchezza di chi faccia riferimento l’autore, non certo a quella degli abitanti di Bagnoli che hanno visto negli ultimi cinquant’anni il loro territorio devastato, sfruttato fino al midollo. In seconda battuta poi bisognerebbe spiegare a questi signori che non è con trivellazioni, inceneritori e turismo di massa che si migliora un territorio, ma con bonifiche e scelte sostenibili. E che soprattutto non è solo legittimo, ma auspicabile e necessario che gli abitanti di Bagnoli prendano parola e decidano in prima persona riguardo al loro futuro e al loro quartiere. E faccia attenzione l’autore dell’articolo a farsi bello evocando la polis (“Invece che battersi per la trasformazione della polis , il conflitto mostra di averne paura”) perché il riferimento – oltre che piuttosto pomposo e ridicolo – potrebbe essere anche controproducente: la città greca è famosa come modello di orizzontalità in ambito decisionale e assoluta sovranità del popolo (eccezion fatta per donne e schiavi, ma questa è un’altra storia..) e se a decidere per Bagnoli saranno finalmente gli abitanti del quartiere maneggioni, pennivendoli e affaristi non avranno altro destino che essere cacciati via a pedate.

Il paradosso di questa campagna è che chi vuole cambiare la Storia nel profondo – mettendo fine alle speculazioni e riprendendosi ciò che gli appartiene – è chiamato conservatore e chi invece vuole continuare ad operare nel solco dello sfruttamento e della devastazione ambientale sarebbe un progressista e un innovatore. Che i veri “devastatori” – quelli che sfruttano e inquinano – si vestono degli abiti dei benefattori e che chi invece vuole migliorare le proprie condizioni di vita viene considerato un pericoloso criminale. Ma nessun teorema studiato a tavolino, nessun rovesciamento retorico potrà impedirci di continuare a scavare nel profondo, detto questo, non possiamo che ribadire la nostra solidarietà alle talpe bagnolesi….

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