Caat di Torino. La miseria morale degli impoveriti

E’ nell’ignoranza e nel qualunquismo violento e esasperato dei “padroncini” della logistica che si fa strada un fascismo tanto inconsapevole quanto vero e pericoloso. Contro i lavoratori che chiedono quello che è normale per ogni altra categoria, un muro di astio. Al Comune di Torino la responsabilità di correggere la situazione.

di Fabrizio Salmoni

Chi nutrisse ancora qualche ottimismo sullo stato morale di questo nostro disgraziato Paese dovrebbe andare una notte all’ingresso del Caat in occasione di uno sciopero di lavoratori della logistica. Vedrebbe purtroppo i peggiori segnali del decadimento: meschinità, ignoranza, fascismo inconsapevole, razzismo. Non il minimo segno dicaat2 quella solidarietà piagnona di facciata per il povero o lo straniero che domina quotidianamente sui teleschermi utile soltanto a alimentare i contributi statali a coop rosse e associazioni religiose dell’assistenza, come la più recente cronaca insegna. Vedrebbe una condizione sindacale da era protoindustriale quando i sindacati non c’erano e i lavoratori passavano anche 18 ore in fabbrica per una paga misera e con nessuna tutela (1). Ascolterebbe rabbrividendo i “padroncini” standisti o camionisti e i mercatari eccitarsi con discorsi come “Andiamo a prendere le spranghe!” “Si, io ci sto. Ho fatto tante guerre e faccio anche questa!”, “Diamogli 5 euro ciascuno cosi si tolgono dai c…!” , oppure banalità sul diritto di lavorare salvo poi, come raccontano i lavoratori, fare sciopero con i Forconi fregandosene altamente dello stesso diritto degli altri. Ascolterebbe i titolari delle cooperative sotto accusa per caporalato, lavoro nero e sfruttamento rispondere alle sollecitazioni per una trattativa “Per me, possono anche morire!”.

Non c’è comprensione di cosa significhi una lotta sociale per il riconoscimento di diritti elementari che tutte le altre categorie del caatlavoro hanno: contratto unico nazionale (ancora per quanto?) e rappresentanza sindacale. Non c’è la minima consapevolezza di cosa sia uno sciopero, di quali vantaggi una conquista sindacale porti per tutti: legalità, regole, civiltà. E’ come se la stessa storia del Paese sia ferma nella memoria dei singoli a non più di venti anni fa. Lotte sociali? Cosa vuol dire? Un po’ come alla Procura di Torino…

Al Caat siamo nella preistoria. Vi regna la legge del più forte e del soldo più facile e veloce possibile. Vi si licenziano in tronco o vi si rifiutano gli iscritti al sindacato (2).Vi si accettano sopruso e illegalità perchè l’indifferenza e la negazione della realtà fanno comodo.Vi si vede a occhio nudo quanto l’impoverimento generale stia nei fatti canalizzando rabbia e frustrazione solo verso il basso al di là delle generiche invettive contro i “Politici” (quali?) tipiche del peggior qualunquismo: “Andate a Roma a protestare!”. Vi si vede l’impazzimento dell’impoverito che se la prende con i più debolifranco1 perchè non ha nè coraggio nè consapevolezza di chi è il nemico comune. Vi si sente l’avanzata del vero fascismo, quello nella mente e nell’anima di chi è senza potere e non lo rivendica ma si compatta per difendere anche con la violenza i propri pochi privilegi. Altro che retorica resistenziale come antidoto, altro che commemorazioni tutte rivolte al passato! Quelle si fanno su un altro pianeta. E’ in posti come il Caat che le grossonalità della Lega si incontrano con le nuove forze del male.

Questa è l’angosciante realtà del Caat, un consorzio di cui il Comune di Torino è titolare al 91% e come tale responsabile di una situazione cosi grave e indegna per un’istituzione. Un posto da cui all’alba anche gli “antagonisti” si allontanano stremati e esterrefatti per l’incredibile buzcumulo di negatività e contraddizioni che vi si riscontrano.

E’ un salto indietro nel tempo l’accanimento nel voler negare quanto a qualsiasi altra categoria è concesso e, anzi, assodato, ed è simbolicamente significativo che tale miseria morale  alberghi e si alimenti in una vasta isola di cemento in mezzo alla brughiera gelida dove nessuno va e nessuno vede.

(F.S. 22.12.2014)

(1) Nei giorni scorsi abbiamo intervistato una donna del packaging che denunciava un orario di lavoro fino a 20 ore di cui 12 pagate in nero.

(2) Proprio nel pieno della trattativa giunge voce che la Cooperativa 2008 ha fatto sapere che chi ha fatto sciopero verrà licenziato. Qui l’articolo 18 modificato è un lusso sfrenato!

da http://www.tgvallesusa.it/

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